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Evento storico o tabù teologico e sacrale?

Scrive nella sua opera probabilmente più importante, che riassume tutti i temi morali ed escatologici ed è quasi un testamento spirituale, L’ultima battaglia, capitolo II (Comunità Editrice Adrano — Catania, ma stampato a Cittadella, Padova, 1991, pp. 42 sgg.):

…. Quando la tolleranza verso di loro divenne totale ed essi riuscirono a farsi considerare cittadini come gli altri nelle nazioni che li ospitavano, ripresero a considerare la loro vocazione, e cominciarono ad elaborare un piano per giungere ad un dominio della terra e a preparare la strada al loro Messia, che ne dovrà essere il Sovrano Universale, nella certezza assoluta del loro destino a dominare tutta la terra, assicurato loro dai profeti.

Questo piano, chiamato "I Protocolli dei saggi di Sion", accuratamente elaborato da almeno 300 anni da un gruppo segreto di ebrei intelligentissimi, e di anno in anno riveduto e aggiornato, è quello che guida da alcuni secoli tutti gli avvenimenti internazionali ed ha portato gli ebrei ormai sul punto di realizzare a breve scadenza il loro sogno antico di un dominio universale sulla terra. È evidente che tale piano non è opera del popolo ebraico, ma soltanto di un ristretto numero di ebrei formanti un’Intellighentia, una specie di Stato Maggiore.

Il russo Serghiei Nylus pervenutone a conoscenza, non sappiamo attraverso quali misteriose vie, lo pubblicò nel 1905, il testo integrale si conserva al British Museum Library Londra.

È stata la conoscenza di tale testo che scatenò l’odio e la sanguinosa persecuzione di Hitler contro gli ebrei. Non ci può essere altra spiegazione. Nessuna Casa Editrice si è sentita di pubblicarlo per paura di rappresaglie. L’edizione italiana di tali Protocolli, introvabile, pubblicata nel 1972 da Costantino Capatano da Lucera, è sul testo russo dl 1912.

Vediamo per sommi capi tale piano. [Qui ci limitiamo, per ragioni di spazio, a citare i titoli dei singoli paragrafi; ciascun paragrafo è supportato da alcune pagine di argomentazioni e deduzioni]

SOGNO ANTICO

  1. COSCIENZA DELLA LORO VOCAZIONE MESSIANICO-POLITICA

  2. EQUIPE SEGRETA EBRAICA POLITICA

  3. DISTRUGGERE L’ARISTOCRAZIA

<!-- -->
  1. FORMARE LA MASSONERIA

  2. rendere impossibile la vita sociale

  3. confondere l’copinione pubblica

  4. sapere tutto e dirigere tutto

  5. impadronirsi della stampa

  6. fare il comnunismo

  7. dividere i cristiani

  8. TURBARE E INEBETIRE I CRISTIANI

  9. DISTRUGGERE LA FEDE CRISTIANA

<!-- -->
  1. DISTRUGGERE I GOVERNI

  2. INTRONIZZARE IL SOVRANO UNIVERSALE EBAICO

  3. COME INTRONIZZARLO

  4. QUANDO LO PREVEDONO I PROTOCOLLI

  5. LA CONFERMA DELLA STORIA

È su quest’ultimo paragrafo che vogliamo soffermarci, particolarmente significativo per le lezioni che l’Autore trae da fatti della storia recente, che sono sotto gli occhi di tutti, ma che molti preferiscono ignorare per quieto vivere e amor di carriera, (o. cit., pp. 59-64):

Già nell’anno 49, ad appena 15 anni dalla morte di Gesù, «nelle contese su Cristo incessantemente tumultuavano"("Vita di Claudio", XXV»).

Quindi, allorquando Nerone incendiò Roma, essi gli diedero l’alibi di accusare i cristiani come nemici dell’impero e autori dell’incendio e gli fecero scatenare la persecuzione contro i cristiani,

che poi durò, sotto gli alti imperatori, circa 300 anni, facendo milioni di martiri. Terminate le persecuzioni contro i cristiani, gli ebrei andarono infiltrandosi in tutti i gangli della vita religiosa cristiana e del potere civile, fimo ad oggi, fingendosi, all’occorrenza, cristiani per rovinare la Chiesa e raggiungere il potere economico e politico. Basta ricordare il giudeo Ario, fondatore dell’arianesimo, negatore della divinità di Gesù.

Già S. Giovanni Crisostomo lamentava: «Vorrei sfuggire le interminabili e stordenti dispute teologiche, cha favoriscono l’insidia rabbinica e sono pietra di scandalo per i fedeli (Contro i Giudei).

