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Chi sono e quante sono le Sante Marie del Mare?

La devozione cattolica conosce da tempo immemorabile il culto delle tre Marie, ossia delle tre donne che accompagnarono Gesù durante il triduo pasquale (venerdì santo, sabato santo e domenica di Pasqua) e che furono presenti sia alla sepoltura, sia alla Resurrezione; anzi, che furono testimoni privilegiate della Resurrezione di Cristo. La tradizione le identifica con Maria la madre di Gesù, Maria Maddalena (un personaggio a sua volta di non facile identificazione, per la sovrapposizione di figure diverse) e Maria di Cleofa. Non c’è tuttavia perfetta concordanza tra le fonti, perché oltre e a Maria la Madre di Gesù e a Maria di Cleofa, madre di Giacomo e Giovanni, la terza Maria potrebbe essere in realtà la donna che il Vangelo di Marco chiama Salomè. Come se non bastasse, alcuni racconti evangelici parlano, sì, di tre donne ai piedi della Croce del Signore, però non fanno menzione esplicita della madre di Gesù. E si aggiunga che l’espressione, ormai comune, Maria di Magdala, cela in realtà un grosso interrogativo: significa che Maria era originaria della cittadina di Magdala, oppure "maddalena" è un appellativo che si riferisce a qualche particolarità della sua persona? Infatti, la cittadina di Magdala, sulle rive del lago di Tiberiade, al tempo di Gesù era nota con il nome greco di Tarichea: in nessuna fonte nota viene adoperato il vocabolo aramaico Magdala (e meno ancora quello ebraico di Migdal: al tempo di Gesù in Palestina non si parlava più l’ebraico, che rimaneva lingua sacra dell’uso liturgico, bensì l’aramaico). E non basta. Era lei la peccatrice pentita, dalla quale Gesù aveva scacciato sette demoni? Ma era davvero una ex peccatrice, poi; o su questo aspetto – che pure ne caratterizza da sempre l’iconografia in migliaia di pitture e sculture — la fantasia popolare ha lavorato per conto suo? Oppure era la Maria, sorella di Marta e di Lazzaro, che ascoltava con tanto trasporto le parole di Gesù, quand’egli si fermava presso la casa ospitale di quei tre fratelli, a Betania, allorché si recava a Gerusalemme oppure ne usciva, per scendere verso le rive del Giordano?

Sia come sia, la tradizione vuole che Maria Maddalena, peccatrice pentita e testimone della Resurrezione di Cristo, si sia poi imbarcata per l’Occidente; che abbia preso terra a Marsiglia, sulla costa della Gallia Narbonense; che l’abbia evangelizzata, insieme a san Massimino, che era stato uno dei settantadue discepoli di Gesù, divenuto il primo vescovo di Aix en Provence, e che ha dato il suo nome alla cittadina di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume (baume significa grotta). Nella sua Legenda aurea, il vescovo Jacopo da Varazze (seconda metà del XIII secolo) riferisce che un gruppo di sante donne, in seguito note come "le Marie del Mare", cioè Maria Salomè, Marta di Betania, Maria Jacobé e Maria Maddalena (e qui le "marie" sono già quattro e non tre, senza contare la Madonna, che non fa parte del gruppo), assieme alla serva Sara la Nera (Sara-la-Kali, così chiamata perché originaria dell’Alto Egitto o forse della Nubia, venerata oggi dai gitani presso la cittadina di Saintes-Maries-de-la-Mer, in Camargue; e siamo a quota cinque) e a Lazzaro, l’amico di Gesù, furono portate a casaccio da una barca senza remi sulle acque del Mediterraneo, finché giunsero in vista della Provenza, presso le foci del Rodano. Presero infine terra in località La Couronne, là dove oggi esistono quattro segni di tale tradizione: la cappella dedicata alla Santa Croce, la chiesetta della Sainte-Croix, il pozzo dove il gruppo delle Marie si sarebbe dissetato dopo aver sofferto la sete, e una reliquia che viene indicata come l’impronta del piede di Lazzaro (cfr. la reliquia del piede di Cristo nella chiesa del Domine quo vadis a Roma, nota anche come Santa Maria in Palmis, al bivio fra la via Appia antica e la via Ardeatina). Da quel luogo, che essi chiamarono Santo terro, ossia santa terra, Lazzaro e le Marie proseguirono con la barca per la Camargue, approdando da ultimo a Les-Saintes-Maries-de-la-Mer, dopo che avevano imbarcato l’acqua potabile estratta dal pozzo tuttora visibile e venerato.

