L’università: da oasi di pace a focolaio di rivoluzione
27 Febbraio 2022
L’amaro trionfo della personalità ossessiva
1 Marzo 2022
L’università: da oasi di pace a focolaio di rivoluzione
27 Febbraio 2022
L’amaro trionfo della personalità ossessiva
1 Marzo 2022
Mostra tutto

Nell’atto di fede l’elemento umano si unisce al divino

L’elemento che contraddistingue il credente è la fede. Non un trasporto sentimentale verso Gesù o la proclamazione del Vangelo, ma prima di tutto la fede, perché senza la fede non vi è una comprensione autentica del Vangelo, e tanto meno la possibilità di annunciarlo in maniera credibile; quanto al sentimentalismo della fede lo lasciamo volentieri ai modernisti, che ne fanno l’elemento centrale, proprio perché pongono al centro della fede l’uomo, e di conseguenza fanno di essa qualcosa di soggettivo e di umano, di troppo umano, che oggi c’è ma che domani potrebbe non esservi più.

Scriveva padre Émil Mersch (1890-1940), professore a Namur e Lovanio, un gigante dell’intelletto e della fede, che trovò una morte prematura sotto i bombardamenti aerei mentre si prodigava per assistere i feriti nella campagna di Francia del maggio 1940, nel volume a cui aveva tanto lavorato e che uscì postumo, dopo aver rischiato di andare perduto, Morale e corpo mistico (titolo originale: Morale et Corps Mystique, 2 voll., L’Édition Universelle, Bruxelles, 1949; traduzione dal francese di P. Gerardo Micciolo, Brescia, Morcelliana, 1955, pp. 301-302):

Se l’atto di fede è richiesto dall’oggetto al quale deve riferirsi, da parte sua richiede di riferirsi ad un oggetto del suo ordine. Vi è in ciò una seconda manifestazione dell’unità intrinseca della fede che ora bisogna considerare.

L’atto di fede, atto di conoscenza soprannaturale, è umano e divino ad un tempo; e l’umano, unito al divino, lo strettamente umano unito allo strettamene divino, non è forse ciò che si realizza nell’Uomo-Dio, e nel cristiano, membro di quest’Uomo-Dio, ed ivi esclusivamente?

L’Uomo-Dio ed i suoi membri, tutta la storia della vita eterna che dal padre nel Figlio per lo Spirito discende a vivificare tutta l’umanità, è quindi l’oggetto sul quale per sé porta la conoscenza soprannaturale.

Si può dire anche, e del resto anche meglio, per certi spiriti, che la conoscenza soprannaturale, essendo opera di Dio nell’uomo non può avere come oggetto se non Dio, ma in quanto conoscibile dall’uomo. Ora appunto nell’Uomo-Dio e soltanto in Lui e per colui che è membro di questo Uomo-Dio, Dio diventa conoscibile in se stesso.

In tutti i modi quindi l’oggetto della conoscenza soprannaturale è la realtà descritta dalla dottrina cristiana, cioè il Cristo, testa e corpo, Dio ed uomo. È anche, si può continuare, la realtà descritta dalla dottrina cattolica, perché questa sola professa l’Uomo-Dio sino all’estremo. Essa sola, sarebbe troppo lungo spiegarlo qui, dopo aver proclamato che Dio si è fatto uomo, non indietreggia davanti allo splendido sviluppo di un tale principio. Essa sola dichiara che l’Uomo-Dio è perpetuamente Uomo-Dio, che egli dirige ancora gli uomini in un modo umano verso il Padre, essa dichiara che Egli si inserisce ancora in loro in modo umano per trasformarli in Lui; essa sola parla di una Chiesa che continua realmente tutto il Cristo e non fa altro se non continuarLo; essa sola parla di un corpo mistico visibile ed invisibile, che è appunto l’esatta continuazione del Cristo, visibile nel lato esteriore ed invisibile nella sua vita soprannaturale, essa sola parla di un "Christus totus" che rimane identico nella sua totalità. Essa sola quindi è l’oggetto al quale può riferirsi in pieno l’atto di fede.

Questa unità intrinseca della dottrina, questa unità pure che essa ha cin il Cristo, con la fede col cristiano, in quanto tale, potrebbe essere esaminata molto più a lungo. Per l’argomento che ci interessa sarebbero specialmente utili certe considerazioni. Ma torneranno meglio e saranno immediatamente più chiare quando si tratterà di determinare ciò che è e ciò che dev’essere l’oggetto materiale della fede.

