
Donne pericolose?
27 Luglio 2011
C’è qualcosa di male a voler fare il geologo?
3 Agosto 2011Nei classici film western si presenta, di solito nella luce accecante del meriggio, al centro della strada principale, ma deserta, di un villaggio messicano dai muri imbiancati, cinturoni bassi in vita e dita che sfiorano nervosamente l’impugnatura delle pistole: il momento della verità, il momento della resa finale dei conti.
Dietro le imposte socchiuse, nella penombra delle case, possiamo immaginare, percepire, respirare quasi, la presenza attentissima di molte paia d’occhi, fisse su quei due uomini che avanzano lentamente l’uno incontro all’altro, incuranti della vampa del sole, misurando i passi che, per uno dei due, saranno gli ultimi della sua vita
Il vento soffia monotono dalla campagna arida e fa rotolare lungo la strada pallottole di erba secca, aggiungendo una nota surreale alla scena impressionante, sottolineando, per contrasto, l’impassibilità dei volti, gli sguardi d’acciaio che si sfidano, la gelida sicurezza di due volontà che si squadrano, si misurano, si apprestano al confronto supremo,.
È come se il tempo si fosse fermato; come se i due pistoleri si affrontassero in una dimensione sconosciuta, in un mondo allucinato, alieno, remotissimo da tutto ciò che è noto, da tutto ciò che è familiare e rappresenta la sicurezza dell’abitudine.
La tensione è giunta al culmine, si è fatta quasi palpabile, materiale: tra un istante, il silenzio sarà lacerato dal fragore delle pistole e questa sospensione intollerabile avrà fine, una volta per tutte, in un modo o nell’altro.
Tutto questo avviene nei film.
Ma nella vita di tutti i giorni, nella nostra vita di persone comuni e non di eroi del grande schermo in technicolor, come si presenta il momento della verità?
Si annuncia da lontano, in maniera vistosa e facilmente riconoscibile, oppure arriva in silenzio, strisciando, inaspettata come un ladro nella notte?
E, soprattutto: che cos’è il momento della verità, fuori dalla retorica magniloquente di una scenografia western con le case di cartone e le pistole giocattolo?
Partiamo da quest’ultima domanda.
Il momento della verità è quella circostanza della vita – che può essere rapida o lunga, ciò è secondario – in cui un essere umano è chiamato al cimento del coraggio, della fermezza, della coerenza; in cui si gioca tutti i valori n cui crede o dice di credere; in cui non vi sono scappatoie, o scorciatoie o espedienti di alcun genere, ma è necessario mostrare quel che si vale, senza trucchi e senza inganni – e, soprattutto, senza una rete che possa eventualmente attutire la violenza di una rovinosa caduta.
Nel momento della verità si mostra di che stoffa si è veramente fatti; prima, si poteva anche darla ad intendere, agli altri e perfino a se stessi: ora non più.
Gli antichi conoscevano un solo momento della verità: quello che si manifesta in guerra, sul campo di battaglia: spada contro spada, scudo contro scudo, come nell’«Iliade»; e ciò perché le società antiche, e in buona misura quella medievale, erano aristocratiche e guerriere.
Il Cristianesimo, anche in questo campo, ha introdotto un nuovo ordine di idee: quella che, nel Vangelo di Giovanni, è chiamata «l’Ora» e corrisponde alla passione interiore di Cristo nell’Orto degli Ulivi, preannuncio della passione fisica: il momento in cui gli amici spariscono, il coraggio è sul punto di venir meno («Padre, se è possibile, passi da me questo calice…», il male sembra trionfare in un cupo scenario di tenebre.
Per la tradizione mistica, iniziatica e sapienziale, il momento della verità coincide, senza dubbio, con lo schiudersi della vista interiore, con l’effondersi dell’anima individuale nell’Anima cosmica, con l’illuminazione spirituale e la conseguente beatitudine.
Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Chad Greiter su Unsplash