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26 Dicembre 2021Nel recente articolo Magia nera e satanismo nascosti nella letteratura? (pubblicato sul sito della Accademia Nuova Italia il 10/12/21) avevamo posto, in termini generali, il tema della presenza di spunti e suggestioni della magia nera e del satanismo nei testi degli scrittori contemporanei, molto spesso così ben dissimulati, oppure sotto apparenze così insospettabili, da renderne difficile il riconoscimento e perciò tali da "passare" nell’immaginario, o nel subconscio, del pubblico, senza che il lettore medio se ne renda neppure conto. Ora vogliamo riprende l’argomento, estendendo lo sguardo a quegli autori che hanno aderito a sette occultistiche, massoniche o pseudo spirituali, in realtà magiche e sataniche, e che pertanto nelle loro opere hanno inserito non semplici spunti o suggestioni, ma vere e proprie nozioni e precisi rituali, nonché una visione generale del mondo imbevuta delle loro perverse filosofie, solitamente dietro lo schermo di romanzi e racconti del terrore, così da conservare la finzione di una realtà del tutto immaginaria, creata per solleticare il segreto desiderio di aver paura di un certo tipo di pubblico, e intanto veicolare e diffondere idee e cerimoniali diabolici, sempre senza averne l’aria oppure fingendo di esecrare e condannare le forze occulte evocate dai loro personaggi. Infatti, se un certo scrittore frequenta attivamente ambienti e società di quel genere, come viene descritto nel memorabile Là-bas di J.K. Husymans (per i registi cinematografici degli ultimi anni la scelta sarebbe pressoché illimitata), non solo è naturalmente portato a trasporre nelle pagine dei propri libri le conoscenze segrete delle quali si nutre in quanto membro di tali società, ma è quasi certo che egli abbia anche ricevuto l’incarico, dai suoi superiori gerarchici, di familiarizzare le persone ignare con quei concetti e quei riti, con quella spiritualità rovesciata e quella religiosità abominevole, in particolare gettando il cattivo seme della superbia intellettuale luciferina in opposizione alla mitezza, alla semplicità e alla purezza d’animo che, nella visione cristiana, sono invece requisiti indispensabili per qualsiasi uomo di buona volontà che voglia onorare e servire il vero Dio e amare il prossimo come Egli comanda. La stessa cosa viene fatta, contemporaneamente e parallelamente, da centinaia e migliaia di cantanti, attori e uomini e donne di spettacolo in genere, nonché dagli autori e dai disegnatori di numerosi album a fumetti, e ora anche dagli ideatori di giochi elettronici. Si tratta di una manovra occulta, ma precisa e ben sincronizzata, diretta principalmente a un pubblico di giovani, più suggestionabile e più facilmente conquistabile facendo leva sulla sete del meraviglioso e dello straordinario che contraddistingue appunto specialmente la psiche giovanile.
A titolo di esempio, poiché l’elenco completo sarebbe vastissimo e noi non abbiamo certo la pretesa di esaurire l’argomento, ma solo di suggerire una linea di ricerca — possiamo citare cinque scrittori britannici del genere misterioso e orrorifico: Bram Stoker (1847-1912), Sax Rohmer (1883-1959), Arthur Machen (1863-1947) e Algernon Bkackwood (1869-1951) e Charles Williams (1886-1945, da non confondere con l’omonimo autore di gialli americano, del quale abbiamo parlato a suo tempo e che non c’entra nulla con tale filone occultistico), tutti appartenenti alla famosa (o famigerata) Golden Dawn, la Società dell’Alba Dorata, nella quale si distinse il mago nero Aleister Crowley, la cui influenza culturale si espande per tutto il XX secolo ed esorbita dall’ambito letterario, investendo, ad esempio, taluni temi e aspetti figurativi dei Beatles, raggiungendo così e suggestionando, sia pure in forme estremamente volgarizzate e quasi impercettibili, un pubblico immensamente vasto, quale mai gli occultisti dei primi anni del Novecento avrebbero sperato, e forse neppure desiderato, coinvolgere. Bisogna infatti tener presente che, alla domanda su cosa spinga un intellettuale, uno scrittore o un poeta, magari famoso, come è il caso di W.B. Yeats, ad entrare in simili circoli e confraternite, la risposta fondamentale è che egli aspira a raggiungere e coltivare una conoscenza segreta che sia molto più elevata, e non certo qualcosa d’inferiore, della conoscenza spirituale ordinaria, in particolare quella propria del cristianesimo. L’occultista che aderisce a tali circoli è in definitiva un orgoglioso e un impaziente: egli vorrebbe tutta e subito la conoscenza delle verità segrete, ma la vorrebbe conquistare da se stesso, con l’aiuto di maestri umani oppure di spiriti disincarnati che s’illude di avere a propria disposizione, e di poter controllare e dirigere proprio come un apprendista stregone, senza sospettare, a quanto pare, che le intelligenze extra-umane, se sono buone, non obbediscono ai comandi dei mortali, e se si presentano allorché vengono evocate, certamente non sono buone, ma soprattutto non sono chi dicono di essere.
