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Wicca, un modo gentile per dire il culto del diavolo

Da alcuni decenni si sta espandendo a macchia d’olio la Wicca o religione delle streghe, una forma di neopaganesimo nata nei Pesi anglosassoni. Oltre a quelli che vi aderiscono esplicitamente e che si dedicano alle cerimonie sacre in onore del Sole, della Luna, delle Stagioni, della Natura, della Terra, della Fertilità, e che talvolta lo fanno identificando tali principi con le antiche divinità del paganesimo, sia greco-romano che celtico, e magari anche egizio, tibetano, giapponese, azteco e incaico, vi sono molte persone che vi aderiscono de facto, sovente senza averne neppure una piena consapevolezza. Quelli che fanno cremare il proprio corpo e dispongono affinché le ceneri siano tumulate in apposito "boschi sacri", una pratica divenuta oggi frequente soprattutto nel centro-nord Europa, rientrano in questa seconda categoria. Di fatto, essi ripudiano più o meno intenzionalmente il Battesimo e tutta la loro educazione cristiana; non vogliono saperne del Vangelo, dei Sacramenti e della morale cristiana; adorano le forze della natura e intendono vivere e morire "in armonia con esse", vale a dire tagliando le proprie radici culturali, annullando la propria storia, la propria identità e spingendosi in certi casi fino al limite estremo d’identificarsi con il Grande Tutto o con lo spirito del bosco o di qualche animale selvaggio.

Così presenta la Wicca un suo fervente seguace, Scott Cunningham, nel suo libro Wicca, che ha il taglio e il modo di esprimersi di una guida al supermercato della stregoneria (titolo originale Wicca: guide to Solitary Practionary, 1998, Llewllyn Publications; traduzione di Lupa, Milano, Armenia Editore, 2001, pp.27-29):

Tutte le religioni sono strutture costruite sull’adorazione della Divinità. La Wicca non fa eccezione a questa regola. La Wicca riconosce un potere divino supremo, non conoscibile, superiore, dal quale è sorto l’intero universo.

Il concetto di questo potere, ben lontano dalla nostra comprensione, si è quasi perso nella Wicca, a causa della nostra difficoltà a rapportarci ad esso. Tuttavia, i Wiccani si collegano a questa forza attraverso le loro divinità. In armonia coi principi su cui la Natura stessa è basata, il potere supremo è stato personificato in due esseri: la Dea e il Dio.

Ogni divinità che è stata venerata su questo pianeta esiste nell’archetipo del Dio e della Dea. I complessi pantheon di divinità, che sono sorti in molte parti del mondo, sono semplicemente generati dai loro differenti aspetti. Ogni Dea risiede nel concetto della Dea; ogni Dio in quello del Dio.

La Wicca onora queste due divinità in reazione al suo stretto legame con la Natura. Dato che molto in Natura (ma sicuramente non tutto) è suddiviso in sessi, similmente vengono concepite le divinità che la incarnano.

Nel passato, quando la Dea ed il Dio erano reali come la Luna ed il Sole, i riti di adorazione e venerazione rappresentavano una forma non strutturata di unione con il Divino, gioiosa ed estremamente spontanea. Più tardi, i rituali cominciarono a seguire il corso del Sole attraverso il suo anno astronomico (e quindi le stagioni), nonché tutte le fasi mensili crescenti e calanti della Luna.

Al giorno d’oggi riti similari vengono praticati nella Wicca e la loro regolare esecuzione crea una vicinanza realmente magica con queste divinità e con i poteri ad esse connessi.

Fortunatamente non abbiamo la necessità di attendere l’occasione di un rituale, per ricordare la presenza degli Dei. La vista di un bocciolo perfetto in un campo spoglio riesce ad infonderci un’emozione che può tranquillamente competere con quella data dai riti formali più potenti. Vivere nella Natura fa di ogni momento un rituale. I Wiccan si sentono a loro agio nel comunicare con gli animali, le piante e gli alberi. Riescono a percepire le energie contenute nelle pietre e nella sabbia e fanno raccontare ai fossili della loro primitiva esistenza. Per alcuni Wiccan, guardare sorgere e tramontare il Sole e la Luna è un rituale di per sé stesso, poiché questi sono i simboli celesti della Dea e del Dio.

