Europa 1940/45: la resa dei conti che non si può dire
28 Maggio 2022Il castigo del malvagio e il premio del giusto
30 Maggio 2022Il segno più certo che indica se un cristiano è realmente tale, o se, tutto preso dalla smania di "dialogare" col mondo, un po’ alla volta, impercettibilmente ma inesorabilmente, si è conformato al mondo, è il fatto della sua vita: se è rimasta quella di prima della conversione (perché ormai il cristiano è quasi sempre un convertito dal paganesimo della modernità, non uno che è nato cristiano per l’educazione e i modelli ricevuti) o se appare visibilmente diversa e perciò diversa da quella della maggioranza degli uomini.
C’è poco da fare: i modelli di vita sembrano innumerevoli, mentre sono, a ben guardare, solamente due: quello di chi ha accolto la Parola di Vita che proviene da Gesù Cristo, e quello di chi non l’ha accolta. In quest’ultimo caso c’è una immensa varietà di posizioni e stili di vita, che tuttavia si somigliano nel punto essenziale: rifiutando Cristo, pretendono di trovare la vita nell’uomo stesso. Ma l’uomo non è dispensatore di vita, può solamente riceverla e accoglierla; perciò tutti coloro i quali, conosciuta la Parola di Vita, la rifiutano, si somigliano nel punto essenziale: pretendono di darsi un qualche surrogato dell’immortalità, di darsi il fine, di darsi lo scopo della propria esistenza; oppure, il che sembra molto diverso ma in effetti è solo il rovescio della stessa medaglia, negano ogni fine, ogni scopo, ogni valore e professano una lucida disperazione, si aggrappano alle cose effimere, i piaceri, il denaro, il potere, oppure ancora tentano di stordirsi mediante un suicidio morale, devitalizzando tutto ciò che di potenzialmente vivo e buono c’è in loro, perché, disperati, nulla vedono che meriti uno sforzo, che sia degno di essere amato, ma ogni cosa appare loro come un concentrato di vanità e insensatezza.
A ben considerare, si vedrà che tutta la cultura moderna, che produce lo stile di vita moderno, conduce in tale direzione. Vi è stata una sistematica eliminazione della metafisica; una ossessiva e irrazionale esaltazione dell’io; un relativizzazione di tutti i valori e da ultimo, quale logico risultato di ciò, il loro progressivo capovolgimento (è il trionfo del nietzschianesimo per le masse), salutato dai più come un "progresso" e una "conquista di civiltà". In tal modo il male è diventato bene e il bene è diventato male; il falso è diventato vero e il vero è diventato falso; il brutto è diventato bello e il bello è diventato brutto. Costretto, non senza sua partecipazione e quindi sua responsabilità, a vivere in un mondo rovesciato, in un universo capovolto, l’uomo moderno, a partire dall’avvento del "mondo nuovo" post-cristiano e anticristiano, ha cominciato a dare i primi segni inequivocabili di squilibrio e di pazzia. Ma poiché egli è stato interamente irretito e conquistato dalle categorie quantitative del liberalismo e della democrazia, non se ne accorge, perché una pazzia collettiva non è più pazzia ma normalità; e uno squilibrio di massa non è più percepito come ciò che realmente è, ma come una condizione assolutamente naturale, per non dire come il segno di quel famoso progresso e di quella invocata e sbandierata conquista di civiltà, che distingue appunto gli uomini moderni dai loro anacronistici, rozzi e ottusi antenati, i quali ponevano ancora se stessi e le proprie opere sotto la protezione della Parola di Vita.
E del resto, che cos’è lo squilibrio, che cos’è la pazzia, dice con arroganza l’uomo moderno, se non il segno di un’avvenuta emancipazione dalle regole, dalla tradizione, da tutto ciò che è stato ricevuto dalle generazioni passate, e che ora qualcuno ha deciso che è solo zavorra della quale bisogna disfarsi? Ed ecco che la pazzia viene negata, anzi viene celebrata come il sigillo del genio; e in qualche modo viene corteggiata, o viene cercato il suo equivalente artificiale, attraverso l’assunzione di sostanze stupefacenti; mentre lo squilibrio viene lodato e celebrato da tutti i pulpiti, perfino dal sedicente papa Bergoglio, il quale ha affermato che le Beatitudini meritano il Premio Nobel dello squilibrio e che bisogna guardarsi dall’illusione dell’equilibrio ; e in definitiva che il Vangelo è una dottrina squilibrata (9 maggio 2019, nel corso di un incontro con la Diocesi di Roma):
La prima tentazione che può venire dopo avere ascoltato tante difficoltà, tanti problemi, tante cose che mancano è: "No, no, dobbiamo risistemare la città, risistemare la diocesi, mettere tutto a posto, mettere ordine". Questo sarebbe guardare a noi, tornare a guardarci all’interno. Sì, le cose saranno risistemate e noi avremo messo a posto il "museo", il museo ecclesiastico della città, tutto in ordine… Questo significa addomesticare le cose, addomesticare i giovani, addomesticare il cuore della gente, addomesticare le famiglie; fare calligrafia, tutto perfetto. Ma questo sarebbe il peccato più grande di mondanità e di spirito mondano anti-evangelico. Non si tratta di "risistemare". Abbiamo sentito [negli interventi precedenti] gli squilibri della città, lo squilibrio dei giovani, degli anziani, delle famiglie… Lo squilibrio dei rapporti con i figli… Oggi siamo stati chiamati a reggere lo squilibrio. Noi non possiamo fare qualcosa di buono, di evangelico se abbiamo paura dello squilibrio. Dobbiamo prendere lo squilibrio tra le mani: questo è quello che il Signore ci dice, perché il Vangelo — credo che mi capirete — è una dottrina "squilibrata". Prendete le Beatitudini: meritano il premio Nobel dello squilibrio! Il Vangelo è così.