E San Girolamo arrivò a esclamare: «Un mattino il mondo si svegliò esterrefatto accorgendosi di essere diventato ariano».

Tutte le eresie gnostiche hanno origine dagli ebrei, così come le grandi eresie protestanti: Lutero e Calvino erano falsi convertiti dall’ebraismo. Don Luigi Cozzi nel suo libro "Il nuovo ordine dell’Anticristo" (Solimbergo, PN) fa un rapido quadro dell’onnipotenza ebraica. da esso stralciamo le seguenti notizie:

«Gli ebrei fanno le prime banche: a metà del ‘600 la "Banca del Giro" bel Veneto, con la "Banca d’Inghilterra" soprannominata "Jewish Walk" danno inizio al loro Potere Segreto Internazionale. Il 24.6.1717 riuniscono la Gran Loggia Unificata del Rito Scozzese Antico Accettato, madre di tutte le massonerie.

Il giudeo Amos Komisky fonda l’Illuminismo con questo preciso programma: «Distruggere la Bestia del Sacro Romano Impero, insieme all’idolo, la Chiesa cattolica, madre di tutte le massonerie. Gli altri giudei Montague e Anderson s’impegnano a farlo propagare dalla Massoneria.

Nel 1773 lo straccivendolo Amschel Rotschild, divenuto in poco tempo miliardario raduna a Francoforte sul Meno una trentina di correligionari banchieri, industriali, economisti e propone loro un piano rivoluzionario per raggiungere il controllo monetario di ogni Nazione: dare valore a dei pezzi di carta come fossero oro… Con questa tattica la sua famiglia si insedia in tutta l’Europa e per tale scopo manda il figlio Nathan a Londra, Jacob a Parigi, Salomon a Vienna, Kallmann ìa Napoli. L’ebreo Heine ebbe a dire: «il denaro è il dio dei nostri tempi e Rotschild è il suo profeta.

Oggi gli ebrei non solo possono manovrare l’oro, stampando carta straccia, ma imporre su di essa spudoratamente i simboli della loro dittatura mondialista, come nel dollaro e nel franco francese.

a uno sguardo ai nostri giorni emerge chiaramente la collusione inscindibile tra l’Alta Banca e la Massoneria… Le organizzazioni che al termine della "Rete" creano il potere mondiale sono il "b’Nai B’rith", interamente giudeo, e la "Trilaterale", come vertice supremo dio ogni commercio e usura bancaria della diaspora. Il primo nasce a New York in casa del magnate Joseph Seligman, come branca del rito massonico scozzese d’Inghilterra, matrice di ogni massoneria, ed è un "ordine segretissimo riservato solo a quegli israeliti dotati dio grandi capacità politiche e finanziarie. Nel 1968 contava 450.0000 affiliati in 1.800 Logge, che sono la più potente forza organizzativa dei tempi moderni(…)

La cifra di 6.000.000 di ebrei uccisi nei campi di sterminio fu inventata dagli ebrei per arricchirsi a spese della Germania risorta nel dopoguerra. Nel 1988 l’Ing. F. Leuchter provò che per uccidere 6.000.000 di ebrei nei forni crematori sarebbero occorsi 68 anni. (…)L’obiettivo di tutte queste strategie ebraiche è uno solo: raggiungere il dominio mondiale creando un ordine nuovo" con una Federazione mondiale degli Stati, con una moneta unica, con una propaganda di libertà religiosa di laicismo, di relativismo, di ogni fede tale da aprire le porte e le braccia al Messia ebraico che, oggi, per gli ebrei, è lo stesso popolo ebreo ma che domani potrà essere benissimo un presidente ebreo di una federazione mondiale degli stati, ossia dell’anticristo. (…)

Speriamo di aver rispettato, pur nella sintassi non sempre scorrevole e nella necessità dei "tagli" da noi operati per ragioni di spazio, la giusta posizione di apertura e chiusura delle virgolette, in modo da non aver confuso le frasi di don Ildebrando A. Santangelo con quelle, da lui citate, di don Luigi Cozzi, un sacerdote friulano del quale ci eravamo già occupati in un articolo di parecchi anni fa e del quale ci ripromettiamo di parlare ancora nel prossimo futuro, per mezzo di un video. In ogni caso, vista la palese concordanza e sintonia fra i due sacerdoti, ci sembra di non aver forzato il pensiero né dell’uno, né dell’altro, anche nel caso sfortunato che una qualche commistione vi fosse involontariamente stata.