Poiché la Wicca vede la divinità come immanente nella Natura, molti di noi sono attivamente coinvolti nell’ecologia, per salvare il pianeta dalla completa distruzione operata per mano nostra. La Dea ed il Dio esistono ancora, così come sono sempre esistite per onorarli noi onoriamo e preserviamo il nostro prezioso pianeta.

Nel pensiero Wiccan, le Divinità non esistevamo prima che i nostri antenati spirituali le riconoscessero. Tuttavia, esistevano le energie ad essi connesse; e sono loro che ci hanno creato. I primi fedeli riconobbero queste forze come il Dio e la Dea, antropoformizzandole nel tentativo di comprenderle.

Gli Antichi non morirono quando le vecchie religioni pagane caddero per colpa della nascente Cristianità in Europa. Gran parte degli antichi rituali svanirono, ma non erano i soli riti efficaci. La Wicca è viva ed attiva e le Divinità rispondono alle nostre chiamate ed invocazioni.

Quando visualizzano la Dea ed il Dio, molti Wiccan li vedono come le ben conosciute divinità delle antiche religioni. Diana, Pan, Iside, Ermes, Hina, Tammuz, Ecate, Ishtar, Cerriwden, Thoth, Tara, Aradia, Artemide, Pele, Apollo, Kanaloa, Brigida, Elios, Bran, Lugh, Era, Cibele, Inanna, Maui, Ea, Atena Lono, Marduk — la lista è virtualmente infinita. Molte di queste divinità, con le loro rispettive storie, riti e miti, forniscono il concetto di divinità per i Wiccan.

Alcuni si sentono a loro agio nel’associare questi nomi e rappresentazioni alla Dea e al Dio e si sentono nell’impossibilità di venerare esseri divini senza nome. Altri trovano che la mancanza di nomi e di costumi si traduca anche in una confortevole mancanza di limitazioni.

Che dire di fronte a tanto candore, a tanta inconsapevolezza, o, a seconda dei punti di vista, a tanta sottile malizia, oltre che a una così grossolana mancanza di logica, di buon senso e di adeguate conoscenze storiche e teologiche? Non si saprebbe letteralmente da che pare cominciare, da dove mettere le mani in questa marmellata, in questa gelatina appiccicosa, nella quale va bene tutto e il contrario di tutto, le questioni di sostanza diventano questioni di nomi e viceversa, non si capisce chi adora chi e a quale scopo, e una sola cosa risulta abbastanza chiara e definita, pur se non detta, anch’essa, apertamente, ma piuttosto suggerita e presupposta: via dal cristianesimo; nessun legame con il Dio-Uomo crocifisso e risorto; nulla da spartite con la religione che ha perseguitato e scacciato i culti pagani.

Dunque, cominciamo dall’inizio.

Tutte le religioni sono strutture costruite sull’adorazione della Divinità. La Wicca non fa eccezione a questa regola. Come dire che la Wicca è una religione come le altre, e quindi in sostanza come il cristianesimo. Non adorano tutte delle divinità? Tralasciando il piccolo dettaglio che non tutte le divinità sono uguali; che c’è il vero Dio e ci sono i falsi dei; resta il fatto che non tutte le religioni adorano dio: il buddismo, per esempio, al limite "contempla" (e non adora) un dio interiore, che coincide, in ultima analisi, con l’io soggettivo, visto come una manifestazione della forza cosmica.

La Wicca riconosce un potere divino supremo, non conoscibile, superiore, dal quale è sorto l’intero universo. Questo enunciato sembra preso di peso dal discorso con il quale Robespierre inaugurò la festa dell’Essere Supremo, del quale intendeva porsi come il sommo sacerdote: in altre parole, è un perfetto manifesto deista. Ma il deismo non è una religione, bensì una filosofia religiosa di stampo razionalista.

