Jacopo Torriti e Pietro Cavallini, preludio a Giotto
17 Dicembre 2021
Cosa c’era nelle pergamene di Bérenger Saunière?
19 Dicembre 2021
Jacopo Torriti e Pietro Cavallini, preludio a Giotto
17 Dicembre 2021
Cosa c’era nelle pergamene di Bérenger Saunière?
19 Dicembre 2021
Mostra tutto

La sapienza umana e la vera sapienza

Che cos’è la sapienza, la vera sapienza? È una facoltà umana, o è qualcosa di più che umano? Come la si riconosce e, soprattutto, come la si acquisisce?

La sapienza è la stessa cosa della conoscenza del vero: è sapiente chi conosce il vero; è ignorante chi non lo conosce. La sapienza non va confusa con la cultura, tanto meno con la cultura intesa in senso accademico: non è sapiente chi ha letto molti libri e collezionato titoli di studio, o può vantare numerose pubblicazioni, o viene invitato a tenere conferenze presso un pubblico disposto a fare la fila per entrare in sala. Tutte queste cose si possono fare senza aver mai neanche intravisto il vero; e si possono ricevere grossi premi culturali e appaganti riconoscimenti pubblici, pur essendo rimasti per tutta la vita nell’anticamera della verità — o forse più lontano ancora. Può essere sapiente anche una persona illetterata, perché i soli presupposti necessari ad acquisirla sono l’intelligenza, il buon senso e il sincero desiderio di cercare il vero, sempre, in qualunque circostanza ed a qualsiasi costo, senza stancarsi mai. E tuttavia non è, semplicemente, sinonimo di saggezza: è qualcosa di più. La persona saggia ha accumulato una grande esperienza di vita e sa guardare dall’alto le cose per le quali la maggior parte degli uomini brama, teme e si affanna; ma non è detto che si sia avvicinato al vero. La persona sapiente, invece, ha compiuto quest’ultimo passo; e, se è certo che non si finisce mai d’imparare, perché la vita ha sempre qualcosa di nuova da insegnare, è altrettanto certo che colui al quale manca sempre qualcosa per potersi dire sapiente evidentemente non ha raggiunto la vera sapienza, ma solo qualcosa che, vista da lontano, le somiglia. Ma che cos’è, allora, in che cosa consiste, la vera sapienza? Abbiano detto che è la stessa cosa della conoscenza del vero; perciò è necessario chiedersi: che cos’è il vero?

Per rispondere a questa domanda, bisogna chiedersi se esiste un luogo, un punto, una realtà, in cui si concentra e si compendia tutto ciò che è vero. È evidente infatti che il cercatore del vero non deve andare alla ricerca delle singole cose che sono vere, e poi farne la somma; deve, al contrario, cercare la verità che è nelle cose, e, dopo averne passato in rassegna un certo numero, pervenire a quella verità che è comune a tutte, a quella verità che è la condizione affinché una cosa possa dirsi vera e non falsa. Ora, noi affermiamo che è Dio tale verità essenziale e tale condizione per la verità di tutto ciò che è vero; che Dio è la Verità stessa, pertanto chi cerca il vero, cerca Dio, mentre chi non cerca il vero, chi disprezza il vero, chi ama rotolarsi nella menzogna, costui è l’ateo che si tiene lontano da Dio e afferma con arroganza che Dio non esiste.

Leggiamo nel Libro della Sapienza (1,1-7):

1,1 Amate la giustizia, voi che governate sulla terra,

rettamente pensate del Signore,

cercatelo con cuore semplice.

2 Egli infatti si lascia trovare da quanti non lo tentano,

si mostra a coloro che non ricusano di credere in lui.

3 I ragionamenti tortuosi allontanano da Dio;

l’onnipotenza, messa alla prova, caccia gli stolti.

4 La sapienza non entra in un’anima che opera il male

né abita in un corpo schiavo del peccato.

5 Il santo spirito che ammaestra rifugge dalla finzione,

se ne sta lontano dai discorsi insensati,

è cacciato al sopraggiungere dell’ingiustizia.

6 La sapienza è uno spirito amico degli uomini;

ma non lascerà impunito chi insulta con le labbra,

perché Dio è testimone dei suoi sentimenti

e osservatore verace del suo cuore

e ascolta le parole della sua bocca.

7 Difatti lo spirito del Signore riempie l’universo

e, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce.

Si può giungere a Dio con le due strade della ragione naturale e della fede; ma per giungere al vero Dio, e non a un dio qualsiasi, a un simulacro di Dio che poi magari è uno dei volti del demonio, occorre la Rivelazione, illuminata dalla grazia. Dunque con la ragione naturale si può arrivare al dimostrare l’idea di Dio; per giungere alla contemplazione di Dio, che non è solo un fatto intellettuale ma anche un fatto di amore, adorazione e slancio dell’anima verso l’assoluto, ossia per giungere alla vera sapienza, è necessario che la ragione si accompagni alla fede e che permetta alla fede di guidarla, indirizzarla, ispirarla. La ragione, da sé sola, può condurre al vero (può, si badi, se rettamente adoperata), ma senza arrivare sino in fondo al suo cammino: essa ha pur sempre bisogno di qualcosa che la sorregga e la illumini, e quel qualcosa è la fede. La ragione senza la fede è cieca; la fede senza la ragione è superstizione. Entrambe sono perciò necessarie per giungere al vero, ma mentre la prima è solo un mezzo o uno strumento, la seconda è anche il contenuto di ciò che l’anima va cercando.

