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Il satanismo, matrice di massoneria ed illuminismo

Il satanismo non è un fenomeno storico univoco e omogeneo; ne esistono varie specie. Ai due estremi vi sono quello di piccoli gruppi chiusi, sovente formati da giovani, socialmente sbandati e culturalmente marginali, e quello globale dei potenti, espressione della grande finanza e direttamente legato all’alta massoneria internazionale. Nel vasto spazio sociale, economico e psicologico che separa queste due estremità, vi sono numerosi gruppi e tendenze di spessore e significato intermedi, spesso di origini antiche o comunque legati, anche indirettamente, a forme storiche che conobbero la loro maggior fioritura nei secoli passati e poi sono rimasti per così dire in quiescenza, nel senso che le loro idee e motivi ispiratori sono sopravvissuti per poi riemergere, anche a notevole distanza di tempo, presso nuovi gruppi e sette, ora più vicini alla magia e alla stregoneria popolare, e tuttora vivi e operanti presso certi culti sincretisti fuori d’Europa, come il vudù haitiano e varie forme di animismo e feticismo africani, ora invece accostabili a delle moderne declinazioni di concetti e aspirazioni culturali e spirituali che rimontano così indietro nel tempo, da perdersi nelle nebbie dei primi secoli dell’era cristiana, quando furono una componente importante di eresie di matrice gnostica e dualistica come i marcioniti, i cainiti ed in seguito i pauliciani, i bogomili e i catari.

Ciò che hanno in comune, ad ogni modo, è una lettura eretica e dualista del Vecchio e del Nuovo Testamento, secondo la quale Yahweh non è il Dio Supremo, ma un Dio inferiore, non creatore ma governatore del mondo e sovente geloso dell’uomo e intenzionato a impedire la sua evoluzione spirituale, non ché ad ostacolare la redenzione; tanto da vedere nella figura di Giuda Iscariota non il traditore di Gesù Cristo, ma l’apostolo che ne aveva compreso sino in fondo l’insegnamento autentico (e naturalmente segreto), e che, consegnando il Maestro nelle mani dei Romani, rese possibile la salvezza dell’umanità che il Demiurgo geloso cercava d’impedire o di quantomeno di ritardare ed ostacolare. Tale, ad esempio, è la lettura del Nuovo Testamento che si evince dal Vangelo, gnostico ed apocrifo, di Giuda, giunto fino a noi grazie ad un manoscritto papiraceo in lingua copta del principio del IV secolo, ma la cui stesura originale pare doversi collocare fra il 130 e il 170: il cosiddetto Codex Tchacos, che, smarrito per ben milleseicento anni, è stato rinvenuto nei pressi di Minya, in Egitto, nel 1978, e pazientemente restaurato all’inizio del terzo millennio, fino alla sua pubblicazione avvenuta nel 2006 a cura dell’americana National Geographic Society, che lo aveva acquistato.

Il confine fra il satanismo e le sette gnostiche d’ispirazione dualista è molto sottile e, in certi casi, pressoché evanescente. Di sicuro alcune di tali sette esaltavano le figure negative della Sacra Scrittura, ad esempio Sem, Caino e gli abitanti di Sodoma e Gomorra, in base all’idea che il peccato è fonte di redenzione e di salvezza, poiché senza di esso non potrebbe manifestarsi la grazia divina; e mediante una curiosa interpretazione delle parole di Cristo riportate in Luca, 5,32: Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori, magari sottacendo la conclusione della frase: affinché si convertano. È degno di nota il fatto che tale concetto, sia pure "sgrezzato" e reso, in apparenza, più accettabile dal punto di vista cristiano, è presente in modo esplicito nella teologia di Lutero, e lo si può riassumere nella sua nota formula: Pecca fortemente, ma credi ancora più fortemente, dando quasi per scontato che l’uomo, quanto a se stesso, sia totalmente impossibilitato ad evitare il peccato e a fare il bene, il che del resto è la logica conseguenza della risoluta negazione luterana del libero arbitrio.

