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Scusi, lei che ne pensa del caso Mortara?

In questi tempi di somma confusione teologica e morale, dove pare che a un cattolico sia lecito dire tutto e il contrario di tutto, e dove, in nome del "discernimento", dell’"accompagnamento" e della "misericordia", si è indotti a pensare che bazzecole come la Verità, la Giustizia e la Dottrina, per non parlare dell’Amore stesso, dell’Amore vero, quello cristiano, che è cosa divina e ben diversa dall’amore puramente umano (e, talvolta, in se stesso perverso), passino in seconda linea e diventino delle entità trascurabili, qualcosa di negoziabile, proponiamo un test facilissimo per capire chi abbiamo di fronte e se sia un cattolico serio oppure un cattolico progressista, cioè da operetta, o addirittura un modernista, cioè un eretico travestito da cattolico e segretamente nemico implacabile sia del cattolicesimo, sia della Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Il test consisterebbe in questa breve, lapidaria domanda: Scusi, lei che ne pensa del caso Mortara?

Ricordiamo, in due parole – ma esiste una vasta letteratura sul tema — che Edgardo Mortara era un bambino di pochi mesi, figlio di ebrei residenti a Bologna nel 1858; che, in punto di morte, venne battezzato segretamente da una domestica cristiana di quattordici anni, ma poi, inspiegabilmente, si riprese; che, sei anni dopo, la domestica fu invitata dai suoi conoscenti a fare la stessa cosa con un altro fratellino di Edgardo, parimenti malato (che poi, di fatti, morì), ma lei si rifiutò, per non trovarsi per la seconda volta in quella incresciosa situazione; ma che appunto allora altre persone vennero a sapere del fatto, e che le autorità dello Stato Pontificio (della cui giurisdizione Bologna faceva parte), a loro volta informate, tentarono di convincere i genitori del bambino a lasciarlo studiare in un collegio cattolico di quella città – dove avrebbero potuto continuare a vederlo – perché le leggi vigenti stabilivano che un bambino battezzato non poteva essere cresciuto in un’altra religione; ma che quei tentativi fallirono e, allora, il piccolo venne prelevato a forza e condotto a Roma, dove fu messo in collegio, dietro interessamento personale del papa Pio IX; che in seguito il ragazzo, cresciuto, non volle avere altri contatti con la sua famiglia, si fece prete e svolse una intensa opera per la conversione degli ebrei in vari Paesi d’Europa, resa peraltro difficilissima dal fatto che il suo caso era diventato un affaire internazionale, con l’intervento di numerosi governi che avevano chiesto la sua "liberazione", benché egli dichiarasse sempre di ritenere opera della Provvidenza la sua separazione dalla famiglia; che egli ebbe poi un incontro rasserenante con sua madre, con la quale si riconciliò; ma che, da allora, il suo caso divenne l’emblema, da un lato, dell’oscurantismo e della "inciviltà" del potere temporale della Chiesa, dall’altro delle ingiuste "persecuzioni" e "discriminazioni" che gli ebrei continuavano a subire da parte dei cattolici e specie da quel papa, Pio IX, che, pubblicando il Sillabo, si era già qualificato come nemico irriducibile del mondo moderno, e, in particolare, del principio della libertà religiosa.

Riteniamo che quella semplice domandina, Scusi, lei che ne pensa del caso Mortara?, la più politicamente scorretta che sia dato immaginare, specialmente oggi, ai tempi di papa Francesco — sarebbe carino farla a lui in persona, oltre che ai vari Paglia, Galantino, Perego, Bassetti, Lorefice, Cipolla, Ravasi, Sosa Abascal, Marx, Kasper, Danneels, per non parlare dei teologi come Andrea Grillo o Enzo Bianchi, e degli storici come Alberto Melloni e Franco Cardini — sia la più idonea a fare un po’ di chiarezza, all’interno del cattolicesimo, visto che perfino a metà ‘800, quando ancora non esisteva, o non si era manifestato, il movimento modernista, e quando le tendenze filo-protestanti in seno alla Chiesa, se pur esistevano, si tenevano molto ben nascoste, per non dire delle simpatie nei confronti della massoneria — fu causa di violente polemiche e di profonde divisioni, dissensi e recriminazioni. Basti dire che l’arcivescovo di New York, a distanza di molti anni dal "fatto", non volle che Edgardo Mortara predicasse nella sua diocesi agli ebrei, cosa che già aveva fatto in Germania e Austria-Ungheria, perché gli pareva "inopportuno"; e che il caso Mortara è stato il maggiore ostacolo alla beatificazione di Pio IX, comunque avvenuta nel 2000.

