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Da un mondo in putrefazione nasce il mondo nuovo

Il colpo di stato mondiale, la farsa pandemica e il Great Reset hanno avuto, se non altro, il merito di far cadere le maschere e mostrare fino a che punto di putrefazione fosse giunto il vecchio mondo, il mondo nel quale ci eravamo gradualmente abituati a vivere: gradualmente, secondo la precisa strategia del potere, in modo che non ci accorgessimo di quanto mefitica, velenoso e intollerabile fosse l’atmosfera che respiriamo quotidianamente. Ora si può vedere fino a che punto di corruzione, di conformismo, di piaggeria e di totale amoralità sono giunte tutte le istituzioni pubbliche e private, nessuna esclusa: nemmeno la Chiesa cattolica. Tutte si sono mostrate marce fino al midollo: gusci vuoti senza più contenuto, popolate solo da avidi mercenari e da banderuole che seguirebbero qualsiasi vento. Erano già così, marce fino al midollo, da molto, molto tempo: adesso stanno semplicemente cadendo dal ramo, in avanzata fase di putrefazione. La cosa incredibile è che la maggior parte di noi vivesse in un simile ambiente senza avvedersene, senza trovarci nulla di strano, nulla di sconcio: ciò significa che un po’ di quella putrefazione è penetrata anche in noi, nelle nostre menti e forse nelle nostre anime.

Chiunque abbia parlato con degli insegnanti, o degli infermieri, o dei medici, o dei poliziotti, o dei carabinieri, che siano in servizio da alcuni decenni, e non da pochi mesi o pochi anni, saprà che da molto tempo è diffuso un crescente disagio, una crescente confusione e un crescente malcontento. In ciascuna delle rispettive istituzioni si è smarrita la ragione originaria per la quale sono state create e hanno svolto la loro funzione: la scuola si è burocratizzata, e così la sanità; le forze dell’ordine sono ostacolate nello svolgimento del loro lavoro e si vedono obbligate a svolgere delle funzioni che non rientrano in esse o che contrastano gravemente con i principi della Costituzione, sulla quale esse hanno prestato giuramento. E quel che è peggio, gli insegnanti più scrupolosi, gli infermieri e i medici più sensibili, i poliziotti e i carabinieri più dotati di senso del dovere, fremono e soffrono perché si sentono a disagio, in un ambiente che non riconoscono più, che non è quello nel quale erano entrati e al quale avevano deciso di dedicare la loro vita. Di più: già da alcuni anni, e cioè da ben prima che il governo imposto dal potere finanziario decidesse l’obbligo vaccinale de facto per i membri di tali categorie, alcuni di questi uomini e donne hanno cominciato a pensare di andarsene, di non vedere la ragione per rimanere in un luogo e in una funzione che non sono più quelli in cui avevano sempre creduto. Se migliaia di maestre e professori hanno accettato di mettersi la mascherina in classe e vaccinarsi per obbedire alle ingiunzioni del governo; se migliaia di medici e infermieri hanno accettato di applicare i protocolli sanitari del ministro Speranza invece di curare i malati secondo scienza e coscienza; se migliaia di poliziotti e carabinieri hanno accettato di essere impiegati per reprime e multare dei coniugi anziani che commettono il terribile crimine di andare a fare la spesa insieme, o un poco al fuori del proprio territorio comunale; dei piccoli commercianti rei di non rispettare il coprifuoco, o di non rispettare l’obbligo del green pass; o per caricare e irrorare con gli idranti dei pacifici lavoratori che stanno legittimamente scioperando o manifestando, tutto ciò non è accaduto per caso, da un giorno all’altro. Significa che qualcosa non andava più per il suo verso da molto tempo, e il senso etico e professionale di tante persone si erano pericolosamente indeboliti sotto la pressione di un potere sempre più autoritario e pervasivo, e sempre più ipocrita e sfrontato nel far passare le sue decisioni come dettate da santa preoccupazione nei confronti dei cittadini.

