
Ci stanno facendo diventare razzisti nostro malgrado
30 Agosto 2011
Il problema della cultura democratica è che ogni cretino si crede un Aristotele
2 Settembre 2011Dal libro più famoso del generale P. N. Krassnoff, «Dall’aquila imperiale alla bandiera rossa» (titolo originale francese: «De l’aigle impériale au drapeau rouge», traduzione italiana Firenze, Casa Editrice Salani, 1974, vol. 2, pp. 154-57):
«Venuta la mattina, gli uomini si misero in marcia senza fare opposizione.
A dieci verste dal villaggio, vale a dire a mezza strada dalla posizione, scorreva un fiumiciattolo i cui ponti erano guardati da pattuglie di cosacchi. Si doveva far lì una lunga sosta. L’onda grigia dei soldati avanzava lentamente; non un canto, non un mormorio nelle file.
– Alt! – gridò il tenente che camminava in testa alla prima compagnia; e, senza aspettare altro comando, i soldati ruppero le file e si stesero qua e là con la sigaretta in bocca, ai due lati della strada.
Kozloff s’accorse tutt’a un tratto che un giovanotto in uniforme da marinaro, venuto non si sa da dove, si era mischiato ai soldati e distribuiva dei fogli, ora in un gruppo, ora in un altro. Poco dopo si videro degli uomini dirigersi verso il ponte. Là si sbarazzarono delle loro giberne e ne gettarono il contenuto nel fiume. Poi qua e là si udirono colpi di fucile; erano soldati che sparavano in aria. E a un tratto parve che tutto il reggimento fosse preso da un’improvvisa follia. Nel magnifico querceto che scendeva verso la sponda del fiume risonò una fucileria nutrita, ininterrotta.
– Abbasso la guerra! -, si udì gridare da varie parti, e centinaia di voci si misero a urlare selvaggiamente sull’aria della "Marsigliese":
"Noi siamo il fuoco dell’incendio universale, / il martello che frange le catene dello schiavo; / il comunismo è la nostra bandiera rossa / e la lotta è la nostra formula sacra…"
Nuove voci si unirono a questo coro. Tutto il reggimento si mise a sparare, e l’eco della foresta rinforzava le detonazioni dei fucili, alle quali si unì il crepitio delle mitragliatrici.
"Contro il nostro nemico, il sinistro vampiro, / contro la banda dei preti e dei padroni, /levatevi, proletari dell’universo, / massa popolare privata di tutto!… / Ergetevi, cavalieri d’un mondo nuovo, / ergetevi, figli della grande miseria, / per l’ultima battaglia, terribile fra tutte, /serrate le vostre file, lavoratori!…"
– Abbasso la guerra! Abbasso gli ufficiali! Arrestiamoli! –
– Fin dai primi colpi di fuoco, Kozloff si era messo in sella e aveva galoppato verso i soldati.
– Siete diventati pazzi? -, egli gridò l’oro. – Chi siete voi? Siete dei Tedeschi? Cessate di sparare! Signori ufficiali, ai vostri posti! –
Dei soldati estranei al reggimento accorsero dalla borgata portando delle bandiere rosse.
– Arrestate il comandate! – gridò una voce sconosciuta, e un soldato afferrò per la briglia il cavallo di Kozloff.
La folla lo circondò. Kozloff fece per prendere la rivoltella, ma il suo movimenti fu indovinato. Uno dei soldati si attaccò con le mani alla fondina e gliela strappò insieme con l’arme. Il canto e la fucileria cessarono.
Mani rudi afferrarono Kozloff per le gambe, lo buttarono giù da cavallo che tremava, coperto di sudore, e lo trascinarono verso la foresta.
– Fratelli, che fate dunque? -, esclamò Kozloff col pianto nella voce. – Ho moglie e figliuoli.
– Attaccatelo a un albero! Costì… alla quercia. Legategli bene le mani.
– Perché l’avete con me? Che cosa vi ho fatto?
– Ah, non avete bevuto abbastanza il nostro sangue?
– Legate anche il capitano, colui che ieri pretendeva di essere rivoluzionario!
La confusione divenne generale.
– Dov’è la corda? -, domandò uno dei soldati in tono grave e dandosi da fare.
– Va’ a vedere nella carretta, ci dev’essere.
– Dobbiamo spedirlo senz’altro nel mondo di là, oppure metterlo alla tortura? – domandò uno, scarmigliato.
Si sentì un colpo di fucile isolato.
– Il marinaro ha ammazzato il tenente – disse una voce vicino a Kozloff.
– Ebbene, si deve incominciare?
Quegli uomini tremavano e i loro visi non avevano più nulla di umano; balbettavano e sembrava che e parole cadessero loro dalle labbra involontariamente.
– Bisogna spogliarlo.
– Finiamolo subito!
– No, bisogna assolutamente spogliarlo. Sarebbe un peccato sciupare la sua uniforme nuova.
Un soldato strappò via la giacca di Kozoloff.
– Aspetta, compagno, e gli stivali?
– Sei furbo, tu vorresti prenderli per te!
– Ci faremo le parti tirando a sorte, sono di buona qualità.
Levarono gli stivali a Kozloff, mentre gli uomini lo portavano con la testa in basso.
– Levategli i calzoni?
– Perché?
– Perché? E lo domandi? E il suo orologio, e i denari!
Kozloff, quasi nudo, a piedi scalzi, fu legato con delle corde contro il tronco di una grande quercia.
Alzò gli occhi al cielo; delle nuvole grigie passavano bassissime; sulla sua testa si stendevano i rami fronzuti, e e le prime ghiande apparivano tra le foglie. Tutto era così bello, così attraente in quella natura del Signore, che Kozloff si sentiva un folle desiderio di vivere.
– Fratelli miei, avete perduto tutta la fede in Dio? Che male vi ho fatto? – esclamò.
Jeliezkin a due passi da lui lo guardava con un misto di pietà e di paura.
– Dobbiamo fargli il processo? – domandò timidamente, rivolgendosi alla folla.
– Chi ci ha predicato la guerra? Di’!La guerra fino alla vittoria, eh?! — urlarono parecchie voci.
– Non ha bevuto abbastanza del nostro sangue?
– Spariamogli contro!
– È troppo poco. Vedete come è bianco il suo corpo!
– Come ci hanno insegnato! – gridò il giovanotto scarmigliato prendendo posizione con la baionetta in mano a un metro di distanza da Kozloff.
– Punta in avanti e colpisci col calcio, tirandoti indietro! – comandò una voce in fondo alla folla, ridendo.
Un dolore atroce fece trasalire tutto il corpo di Kozloffl, la sua camicia si coprì di sangue e il suo viso divenne livido. La baionetta attraversando il ventre era penetrata nel tronco dell’albero. Il soldato ritirò l’arme e con tutto lo slancio lo colpì in pieno viso col calcio del fucile. Le ossa dettero uno scricchiolio sordo, il naso e la bocca si fusero in una macchia informe e sanguinante, dove si vedevano gli occhi ancora vivi, ma mezzo usciti dall’orbita, dardeggiare uno sguardo terrificante.
Kozloff, in ultimo gemito di dolore, cominciò ad abbattersi, inerte.
– Basta! – gridò una vice.
– Bisogna finirlo, rantola ancora.
Alcune fucilate furono sparate a caso su Kozloff, che non dette più segno di vita.»
Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio