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C’è anche lo spiritualismo infernale, ma chi lo vuole?

Abbiamo altrove sostenuto che c’è spiritualismo e spiritualismo, e che in generale bisogna diffidare di uno spiritualismo che si pone genericamente quale antemurale contro il materialismo, perché vi sono forme di spiritualismo che sono perfino più nocive del materialismo stesso, in quanto non difendono affatto i valori dello "spirito", non almeno nel senso cristiano dell’espressione, bensì richiamano pratiche e ideologie di matrice neopagana, imparentate con l’occultismo, le società iniziatiche segrete e quel fondo torbido di falsa spiritualità che abolisce la differenza ontologica fra il Creatore e le creature, suggerendo piuttosto, come avviene nella gnosi e nella Cabala, che l’uomo è già parte di una scintilla o di un’emanazione divina, e che in definitiva il vero compito della "spiritualità" è quello di ridestarlo alla sua vita divina, che non avviene per partecipazione a Dio, ma per contiguità e per aderenza alla stessa natura divina, della quale è parte effettiva, in altre parole pretendendo di realizzare una vera e propria auto-deificazione dell’uomo (cfr. il nostro articolo: Vero e falso spiritualismo, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 06/04/22, nonché il video Vero e falso spiritualismo, caricato sul sito dell’Unione Apostolica "Fides et Ratio" l’11/05/22).

Insomma, non basta dichiararsi a favore dello "spirito", se non si chiarisce di quale "spirito" si stia parlando, per accreditarsi automaticamente quali militanti nell’esercito del bene e della luce, contro le forze demoniache della globalizzazione e del materialismo scatenato. Abbiamo detto qualcosa sullo "spiritualismo" deviato di certe forme di esoterismo "tradizionalista" che, all’ombra di idoli come Evola e Guénon, si annida fin nei meandri di una certa cultura di estrema destra: quelli, per intenderci, dove le idee di Herman Wirth o di Rudolf von Sebottendorff, cultori dell’esoterismo nazista o contiguo al nazismo, sopravvivono da parte d’insospettabili personaggi odierni, magari coniugata in stranissimi connubi con dottrine e figure carismatiche dell’estrema sinistra, ad esempio con il marxismo e con un non meglio precisato "nazional-bolsevismo" coltivato anche in tempi recenti da pensatori come Alexadr Dugin, il quale è in seguito passato ad un non meno vago (e inquietante) "euroasiatismo", nel quale la sola cosa certa è un anti-occidentalismo programmatico e viscerale ed una certa strumentalizzazione della tradizione cristiana in chiave ideologica, appunto, antioccidentale, ma che, a ben guardare, di autenticamente cristiano ha poco e niente (vedi l’articolo e il video sopra citati).

Dobbiamo ora spendere qualche parola sull’altra forma di "spiritualismo", quello di provenienza esotica, sia nelle varianti orientali derivate in qualche modo dall’induismo (tantrismo, yoga, vedanta, buddismo), variamente mescolate con la teosofia di H. P. Blavatsky, e magari anche con l’antroposofia di Rudolf Steiner, sia in quelle "primitive" dell’America precolombiana (Pachamama o Madre Terra di origine incaica, erroneamente presentata come divinità amazzonica) e in quelle africane impiantate nel continente americano attraverso gli schiavi di area yoruba, e poi diffuse in un’area vastissima che va dall’Argentina agli Stati Uniti, ma ha il suo epicentro, oltre che in Brasile, nelle isole dei Caraibi, specie a Cuba e Haiti: santeria, palo mayombe, vodù, umbanda, macumba, candomblé. Al seguito di emigranti cubani, haitiani e portoricani, poi, la santeria specialmente è penetrata nella società nordamericana e ha messo salde radici nelle aree metropolitane delle due coste, ma soprattutto a New York, dove si incontrata con la magia occidentale "colta" di un Aleister Crowley e simili personaggi, e dove ha trovato un fertile terreno di cultura nelle pieghe del Deep State, in modo particolare ai vertici del Partito democratico e nell’entourage della famiglia Clinton, oltre che in California – ma da lì, anche nel resto del Pese — nell’area gravitante attorno all’industria dello spettacolo di Hollywood.

Si noti che la magia nera praticata entro l’ambito culturale della santeria, e specialmente quella del palo mayombe, una delle più feroci al mondo, è presente in molte delle bande criminali che gestiscono il traffico della droga nell’area di confine del Messico con gli Stati Uniti: area ove si registrano altissimi tassi di violenza, di sparizioni di persone, specie giovani donne e bambini, e dove la polizia sa bene che vengono preparati gl’infernali sortilegi del prenda mediante l’utilizzo di cadaveri, i quali vengono continuamente alimentati da sacrifici umani di esseri precedentemente rapiti e torturati a morte, al fine di fornire il massimo dell’energia alle sinistre entità create per mezzo dei nganga, di cui ora parleremo,

Citiamo una pagina tratta dal libro della giornalista e antropologa americana, nata a Porto Rico, Migene González-Wippler I segreti della santeria (titolo originale: Santeria: the Religion, Saint Paul, Llewellyn Publications, 1998; traduzione dall’inglese di Mario Baccianini, Milano, Sperling & Kupfer Editori, 1998, pp. 214-215):

"Palo" (termine spagnolo che significa "ramo"o "bastone di legno") designa la setta poiché chi pratica quel tipo di magia si serve di pezzi di diversi tipi di legno e di molte erbe per compiere i sortilegi. Gli iniziati del palo mayombe (uomini e donne) vengono chiamati "paleros" o "mayomberos".

Vi sono due specie di palo mayombe, uno "buono" e uno "cattivo". Quello "buono" viene chiamato mayombe "cristiano", l’altro invece mayombe "ebraico" o "non battezzato": quello "cristiano", in cui vengono custoditi i segreti dei paleros, viene asperso con acqua santa, mentre quello "ebraico" non lo è. (…)

Tutti i paleros invocano gli spiriti della natura, che si annidano negli alberi, nelle piante, nella pioggia, nell’acqua dei fiumi, negli animali. Quelli "cristiani" supplicano anche gli spiriti dei morti, ma solo le anime "buone", mentre i paleros "non battezzati" fanno appello esclusivamente agli spiriti dei suicidi e dei criminali e a quelli maligni ("ndoki"). Lo spirito che "risiede" nel calderone si chiama "Mpungo", "Nkisi", "Nkita" o "Fuiri" e le litanie cantate per evocarlo vanno sotto il nome di "mambos", un termine che al singolare designa anche la Somma Sacerdotessa del vudù haitiano, a dimostrazione dell’interazione fra le varie tribù africane dei Caraibi.

Il palero è "rayado", ovvero "rigato", poiché reca incisi con un rasoio sulla sua pelle i segni dell’iniziazione.

La fonte del suo potere è il prenda" ("gioiello") ovvero il calderone in cui si crede risiedano lo spirito o gli spiriti da lui invocati. Il nome africano del "prenda" è "nganga", un termine congolese che significa "defunto", "spirito" o "forza soprannaturale".In questo recipiente vengono conservati il teschio, le ossa, manciate di terra del cimitero e dei crocevia, rami, erbe, insetti, carcasse di uccelli e di animali e spezie piccanti che formano il sostrato in cui si radicano le forze degli spiriti che vi abitano. L’iniziato di questa setta è chiamato "Mpangui"e anche "Nganga Nkisi" o Tata Nkisi (padre degli "nkitas" o degli spiriti).

Gli effetti magici del palo sono considerati più rapidi di quelli della santeria. E questo perché si possono dare ordini allo spirito del defunto che risiede nel nganga, ma non agli orisha o ai santi che, al contrario, esigono obbedienza.

Ed ecco un esempio di come funziona la magia nera dei paleros, secondo un ricordo personale della stessa autrice (op. cit., pp. 207-208):

Un altro "santero", anch’egli figlio di Changó [uno dei principali "orisha", le divinità yoruba della santeria], mi ha raccontato un’esperienza da lui vissuta con il suo "orisha" mentre risiedeva ancora a Cuba. Iniziato solo da pochi anni, ricevette una visita da un "palero" (…) il quale gli disse che uno dei suoi figliocci era morto recentemente, lasciando disposizioni affinché il suo "prenda" (…) venisse donato a un figlio di Changó. E poiché in città lui era l’unica persona consacrata a questa divinità, il "palero" volle sapere se avrebbe accettato il domo. Il "santero", che non conosceva bene le attività dei "paleros", pur sapendo che praticavamo spesso una crudele magia nera, volle sapere come funzionava il prenda". «È facile — rispose il suo interlocutore. — C’è qualcosa che vorresti avere?». Dopo averci pensato su un po’, il "palero" disse che lui e la sua famiglia erano interessati all’acquisto della casa accanto alla loro ma i vicini si rifiutavamo di vendere. «È molto semplice — spiegò il "palero". — Basta che tu raccolga un po’ di polvere che sta dentro il "prenda", la mescoli con delle cerca e getti questa mistura sul tetto del tuo vicino, aspettando che il sole li sciolga». Dopo di che cominciò a preparare l’impasto e passò al "santero" le palline da lanciare secondo le sue istruzioni. Questo accadeva verso le undici del mattino.