Ci par di sentire gli starnazzi dei cattolici "liberali e "progressisti": Ma come! Sottrarre un bambino ai suoi genitori: che crudeltà! E quale mancanza di rispetto verso i diritti di quella famiglia, quale insulto al concetto della libertà religiosa! Ma ben difficilmente la nostra curiosità verrà mai soddisfatta, perché, del caso Mortara, nessuno vuol più parlare: per gli uni e per gli altri, esso è solo un episodio imbarazzante, perfino vergognoso, che deve essere dimenticato, e, se possibile, addirittura rimosso dalla memoria storica. Per i cattolici progressisti e per i nemici esterni della Chiesa, atei militanti, radicali, massoni, è una brutta pagina sulla quale non c’è altro da dire; per la Chiesa odierna, è un terreno minato, sul quale è meglio tacere, perché qualsiasi parola sposterebbe i delicatissimi equilibri esistenti e metterebbe a nudo una penosa verità, che tutti conoscono ma che nessuno vuol dire: che la Chiesa, oggi, ha paura di annunciare la Verità, ha paura di dirsi cattolica, ha paura di sembrare oscurantista, retrograda, clericale, antimoderna e troppo "spirituale", poco interessata ai problemi di questo mondo e specialmente alla giustizia (con la lettera minuscola, perché puramente secolare), intesa più che altro in senso demagogico e come sfogo del rancore sociale. La Chiesa, cioè, ha paura di essere se stessa.

Tornando al caso Mortara, tutto nasce dall’ignoranza di che cosa è il Battesimo. Che i non cattolici e gli anticattolici pensino che esso sia una cerimonia puramente esteriore, e, quindi, che il battesimo somministrato a un bambino in punto di morte, da una persona qualsiasi, da un laico, da una adolescente, come in quel caso (una cameriera cristiana; e ciò in contrasto con la legge che proibiva agli ebrei di assumere domestici cristiani) sia una specie di formalità, rispetto alla quale deve prevalere il diritto dei genitori di decidere quale educazione religiosa impartire al proprio figlio, lo si può anche comprendere. Del resto, è tipico di chi odia la Chiesa e il cattolicesimo combatterli senza conoscerli, senza prendersi il disturbo di studiarli per capire cosa realmente sono, ma così, mossi unicamente da furore ideologico, come il toro che parte alla carica non appena qualcuno gli mostra un panno rosso. Che tale ignoranza sia condivisa dai cattolici stessi, invece, lascia particolarmente impressionati e pensierosi. Ci si chiede se davvero esistono dei cattolici i quali pensano una cosa che del genere: cioè che il Sacramento del Battesimo sia un atto puramente umano, e non un’azione che Dio esercita sull’anima, aprendola alla sua grazia e facendo di quella persona un figlio elettivo del Padre, destinato alla beatitudine celeste. E siccome ci sembra difficile, per non dire impossibile, che un qualunque cattolico, per quanto ignorante circa la sua stessa dottrina, davvero non sappia quale sia il vero significato del Battesimo, resta una sola spiegazione davanti a quanti si sono stracciati le vesti per la decisione di Pio IX di non "restituire" Edgardo Mortara ai suoi genitori, e di crescerlo nella religione cattolica, e a quanti, ancora oggi, seguitano a dir male di quelle decisione e a considerarla un tipico esempio di arroganza clericale e di fanatismo religioso (proprio loro, i cattolici liberali e progressisti che non spendono una parola di biasimo per il terrorismo islamico che falcia la vita di migliaia di cristiani in tutto il mondo, anzi, che non vogliono neanche sentirlo nominare!): che essi non credono al Battesimo, non credono ai Sacramenti, non credono al Vangelo, non amano la Chiesa, anzi, vorrebbero vederla distrutta. Oh, ma per un nobile scopo, si capisce: far emergere dalle sue macerie il "vero" messaggio di Gesù Cristo, che essi soli conoscono — vedi padre Sosa Abascal — mentre gli altri, le persone comuni, lo ignorano e l’hanno deformato, probabilmente con perfide intenzioni, oppure inconsapevolmente manipolati dai soliti preti astuti e bugiardi. A tutti costoro, così silenziosi e "bravi cittadini" allorché si parla dell’aborto, cioè non della separazione dalla famiglia, o dell’educazione da impartire a un singolo bambino, ma del diritto a nascere di milioni e milioni di futuri bambini, si può rispondere ancora oggi con le mirabili parole del giornalista francese Louis Veuillot (1813-1883), oppositore del liberale cattolico di turno, che allora era Charles de Montalembert; il quale, a proposito del "caso Mortara", disse semplicemente: Avete dimenticato ciò che è il Battesimo e ignorate la dottrina cristiana.