Gli Apostoli si sono innervositi quando veniva il tramonto e quella folla — cinquemila solo gli uomini — continuava ad ascoltare Gesù; e loro hanno guardato l’orologio e dicevano: "Questo è troppo, dobbiamo pregare i Vespri, la Compieta… e poi mangiare…". E hanno cercato la maniera di "risistemare" le cose: si sono avvicinati al Signore e hanno detto: "Signore, congedali, perché il posto è deserto: che vadano a comprarsi da mangiare", nella pianura deserta. Questa è l’illusione dell’equilibrio della gente "di Chiesa" tra virgolette; e io credo — l’ho detto non ricordo dove — che lì è incominciato il clericalismo: "Congeda la gente, che se ne vadano, e noi mangeremo quello che abbiamo". Forse lì c’è l’inizio del clericalismo, che è un bell’"equilibrio", per sistemare le cose.
Ora, squilibrio a parte (se egli usa la parola "squilibrato" in senso metaforico, gioca volutamente sul filo dell’ambiguità, con grave pericolo di scandalo per le anime semplici; se la usa in senso proprio, è un bestemmiatore intenzionale), resta il fatto che la vita dell’uomo modero è tutta uno squilibrio, perché l’uomo moderno ha peso il proprio baricentro; e quindi scherzare su ciò significa cullarlo ulteriormente nell’illusione — questa sì, funesta illusione; non quella dell’equilibrio, come vaneggia Bergoglio — che in lui vada tutto bene, e che nella sua vita non ci sia nulla di fondamentalmente sbagliato.
E invece no. La vita dell’uomo moderno è fondamentalmente sbagliata perché è la vita di chi, dopo aver visto la luce, l’ha rifiutata, ha chiuso porte e finestre e ha preferito scendere nel buio della caverna di Platone, pascendosi d’inganni e di menzogne e sostituendo alla Parola salvifica di Dio la propria parola, piena di sofismi e di fumisterie (Cartesio, Kant, Hegel, Heidegger), frutto della pazzia e di un segreto, inconfessato disamore di sé: perché quando l’uomo si allontana da Dio, è come se prendesse in odio la parte più vera e più profonda di se stesso, negandole il cibo, l’aria e la luce indispensabili per vivere. La condizione dell’uomo moderno è diversa da quella del malato che è sempre stato sprofondato nella propria malattia: è quella di un malato che è stato sfiorato dal tocco risanatore, che ha intravisto la Luce, che ha avuto la possibilità di accoglierla e risanare così le proprie infermità; ma non ne ha voluto sapere, ha voltato le spalle alla Luce e ha preferito vivere nelle tenebre, perché le tenebre nascondono le opere, e le sue opere sono malvagie.
Come è scritto nel Vangelo di Giovanni (16,3-21):
^16^Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. ^17^Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. ^18^Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
^19^E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. ^20^Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. ^21^Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
E nella Prima lettera di Pietro (1, 3-25):
^3^Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, ^4^per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, ^5^che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi.
^6^Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un pò afflitti da varie prove, ^7^perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell’oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo: ^8^voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, ^9^mentre conseguite la mèta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime.
^10^Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti che profetizzarono sulla grazia a voi destinata ^11^cercando di indagare a quale momento o a quali circostanze accennasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che dovevano seguirle. ^12^E fu loro rivelato che non per se stessi, ma per voi, erano ministri di quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato il vangelo nello Spirito Santo mandato dal cielo; cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo.
^13^Perciò, dopo aver preparato la vostra mente all’azione, siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà. ^14^Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri d’un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ^15^ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; ^16^poiché sta scritto: Voi sarete santi, perché io sono santo. ^17^E se pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio. ^18^Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ^19^ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia. ^20^Egli fu predestinato gia prima della fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi. ^21^E voi per opera sua credete in Dio, che l’ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria e così la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio.
^22^Dopo aver santificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, ^23^essendo stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna. ^24^Poichè
tutti i mortali sono come l’erba
e ogni loro splendore è come fiore d’erba.
L’erba inaridisce, i fiori cadono,
^25^ma la parola del Signore rimane in eterno.
E questa è la parola del vangelo che vi è stato annunziato.
Ecco perché si deve vede nella vita di un essere umano se questi ha accolto la Luce, o no. Se rimane aggrappato alle cose del mondo, si aggrappa a ciò che è vano e passeggero, come l’erba che inaridisce e i fiori che cadono a terra. Colui che ha accolto la Luce, è già proiettato verso ciò che resta in eterno, la Parola di Vita. Ma se si è attaccati ai piaceri, allo spirito di carnalità, si mostra con ciò stesso che non vi è stata conversione, ma che, al di là delle dichiarazioni soggettive, si rimane immersi nel vecchio stile di vita. Vecchio, anche se moderno: perché la modernità è paganesimo, cioè vita nel buio, senza la Luce e contro la Luce: e il paganesimo è la cosa più vecchia che ci sia…
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