Ora, noi sappiamo che l’oggetto formale della fede (per usare la terminologia scolastica) coincide con il motivo di essa, e cioè con Dio; mentre l’oggetto materiale consiste nell’insieme delle Verità rivelate. Pertanto ha la fede colui che cerca Dio ed al quale Dio stesso si rivela, operando per mezzo dello Spirito Santo; ma la fede del cattolico non è una fede cieca, né — come per i protestanti — una fede che si risolve nel puro abbandono a Dio, prescindendo dalle opere buone che sono espressione della volontà concreta di fare il bene (tanto, per Lutero, il libero arbitrio non esiste, e dunque basta dire: Io credo!, e la questione è risolta); bensì una fede attiva e operosa, aperta al mistero del Cristo e anzi pronta a farsi tutt’uno con il Suo corpo mistico, che è la Chiesa. Una fede razionale, che approva le Verità rivelate in quanto le trova conformi al razionale bisogno di verità che è insito nell’animo umano; e volitiva, in quanto fondata su di un atto preciso della volontà, un atto che equivale ad una scelta e quindi, esplicitamente o implicitamente, un fermo no a tutto ciò che è estraneo a tali Verità: con buona pace di ogni sincretismo, di ogni falso ecumenismo e falso dialogo interreligioso.

La dottrina della Chiesa come corpo mistico di Cristo ha solide radici nella Scrittura e nella Tradizione. Nella Scrittura, possiamo citare, fra gli altri, il passo della Prima lettera ai Corinzi, 15, 20-28, nel quale San Paolo afferma:

^20^Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. ^21^Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; ^22^e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. ^23^Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; ^24^poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. ^25^Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. ^26^L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, ^28^E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

Aver fede in Cristo significa essere una cosa sola con Lui: smettere di vivere nella separatezza e divenire tutt’uno con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Si ricordi la splendida similitudine della vite e dei tralci, espressa essa pure da Gesù (Giovanni, 15,1-8):

^1^«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. ^2^Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. ^3^Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato. ^4^Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. ^5^Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. ^6^Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. ^7^Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. ^8^In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

Ricapitolando. La fede del credente è fede in Dio, né potrebbe esse altrimenti; ma è al tempo stesso fede nella Chiesa, perché la Chiesa non è altro che il corpo mistico di Cristo. Questo concetto, a ben guardare, era stato espresso da Gesù medesimo nella cosiddetta preghiera sacerdotale, al termine dell’Ultima Cena (Giovanni, 17, 1-24):

Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. ^2^Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. ^3^Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. ^4^Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. ^5^E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
^6^Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. ^7^Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, ^8^perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.

^9^Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. ^10^Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro.  ^11^Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.

^12^Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. ^13^Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. ^14^Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.

^15^Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. ^16^Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. ^17^Consacrali nella verità. La tua parola è verità. ^18^Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; ^19^per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità.

^20^Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: ^21^perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

^22^E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. ^23^Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.

^24^Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.

A noi però è toccato in sorte di vivere al tempo della grande apostasia, quando un indegno pontefice eletto in qualche modo al soglio di San Pietro confonde continuamene le anime mescolando con perfidia la verità e l’errore e insegnando, fra le altre cose, che tutti gli uomini fanno parte della Chiesa, nonostante Gesù abbia detto solennemente: Io non prego per il mondo; e asserendo altresì, contraddittoriamente, che quanti non accettano sino in fondo il Concilio Vaticano II e tutte le sue innovazioni, deve considerarsi fuori della Chiesa (ma come? Se gli uomini sono tutti nella Chiesa di Cristo, il che è falso, proprio i cattolici che restano fedeli al Magistero di sempre ne sarebbero esclusi?). Oggi non vi sono più teologi come il gesuita Émile Mersch, grande studioso della dottrina del corpo mistico; oggi vanno di gran moda i teologi come don Alberto Maggi, secondo il quale l’inferno non esiste, Cristo non ha mai fatto miracoli e non ha neppure resuscitato Lazzaro; o come Enzo Bianchi, per il quale Cristo non è neppure il Verbo incarnato, ma semplicemente un profeta che narrava Dio agli uomini. Tale è il livello dei teologi odierni: e la Chiesa, non che prendere una ferma posizione e bollare apertamente le loro dottrine come false ed eretiche, non trova di meglio da fare che rivolgere i suoi strali contro quanti si tengono strettamente uniti alla Verità perenne, e si rifiutano di essere condiscendenti verso l’errore, avallando i falsi insegnamenti che si diffondono come un veleno nel corpo mistico.

Sorge perciò la terribile domanda, che mai aveva tormentato i credenti nei secoli passati: è ancora il corpo mistico di Gesù Cristo, questa chiesa infedele e menzognera? No, certo che no: ma attenzione a non confondere gli uomini odierni della Chiesa visibile, che possono apostatare, come in realtà stanno facendo, con la totalità della Chiesa perenne, quale corpo mistico di Cristo, la quale, essendo il prolungamento della Sua persona e del suo Vangelo, non è corruttibile, ma infallibile. Gli uomini indegni hanno oscurato la vera Chiesa di sempre, ma non l’hanno uccisa, né l’hanno sequestrata, perché essa, come Cristo sulla croce, trionfa di ogni nemico e resuscita da ogni crocifissione. Non l’ha forse promesso Gesù in Persona, Lui, il Verbo incarnato, allorché ha detto (Mt 28,20): Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo? E dunque di che aver paura, di che dubitare?

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Chad Greiter su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
Hai notato degli errori in questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.