La disanima più completa e persuasiva del rapporto fra sapienza umana, debole e fallace, e sapienza vera, divinamente ispirata, si trova nella Prima lettera ai Corinzi di san Paolo, dove la teologia dell’Apostolo delle genti tocca uno dei vertici assoluti. La pietra del paragone, per lui, è la Croce di Cristo: chi l’accetta, in qualche misura arriva a comprenderla (per quanto umanamente ciò sia possibile), e perviene così alla vera sapienza; chi la rifiuta, chi la considera una follia e se ne allontana scandalizzato, costui è privo della sapienza divina, e si pasce solo della sapienza del mondo. Ma con la sapienza del mondo non si arriverà mai a comprendere le cose divine, né il piano di salvezza che Dio ha predisposto dagli abissi del tempo, quando ancora il mondo non esisteva. La sapienza del mondo giudica inaccettabile il mistero della Croce; e infatti i dominatori del mondo non hanno riconosciuto la Verità e hanno voluto mettere a morte Gesù Cristo e perseguitare i suoi seguaci. Ma la vera sapienza non è di questo modo: riguarda le cose divine, che s’intersecano con quelle umane solo nella misura in cui queste ultime sono state predisposte per accogliere la Rivelazione che Dio, nella Sua infinita bontà, aveva preordinato fin da prima che le cose cominciassero ad esistere. Perciò, per riempirsi della vera sapienza occorre svuotarsi di quella falsa. La vera sapienza è spirituale, ed è propria dell’uomo spirituale; la falsa sapienza è carnale, ed è propria dell’uomo carnale. L’uomo carnale vede e giudica tutto secondo la sua prospettiva, egoistica e materialista: per lui non c’è nulla che ecceda la misura dell’umano, nulla che si ponga al di sopra di esso, ma tutto è generato dalla materia e trova la sua spiegazione nella ragione strumentale e calcolante, frutto dell’amor di sé.

1, 18 La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. 19 Sta scritto infatti:

Distruggerò la sapienza dei sapienti

e annullerò l’intelligenza degli intelligenti.

20 Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? 21 Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. 22 E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, 23 noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; 24 ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. 25 Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.

26 Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. 27 Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, 28 Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, 29 perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. 30 Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, 31 perché, come sta scritto:

Chi si vanta si vanti nel Signore.

2, 1 Anch’io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. 2 Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. 3 Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; 4 e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, 5 perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.

6 Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; 7 parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. 8 Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 9 Sta scritto infatti:

Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,

né mai entrarono in cuore di uomo,

queste ha preparato Dio per coloro che lo amano.

10 Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. 11 Chi conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. 12 Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato. 13 Di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. 14 L’uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. 15 L’uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno.

16 Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo dirigere?

Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo.

3, 1. Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. 2 Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete; 3 perché siete ancora carnali: dal momento che c’è tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana?
4 Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini?

5 Ma che cosa è mai Apollo? Cosa è Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede e ciascuno secondo che il Signore gli ha concesso. 6 Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. 7 Ora né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. 8 Non c’è differenza tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. 9 Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio.
10 Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. 11 Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. 12 E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, 13 l’opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. 14 Se l’opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; 15 ma se l’opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco. 16 Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 17 Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.

18 Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; 19 perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti:

Egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia.

20 E ancora:

Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani.

21 Quindi nessuno ponga la sua gloria negli uomini, perché tutto è vostro: 22 Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! 23 Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.

Queste parole dell’Apostolo ci forniscono una preziosa chiave di lettura della storia, e perciò anche dagli eventi presenti, che turbano così in profondità il nostro cuore. Forse la vera ragione per cui siamo scivolati in una situazione così tetra, così assurda, così mortificante, come quella che stiamo vivendo con il colpo di Stato mondiale che ha preso a pretesto la falsa pandemia per stendere una rete di terrore sul mondo intero, è la dimenticanza della vera sapienza e l’esserci messi nelle mani di falsi sapienti, i quali, gonfi di presunzione e di sapienza umana, carnale e perciò stesso erronea e peccaminosa, ci stanno trascinando sempre più lontano dal vero e dal bene. Ora infatti possiamo vedere, con una chiarezza quale mai fino a questo tempo era accaduto di scorgere, che la sapienza umana, fatta di una falsa scienza e di una tecnologia diabolica, è l’inferno, o il preludio all’inferno sulla terra; e che in definitiva altro non è che lo strumento del quale si serve l’antico avversario, il demonio, per tormentare l’umanità. Non è con essa che usciremo dalla presente crisi, anzi con essa continueremo a scendere lungo la china che conduce ad una condizione sempre più disperata, sempre più — alla lettera – infernale. L’inferno, infatti, è il luogo della massima lontananza da Dio e della totale privazione di Lui e della Sua luce: e non è forse questo il mondo di tenebra, di menzogna e di cattiveria che i nostri diabolici leader stanno costruendo un passo alla volta, sotto i nostri occhi e con la nostra stessa collaborazione?

Dobbiamo rientrare in noi stessi, prima che sia troppo tardi; dobbiamo tornare a Dio e ritrovare la vera sapienza, che è la sapienza dell’uomo spirituale, fatta di giustizia, fortezza, prudenza e temperanza, e illuminata dalla fede, dalla speranza e dalla carità. E al diavolo la falsa sapienza insieme a tutti i suoi diabolici sacerdoti, i quali vorrebbero trascinarci con loro all’inferno, nel mondo senza Dio. Che ci vadano da soli, poiché è quello che vogliono; ma che siano risparmiati gli innocenti, e specialmente i bambini.

Fonte dell'immagine in evidenza: sconosciuta, contattare gli amministratori per chiedere l'attribuzione

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
Hai notato degli errori in questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.