Scrive la saggista americana Norma Lorre Goodrich, professor emeritus al Claremont College in California, autrice di alcuni studi sui miti e le leggende del ciclo arturiano, ne Il Santo Graal (titolo originale: The Holy Grail, New York, Harper Collins Publishers, 1992; traduzione dall’inglese di Bruno Amato, Milano., Rusconi, 1996, pp. 74-77):

Migliaia di persone in Francia celebrano annualmente le sante Marie, che secondo gli ultimi calcoli sono dieci: calcoli confermati anche dagli studi di Marina Warner (19823, pp. 344-45 e app. B). Il teologo William Braclay in "The Mind of Jesus" (1960, p. 291) rileva:

«La storia [della resurrezione] presenta delle contraddizioni interne In Marco sono presenti Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo, e Salomè (16,1); in Luca sono le due Marie e Giovanna (24,10); in Matteo soltanto le due Marie (28,1)».

Ernest Renan ha sostenuto, nel primo capitolo della sua "Vita di Gesù" (1895), che questi dettagli hanno scarsa importanza a distanza di secoli, perché quel che Gesù fece, un ogni caso, fu gettare un’ombra nera sul potere civile dello stato romano. L’impero, scrive più avanti era «lontanissimo certo dal sospettare il suo futuro distruttore» (p.158), lontanissimo dall’idea che Gesù avrebbe creato un nuovo potere, esclusivamente spirituale. «Presiedendo alla scena del Calvario, lo Stato s’infierì il colpo più grave» (p. 59), le aquile romane avendo sanzionato «il più iniquo dei supplizi». Da quel giorno, «la polizia armata» è sempre stata guardata «con una certa ripugnanza». Ne suo "The Questo f the Historical Jesus"(1926) Albert Schweitzer giungeva a conclusioni analoghe: la minuziosa precisione storica, riguardo per esempio al numero delle Marie, è subordinata alla loro e alla nostra spiritualità: «Quanto di durevole ed eterno è in Gesù è assolutamente indipendente dalla conoscenza storica e può essere compreso solo attraverso il contatto con il suo Spirito, che è ancora all’opera nel mondo» (p. 399). Quel che conta, dunque, è la fede che migliaia di persine hanno nelle sante Marie del Mare Anche il loro culto, come quello di Maria Maddalena, può essersi introdotto nella Chiesa semplicemente per volontà popolare.

Esiste in Provenza un altro luogo antichissimo — non una città come Marsiglia, né un paese, né un porto — un piccolo villaggio: "Una petite bourgade", chiamata les Saintes-Maries. Durante il Medioevo era detta Villa de la Mer. Singolarmente, questo piccolo conglomerato di abitazioni sparse non solo si trovava sotto la protezione degli augusti conti di Provenza, ma godeva anche della magnifica protezione di sua altezza reale la regina Giovanna di Provenza, in base alle seguenti norme: 1) È proibito esigere ogni e qualsiasi tassa in Les Saintes-Maries. 2) È ugualmente proibito eseguirvi alcuna confisca (di panni, armi, suppellettili o bestiame) 3) Un giudice verrà qui dalla città di Tarascona per presiedere "in situ". A nessun abitante verrà imposto di presentarsi davanti a un tribunale superiore. 4) I conti di Provenza si impegnano a pattugliare le acque davanti a Les Saintes-Maries e a difenderla a loro spese. 5) L’ultima, celebre chiesa (del XII secolo) dedicata a Santa Maria madre di san Giacomo e a santa Maria Salomè sarà mantenuta e fortificata dai conti di Provenza, a loro spese, per sempre.

Sul portale della chiesa sono dunque scolpiti due leoni: non solo simbolo del castello graaliano di Avalon, ma anche emblema della Provenza.

