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L’affaire Wolkoff, una pagina oscura dello spionaggio nazista in Inghilterra

Così ha rievocato quella oscura vicenda il saggista Giuseppe Mayda nel suo libro su «La battaglia d’Inghilterra» (Milano, Mondadori, 1974, pp. 146-147):

«In Gran Bretagna […] gli agenti tedeschi erano pochi e scarsamente efficaci perché, fin dal 1935, i nazisti avevano epura vari loro emissari, non allineati dal punto di vista ideologico, perdendo così parecchi elementi-chiave. Del resto, malgrado la caccia data in Inghilterra alla "quinta colonna" tedesca, in tutta l’estate 1940 avvennero soltanto tre arresti: una donna dell’isola di Wight sorpresa a tagliare i cavi telefonici militari e due uomini colti in un bar mentre dicevano, ad alta voce, che avrebbero voluto Hitler come capo del governo inglese.

Il caso più clamoroso fu invece quello di un giovane diplomatico americano, Tyler Kwent, trentaquattrenne, scapolo, nato in Manciuria e residente a Milwaukee (Wisconsin), addetto all’Ufficio-cifra dell’ambasciata degli Stati Uniti a Londra. Bel giovane, brillante e simpatico, ricco, poliglotta, laureato a Princeton e alla Sorbona, Tyler Kent era arrivato in Gran Bretagna all’inizio del 1939, ma dietro questo suo aspetto attraente nascondeva singolari idee sociali e politiche che si potevano riassumere in due concetti: la guerra che divampava in Europa non era affare per l’America (e, in questo, concordava con Kennedy, suo ambasciatore) e la colpa di tutto quanto avveniva nel mondo era dell’"internazionale ebraica". Kent non tardò ad entrare in contatto con i tre agenti dell’Abwehr, lo spionaggio militare tedesco, dislocati in Gran Bretagna (Glanding, Williams e Womack). Costoro gi fecero conoscere il capitano Archibald Ramsay, esponente dell’estrema destra, e una donna fascinante, che da tempo lavorava per i nazisti, Anna Wolkoff, trentottenne, bellissima, figlia di un ex ammiraglio russo e amante di un addetto dell’ambasciata d’Italia a Londra.

Kent si innamorò della Wolkoff e costei lo convinse a diventare una spia del Terzo Reich. Così, durante tutto l’autunno-inverno 1939 e la primavera 1940, Kent trasmise all’Abwehr circa millecinquecento documenti segreti, compresi i testi delle lettere e dei rapporti scambiati fra l’ambasciatore Kennedy e il presidente Roosevelt . Negli anni seguenti lo stesso Kennedy dichiarò che "Kent aveva la responsabilità dei codici segreti del Dipartimento di Stato americano e a causa del suo tradimento tutte le nostre comunicazioni furono risapute in Germania".

Nella primavera del 1940 una discreta indagine aperta dall’Intelligence Service sul conto della baronessa Wolkoff portò ad accertare che la donna frequentava assiduamente il giovane diplomatico americano e una perquisizione, del tutto illegale, compiuta dagli agenti del controspionaggio nell’abitazione di Tyler Kent permise di scoprire un discreto numero di microfilm, con la riproduzione di documenti riservati dell’ambasciata, non ché le copie di alcune lettere scambiate da Kent con William Joyce, il traditore inglese che sotto il nome di Lord Haw-Haw ("to haw-haw", in inglese, significa "sghignazzare") parlava tutte le sere dai microfoni di radio Berlino. La mattina del 18 maggio Tyler Kent venne arrestato all’uscita della sua villa; Anna Wolkoff fu fermata mentre in auto si stava recando a Brighton. Al processo, celebrato in luglio, il diplomatico confessò lanciandosi in una sconclusionata requisitoria contro gli ebrei, i capitalisti e i comunisti. La baronessa, invece, respinse ogni addebito. Kent ebbe sette anni di reclusione ma fu liberato nel dicembre 1945; la donna venne condannata a dieci anni e scarcerata nel giugno 1946.»

Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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