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Siamo fatti per la felicità e la vita, non per la paura

L’uomo è ordinato alla felicità e alla vita eterna: non alla paura permanente e all’angoscia di morte in cui vive da tropo tempo, e che, negli ultimi due ani, gli è stata letteralmente cucita addosso dal piano diabolico del Nuovo Ordine Mondiale, con il pretesto menzognero della cosiddetta pandemia e della conseguente emergenza sanitaria. La sua natura è quella di guardar e verso l’alto e non verso il basso; il fine della sua esistenza è la gloria di Dio e non il trionfo della menzogna e della disperazione, delle quali si alimenta il regno del diavolo.

Dobbiamo ricordarci del fine cui stiamo ordinati e riflettere bene sugli scopi che si prefiggono quanti hanno scatenato il colpo di stato mondiale del 2020 e ci vogliono tenere imprigionati in una bolla ipnotica fatta di menzogna e paura, angoscia e disperazione, cercando di abituarci a vivere così, una vita che non è vota, ma sopravivenza animalesca, lontani dagli affetti, dalle amicizie, da ogni forma di socialità, ricattati se non ci sottoponiamo all’inoculazione del siero genico sperimentale spacciato per vaccino, e costretti a subire l’eterna spada di Damocle delle restrizioni, delle nuove normative che ci proibiscono perfino di dare l’estremo saluto ai nostri cari e di organizzare per essi un funerale degno di questo nome. Dobbiamo ricordare e tener presente queste cose, se non vogliano fare gioco e quei signori cadere nella trappola che ci hanno preparato: nel momento in cui cominciamo ad abituarci all’assurdità quotidiana di una vita che non è vita, e ad accettare dei decreti illegittimi e criminali, che mirano a spossessarci della nostra stessa umanità, oltre che del lavoro e dei mezzi di sostentamento, per ridurci a una povertà diffusa nella quale dovremo mendicare un vergognoso assegno di cittadinanza, quello sarà il principio della nostra fine, e ben difficilmente potremo tornare indietro e recuperare ciò a cui abbiamo rinunciato: il diritto di vivere liberi e a testa alta, senza mascherina sul viso e senza il terrore di essere contagiati dal vicino o di essere multati dagli uomini in divisa.

Noi infatti siamo uomini finché conserviamo i sentimenti, l’affettività e la socialità; se rinunciamo a una sola di queste cose, o a due, o a tutte e tre, noi cessiamo di essere uomini e decadiamo a uno statuto ontologico inferiore, che non è nemmeno paragonabile a quello delle bestie, perché le bestie possiedono un istinto infallibile che le porta ad agire a favore della propria conservazione, e giammai per la propria distruzione. Sì, lo sappiamo: state pensando ai lemming, i roditori della Scandinavia che si suicidano in massa, gettandosi nell’oceano dalle ripide scogliere, quando la loro popolazione diviene troppo numerosa per assicurare alla specie i mezzi di sopravvivenza. Ebbene, scordatevi quel filmato di Walt Disney: anche se ce lo hanno mostrato in anni apparentemente non sospetti, faceva parte anch’esso del piano diabolico che ora è entrato nella fase decisiva, e che evidentemente era stato studiato e deciso parecchi decenni fa: era anch’esso un tassello della preparazione al Nuovo Ordine Mondiale, con il preciso scopo di creare in noi, dapprima a livello inconscio, una visione ultra-ecologista e neo-malthusiana, che, a suo tempo, si sarebbe rivolta contro noi stessi: se la popolazione umana diventa troppo numerosa, è necessario che si auto-elimini, o che si auto-riduca drasticamente. E se aborto, eutanasia e propaganda omosessualista (presentate al pubblico come sacrosante conquiste di civiltà) non bastano o non agiscono abbastanza in fretta, si ricorre a dei virus appositamente coltivati in laboratorio, oppure a dei falsi vaccini che creano gravissimi danni al sistema immunitari. L’obiettivo sempre e comunque lo stesso: far calare la popolazione mondiale, sopprimendo alcune centinaia di milioni di vite umane e facendo in modo che le vittime non si accorgano di stare collaborando alla propria eliminazione, anzi siano persuase di agire nell’interesse proprio e in quello collettivo. Se non vaccini, muori o fai morire qualcun altro, ha detto in conferenza stampa, mentendo spudoratamente, il presidente del Consiglio di questo governo antipopolare, antinazionale e anti-umano. Ecco: se noi ci abitiamo a tollerare simili menzogne da parte dei nostri statisti, siamo perduti.