Nella corposa Introduzione al volume di Algernon Blackwood John Silence, detective dell’occulto, senza firma, ma redatta e dal curatore della collana Gianni Pilo, si leggono queste significative osservazioni (Roma, Fanucci, 1977, pp. 8-9):
Il "revival" della magia (da intendersi, però, nel senso superiore di "scienza dell’Io", e in al livello della ciarlataneria corrente), il rifiorire dell’esoterismo, del misticismo, del rifiorire delle dottrine tradizionali, hanno di riflesso portato l’attenzione anche su determinati personaggi e associazioni fino ad oggi poco considerati. Sono venuti così alla luce singolari collegamenti, rapporti e correlazioni che, in effetti, seppure in stile parecchio sensazionalistico, erano già stati adombrati nel 1960 da Louis Pauwels e Jacques Bergier in un libro ormai famoso ["Il mattino dei maghi"].
Non è un semplice caso che alcuni di questi personaggi siano degli scrittori per l’esattezza, degli scrittori i quali, non accontentandosi del mondo reale in cui vivevano, ne hanno creati degli altri, quasi in alternativa. Mondi dominati dal fantastico, dal terrore, dal meraviglioso, dall’occulto: per citarne solo alcuni, l’austriaco Gustav Meyrink, il tedesco H.H. Ewers, l’americano H.P. Lovecraft, il belga Jean Ray, gli inglesi Arthur Machen e Algernon Blackwood.
Questi ultimi due avevano una caratteristica in comune: assieme a Bram Stoker, l’autore di "Dracula", a Sax Rohmer il creatore di Fu Manchu, a Charles Williams (lo scrittore fantastico, non il "giallista"), ai famosissimo poeti e Premi Nobel T. S. Eliot e W.B.Yeats, a Florence Farr celebre attrice amica intima di G.B. Shaw, all’astronomo William Peck, a Moira Bergson (sorella del filosofo), all’ingegnere Allan Bennet, a Gerald Kelly presidente della Royal Academy, essi facevano tutti parte della Hermetic Broterhood of the Golden Dawn in the Outer, cioè della Confraternita Ermetica dell’Alba d’Oro all’Esterno.
La vicenda di questa setta segreta si può così riassumere: nel 1887 tre appartenenti alla Societas Rosicruciana in Anglia (fondata nel 1867, e di cui aveva fatto parte anche lo scrittore inglese Edward Bulwer-Lytton) entrarono in circostanze ancora poco chiare in contatto epistolare con una occultista tedesca di nome Anna Sprengel. Costei comunicò ai tre per lettera una iniziazione particolare e dei rituali magici tramandati nell’ambito rosacroce e massonico della Germania. Nacque così in Inghilterra la Golden Dawn, alla cui testa erano i tre citati ex-appartenenti alla SRIA: W.R. Woodman, W.W. Westecotte S. L. Mathers. La setta si diffuse ben presto nell’isola e in Francia (meno fortunati furono i tentativi negli Stati Uniti): si crearono dei "templi" in case private, vi fu una complessa gerarchia, vari gradi di iniziazione, rituali magici, teorie cosmogoniche e così via. A causa però di un susseguirsi di contrasti interni non solo "dottrinari" ma anche a livello personale, l’ordine subì una serie di scissioni (i "celtici" con Yeats da un lato, i membri cristiani da un altro, il noto mago Aleister Crowley da un altro ancora) e nei primi anni del Novecento, tra il 1901 e il 1905, esso può considerarsi come non più operante. L’influenza delle teorie che erano al fondo di riti e cerimonie (la ricerca di uno "stato di coscienza" superiore a quello normale di veglia, la lotta del Bene contro il Male, l’esistenza di intelligenze extra-umane e formidabili, il loro riflesso sui mortali, la realtà di un sapere nascosto) ebbero [sic] un influsso decisivo su quei suoi adepti che erano anche degli scrittori.
Riflessi delle teorie della Golden Dawn possono così rintracciarsi, ad esempio, nel "Dracula" di Bram Stoker (1897), nelle avventure di Fu Manchu di Sax Rohmer (iniziate nel 1913 con "Ther Mystery of D. Fu Manchu" e proseguite per un totale di quindici opere sino a "The Emperor Fu Manch" del 1959, l’anno della morte dell’autore), nel "Great God Pan" (1895) e "The Three Impostors" (1896) di Arthur Machen, in moltissime opere di Algernon Blackwood. Naturalmente si tratta di riferimenti spesso indiretti, velati da atmosfere di incubo, mistero e terrore, in cui i quattro citati scrittori erano maestri: è chiaro tuttavia, per chi conosce il multiforme ambiti dell’occultismo occidentale, che le loro opere si rifanno a precise dottrine iniziatiche tendenti, per esempio, ad un "risveglio dell’Io", ad un’acquisizione di quella conoscenza superiore che, come s’è detto, costituiva l’obiettivo principale della Golden Dawn in quanto società esoterica ed iniziatica.