Questa chiesa isolata e fortificata incombe sul villaggio e dista quaranta chilometri da ogni altra abitazione. (…)

Le processioni annuali di Les Saintes-Maries si riportano a quelle cerimonie che un tempo si tenevano al castello del Graal di re Artù e a quelle che si svolgevamo preso la Saint Ninian’s Cave in Scozia, dove Merlino e Niniane, la Dama del Lago furono sepolti. Queste processioni si svolgono ancora oggi a Les Saintes-Maries, in Francia; alla Saint Ninia’s Cave, in Scozia, in determinate domeniche d’estate; e in memoria di Artù, ad Arthuret e a Glastonbury, in Inghilterra. Non c’è da meravigliarsi se il culto delle sante Marie è entrato nelle chiese per il tramite della tradizione copta o di quella gnostica, come affermano alcuni studiosi; ma in entrambi i casi la cosa è avvenuta anche per volontà popolare.

All’esterno delle mura spese e imponenti della chiesa fortificata di Les Saintes-Marie incombe un pozzo che ha più l’aspetto di un’enorme tomba. In cima alle mura la chiesa è dotata di un cammino di ronda, con piombatoie e merlature, una torre campanaria nel centro,torrette agli angoli, e un’unica navata ogivale molto alta nel mezzo. L’interno è così vasto e buio che quasi non ci si vede, ma si dice che vi siano otto colonne meravigliosamente scolpite con teste di satiri, arieti, anziani personaggi (re graaliani?), e altri simboli tutelari. Dal piano del coro si accede a un livello inferiore, e alla cripta famosa dove si possono vedere le tombe che da secoli attirano i pellegrini in questo nudo luogo santo, sotto un cielo teso e un sole implacabile, tra le piatte paludi dell’estuario.

Ora, noi non siamo in grado di dire se davvero esiste una correlazione fra le processioni relative al Santo Graal, che scrittori come Chrétien de Troyes ci hanno tramandato nei loro racconti, e le processioni cattoliche, come quella che si svolge tuttora, due volte l’anno, alla santa cappella di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume, come mostra di credere la scrittrice sopra citata, sicuramente dotta, ma forse un po’ fantasiosa.

Resta comunque il fatto che nella chiesa di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume, della fine del 1200, è custodita una reliquia che la tradizione identifica come il teschio di santa Maria Maddalena, la quale sarebbe morta appunto in una grotta situata sotto la cima del monte che sovrasta il piccolo paese di Plan-d’Aups-Sainte-Baume, a 700 metri d’altezza. Ma la devozione mariana della Provenza, legata al culto delle Maria (plurale) si estende anche a Marsiglia, sopra la quale, nel punto più alto del retroterra, a circa 160 metri sul mare, è stata costruita nel XIX secolo la grande basilica di Notre-Dame-de-la-Garde, nello stesso luogo ove sorgeva una cappella del XIII secolo dedicata alla Nostra Signora della Guardia, protettrice dei marinai. Anche questo importante luogo di culto, che ha la dignità di basilica minore, è teatro di un imponente pellegrinaggio popolare annuale, il 15 di agosto, solennità dell’Assunzione di Maria, dogma proclamato da Pio XII il 1° novembre 1950, riallacciandosi a una tradizione assai antica e diffusa in tutto il mondo cristiano. In questo caso, parrebbe che il culto di Maria Santissima, madre di Gesù, a Marsiglia, s’intrecci con le tradizioni che vogliono la Provenza come punto d’arrivo di un gruppo di primi cristiani provenienti dalla Palestina poco dopo la morte e Resurrezione di Gesù, del quale facevano parte le pie donne conosciute poi come le Marie, anche se non risulta che Maria di Nazaret facesse parte del gruppo (mentre la Tradizione cattolica attesta la sua presenza ad Efeso in Asia Minore, accanto all’apostolo san Giovanni: cfr. il nostro articolo Quella casa fra gli altri, sulla collina, donde s’intravede lo scintillio del mare, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 29/03/18; vedi anche: Gli apocrifi e i santuari di Maria in Terra Santa attestano l’antichità del culto mariano, il 16/11717, e prima sul sito di Arianna Editrice il 09/12/13).