E dunque, ricordiamolo sempre: noi siano ordinati alla felicità, perché siamo ordinati a ciò che è più nobile e alto nella nostra natura; e nella nostra natura la cosa più nobile e alta è la ragione, che ci distingue dagli animali e ci consente di godere dei più grandi piaceri intellettuali e spirituali. Per l’essere umano, il più grande piacere intellettuale e spirituale è contemplare la verità, la bontà, la bellezza e la giustizia: allora e solo allora la sua inquietudine si risolve in un supremo senso di pace; allora e solo allora l’uomo raggiunge il proprio fine naturale, e può dire di non aver vissuto invano. Ora, verità, bontà, bellezza e giustizia si trovano al sommo grado in Dio; nelle cose di quaggiù ve ne sono solamente alcuni fugaci riflessi che subito svaniscono e lasciano un senso d’insoddisfazione e di vuoto. In Dio, e solo in Dio, e non svaniscono, ma sono eternamente presenti; e perciò solo in Dio l’uomo trova la sorgente appagante e completa suscettibile di spegnere la sua sete. In Dio, e solo in Dio, l’uomo trova ciò che cerca, ciò a cui è destinato fin dall’istante del proprio concepimento: trova quella felicità che è il premio di una vita ben spesa, vissuta nella ricerca generosa e disinteressata di ciò che di più alto si può umanamente raggiungere. Chi crede di aver trovato lo scopo della propria vita in qualcosa di diverso da Dio, s’illude; s’illude l’artista che vive solo per la sua arte, e lo scienziato che vive solo per la sua scienza, e il sensuale che vive solo per gli amori terreni, e l’avaro che vive solo per accumulare ricchezze, e il vanitoso che vive per ricevere lodi e popolarità. Tutti costo, impegnati nella, ricerca del piacere, falliscono lo scopo: anche quelli che puntano più in alto, come artisti e scienziati, se non riescono a vedere che c’è qualcosa di più grande, di più nobile, di più luminoso e di più appagante delle loro opere e delle loro ricerche; qualcosa che è un Qualcuno, e quel Qualcuno è il Dio della vita di cui parlano i Vangeli, non un dio qualsiasi, non una Pachamama qualsiasi, adorata da un Bergoglio qualunque. È quel Dio che muore sulla croce e poi risorge il terzo giorno, e che dice di Sé: Io sono la via, la verità e la vita. Ed è quel Gesù Cristo che ammonisce i sadducei, negatori della vita eterna: Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui (Lc, 20,38). Infatti: cosa esisterebbe, chi vivrebbe, se non avesse ricevuto esistenza e vita da Lui? Tutto ciò che esiste, esiste perché Dio lo fa esister; tutto ciò che vive, vive perché il Signore Iddio lo fa vivere. E non ci sono né esistenza, né vita al di fuori di lui; al di fuori di Lui c’è solo il buio del non esistere e la notte di una vita che è simile alla morte.

Ecco perché non dobbiamo rassegnarci a questa vita che non è vera vita, ma un qualcosa di simile alla morte; a questo trascinare i giorni nell’angoscia e nella paura, guardando con diffidenza e sospetto il mondo intero; a questa agonia quotidiana che chiamano vita e protezione contro la malattia, ma è solo la rinuncia a vivere così come Iddio vuole, e ad accettare il progetto che il diavolo ha nei confronti dell’uomo: quello di tenerlo eternamente schiavo delle passioni, in questo caso della paura, e così da averlo in pugno, facendogli credere che morirà se si affiderà al vero Salvatore, che non è un falso vaccino spacciato per la panacea di tutti i mali, ma Colui che si è fatto Pane e Sangue per la nostra redenzione e la nostra vita eterna.

Scrive san Tommaso d’Aquino nelle Quaestiones disputatae de Veritate (8,1; Tommaso d’Aquino, a cura di Alessandro Ghisalberti, Edizioni San Paolo, 1999, pp. 65-66):

È chiaro […] che la beatitudine di qualsiasi natura razionale consiste nell’operazione più perfetta a lei propria; siccome ciò che è più perfetto in qualsiasi creatura razionale è l’intelletto, ne consegue che la beatitudine di qualsiasi creatura razionale consiste nella più perfetta visione dell’intelletto. La perfezione della visione intellettiva dipende poi dalla perfezione dell’intelletto; in questo senso si esprime Aristotele nell’"Etica", libro decimo: «La più perfetta operazione della vista compete a una vista ben disposta nei riguardi della più perfetta delle cose che cadono sotto la vista».

Dunque, se la creatura razionale nella sua visione più perfetta non pervenisse a vedere l’essenza divina, la sua felicità non sarebbe costituita da Dio, ma da qualcosa che è sotto Dio; ora, ciò è impossibile,dal momento che l’ultima perfezione di qualsiasi cosa è data da raggiungimento del suo principio. Siccome è Dio stesso il creatore immediato di tutte le creature razionali, come insegna la nostra fede, dunque secondo i dati di fede occorre dire che tutte le creature che raggiungono la beatitudine vedono Dio per essenza.