Indipendentemente da ciò, nulla si deve togliere alla loro importanza nella storia della letteratura fantastica: un altro "grande" del genere, H.P. Lovecraf, li definisce infatti tutti come "i maestri moderni" nel capitolo conclusivo del suo saggio "Supernatural Horror in Literature" del 1927.
Riassumendo. Se io o voi siamo degli appassionati del genere, leggiamo i libri di questi autori e godiamo ad immergerci nelle atmosfere e nelle situazioni di paura, mistero e orrore da essi evocate con indubbia maestria letteraria. Può anche succedere che in tali romanzi e racconti s’intraveda qualcosa di simile a una lezione morale, e che tale moralità presenti delle somiglianze apparenti con quella che viene in primo luogo dalla legge naturale, e in secondo luogo dalla dottrina cristiana. Ma si tratta di un’impressione ingannevole: anche se in alcuni racconti, ad esempio Culto segreto d Algernon Blackwood (letterariamente pregevole), compaiono preti cattolici in funzione di esorcisti, in realtà si può stare certi che la filosofia morale contenuta in tali opere, ispirate dalla "sapienza" della Golden Dawn, non solo non ha nulla a che vedere con quella del Vangelo, ma è del tutto inconciliabile e diametralmente opposta ad essa. È una sapienza tutta umana, sebbene pretenziosamente paludata, e semmai con forti risvolti diabolici, che si contrappone alla vera sapienza divina: questo è il nocciolo del discorso. Che poi si fossero avvicinati alla Golden Dawn anche degli intellettuali di estrazione cattolica, così come ad altri ordini occultistici ed iniziatici similari, altro non dimostra se non l’immensa confusione che regnava, e regna più che mai, nella testa e nell’anima di tanti, troppi sedicenti cristiani e cattolici.
Del resto, proviamo a considerare i quattro punti attorno ai quali ruota tale sedicente "sapienza", così come li mette a fuoco l’autore sopra citato.
Uno. La ricerca di uno "stato di coscienza" superiore a quello normale di veglia. È un aspetto tipico del decadentismo, del quale siffatte società e confraternite possono considerarsi l’espressione esoterica e misticheggiante. Inutile dire che una delle vie battute da quei signori era, ed è, quella degli stupefacenti. E inutile soprattutto precisare che un tale stato di coscienza "superiore" non ha, di superiore, se non la pretesa di guardare dall’alto in basso, con malcelato disprezzo, l’umanità comune, e in particolare il semplice credente, magari il bambino o la vecchietta che pregano con fervore e con semplicità il Dio fattosi Uomo per la salvezza di molti (non di tutti, ché altrimenti non vi sarebbe il libero arbitrio).
Due. La lotta del Bene contro il Male. Certo: perché tali sette e società credono nella lotta perenne fra i due principi, del Bene e del Male. Da ciò si capisce che sono radicalmente anticristiane: fanno del Male un principio metafisico pari al Bene, cioè equiparano il Diavolo a Dio, e magari li considerano due aspetti o manifestazioni di una stessa divinità. Il che è satanico.
Tre. L’esistenza di intelligenze extra-umane e formidabili, il loro riflesso sui mortali. Qui si pone tutto il discorso sulle evocazioni degli spiriti, i quali, come nel caso di Crowley e del demone Aiwass, da lui evocato in Egitto, certamente sono spiriti malvagi, oppure, come nel caso dello spiritismo di Allan Kardec, sono entità disincarnate di dubbia provenienza, sicuramente però non buone e perciò potenzialmente pericolose, per la ragione detta sopra.
Quattro. La realtà di un sapere nascosto. È questo il nocciolo della questione: gli occultisti aspirano al possesso di un sapere nascosto perché non si contentano di quello accessibile a tutti. Aristocratici nel senso peggiore della parola, cioè pieni di altezzosità e di superbia, si ritengono capaci di aspirare a una conoscenza superiore e perfetta, rispetto alla quale quella degli uomini comuni non è che rozza superstizione. In fondo sono anche degli illuministi, solo che il loro misticismo non si rivolge alla scienza e al progresso, ma alla Cabala e alla demonologia. In comune con l’illuminismo hanno il disprezzo verso il cristianesimo e l’esaltazione delle possibilità umane. Insomma, una brutta razza.
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