Il concetto di questo potere, ben lontano dalla nostra comprensione, si è quasi perso nella Wicca, a causa della nostra difficoltà a rapportarci ad esso. Stranissima religione questa, che "perde" per strada, pur essendo una religione giovane, la comprensione del proprio concetto essenziale (poiché una divinità senza potere sarebbe una divinità impotente, e dunque una contraddizione in termini). E se lo perde in tal modo, come potrà fare da guida agli uomini? Evidentemente, dietro la facciata razionalista c’è un cuore sentimentale: in fondo si tratta di coltivare le proprie "emozioni" più che adorare dio. E così essa cade in quel sentimentalismo che tanto viene criticato quando lo si ravvisa, o si crede di ravvisarlo, nelle manifestazioni della pietà popolare cattolica.

Tuttavia, i Wiccani si collegano a questa forza attraverso le loro divinità. In armonia coi principi su cui la Natura stessa è basata, il potere supremo è stato personificato in due esseri: la Dea e il Dio. Ecco dunque il mezzo per superare il problema di aver perso il concetto del potere supremo che governa il mondo: personificarlo in due divinità senza nome, il Dio e la Dea, vale a dire il Principio maschile e quello femminile (ma l’autore, in omaggio alla cultura femminista, cita prima la Dea e poi il Dio, così come i preti bergogliani, durante l’ufficio divino, dicono cari fratelli e care sorelle, per non dar l’impressione di essere maschilisti come i loro predecessori preconciliari e oscurantisti). Semplice, no? Se non sai qual è la divinità che intendi adorare, basta chiamarla la Dea o il Dio, e tutto diventa chiaro. Così si crea una religione secondo i propri gusti.

Nel passato, quando la Dea ed il Dio erano reali come la Luna ed il Sole, i riti di adorazione e venerazione rappresentavano una forma non strutturata di unione con il Divino, gioiosa ed estremamente spontanea. (…) Al giorno d’oggi riti similari vengono praticati nella Wicca e la loro regolare esecuzione crea una vicinanza realmente magica con queste divinità e con i poteri ad esse connessi.

In che senso la Dea e il Dio erano reali come la Luna e il Sole? Erano forse la Luna e il Sole? Erano la realtà stessa della Natura? Dall’insieme del discorso, parrebbe di sì; ma il nostro autore non può dirlo, perché poco prima aveva affermato che l’intero universo è sorto dal potere supremo invisibile, quindi che è stato creato e non si è fatto da sé: e la natura non può evidentemente creare se stessa. Quanto al fatto che la Wicca odierna sia una ripresa e una continuazione degli antichissimi riti pagani legati alle stagioni e al corso degli astri, si tratta di una tesi che è già stata demolita dagli storici. Da quando essi hanno mostrato l’inconsistenza delle tesi dell’antropologa Margaret Murray, secondo la quale la "moderna" stregoneria altro non sarebbe stata che una sopravvivenza di antichi culti agrari del paganesimo, e da quando hanno smontato anche la pretesa di Gerald Gardener, ex funzionario pubblico inglese fondatore, nel 1954, della odierna Wicca, il quale sosteneva di essere stato iniziato da una misteriosa congrega nella New Forest Coven, che si definiva seguace dell’Antica Religione, mostrando l’alta improbabilità che una simile setta esista nei termini da lui descritti, cioè come sopravvivenza di culti precristiani tramandati dalle streghe durante il Medioevo, qualunque tentativo di porre in relazione gli uomini e le donne che oggi, magari vestiti di bianco come i druidi, celebrano i loro rituali a Stonehenge o in altri luoghi simili, con i culti pagani che esistettero in Europa prima dell’avvento del cristianesimo, è da considerare del tutto fantastico, nato dal desiderio di nobilitare e dare una patina antica a una pseudo religione totalmente moderna. Un po’ come il borghese arricchito che si attribuisce improbabili patenti di nobiltà perché sente che gli manca qualcosa per essere veramente accettato dagli altri come quel personaggio autorevole che vorrebbe interpretare.