A mezzogiorno i vicini, che lavoravano nei paraggi, rincasarono per il pranzo. A quell’ora le pallottole di cerca erano già state liquefatte dal sole rovente dei tropici. Pochi minuti dopo il loro arrivo, i vari membri della famiglia cominciarono a litigare, venendo subito alle mani e creando un tale scompiglio da indurre gli abitanti della zona, che temevano conseguenze tragiche, a chiamare la polizia. Quando gli agenti sopraggiunsero, uno dei litiganti era già morto e tutti gli altri erano gravemente feriti. Il "santero", terrorizzato, aveva assistito a tutto questo a bocca aperta, chiedendosi se la tragedia non fosse stata provocata in realtà dalla maledizione lanciata dal "palero", il quale confermò poi i suoi sospetti, con un sorriso malizioso. «Adesso — disse strizzando l’occhio, – puoi comprare la loro casa per quattro soldi».

«Ma io non la volevo in questo modo», esclamò il "santero".

«Non fa differenza, rispose il "santero". — Ormai è fatta».

E come aveva previsto, il giorno dopo il proprietario, che non era presente durante la lite, chiese al suo vicino se era ancora interessato ad acquistare la casa, offrendogliela a un prezzo molto inferiore al suo valore pur di venderla.

Ora, a tutti i cattolici progressisti che propongono d’includere nella Chiesa ogni forma di "spiritualismo" e ogni pratica indigena, facendola convivere con il credo cattolico e la frequentazione dei Sacramenti, in nome del dialogo e di tante altre belle idee conciliari, vorremmo chiedere se la santeria, il vodu, l’umbanda e il candomblé rientrano fra tali apporti che dovrebbero essere valorizzati o comunque non venire esclusi, onde evitare di mettere le persone nella dolorosa e imbarazzante necessità di fare una scelta chiara e netta, o con il Vangelo di Gesù Cristo o con gli spiriti, gli dèi africani, la magia bianca (?) e nera, e via dicendo. E che non si tratti di una questione accademica, bensì di una realtà estremamente concreta, lo prova il fatto che in Paesi un tempo cattolici, come il Brasile, e ora più che mai colonizzati da una quantità di chiese protestanti finanziate dagli Stati Uniti d’America, la Chiesa cattolica, a partire dal Concilio, ha seguito precisamente questa linea "inclusiva" e "dialogante", con tanto di stregoni che frequentano devotamente la santa Messa domenicale mentre nei giorni feriali preparano sortilegi e fatture di morte a danno di qualche disgraziata vittima, e con sacerdoti cattolici che "prestano" le loro chiese, debitamente consacrate, affinché vi si tengano cerimonie pagane e stregonesche in onore degli spiriti e degli orisha, sempre in nome dell’inclusione e della non discriminazione e della insopportabile retorica bergogliana circa il fatto che il buon pastore (ma quale?) non allontana mai le pecorelle, senza però specificare di quali pecorelle si tratti e a quale scopo il gregge venga custodito, e in definitiva se si tratti proprio del gregge di Cristo o non piuttosto delle schiere di Satana, il quale, in certe parti del mondo, ha conservato la vecchia e non troppo simpatica abitudine di andarsene in giro su piedi umani.

È doveroso interrogarsi se sia cosa buona e giusta accogliere qualunque forma di "spiritualismo" e sforzarsi di dialogare con chiunque affermi di difendere i valori dello "spirito", o se non sia piuttosto il caso di far chiarezza e tracciare una netta e invalicabile linea di separazione fra ciò che si può fare per l’unità di quanti si oppongono al dilagare di una visione e uno stile di vita totalmente materialista e desacralizzato, magari sotto i nuovi idoli e le vistose bandiere dello scientismo e dell’eugenetica maltusiana (Non dovete fare figli come i conigli, ammoniva Bergoglio durante una delle sue contro-catechesi, in peretta sintonia con Bill Gates e George Soros); e ciò che invece non si può, né si deve assolutamente fare. È una questione di fondo e l’abbiamo già posta altre volte, ma è bene tornarci sopra, perché di questi tempi, adducendo la gravità della situazione mondiale e l’urgenza di "far qualcosa" per opporsi ai piani malvagi dei globalisti, ritorna la perenne tentazione di abbracciare ciò che non può essere abbracciato e digerire ciò che non può, né deve essere digerito.

Fonte dell'immagine in evidenza: Immagine di pubblico dominio (Gustave Dorè)

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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