Lasciamo comunque ad entrambi gli Autori la responsabilità di certe valutazioni, sia di ordine quantitativo (i sei milioni di morti della persecuzione hitleriana) sia di tipo politico (le vere motivazioni per cui tale cifra sarebbe stata "gonfiata" a dismisura) perché, vogliamo chiarirlo subito, lo scopo della presente riflessione non è di riaprire ferite dolorose e sulle quali manca, e probabilmente mancherà ancora a lungo, un accordo fra gli studiosi, e sia pure un accordo di massima, contenuto entro i limiti della prudenza e della ragionevolezza ma al tempo stesso non così contratto nelle cifre da apparire quasi derisorio per la memoria di quanti soffrirono e morirono. Non è questa la sede e non è neppure il momento adatto per mettere sul tavolo una questione così delicata, che richiede una serenità e una compostezza le quali possono scaturire solo da un periodo molto lungo di meditazione e di rielaborazione, sia in chiave personale che collettiva, sempre comunque operando i necessari distinguo fra chi materialmente si rese responsabile di crimini odiosi e chi invece, pur ricoprendo cariche pubbliche, non solo non fece nulla del genere, ma cercò, per quanto possibile, di alleviare la triste condizione dei deportati. La questione che vogliamo mettere sul tappeto è al tempo stesso più limitata e più generale, e potremmo sintetizzarla così: è lecito porre il veto, di fatto, sulle ricerche relative ad un certo evento storico (per quanto tragico possa essere stato: ma la storia umana è ricca di tragedie!) trasformandolo, non si sa bene come, in un evento teologico, e dunque in un evento che, afferendo alla storia sacra (sì; ma sacra per chi?) non può soggiacere alle norme comuni della ricerca storica e scientifica?

Ci rendiamo conto che stiamo camminando su un terreno delicatissimo: un terreno che ha raccolto l’ultimo sospiro di un’umanità sofferente. È pertanto con il massimo rispetto che poniamo la domanda: se la questione che stiamo trattando riguarda il dramma di sei milioni di persone, o di una sola, dal punto di vista morale c’è realmente differenza? Il male può essere quantificato storicamente, ma non eticamente. Perfino coloro i quali vorrebbero chiudere la discussione storica sostituendola con un tabù teologico – proibito parlare, proibito fare domande, proibito chiedersi perché, salvo la banale (e comoda) risposta della pazzia di un uomo solo; l’unico atteggiamento consentito è inginocchiarsi e battersi il petto, riconoscendosi in qualche modo colpevoli — dovrebbero riflettere che questo slittamento di significato implica anche la rilevanza non più decisiva del dato quantitativo. Ci sono statti altri genocidi nella storia, anche recente e recentissima; e, se il calcolo va fatto in rapporto alla popolazione totale, anche più micidiali di quello subito dagli ebrei. A meno che dietro tale atteggiamento vi siano altre ragioni, diciamo meno nobili e soprattutto meno trasparenti.

Lasciando da parte la questione dei risarcimenti economici — studiosi ebrei molto seri hanno già evidenziato che le richieste di risarcimento superarono di gran lunga il numero dei deportati — resta la questione della pressione morale, che può essere utilizzata come una vera e propria arma di ricatto. E, dal nostro punto di vista, non c’è il minimo dubbio che tale strategia indiretta è stata applicata e si è rivelata straordinariamente efficace allorché il neoeletto Giovanni XXIII , tramite l’instancabile cardinale Bea, mandò a chiedere a Nahum Goldman, presidente del Congresso nazionale ebraico, che tipo di documento si aspettavano gli ebrei nei propri riguardi dall’imminente Concilio Vaticano II. Il resto è storia: l’incontro segreto, nel sotterraneo della sinagoga di Strasburgo, con la mediazione del domenicano Yves Congar; la stesura della bozza e la rapida approvazione della Nostra Aetate (28 ottobre 1965), seguita a breve distanza di tempo dalla Dignitatis humanae (7 dicembre): Con questi due documenti, che rovesciavano una dottrina due volte millenaria (e nel contesto d’un concilio che avrebbe dovuto essere solo pastorale!) si chiudeva un’epoca e ne iniziava un’altra: Il Cattolicesimo, per come l’avevano sempre conosciuto i fedeli, spariva; nasceva, suo posto, l’inedita religione giudaico-cristiana, più abramitica che cristiana…

Fonte dell'immagine in evidenza: Immagine di pubblico dominio (Raffaello)

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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