Ora si assiste all’obbrobrio di vedere i medici che tacciono di fronte alla volontà criminale del governo di far vaccinare i bambini sotto i dodici anni e perfino i lattanti di pochi mesi: e diciamo "vaccinare" per farci capire, ma sappiamo tutti, e lo sanno soprattutto i medici, che già usare questa parola è un inganno, perché non si tratta affatto di un vaccino, ma di un siero genico sperimentale: Genico: che agisce sul genoma e quindi può avere effetti collaterali che si ripercuotono nel tempo, perfino da una generazione all’altra. Sperimentale: che non è stato sottoposto alle necessarie verifiche nei tempi stabiliti dalla comunità scientifica, ma è stato approntato in fretta e furia e messo in commercio quando solo pochissime verifiche erano state fatte, nessuna delle quali significativa se non sul breve periodo. Eppure quasi nessun medico, nessuno scienziato trova il coraggio morale e la dignità umana di levare la voce contro una cosa del genere; nessuno osa dire forte e chiaro che quei bambini non corrono alcun rischio anche nel caso contraggano il Covid, mentre ne corrono, fino a prova contraria, facendosi inoculare il siero. Ciò significa una cosa sola: che il coraggio morale e la dignità umana di tantissime persone sono andate a farsi benedire; anche di persone che occupano posti di responsabilità nella vita sociale, e dal cui assenso, o dal cui silenzio, dipende che lo scempio del piano criminale portato avanti dal satanico potere finanziario col pretesto dell’emergenza sanitaria possa proseguire indisturbato. E quando in una società le persone che occupano posti di responsabilità per il benessere di tutti, vengono meno alla loro dignità umana e smarriscono il loro coraggio morale, o lo seppelliscono sotto una montagna di alibi e di comodi pretesti, allora quella società non è solamente malata: è morente, e la sua agonia si trova già in una fase moto avanzata. Chi non vede questo, chi non vede che stiamo vivendo in una società agonizzante, non ha più occhi per vedere la realtà: è come un morto vivente. Il mondo attuale è pieno di anime morte: gente che crede di essere viva e invece è come se fosse già morta, perché chi non vede la realtà per quella che è (una mela è una mela, diceva san Tommaso d’Aquino), ma crede a tutte le menzogne che il potere diffonde per mezzo dei mass-media interamente asserviti, è solo un cadavere che se ne va in giro come se fosse un vivo, ma non ha più vera vita da vivere.

A tutto ciò si aggiunga il clima avvelenato che il potere ha diffuso in ogni ambiente pubblico e di lavoro da quando, facendo leva cinicamente sul terrore pandemico, è riuscito a far sì che una parte delle persone iniziasse a divenire sospettosa e paranoica nei confronti dei vicini e dei colleghi: a cercare fra essi il pericolosissimo untore, il nemico occulto, stupido ed egoista, che, rifiutando di vaccinarsi, contribuisce alla diffusione di un morbo che non dà scampo. Ed è così che rapporti di vicinato e di lavoro che si erano consolidati nel tempo, fatti di collaborazione disinteressata e di reciproca stima e fiducia, si sono sgretolati miseramente nel giro di poche settimane o pochi giorni: al posto della stima, della fiducia e della collaborazione è subentrata la guerra, fatta d’insinuazioni, sospetti, frasi pungenti, allusioni indiscrete, se non di denunce vere e proprie fatte all’autorità affinché siano controllate le credenziali di purezza sanitaria del vicino o del collega, col quale prima si chiacchierava volentieri e si andava anche al bar a bere qualcosa insieme, scambiandosi le confidenze abituali sulla famiglia, la salute e cose del genere. Peggio ancora: molte persone, molti lavoratori, senza alcuna necessità, perché avrebbero potuto rifiutare, si sono assunti l’incarico di controllori. In ogni scuola, in ogni presidio ospedaliero, in ogni stazione delle forze dell’ordine, qualcuno si è preso la briga di verificare ogni mattina che tutti i colleghi abbiano il green pass e, dal 16 dicembre, il super green pass. Anche nelle aziende private qualcuno, il proprietario o qualcuno da lui delegato, si è assunto tale incarico, per conto delle autorità statali: farsi mostrare il geen pass o il certificato dei tamponi effettuati ogni 48 ore, pena l’esclusione dal posto di lavoro. Molti di loro avrebbero potuto rifiutarsi: avrebbero potuto dire: non rientra nelle mie mansioni, cercate qualcun altro. Ma non l’hanno fatto. Molti bidelli, molte maestre, molti professori hanno acconsentito a farsi spie e sorveglianti dei loro colleghi: vantandosi, per giunta, del proprio nobilissimo senso civico, mentre di fatto hanno collaborato ad una odiosa discriminazione. Molti imprenditori avrebbero potuto chiudere un occhio, o almeno agevolare i dipendenti, ad esempio pagando loro i tamponi: ma non l’hanno fatto, anzi, alcuni hanno spinto il loro zelo a escludere dal lavoro perfino i propri parenti e congiunti; e noi ne conosciamo personalmente. E che dire dei dirigenti scolastici o dei direttori sanitari? Potevano dire, sì o no, che farsi cani da guardia di un’emergenza sanitaria tutta da verificare non rientrava nelle loro funzioni? Il fatto che nessuno, o uno in tutta Italia, si sia preso questa libertà, indica a che punto di appiattimento e di conformismo era giunta, da tempo, l’amministrazione pubblica in Italia. Non più gente che pensa con la sua testa, agisce con un cuore, e tiene conto di tutte le circostanze; ma banalissimi yes-men che sanno solo obbedire ed eseguire, come docili strumenti, buoni per qualsiasi impiego.

