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E se questa stanza fosse piena del frullare di Angeli?

I cristiani hanno cominciato ad essere dei cristiani moderni, vale a dire a non essere più cristiani, quando hanno cominciato a non credere più nella presenza viva, benefica, amorevole degli Angeli, e particolarmente dell’Angelo custode.

È stato l’inizio del processo di "demitizzazione", come avrebbe detto Rudolf Bultmann: cristiani sì, ma moderni; cristiani sì, ma adulti e vaccinati (ogni doppio senso dell’espressione è assolutamente intenzionale); cristiani, sì, certo, e anche cattolici, se proprio si vuole (purché si precisi che Dio no, non è cattolico: parola di Jorge Mario Bergoglio), però, suvvia, mica alla maniera dei nostri nonni, che bevevano tutto; mica come le donnette del popolo, che lustrano i banchi da preghiera coi loro Rosari tutti i giorni; no, non così, ma aggiornati, dialoganti, aperti ed accoglienti verso tutti, anche e specialmente verso quelli che non credono a nulla e che sono ben decisi a non credere, semmai a indurre i cristiani a smettere di credere. A che serve la devozione nei confronti degli Angeli, del resto? A invocare San Michele contro le insidie del maligno? Ma suvvia, anche il maligno è roba vecchia, è moneta fuori corso: chi volete che ci creda più? Non ci credono neanche i pezzi grossi della Chiesa, come il generale dei gesuiti, Sosa Abascal: e lo dicono con la massima tranquillità e disinvoltura, come chi sa di enunciare cose ovvie e perfino scontate. E dunque perché mai il semplice fedele dovrebbe rimanere tutto solo, come un povero sciocco, col cerino in mano, a fare la figura dell’oscurantista, se non proprio dell’ignorante bello e buono? E si sa quanto pesi agli uomini moderni il trovarsi da soli a sostenere un’idea non condivisa dalla maggioranza, e che la cultura dominante presenta come anacronistica.

Dunque, gli Angeli. Non è un culto secondario e per così dire accidentale; non è una cosa che si possa mettere fra parentesi, in nome del rifiuto del "dio tappabuchi" di cui sproloquiava il povero Dietrich Bonhoeffer ("povero" per la fine che ha fatto in un lager nazista e non perché meriti la nostra commiserazione sul piano intellettuale). Credere nella presenza costante e amorevole degli Angeli, che ci consigliano, ci assistono, ci proteggono dai pericoli e lottano silenziosamente, ma strenuamente, per difendere la nostra anima dagli assalti incessanti e insidiosi del maligno, è parte integrante della nostra fede cattolica. Oltre al fatto che la Scrittura, e il Nuovo Testamento quasi più dell’Antico (alla faccia della demitizzazione), è pieno zeppo di episodi che coinvolgono la presenza e l’intervento provvidenziale degli Angeli, fin dall’Annuncio a Maria dell’Arcangelo Gabriele e dai primi giorni di vita del Bambino divino, con le apparizioni degli Angeli in sogno sia a san Giuseppe che ai Re Magi, la credenza negli Angeli è parte integrante della nostra fede, come recita il Catechismo della Chiesa cattolica (§§ 328-336):

328. L’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l’unanimità della Tradizione.

329. Sant’Agostino dice a loro riguardo: «"Angelus" officii nomen est, […] non naturae. Quaeris nomen huius naturae, spiritus est; quaeris officium, angelus est: ex eo quod est, spiritus est, ex eo quod agit, angelus — La parola "angelo" designa l’ufficio, non la natura. Se si chiede il nome di questa natura, si risponde che è spirito; se si chiede l’ufficio, si risponde che è angelo: è spirito per quello che è, mentre per quello che compie è angelo».^ ^ In tutto il loro essere, gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio. Per il fatto che « vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli » (Mt 18,10), essi sono « potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola » (Sal 103,20).

330. In quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono creature personali^ ^ e immortali.^ ^ Superano in perfezione tutte le creature visibili. Lo testimonia il fulgore della loro gloria.^ ^

331. Cristo è il centro del mondo angelico. Essi sono i suoi angeli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli […]» (Mt 25,31). Sono suoi perché creati per mezzo di lui e in vista di lui: «Poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: troni, dominazioni, principati e potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui» (Col 1,16). Sono suoi ancor più perché li ha fatti messaggeri del suo disegno di salvezza: « Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza? » (Eb 1,14).

