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La missione di Gesù vista dal teosofo Édouard Schuré

Chi è Gesù Cristo? Sappiamo bene che, per un non cristiano, e specialmente per un non cattolico, la risposta non può essere: il Redentore dell’umanità, il Verbo incarnato; ciò non fa parte della sua cultura e quindi non ci aspettiamo, né pretendiamo, che la pensi così (e del resto, perfino fra i cattolici, da alcuni decenni a questa parte, regna in proposito la più grande confusione, al punto che quasi ciascuno ha la sua personale interpretazione e la sua tesi da esporre, perfino i sacerdoti nella loro "pastorale"). E tuttavia una cosa ci aspettiamo: che sia una risposta intellettualmente onesta. Ossia che il non cattolico non prenda a prestito la figura di Gesù per farne un esponente segreto di chi sa quale scuola o dottrina esoterica: guarda caso, la stessa professata dal soggetto in questione. Questo, a nostro parere, è poco onesto.

Infatti, chi non crede alla divinità di Cristo ha ogni diritto di pensare che Egli sia stato un maestro fra i tanti, accanto a Mosè, Pitagora Krishna, Confucio, e Buddha, e chi più ne ha, più ne metta. Tuttavia non è giusto servirsi di Gesù per appiccicargli una dottrina esoterica nota a lui solo e a pochi altri, e comunque lontanissima da quella che milioni e milioni di persone, i cattolici appunto, professano nel Suo none: non è onesto, perché equivale a strumentalizzare Gesù e a liquidare come un imbriglio duemila anni di storia della Chiesa, il che non è serio e neppure credibile; il tutto in nome di una dottrina segreta che sarebbe il "vero" cristianesimo, che però quei signori non sono in grado di dimostrare. Tutto ciò che sono capaci di fare, è mostrare la sua sostanziale contiguità, per non dire la sua perfetta equivalenza, alla dottrina teosofica, la quale appunto "legge" le figure dei grandi riformatori religiosi come altrettanti messaggeri di Dio, venuti ciascuno a portare la sua tessera al grande mosaico del credo universale, per il quale le diverse fedi e religioni sono come dei fiumi che portano tutti, chi sa come, nel gran mare della Verità, dove ogni differenza e contraddizione miracolosamente si sciolgono, e non ha alcuna importanza che si preghi Allah, Jahvé, Buddha o la Pachamama, perché si tratta in definitiva dell’unico Dio al quale gli uomini hanno dato soltanto nomi diversi.

Ebbene, sin dagli ultimi decenni del XX secolo, col diffondersi della teosofia e poi dell’antroposofia ha preso piede l’idea, tuttora viva e vegeta nonché redditizia sul piano economico (vedi il folgorante successo di romanzi-spazzatura e di film-spazzatura come Il Codice Da Vinci) che su Gesù Cristo i preti non ce l’hanno mai raccontata giusta; che la Chiesa, sorta per bieche ragioni di potere, si è impadronita della sua figura e del suo Vangelo per annacquare e possibilmente far sparire le tracce del suo "vero" insegnamento; che quest’ultimo, ovviamente segreto ed esoterico, è sempre esistito e differisce alquanto da quello essoterico, rivolto alle folle; che alcuni studiosi, gli esoteristi, i teosofi e gli antroposofi, hanno però tuttora la chiave per la giusta interpretazione di codesto "vangelo segreto", e sono così generosi da voler condividerla con noi, purché non andiamo troppo per il sottile a domandare come loro sappiano tali cose, in che modo si siano impadroniti di quelle chiavi e cosa li renda così sicuri di essere nel vero e nel giusto, a differenza di tutti i milioni di cattolici, i quali navigherebbero come poveri sciocchi nella torbida palude dell’ignoranza e nella più crassa superstizione clericale.

Uno di questi teosofi (passato poi all’antroposofia di Rudolf Steiner, del quale era amico) è stato lo scrittore alsaziano Édouard Schuré (Strasburgo, 1841-Parigi, 1929), il quale, nelle sue molteplici vesti di filosofo, esoterista, storico, poeta e critico letterario, nonché come assiduo frequentatore dei salotti esoterici diffusi ovunque tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, tra la Francia e l’Italia (a Firenze, dove frequentava la scrittrice greca Marguerite Albana Mignaty, esperta di misticismo indiano), ha esercitato un influsso notevole e duraturo sulla cultura europea negli anni del Decadentismo e del Simbolismo, accreditando definitivamente l’interpretazione della figura di Gesù come quella di "un grande iniziato", ossia di un depositario del sapere tradizionale, ricevuto da Dio e trasmesso agli uomini da lui e da altri simili a lui, al di là delle effimere diversità di religione e di cultura e senza tener conto di bazzecole come l’affermazione di Gesù stesso: Io sono la via, la verità e la vita (Gv 14,6), evidentemente falsificazioni dei perfidi preti che hanno voluto fare di un uomo, e sia pure un uomo dalle capacità notevoli e dal sapere profondo e misterioso, niente di meno che il Verbo incarnato, il Figlio Unigenito di Dio.