Gli uomini che cercano Dio con cuore sincero, dunque, sono destinati a vederlo: a vederlo in maniera riflessa e imperfetta in questa vita, e in maniera piena e perfetta nell’altra, quella eterna, che è la vita vera, alla quale si nasce passando per la porta stretta della morte del corpo. Se ci si scorda questo fatto, che la vita terrena è solo una preparazione, un faticoso pellegrinaggio verso la meta vera del viaggio della vita, si perde di vista l’essenziale. L’essenziale non è proteggere istericamente, assurdamente, egoisticamente, la vita fisica del corpo; ma giungere alla pienezza della vita vera, quella definitiva, che dura in eterno. Chi si preoccupa in maniera esagerata della vita terrena fa come colui che dedica tutte le sue cure a custodire notte e giorno degli oggetti dozzinali, e lascia alla mercé dei ladri gli oggetto di valore, le perle e l’oro fino: un comportamento del tutto irrazionale, che meriterebbe solo un sorriso di compatimento. Eppure, la maggior parte degli uomini si comporta proprio così: dedica ogni cura alle cose del corpo, alle cose della dimensione terrena, alla ricerca del piacere (non della felicità, che è un’altra cosa) in senso materiale e carnale; e trascura quello che ci rende simili a Dio: l’anima, che è destinata a una vita eternamente beata o eternamente infelice.

Attenzione: non si vuol negare, con questo, che gli uomini debbano conservare con cura la propria vita, evitando di esporsi a pericoli inutili e facendo tutto ciò che è necessario per curare e se possibile prevenire le malattie. Tutto questo è naturale, è giusto, è doveroso: la vita è un dono di Dio e perciò bisogna averne cura, così come si deve aver cura del corpo, che è il tempio dell’anima immortale. Bisogna però stare attenti a non scivolare in una inversione di valori e di prospettiva: la dimensione fisica ha valore perché rende possibile la dimensione intellettiva e quella spirituale, e non già viceversa; e quindi anche la vita del corpo ha valore, sì, ma non un valore assoluto, ad esempio non fino al punto di accettare, per difenderla a oltranza, ignobili compromessi morali o addirittura di consentire al male. I martiri sanno quel che fanno allorché rinunciano alla vita del corpo pur di non acconsentire a quel male supremo che è l’apostasia dalla Verità; una santa bambina come Maria Goretti ha affrontato la morte fisica per non farsi strappare il bene prezioso della purezza. Ora, i registi criminali della Grande Menzogna ci vogliono terrorizzare, facendoci credere che moriremo se non accetteremo tutte le inutili limitazioni e le stupide e irrazionali misure pseudo sanitarie che umiliano la nostra vita (ad esempio l’inspirazione quotidiana della propria anidride carbonica, portando tutti i giorni la mascherina), e non ci sottoporremo all’inoculazione del siero genico sperimentale, dentro il quale si cela un male più grande ancora di quello fisico che già produce tanti gravi effetti al livello del corpo: il male morale di cercare la propria sicurezza assumendo una sostanza che è stata realizzata utilizzando anche dei feti appositamente abortiti, nel quadro di un osceno mercato industriale che richiede migliaia e migliaia di sacrifici quotidiani di nascituri. Per questo monsignor Carlo Maria Viganò ha paragonato l’assunzione del siero genico sperimentale ad un vero e proprio contro-battesimo satanico: l’espressione non è esagerata, se ben si riflette alla natura essenziale di simile scelta. Accettare un sedicente farmaco fabbricato in tal modo, somministrato a tante persone con l’inganno e col ricatto, o addirittura con la violenza, significa acconsentire alla Grande Menzogna e a chi ne è il regista ultimo, il diavolo, che si serve di burattini e burattinai umani per raggiungere il suo scopo: allontanare definitivamente l’umanità dal vero Dio, che è il Dio della vita, e tenerla in proprio potere, adesso in questa vita terrena, e poi, dopo la morte, in quell’altra, che è eterna.

Ricordiamo ancora una volta le parole di Gesù Cristo: Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8, 31-32). Esiste dunque una stretta connessione fra la verità e la vita da un lato, e la menzogna e la morte dall’altro. Chi vive cercando la verità e servendo la verità, senza secondi fini, vive per la vita e nella vita vera; chi si nutre di menzogna e pascola nell’errore, vive per la morte e corre verso la morte. Non c’è solo la morte del corpo, che è inevitabile e naturale; c’è anche la morte dell’anima, ed è quella, che bisogna sommamene temere. Quante anime è come se fossero già morte, mentre il loro corpo è ancora vivo?

Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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