È triste, ma in questo modo la pubblica amministrazione e in parte anche il settore privato, si stanno privando di alcuni dei loro lavoratori migliori. Quelli che resistono, quelli che non si piegano, quelli che si fanno sospendere e licenziare ma rifiutano farsi inoculare il siero malefico, sono gli elementi più preziosi che la scuola, la sanità, le forze dell’ordine avessero nelle loro file: gli uomini e le donne più lucidi, più conseguenti e soprattutto più coraggiosi. Ora l’amministrazione pubblica li ha perduti, probabilmente per sempre. Peggio per lei. La scuola scenderà altri due o tre gradini sulla scala ormai inarrestabile della dissoluzione; e la stessa cosa si può dire per gli altri settori. Le menti creative, le persone con la schiena dritta non si piegano a un’imposizione così palesemente assurda e illegale: se ne vanno; ma guai a quello Stato che si priva di simili elementi. Restano solo i conformisti, i passivi, i rassegnati, gli yes-men. Gente che si trova dappertutto, a un tanto il chilo come la merce dozzinale; ma quegli altri, no che non si trovano dappertutto. Gli altri sono merce rara e preziosa: una saggia amministrazione se li terrebbe cari come le pupille dei propri occhi. Il fatto è che all’amministrazione pubblica non importa se la scuola va a picco, se la sanità va a picco, se le forze dell’ordine sono allo sbando e non osano neanche più arrestare uno spacciatore che "lavora" alla luce del sole (e non per mancanza di coraggio, ma per le conseguenze legali che possono ricadere su chi effettua l’arresto!), per la semplice ragione che i suoi vertici non sono pagati per questo. Sono pagati per fare un altro lavoro: eseguire le direttive del grande potere finanziario. Lo Stato è ormai una sua agenzia, una sua appendice. Non è più buono quello che è buono per lo Stato italiano e per il popolo italiano: è buono quello che è buono per le gradi banche internazionali che speculano sulla rovina dell’Italia.

Ma mentre questo mondo marcio sta morendo, un mondo nuovo e pulito sta incominciando a nasce e a organizzarsi. A lato della scuola pubblica, le scuola parentali; a lato della sanità pubblica, delle forme di sanità non convenzionali; e a lato della falsa chiesa di Beroglio, che benedice i vaccini e fa l’elogio pubblico dell’abortista Joe Biden, la vera chiesa dei veri credenti, che resta sempre e comunque fedele a Gesù Cristo e al magistero perenne. Sì: un mondo sta sparendo, sprofondando ogni giorno di più nella palude delle sue miserie e delle sue contraddizioni; e un mondo nuovo sta sorgendo, formato da gente sana, desiderosa di respirare un’altra aria, di mandare i propri figli a ricevere un’altra educazione. In una scuola dove non siano proibiti i canti di Natale per non offendere gl’islamici, e dove non siano aboliti i crocifissi per non dispiacere agli ebrei. Di una scuola dove non sia proibito chiedere a un bambino chi sono il suo papà e la sua mamma, per non recare offesa alle famiglie formate da due padri o da due madri, che si sono procurati in vario modo dei figli da allevare, anche acquistandoli su catalogo mediante la pratica dell’utero in affitto. Se un mondo marcio e decrepito sta scomparendo, un mondo sano e vitale sta emettendo i primi vagiti e si prepara a muovere i primi passi. Un mondo dove non ci sarà più la televisione, o non certo questa televisione: un veicolo di diffusione dell’ideologia al potere così abietto, così miserabile, che ormai le varie reti sono arrivate al punto d’invitare l’un l’altra i propri conduttori per ripetere le stesse menzogne, mostrando così che non esiste alcuna concorrenza — base e fondamento della libertà d’informazione – ma che mangiano tutti dalla stessa greppia. Stessa cosa per i giornali: immondizia illeggibile, nauseante, che si può usare solo come carta igienica, salvo rarissime eccezioni, che ci piace mettere nero su bianco: La Verità, per esempio. Ma la gente ha capito che siffatti giornali non meritano la spesa di acquistarli: e infatti le vendite sono in caduta libera, perché perfino i più ingenui e creduloni hanno finito per capire che la libertà d’informazione da essi garantita è pari a quella dell’ex Repubblica Democratica Tedesca. Dove, oltre ad avere una stampa totalmente asservita al regime, metà della popolazione e pagata per spiare l’altra metà, ventiquattro ore al giorno. Il mondo nuovo non avrà bisogno di questo tipo d’informazione, e già adesso ha iniziato a farne a meno; si informa in rete, scegliendo accuratamente fra i vari siti, e facendo le dovute differenze fra un giornalista e l’altro, fra un commentatore e l’altro. Non tutti sono buoni, anche fra quelli che si dicono liberi e anticonformisti; non tutti sono davvero disinteressati. Mentre è di questo che si sente soprattutto bisogno: di gente disinteressata, come lo erano le maestre e i professori di una volta, i medici e gl’infermieri di una volta, i poliziotti e i carabinieri di una volta. Non si prodigavano solo per il modesto stipendio che prendevano a fine mese, ma per un più alto ideale.

Fonte dell'immagine in evidenza: Photo by Mike Chai from Pexels

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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