332. Essi, fin dalla creazione^ ^ e lungo tutta la storia della salvezza, annunciano da lontano o da vicino questa salvezza e servono la realizzazione del disegno salvifico di Dio: chiudono il paradiso terrestre,^ ^ proteggono Lot, salvano Agar e il suo bambino,^ ^ trattengono la mano di Abramo;^ ^ la Legge viene comunicata mediante il ministero degli angeli,^ ^ essi guidano il popolo di Dio,^ ^ annunziano nascite^ ^ e vocazioni,^ ^ assistono i profeti,^ ^ per citare soltanto alcuni esempi. Infine, è l’angelo Gabriele che annunzia la nascita del Precursore e quella dello stesso Gesù.

333. Dall’incarnazione all’ascensione, la vita del Verbo incarnato è circondata dall’adorazione e dal servizio degli angeli. Quando Dio « introduce il Primogenito nel mondo, dice: lo adorino tutti gli angeli di Dio » (Eb 1,6). Il loro canto di lode alla nascita di Cristo non ha cessato di risuonare nella lode della Chiesa: « Gloria a Dio… » (Lc 2,14). Essi proteggono l’infanzia di Gesù,^ ^ servono Gesù nel deserto, lo confortano durante l’agonia,^ ^ quando egli avrebbe potuto da loro essere salvato dalla mano dei nemici^ ^ come un tempo Israele.^ ^ Sono ancora gli angeli che evangelizzano^ ^la Buona Novella dell’incarnazione^ ^ e della risurrezione di Cristo. Al ritorno di Cristo, che essi annunziano,^ ^ saranno là, al servizio del suo giudizio.

334. Allo stesso modo tutta la vita della Chiesa beneficia dell’aiuto misterioso e potente degli angeli.

335. Nella liturgia, la Chiesa si unisce agli angeli per adorare il Dio tre volte santo;^ ^ invoca la loro assistenza (così nell’In paradisum deducant te angeli… — In paradiso ti accompagnino gli angeli — nella liturgia dei defunti, o ancora nell’« Inno dei cherubini » della liturgia bizantina^ ^), e celebra la memoria di alcuni angeli in particolare (san Michele, san Gabriele, san Raffaele, gli angeli custodi).

336. Dal suo inizio^ ^ fino all’ora della morte^ ^la vita umana è circondata dalla loro protezione^ ^e dalla loro intercessione.^ ^ « Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita ».^ ^Fin da quaggiù, la vita cristiana partecipa, nella fede, alla beata comunità degli angeli e degli uomini, uniti in Dio.

E san Tommaso d’Aquino, con la sua incomparabile chiarezza e concisione:

[L’Angelo ] è  una sostanza intellettuale immortale per grazia e non per natura.

Gli angeli non sono immortali ed incorruttibili in virtù di loro stessi, sebbene lo siano per loro natura. Ciò è piuttosto la Volontà del Signore che li ha creati come spiriti. Egli li sostiene così come il sole sostiene il giorno, e senza di esso sarebbe notte.

Gli angeli quando si manifestano non hanno bisogno d’un corpo assunto per sé stessi, ma per noi, per essere riconoscibili: possono formarsi, per virtù divina, dei corpi sensibili atti a rappresentare le loro proprietà spirituali o in funzione della loro missione. Sono da considerarsi dunque delle rappresentazioni.

C’è, a questo riguardo, una bellissima pagina del sacerdote e scrittore pavese don Cesare Angelini (1886-1976) — nomen omen — nel suo libro I doni del Signore (Pistoia, Grazzini, 1932, 1933; Brescia, La Scuola Editrice, 1953; Milano, Edizioni Bignami, 1970; cit. in: Giorgio Gostini e Arturo Guizzardi, Parole allo specchio. Grammatica Italiana per la Scuola Media, Milano, Edizioni Scolastiche Mondadori, 1966, p. 191; ci siamo solo permessi di cambiare un abbadia in abbazia per agevolare la lettura):

L’ANGELO CUSTODE

Mi contava un santo sacerdote che proprio il dì degli Angeli Custodi [cioè il 2 ottobre, secondo il Calendario liturgico], celebrando nella sua chiesetta di San Giovanni al Fonte con assistenza di molti fedeli, gli accadde di sentir per tutto il tempo della Messa un vasto frullar d’ale, né sapeva donde venisse, con musica di ordinatissimi movimenti, come di sfere celesti che armoniosamente si movessero. Tanto che egli pensò trattarsi, per non so quale miracolo, d’una adunata d’angeli (il suo e quelli dei presenti) che recitassero la Messa insieme a lui.