Da qui a vedere nello stesso Satana una figura in ultima istanza positiva, e nella sua ribellione contro Dio una sorta di auto-determinazione e di affermazione della libertà (soggettivisticamente intesa), il passo non è poi così lungo come potrebbe sembrare. In fondo, vedere nel mondo qualcosa d’intrinsecamente cattivo, addirittura di diabolico, e dunque opera di un "dio" malvagio, che vuole allontanare gli uomini dal "vero" Dio, e vedere nella rivolta contro quel dio minore un atto di emancipazione dell’uomo, nonché la giusta interpretazione del Vangelo di Gesù Cristo, sono le due facce, solo in apparenza opposte, di una stessa medaglia. E ugualmente anche il peccato può essere visto come passaggio necessario verso il suo "superamento" – curiosa assonanza con l’idea del "superamento" hegeliano della tesi e dell’antitesi nella sintesi finale – o come una nuova forma di moralità, naturalmente capovolta, sempre nel quadro di una ribellione contro la morale tradizionale, imposta dal dio geloso che vuol tenere gli uomini in un perenne stato di minorità. E qui l’assonanza è con la celebre definizione di Kant dell’illuminismo, ossia come l’uscita dell’uomo dallo stato di perpetua minorità.

Non stupisca il richiamo all’illuminismo. Infatti, anche se nella prospettiva di Kant la minorità dell’uomo è da attribuirsi a lui solo ed al mancato uso della sua ragione, l’illuminismo, nei suoi tratti essenziali, si può interpretare come una forma aggiornata e corretta del libertinismo, il quale, a sua volta, nel disprezzo dei valori tradizionali e in particolare della "vecchia" morale basata sulla distinzione del bene e del male (la distinzione e non già la "sintesi" idealista, e meno che mai la commistione propugnata dalle sette gnostiche), può essere viso come la versione moderna del culto di Lucifero, imperniato sul non serviam verso Dio che è la naturale conseguenza del Non morirete, anzi sarete come Dio, pronunciato dal serpente ad Eva nell’atto di tentarla a mangiare il frutto proibito (cfr. Genesi, 3,4-5). La parentela sotterranea fra illuminismo (e massoneria, sua matrice e compagna inseparabile) e satanismo, che naturalmente andrebbe approfondita e arricchita per mezzo di studi molto specifici, ma che, nelle linee essenziali, ci sembra la più persuasiva chiave di lettura per capire la realtà profonda dell’illuminismo stesso, è stata fatta notare da uno che di satanismo, di demoni e di possessione diabolica ne sapeva qualcosa, il compianto vescovo Andrea Gemma, del quale avevamo già parlato a suo tempo (vedi il nostro articolo La cultura moderna non crede più al diavolo; e la Chiesa cattolica?, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 12/11/17).

Andrea Gemma (Napoli, 1931-Roma, 2019), vescovo di Isernia-Venafro dal 1990 al 2006, è stato anche uno dei pochi vescovi a "uscire allo scoperto" riguardo alla presenza reale del Maligno nel mondo ed alla efficacia delle cerimonie di esorcismo, essendo stato lui stesso, in prima persona, un esorcista molto convinto e impegnato. Mentre vi sono vescovi cattolici, in Europa e anche in Italia, i quali non vogliono neanche sentir parlare della possessione diabolica della pratica dell’esorcismo, né desiderano avere degli esorcisti nelle loro diocesi (e noi stessi ne conosciamo qualcuno), Andrea Gemma non si è tirato indietro e ha scritto un libro molto esplicito su tale argomento, nel quale dichiara con molta fermezza le sue convinzioni: Io, vescovo esorcista (Milano, Mondadori, 2002, pp. 73-74):

Così ne parlava Huysmans: «[il satanismo] è la gioia proibita di trasferire a Satana gli omaggi e le preghiere dovute a Dio…; commettere, per oltraggiare più gravemente Cristo, i peccati che egli ha più espressamente maledetti: la contaminazione del culto e l’orgia carnale».

Mentre lo gnosticismo assumeva il nome di "illuminismo", il libertinismo francese ed europeo, spalleggiato dall’antireligione inglese (H. Cerbury, J. Toland, M. Tindal, ecc.), poi dai filosofi come Voltaire, è satanismo che già nel 1700 prepara la rivoluzione; gli ultimi rumorosi libertini furono i massoni Cagliostro (m. 1795) e Casanova (m. 1798).