La vista di un bocciolo perfetto in un campo spoglio riesce ad infonderci un’emozione che può tranquillamente competere con quella data dai riti formali più potenti. Vivere nella Natura fa di ogni momento un rituale. Altro che sentimentalismo: questa è poesia allo stato puro, beninteso poesia da Baci Perugina. Certo che la vista di un fiore in boccio suscita una viva emozione in chi possiede un animo sensibile: ma di qui a farne un atto religioso, un atto di culto che può competere coi rituali più elaborati, ciò equivale ad ammettere che la Wicca è uno stato d’animo, una forma di psicologia, un po’ come lo è Scientology, e non una vera religione, perché spinge la sua concezione immanentistica fino a risolvere tutto in una vaga e sdolcinata emozionalità soggettiva. Infatti, che significa: I Wiccan si sentono a loro agio nel comunicare con gli animali, le piante e gli alberi, se non che la Wicca è una tecnica psicologica per «sentirsi a proprio agio»? Non è questo l’atteggiamento che muove il seguace di una religione, il quale non vuole «sentirsi a proprio agio» ma cercare e conoscere il vero Dio e fare la sua volontà, anche se essa contrasta con tutte le umane comodità e sicurezze, fino a implicare ostilità e persecuzioni. E poi che vuol dire "comunicare con gli animali"? Forse che il seguace della Wicca si avvicina a un orso bruno nel Parco di Yellowstone, o magari si coccola sulla propria poltrona il gatto di casa, cercando di ricevere e trasmettere misteriosi messaggi? Per molti seguaci della stregoneria è proprio così: ogni animale incarna uno spirito ed è con lo spirito che ci si mette in contatto, quando si familiarizza con l’animale del quale si vogliono assumere qualità come l’astuzia, la forza, ecc.

Ma il vero passaggio chiave è il seguente: Poiché la Wicca vede la divinità come immanente nella Natura, molti di noi sono attivamente coinvolti nell’ecologia, per salvare il pianeta dalla completa distruzione operata per mano nostra. Ecco perché oggi, nel momento in cui i poteri globalisti vogliono imporre, a tappe forzate, l’attuazione del Nuovo Ordine Mondiale, vi sono le condizioni affinché la Wicca divenga la nuova religione universale: essa è in perfetta sintonia con l’ecologismo e l’animalismo estremi. Quelli, per intenderci, che ritengono più importante la vita degli animali e della vegetazione di quanto lo sia quella degli esseri umani; e che devono costruire un potente senso di colpa per i disastri ambientali, così da disarmare qualunque resistenza. Perfino dentro la Chiesa odierna vi sono segnali precisi che vanno in tale direzione: da qualche anno si sente parlar sempre meno della salute delle anime e sempre più del "dovere cristiano" di tutelare il pianeta, salvare il clima, eccetera; e a un certo punto è stato introdotto anche il culto della Pachamama, con tanto di moneta commemorativa coniata dalla zecca vaticana, dove l’adorazione è rivola non a Dio creatore, ma alla Madre Terra dispensatrice dei suoi frutti.

Ci si dimentica solo di una cosa, nel bucolico quadretto dipinto da scrittori come Scott Cunningham e ripreso di continuo da film, programmi televisivi, cartoni animati per bambini, romanzi anche per adulti, eccetera. La parola Wicca viene dall’inglese antico e significa stregone: dunque i seguaci di tale culto sono alla lettera stregoni e streghe, o quantomeno s’ingegnano, mediante studi e con l’esecuzione di speciali rituali, di divenire tali. Ora, chi è lo stregone se non colui che pratica la magia nera e domanda al signore delle tenebre i poteri dei quali è bramoso? Perciò non la si dovrebbe chiamare Wicca, ma col suo vero nome: stregoneria; e meglio ancora: culto del diavolo, perché è il diavolo che i wiccani evocano per averne i favori.

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Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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