In verità, non ho mai udito un racconto più stupendo di questo, né che mi abbia dato maggior commozione. Se non fosse quella che provai una volta quando capitato sul far della sera sulla soglia di una vecchia abbazia, da quei monaci gravi vi sentii cantare l’Ora di Compieta e dalla voce del Padre Priore ascoltai recitare l’orazione finale, che è tutto un inno agli Angeli: «Visita, o Signore, questa tua abitazione, e allontana le insidie degli spiriti mali; i tuoi angeli santi abitino in essa, e la custodiscano in pace».

In quel momento traverso alla grazia gemmata di queste parole e sotto il sono dell’ultima campana, mi parve di vedere una gran gente d’Angeli che, scendendo dall’alto, si raccoglievamo in tutte le famiglie come l’ultima benedizione della giornata che manda il Signore. E tornato alla mia camera nuda, come una cella, quella sera più che mai, serrando l’uscio e accostando gli scuri, tremavi dalla gioia che mi dava il sapere, quasi anzi il vedere, che ci avevo rinchiuso un Angelo di Dio, e proprio tutto per me.

Una pagina straordinaria di prosa, degna di un grande scrittore (e oggi quasi nessuno lo ricorda, e i giovani non hanno mai udito il suo nome: provate a immaginare per quale ragione), che sa unire la semplicità alla profondità: dove alla poesia e alla gentilezza del sentimento si unisce un vivo senso della scrittura, così corposa e squadrata, così nitida e misurata, che ogni parola è come una pietra che si aggiunge alle altre per dare forma e figura a una mirabile e robusta costruzione, edificata con perizia ed armonia.

Tuttavia, se c’è una cosa che rischia di guastare, almeno in parte, l’effetto commovente dell’insieme, è il diluvio di scritti, libri, articoli, programmi televisivi e sproloqui d’ogni genere che circolano sugli Angeli, da parte di chi ne vuole sfruttare l’aspetto per così dire commerciale (è un argomento che si vende molto bene, specie di questi tempi in cui abbonda la domanda di spiritualità, ma scarseggiano le risposte convincenti e autorevoli nelle sedi naturali, per cui si assiste a un proliferare di false spiritualità fai-da-te, ove si offre e si "acquista" ciò che soddisfa e crea diletto, non ciò che è vero e giova all’anima). Discorsi vacui, insulsi e soprattutto zuccherosi, ispirati alla più trita ideologia New Age, nei quali si evita prudentemente di definire chi siano e cosa ci stiano a fare, e si lascia intendere a ciascuno — al cristiano, al musulmano, al buddista, al teosofo, all’antroposofo, all’esoterista, allo gnostico, all’occultista, allo spiritista, all’ateo dichiarato — che si tratta comunque di "spiriti buoni" al servizio di tutti e di ciascuno, e che un Dio generoso e non meglio identificabile, perché al di sopra delle meschine distinzioni umane (e comunque certamente non cattolico, perché ciò deluderebbe i seguaci di tutte le altre religioni) mette costantemente al servizio degli uomini, senza alcun riguardo se questi vivono in stato di grazia o di peccato, se hanno rivolto la loro vita al bene oppure al male, perché gli Angeli sono aconfessionali e del resto li si ritrova in tutte le fedi, le credenze, i miti e le leggende dell’orbe terracqueo, dalle epoche più antiche fino ai nostri giorni. In questa forma agnostica e generica, il culto degli Angeli rischia di divenire un cavallo di Troia contro la fede cattolica, contaminandola con credenze e atteggiamenti incompatibili con essa. Gli Angeli, nel cristianesimo, sono i ministri della Volontà divina e non degli spiriti buoni indipendenti, meritevoli d’una venerazione a sé stante. Se ciò avviene, si cade nell’idolatria di adorare le creature al posto del Creatore. Sarebbe il capolavoro del diavolo. Bisogna fare attenzione, perché lui è abilissimo nel servirsi di cose buone per fini malvagi: è il suo mestiere…

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Chad Greiter su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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