Tornando a santa Maria Maddalena, è la Legenda aurea di Jacopo da Varazze ad attestare l’antichità del suo culto in Provenza; ne riportiamo alcuni esempi qui di seguito (edizione a cura di Oscar Righi, Edizioni Paoline, Alba, 1938, pp. 107-108):

Al tempo di Carlo Magno, l’anno 796 del Signore, Gerardo, Duca di Borgogna non potendo aver figli da sua moglie, faceva ricche elemosine ai poveri, e costruiva molte chiese e monasteri. Quando edificò il monastero di Vesoul inviò un monaco con un conveniente seguito ad Aix per sapere se potesse avere delle reliquie di S. Maria Maddalena. Giunto ad Aix il monaco trovò la città distrutta dai barbari e per puro caso scoperse un sarcofago di marmo che era quello della beata Maria Maddalena, e che portava rappresentata in belle sculture la vita della santa.

La notte mentre il monaco apriva il sarcofago e ne prendeva le reliquie, Maddalena gli apparve e gli disse di non temer nulla e di continuar l’opera intrapresa. Quando lui e il suo seguito furono giunti ad una mezza lega dal convento, fu loro impossibile di procedere e poterono muoversi solo quando i religiosi vennero processionalmente a ricevere le reliquie.

Un soldato che ogni anno veniva alla tomba di Maria Maddalena morì in battaglia, ed i parenti piangendo domandavano alla santa perché aveva permesso che chi era stato tanto devoto di lei fosse morto sena far la confessione, allora il morto risuscitò e fra lo stupore di tutti fece chiamare un prete e quand’ebbe fatta con gran devozione la sua confessione e ricevuto il viatico, riposò in pace.

Una nave sulla quale erano molti passeggeri, uomini e donne, fece naufragio, ed una delle donne invocò S. Maria Maddalena facendo voto che se si fosse salvata ed avesse avuto u figliolo avrebbe consacrato alla vita monastica. Le apparve allora una donna dall’aspetto venerabile, che, presala per mano, la condusse alla riva. Poco dopo essa ebbe un figlio e fedelmente sciolse il suo voto.

Un cieco era venuto a visitare il convento ove riposava il corpo della santa, e la sua guida gli disse che stavano per entrar in Chiesa; il cieco allora gridò: «Santa Maria Maddalena, fate che io possa vedere la vostra Chiesa!». E tosto fu guarito.

L’elenco dei miracoli continua, ma a noi è sufficiente aver riportato questi, dai quali traspare tutto il candore, o, se si vuole, l’ingenuità della fede di quei tempi; ingenuità nella quale per certi aspetti entrava anche una forma di superstizione, ma che, nel complesso, nasceva da un sentimento profondo e da una fede robusta e piena di stupore per il soprannaturale, come è proprio di chi si accosta alle verità rivelate con l’animo semplice del fanciullo, piuttosto che con l’avara e sospettosa acribia del filologo intento a demolire tutto ciò che, nella Tradizione, sa di mitologico. La tragedia del cattolicesimo moderno è proprio questa: che i filologi hanno preso il posto degli uomini di fede e i sacerdoti, invece di pascere le pecorelle del Signore, ossia di custodirle e fortificarle nella fede, sembrano voler fare di tutto per demolirla, a colpi di filologia, di critica biblica, di esegesi tanto raffinate e intellettualistiche da rasentare lo scetticismo se non l’incredulità vera e propria: con quali effetti sul popolo dei fedeli, è facile immaginare — e, del resto, lo si può constatare e ormai toccare con mano.

Dunque non è poi così importante sapere se le Maria del mare erano tre, quattro, cinque o dieci; e non lo è neppure stabilire con assoluta certezza — e qui di certo scandalizzeremo quei tali filologi e biblisti eruditi — se davvero santa Maria Maddalena giunse sulle coste della Provenza e se fu proprio lei a gettare in terra di Francia il primo seme dell’evangelizzazione. È importante, sì, ma fino ad un certo punto; lo è più per gli storici e gli archeologi che per i cattolici in quanto tali: perché il prodigio di una devozione che persiste nel corso di secoli e secoli e che dura ancora oggi, in una certa località, ricollegandosi a tradizioni antichissime, suscita comunque ammirazione, rispetto e un senso di pietas e di umiltà, come è giusto quando ci si trova alla presenza di credenze che i nostri padri hanno coltivato con la massima serietà e compunzione, trovando in esse la luce e la serenità necessarie per vivere degnamente il pellegrinaggio terreno.

Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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