Scrive dunque Edouard Schuré nella sua opera più famosa, I grandi iniziati (titolo originale: Les Grands Initiés. Esquisse de l’histoire secrète des religions: Rama; Krishna; Hermès; Moïse; Orphée; Pythagore; Platon; Jésus, 1889; traduzione dal francese di Nicoletta Rosati Bizzotto, Roma, Newton & Compton Editori, 1990, pp. 322-324):

Se tale fu l’insegnamento pubblico e puramente morale di Gesù è evidente che, a fianco di questo, egli impartì un insegnamento particolare ai suoi discepoli, un insegnamento parallelo, esplicativo del primo, di cui rivelava il significato recondito e che penetrava nel profondo di quelle verità spirituali che egli aveva tratto sia dalla tradizione esoterica degli Esseni che dalla sua propria esperienza. Poiché la Chiesa ha prepotentemente soffocato quella tradizione, a partire dal II secolo la maggior parte dei teologi ignorava ormai la vera portata delle parole del Cristo, con il loro duplice, a volte triplice, significato, e ne vedeva unicamente il significato primario e letterale. Per coloro che hanno studiato a fondo la dottrina dei Misteri in India, in Egitto e in Grecia, il pensiero esoterico del Cristo anima non solamente ogni sua più piccola parola ma ogni atto della sua vita. Già visibile nei tre Sinottici, esso emerge pienamente nel Vangelo di Giovanni. Ecco un esempio relativo a un punto essenziale della sua dottrina esoterica. (…)

Di notte, Nicodemo si reca alla sua casa e gli dice: «Rabbi, noi sappiamo che sei venuto da parte di Dio come maestro; nessuno, infatti, può fare i miracoli che fai tu se Dio non è con lui». Gesù gli risponde: «In verità, in verità ti dico: nessuno può vedere il regno di Dio SE NON NASCE DI NUOVO». Gli dice Nicodemo: «Come un uomo può… entrare una seconda volta nel seno di sua madre e nascere?». Risponde Gesù: «In verità, in verità ti dico: nessuno SE NON NASCE DA ACQUA E SPIRITO, può entrare nel regno di Dio».

In questa forma, ovviamente simbolica, Gesù riassume l’antica formula della rigenerazione, già conosciuta nei Misteri egizi. Rinascere dall’acqua e dallo spirito, essere battezzati con l’acqua e col fuoco – questo caratterizza due gradi dell’iniziazione, due tappe dell’evoluzione interiore e spirituale dell’uomo. L’acqua in questo caso rappresenta la verità percepita con l’intelletto, vale a dire in maniera stratta e generale, che purifica l’anima sviluppandone il germe spirituale.

La rinascita attraverso lo Spirito, il battesimo col fuoco (celeste) indica l’assimilazione di quella verità da parte della volontà, così che essa diviene sangue e vita, animatrice di ogni azione; il che porta al trionfo totale dello spirito sulla materia, al dominio assoluto dell’anima spiritualizzata sul corpo trasformato in docile strumento; dominio che ne risveglia le facoltà latenti, ne spalanca i sensi interiori, dandogli la visione intuitiva della verità: e l’intervento diretto sull’anima. Questa condizione equivale alla condizione celeste, che Gesù Cristo chiama regno di Dio. Il battesimo dell’acqua, o iniziazione intellettuale, è dunque un inizio di rinascita; il battesimo dello Spirito è una rinascita totale, una trasformazione dell’anima attraverso il fuoco dell’intelletto e della volontà e di conseguenza, in certa misura, degli elementi corporei: in una parola, una rigenerazione radicale che dona all’uomo poteri eccezionali.

Questo è il significato terreno del colloquio fra Nicodemo e Gesù. Vi è però anche un secondo significato che potremmo definire dottrina esoterica sulla struttura dell’uomo. Secondo questa dottrina, l’uomo si compone di tre elementi: corpo, anima e spirito. Vi è una parte immortale e invisibile: lo spirito; una parte peritura e divisibile: il corpo; l’anima che collega le due parti, partecipa alla natura di entrambe. Organismo vivente, essa possiede un corpo etereo e fluido simile al corpo materiale che, senza quel suo invisibile doppio non avrebbe né vita, né movimento, né unità. A seconda che l’uomo obbedisca ai suggerimenti dello spirito o agli incitamenti del corpo; a seconda che egli si leghi di preferenza all’uno o all’altro, il corpo fluido si fa più rarefatto o si ispessisce, si unifica o si disgrega. Dopo la morte corporale quindi, la massima parte degli uomini dovrà subire una seconda morte, quella dell’anima; dovrà cioè liberarsi dalle impurità del proprio corpo astrale, e subirne, talvolta, la lenta decomposizione; mentre invece l’uomo completamente rigenerato, che già qui in terra ha plasmato il suo corpo spirituale, possiede in se stesso il proprio cielo e si proietta nella regione siderale dove lo chiama la sua affinità. Ora, nell’esoterismo antico l’acqua rappresenta la materia fluida con le sue infinite metamorfosi, come il Fuoco simboleggia lo spirito della sua unicità. Parlando della rinascita dell’acqua e dello spirito, il Cristo allude a questa duplice trasformazione del proprio essere spirituale e del proprio fluido che attende l’uomo dopo la morte e senza la quale non può entrare nel regno delle anime gloriose e dei puri spiriti. Poiché «ciò che è nato dalla carne è carne (vale a dire incatenato e peribile) e ciò che è nato dallo Spirito è Spirito (vale a dire libero e immortale). Il vento soffia dove vuole; tu senti la sua voce ma non sai da quale parte venga e dove vada. Così è di ognuno che è nato dallo Spirito».