Rappresentante dell’irriducibile ‘no’ a Dio, alla normale morale, ai valori superiori è il positivismo umanitario che sgretola ogni fede e ogni morale. Dopo l’illuminismo dei "filosofi" e la proteiforme massoneria (Saint-Martin), né è promotore il socialismo di Saint-Simon, Enfantin, Marx, Blanqui, Proudhon («Dio è il male»), i cui periodici in varie lingue si intitolavano "Satana", "Lucifero", "L’Anticristo", "L’Ateo", "Il Ladro", "L’Asino", ecc.

Affini a questa concezione per finalità sono l’anarchia, il nichilismo, l’ateismo militante, il laicismo anticlericale.

Dostoevskij fa dire a Sighalev, personaggio dei "Demoni" (1872): «L’antica concezione del mondo scomparirà e soprattutto l’antica morale. Gli uomini si uniranno per trarre dalla vita tutti i godimenti possibili, ma in questo mondo soltanto. Lo spirito umano si innalzerà a un orgoglio satanico, e l’umanità sarà deificata. Trionfando costantemente sulla natura con la scienza e la volontà, l’uomo proverà per ciò una gioia che sostituirà in lui le speranze dei beni futuri. Ognuno si rassegnerà alla morte con antica fierezza, come un dio, si asterrà dal lamentarsi della brevità della vita e amerà i suoi fratelli di un amore disinteressato».

Forse è crudelmente sarcastico affermare che siamo ancora nella attesa di questa predetta età dell’oro patrocinata da … Satana. Non vanno peraltro dimenticati i grandi cattolici che si battono contro l’avanzata di questo satanismo, documentandola: H. Hello [probabile refuso per H. Belloc], Barbey d’Aurevilly, L. Bloy, Georges Bernanos ("Sous le soleil de Satan"…), Giovanni Papini "Gog", 1930; "il libro nero", 1951)…

Il satanismo vero e proprio, quello maggiormente aberrante e preoccupante si esprime come culto di Satana.

È conosciuti nell’antichità preso gli gnostici, i marcioniti, i cainiti; gruppi strettamente segreti vengono dalla stessa Apocalisse chiamati"sinagoghe di Satana" (Ap., 2,9; 3,9).

Il culti satanico si perpetuò nel medioevo attraverso i Catari-Albigesi, i Bogomili, i Pauliciani.

Emersero tra queste sette o "chiese sataniche" i Luciferiani. (…)

Covo segreto di satanismo è certamente la massoneria, anche se non tutta la massoneria, che eredita fede e costumi dello gnosticismo crinita [cainita?]. Non possiamo qui addentrarci in tutta la questione massonica a tutt’oggi non del tutto chiarificata.

È certo, comunque, che, come accennavamo fin dall’inizio, il satanismo e i suoi riti hanno trionfato nelle sette massoniche il loro ambiente naturale.

A proposito dei cainiti, citati dal vescovo Gemma come uno dei movimenti ereticali di matrice gnostica che presentano affinità col satanismo o che possono condurre al satanismo vero e proprio, scrive il francescano dell’Immacolata padre Luca M. Genovese (su Il Settimanale di Padre Pio, Ostra, Ancona, 29 settembre 1919, nell’articolo La Vergine Maria e la sconfitta del cainismo, pp. 22-23):

Una delle eresie più spaventose e anticristiane, che si ammantavano di cristianesimo, fu quella della setta così chiamata dei "Cainiti" (II secolo circa d.c.), i quali si vantavano di essere discendenti di Caino sostenendo che Caino fosse il personaggio veramente divinizzato e da divinizzare, quasi da adorare… con lui erano esaltati tutti i personaggi più negativi e perversi dell’Antico e del Nuovo Testamento, come Sem, Onan, Esaù… fino a Giuda Iscariota che con il suo tradimento di Gesù sarebbe stato il vero artefice della redenzione…

Il principio della conoscenza e della salvezza è per loro antinomico, cioè contraddittorio, il contrario di quello che comunemente si evince. Dal male nasce il bene, il male è principio del bene. Contro di loro si scagliarono grandi santi del tempo come sant’Ireneo e sant’Ippolito.

I Cainiti sono persone quindi che pensano al contrario, non protesi a raggiungere il bene supremo per mezzo del bene e della virtù, ma per mezzo del male e del vizio. Come si vede questo è un principio metafisico e morale molto rischioso, perverso: non si può agore male neppure a fin di bene perché dal male non potrà mai nascere alcun bene.