Uno dei pochissimi, se non l’unico, intellettuale cattolico italiano che ha espresso a chiare note la sua opinione sul caso Mortara è stato lo scrittore Vittorio Messori, che gli ha dedicato una monografia («Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX». Il memoriale inedito del protagonista del "caso Mortara" (Milano, Mondadori, 2005), nella quale, fra l’altro, avanza l’ipotesi, più che verosimile sul piano storiografico, che il "caso" sia stato montato ad arte da Cavour, allo scopo di mettere in difficoltà i cattolici francesi e spianare la strada all’abbattimento del potere temporale della Chiesa; libro che è stato accolto da un silenzio glaciale da parte della cultura politically correct e che sicuramente non gli è stato "perdonato" da quanti vedono in ogni affermazione dei diritti della religione cattolica un attentato alla libertà delle altre fedi, e specialmente a quella giudaica, confermando, secondo costoro, l’incorreggibile tendenza antigiudaica e antisemita che sarebbe presente nel DNA della Chiesa, fin dai suoi inizi.

Ci piace riportare qui, a titolo di esempio, un passaggio tratto dalla pagina conclusiva della monografia di Vittorio Messori (op. cit., pp. 164-165):

Tutti voi che avete condannato o condannate Pio IX, soffermatevi su ciò che hanno fatto e fanno oggi in nome del progresso e della libertà i governi razionalisti e i loro corifei. Questi rappresentanti dello Stato ateo, cioè dispotico, tirannico, barbaro, escogitano nelle loro tumultuose riunioni e applicano poi senza misericordia leggi perverse che attentano ai diritti più sacri della coscienza. Si centralizza e si monopolizza l’insegnamento, un insegnamento antireligioso ed eminentemente massonico, in cattedre pestilenziali di uomini senza fede, senza principi e senza morale. Si obbligano genitori a consegnare le care anime amate dei loro figli a questi demoni incarnati perché le corrompano e le trascinino con sé nell’abisso e all’inferno. Altrimenti, tali fogli rimarranno senza carriera, senza diritti civili, a volte senza tetto né letto.

Osservate ciò che fa la massoneria, che incatena tanti poveri giovani illusi e accecati, avidi di novità, di occultismo e di misteri. Dopo averli attratti con questi stimoli, fa di loro degli spergiuri, barbari e crudeli con i loro genitori, fratelli e amici, amici nel cui cuore dovranno un giorno affondare il pugnale di questo dio sanguinario che sono le logge, se ciò fosse necessario per non mancare al giuramento di conservare il segreto al quale il massone sacrifica tutto. Il massone sacrifica al segreto i suoi averi, la sua vita, i suoi genitori, la sua famiglia, la religione, la morale, la Chiesa, Gesù Cristo (che deve odiare se vuole essere un buon fratello).

Osservate che cosa hanno fatto e che cosa fanno i liberi pensatori di tutte le tendenze. Hanno spogliato il clero, confiscando i tesori sacri della Chiesa, profanando i monasteri, espellendo i religiosi e le monache e macchiando con il loro sangue le strade e le piazze delle città in rivolta al suono della "Marsigliese". Ricordate le stragi di settembre, la rivoluzione del ’70, la Commune di Parigi, i garibaldini in Italia. E, poi, accusate Pio IX, condannate Pio IX, chiamatelo despota, barbaro, perché ha separato un bambino dai suoi genitori, per salvarne l’anima, renderla sorella di Gesù Cristo, amica degli Angeli, erede del Cielo.

Dice bene Vittorio Messori dei cattolici progressisti, sempre pronti a scandalizzarsi per il mancato rispetto dei diritti umani, quando si tratta di puntare il dito contro quella Chiesa di cui, fino a prova contraria, anch’essi fanno parte, almeno di nome; ma stranamente silenziosi o distratti quando si tratta di azioni assassine perpetrate dalle autorità laiciste che agiscono, teoricamente, proprio in base a quei tali "diritti umani", così spesso e volentieri sbandierati. In Gran Bretagna, i medici di un ospedale hanno deciso di staccare la spina delle macchine che tenevano in vita un bimbo di dieci mesi affetto da una rara malattia genetica, Charlie Gard, contro il parere dei genitori, che chiedevano solo di poterlo trasferire negli Stati Uniti per tentare una terapia sperimentale. Anche la richiesta di portarlo a casa è stata respinta, perché il tribunale ha deciso che il piccolo doveva morire in ospedale. La Corte Europea dei diritti umani, a sua volta interpellata, ha dato torto ai genitori e ragione alle autorità sanitarie: il bambino è stato così assassinato a termini di legge. Perfino uomini politici laici, come Beppe Grillo, hanno commentato che ci troviamo a che fare con una Unione Europa senz’anima, che si lava le mani peggio di Ponzio Pilato.

Perciò, dopo la domanda: Scusi, lei che ne pensa del caso Mortara?, ci piacerebbe rivolgere a tutti questi magnifici cattolici progressisti, cominciando dal papa Francesco, e passando per i vari Paglia, Galantino, eccetera, fino agli anonimi preti di provincia che berciano tutto il giorno di accoglienza, diritti, giustizia e solidarietà, la domanda, altrettanto semplice: Scusi, che ne pensa del caso Gard?

Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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