È sufficientemente chiaro? Dall’episodio di Gesù e Nicodemo (avremmo potuto scegliere qualsiasi atro, la prospettiva non cambia) il buon Schuré riesce a tirar fuori ciò che lui solo conosce, e tutti i cattolici ignorano, compresi fiori di filosofi e teologo come sant’Agostino e san Tommaso d’Aquino: che Gesù possedeva una dottrina segreta; che la insegnava privatamente ai suoi discepoli e ad alcuni seguaci "esterni", come appunto Nicodemo; e che per lui rinascere nell’acqua e nello spirito significa essere iniziati alla dottrina segreta mediante la trasformazione del proprio essere spirituale in modo da superare la morte fisica ed «entrare nel regno glorioso delle anime e dei puri spiriti». Si noti che per Schuré, come per tutti i teosofi, gli esoteristi e gnostici, questa "rinascita" viene detta "spirituale", ma in effetti è una sorta d’iniziazione magica, una trasformazione della materia pesante in materia sottile, insomma qualcosa di molto smile a ciò che fanno, da sempre, o piuttosto tentano di fare, i maghi, gli alchimisti, gli sciamani. In altre parole, Schuré contrabbanda come "spirituale" un concetto che è estraneo alla spiritualità, così come la intende la cultura occidentale, e cioè come una tecnica per l’acquisizione di poteri supernormali. Questo permette a quei signori di "spiegare" i miracoli di Gesù, la trasformazione dell’acqua in vino, il camminare sulle acque, e perfino la resurrezione di Lazzaro, o la propria Resurrezione — come il risultato di un sapere occulto che è essenzialmente una tecnica magica alquanto raffinata ed esclusiva, che fa apparire ai non iniziati come "soprannaturale" ciò che, in effetti, è semplicemente il risultato di un lungo studio e di pazienti esercitazioni di tipo sciamanico.

Si ricordi cosa abbiamo detto a suo tempo della interpretazione di Gesù Cristo da parte di Paramahansa Yogananda: per lui e per tutti gli esoteristi e per gli iniziati di area teosofica e New Age, Gesù non è "risorto" da morte per la potenza di Dio, potenza che era già in Lui stesso perché Egli stesso era Dio; ma è risorto così come possono "risorgere" tutti i grandi iniziati, applicando le loro conoscenze segrete e mettendo a frutto le loro tecniche magiche, che consentono di agire sulla materia per mezzo dello "spirito", sempre inteso nel senso che abbiamo detto prima (cfr. l’articolo: Gesù Cristo, certo; ma, per l’amor di Dio, QUALE?, pubblicato sul sito dell’Accademia nuova Italia il 06/02/22).

Queste letture "spirituali" di Gesù Cristo da parte di svariati esponenti di una cultura relativista e indifferentista, per la quale tutto va bene purché ci si metta sopra l’etichetta (abusiva) di "spirituale" – magari, perché no?, anche il culto del diavolo, che è pur sempre una forma di spiritualità, e sia pure rovesciata e perversa — sono quanto mai subdole, pericolose e fuorvianti, specie se giungono al’attenzione di qualche cattolico dalle idee confuse e dalle conoscenze teologiche pressoché nulle, il che oggi capita piuttosto di frequente. Di fatto, ci sono milioni di sedicenti cattolici, e decine o centinaia di sedicenti vescovi, per i quali la lettura di Schuré può costituire una valida base di partenza per addentrarsi nel Vangelo di Gesù Cristo e per dedurne la dottrina cristiana, sfrondandola da ciò che teologi come Rudolf Bultmann hanno definito come incrostazioni mitologiche. Via il mito, dunque, e restituiamo a Gesù Cristo i suoi "veri" connotati: quelli di un "guru" fra gli altri, di un filosofo sul tipo di Platone, di un riformatore religioso sul tipo di Mosè, o di una figura semidivina come Krishna. Che bello: c’è posto per tutti: venite signori, il biglietto è gratis, non costa nulla e permette di sentirsi ecumenici, inclusivi e dialoganti a tutto tondo. Peccato che sia una frode.

Fonte dell'immagine in evidenza: Image copyright © Archivio Luciano e Marco Pedicini

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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