Ciò che è più blasfemo in questa setta che questo modo di agore e di pensare è attributo persino a Dio che avrebbe sacrificato il Figlio per la nostra salvezza servendosi delle potenze del male e di Giuda, "grande profeta dei tempi nuovi" (!), per cui il principio della fede e dell’agire cristiano sarebbe il male e non il bene…

Questa follia piuttosto satanica che cristiana non meriterebbe alcuna menzione nella storia della Chiesa se non per il fatto che tale modo di pensare sta all’origine del pensiero dialettico moderno (hegeliano-marxista, nazionalsocialista) per cui guerre e rivoluzioni servono al bene, sia che si tratti di guerre razziali (nazismo) che sociali (marxismo), contro nemici da distruggere. Così nascerà la società nuova e perfetta, il Regno di Dio in terra… con l’eliminazione fisica di tutti i nemici veri e presunti (il sistema di spionaggio sovietico condannava come colpevoli anche solo i sospetti).

Come si vede siamo ancora completamente succubi dei Cainiti che influenzano con i loro scritti apocrifi (vangelo di Giuda e di Filippo) e le loro teorie antinomiche una miriade di moderne sette segrete, esoteriche, e non è sbagliato dire che influenzarono anche la mentalità di Lutero e di molti "riformatori" del 1500-1600 ch videro nel peccato l’occasione di dare a Dio di offrirci la salvezza e donarci con misericordia il suo regno, da cui i principi luterani: «Sii pur peccatore e pecca fortemente, ma credi ancor più fortemente… il demonio si combatte col peccato… l’unico modo di combattere le tentazioni è quello di aderirvi…» ed altre affermazioni allucinanti.

Certo i cainiti, dei quali parla il vescovo Ireneo di Lione, esaurirono la loro parabola vitale nell’arco del II secolo d.C.; al principio del III un’altra fonte cristiana, Ippolito di Roma, afferma che sono ormai scomparsi. E tuttavia il nucleo della loro dottrina, ossia la necessità del peccato quale mezzo di purificazione e di salvezza dell’anima, e in particolare l’orgia sessuale come passaggio obbligato verso il superamento degli istinti sessuali personali, nonché il dualismo fra il Dio del Vecchio Testamento, equivalente al Demiurgo dei filosofi greci, geloso e ostile al progresso morale degli uomini, e il Dio del Nuovo, che chiama a una dimensione d’esistenza puramente spirituale, è sopravvissuto in numerose altre sette d’ispirazione gnostica e in qualche modo è arrivato fino quasi ai nostri giorni. Se ne ravvisa l’influenza, o forse si tratta di una semplice convergenza dottrinale, nella misteriosa setta russa dei Chlysty, apparsa in Siberia nel XVII secolo e ancora esistente al principio del XX, al tempo di Nicola II Romanov e di Rasputin, il quale ultimo pare ne facesse parte o avesse comunque con essa dei legami significativi. Setta che predicava, appunto, l’irresistibilità della tentazione e quindi l’inevitabilità del peccato, e che perciò voleva fare del peccato, specie carnale, la via privilegiata per giungere (dialetticamente?) al suo superamento, vale a dire all’azione salvifica della grazia divina.

Vedi un po’ quanto è piccolo il mondo! Gira e rigira, sono sempre le idee della Cabala che tornano a galla, nelle forme più impensate e nei tempi e nei luoghi più svariati. Che si tratti di Lutero, o Kant, o Hegel, o Marx, o Heidegger, o anche del buon vecchio Nietzsche (il migliore di tutti, almeno quanto a onestà intellettuale e profondità di pensiero; ma pur sempre un "maestro" confuso e che induce gli altri in confusione), è sempre la vecchia prospettiva gnostica e cabalistica che riaffiora, a intervalli irregolari, buona per tutte le stagioni: l’idea che il bene e il male sono concetti angusti, vecchi e superati, e che l’uomo deve andare oltre, perché Dio stesso è superato, e ormai è tempo che l’uomo si faccia avanti, rompa l’incantesimo che lo tiene avvinto e sottomesso, e prenda risolutamente il Suo posto.

Fonte dell'immagine in evidenza: Immagine di pubblico dominio (Gustave Dorè)

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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