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4 Gennaio 2014Riportiamo i passaggi salienti dello studio del filologo classico Lorenzo Braccesi, tratto dalla sua preziosa monografia «Grecità adriatica. Un capitolo della colonizzazione greca in Occidente» (Bologna, Pàtron Editore, 1979, pp. 30-37):
«Le isole Elettridi, legate nell’interesse dei moderni alla via terminale del commercio dell’ambra nell’alto Adriatico, sono discordemente ubicate dagli scrittori antichi o in prossimità della foce del Po nell’arco del golfo del Quarnaro [Segue la citazione delle fonti, a cominciare dallo Pseudo Aristotele, fino ad Apollonio Rodio, Strabone, Plinio il Vecchio ed altri]. Le fonti che si sono riferite, a seconda che situino le isole Elettridi in prossimità della foce del Po o al contrario nell’arco del golfo del Quarnaro, possono dividersi in due distinte categorie. Da una parte una tradizione poetica che pone le isole Elettridi in prossimità della foce del Po, ne giustifica il nome in connessione al traffico dell’ambra, e spiega la presenza in quest’area di tale materia preziosa richiamando il precedente leggendario del mito fetente della metamorfosi delle Eliadi in pioppi e delle loro lacrime in ambra. […] D’altra parte una tradizione che potremmo definire geografico-erudita, che colloca, rosso modo, le isole Elettridi nell’arco del golfo del Quarnaro, senza però offrirci, tranne che in un palese caso di contamina mento fra le due tradizioni, nessuna spiegazione di un loro legame con ambiente greco. […]
Emotivamente — nonostante che la maggior parte delle antiche testimonianze propenda in favore di un’ubicazione delle isole Elettridi in prossimità della foce del Po, e quel che più conta, tutta una serie di indizi cultuali — non si può tentare di identificarle altro che in uno dei numerosi agglomerati insulari sulla costa nord-orientale dell’Adriatico, dal momento che sulla costa occidentale di questo mare, e in prossimità della foce del Po, non è ubicata isola alcuna. […]
Ora le isole Elettridi, anche se nell’area del golfo del Quarnaro possono geograficamente essere identificate con agglomerati insulari realmente esistenti, rimangono pur sempre negli autori antichi che ivi le collocano quanto mai vaghe e indeterminate: isole terminali, a dire di Plinio, di un’imprecisata via dell’ambra, quanto mai difficile a postularsi, perché, oltre ogni altra considerazione, non più carovaniera e nella sua parte terminale di navigazione fluviale o endolagunare; isole di cui lo Ps. Scilace, contrariamente alle proprie abitudini, non ci fornisce alcuna indicazione circa l’estensione o le giornate di mare per raggiungerle. Del resto non va dimenticato che Strabone — seppure unico fra i nostri autori — ha addirittura negato la loro esistenza relegandole semplicemente a creazione mitica. Il che non è solo dovuto all’impossibilità di ubicarle presso la foce del Po, ove apparentemente non esistono isole, ma anche verosimilmente, e ciò che più conta, all’impossibilità da parte sua di identificarle in forma concreta con isole situate nel golfo del Quarnaro. […]
A mio avviso la chiave per risolvere il problema dell’esistenza e del sito delle isole Elettridi ci viene dall’unica fonte non poetica, che però accetta incondizionatamente la tradizione poetica relativa alla loro ubicazione in prossimità della foce del Po. E precisamente dalla testimonianza dello Ps. Aristotele, la più ampia e dettagliata in proposito, e inoltre la sola che ci offra una spiegazione scientifica per chiarire la natura di queste isole, apparentemente inesistenti presso il delta padano. Scrive infatti l’autore dello scritto pseudoaristotelico, indubbiamente conscio della singolarità del problema, che si dice che sia stato lo stesso Po a spargere innanzi queste isole, a "formarle", cioè, con "propri detriti alluvionali" […]
Le isole Elettridi sarebbero così da identificarsi »con uno dei tanti gruppi di isolotti alluvionali del delta padano, per loro natura in perenne trasformazione. La tradizione geografico-erudita che le veniva a collocare nell’arco del golfo del Quarnaro — e, come si è detto, con estrema indeterminatezza e senza alcun plausibile appiglio con la leggenda greca di Fetonte e delle Eliadi — è stata tratta in errore, nella sua istanza razionalistica, dalla mancanza di vere e proprie isole in prossimità della foce del Po. […]
L’ubicazione del tutto particolare delle isole Elettridi ben spiega poi l’interesse loro mostrato dalla più antiva tradizione poetica. Essendo infatti formata da banchi di deposito alluvionale nell’area deltizia del Po, queste isole, a seconda delle piene del fiume e delle stagionali mutazioni del suo regime, si saranno continuamente trasformate, ora addirittura scomparendo sommerse dalle acque, ora riemergendo con mutate forme, nuovi dossi e nuove insenature. E ciò avrà indubbiamente contribuito a circoscriverle di un alone di mistero, destinato ad attrarre la fantasia dei poeti; Eschilo, Filosseno, Euripide, Nicandro e Satiro, come si è visto, costituiscono infatti al loro riguardo la nostra prima e più importante testimonianza. Le isole, che — già particolare in se stesso fascinoso — traevano nome da una pietra preziosa, ben presto per la loro particolarissima natura saranno così entrate nella leggenda antica con quel che di misterioso che, a esempio, nelle leggende nautiche di tutti i tempi hanno "le isole mai trovate", le isole vulcaniche che periodicamente compaiono e scompaiono a fiore dell’onda marina.»
Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di micheile henderson su Unsplash