La tragica involuzione della professione medica
29 Novembre 2021
H. Sörgel, colui che voleva creare un mare (anzi due)
30 Novembre 2021
La tragica involuzione della professione medica
29 Novembre 2021
H. Sörgel, colui che voleva creare un mare (anzi due)
30 Novembre 2021
Mostra tutto

La messa di s. Sicario: un omicidio rituale mascherato

Probabilmente sono in pochi a sapere che per secoli, nelle regioni più lontane dalla civiltà urbana e più legate ai riti ancestrali di certe zone d’Europa, è stata celebrata, e forse lo è tuttora, una messa in apparenza ortodossa, ma in realtà profondamente malvagia e immorale, una variante della messa nera e più precisamente uno di quei riti che rientrano nella categoria delle cosiddette messe inutili, designando con tale espressione le messe cattoliche che in realtà nascondono, dietro un’apparenza legittima e pienamente conforme alla sacra liturgia, una volontà che ne stravolge la natura e ne piega le intenzioni ai fini della magia nera. Un esempio di "messa inutile" è la messa funebre che pare si sia svolta ad Haiti per volontà dell’allora presidente Pierre Nord Alexis (1902-1908), nel corso della quale il vescovo, insospettito dallo strano odore proveniente dal feretro, ne ordinò l’apertura immediata e agli sguardi esterrefatti dei presenti apparve un caprone vivo e imbavagliato, al posto della salma dell’ufficiale che in teoria veniva commemorato. Questo esempio serve a dare un’idea di cosa s’intende quando si adopera quella espressione: una messa che ha le apparenze della regolarità e dell’ortodossia, ma che cela una realtà ben differente e perversa, sia perché il sacerdote che la celebra si è lasciato indurre, per denaro o con altri mezzi, a venir meno ai suoi sacri doveri, sia perché il celebrante è all’oscuro delle reali intenzioni di quanti gli hanno chiesto di officiarla, e quindi è divenuto uno strumento inconsapevole d’un disegno malefico, che vuol servirsi della messa per un fine totalmente opposto a quello normale.

Alla base di tale perversione c’è l’idea, tipicamente esoterica e occultistica, che la messa, in fin dei conti, considerata nei suoi aspetti puramente "tecnici", è equiparabile a un rito magico: si compiono certi gesti, si rispettano certe modalità e si pronunciano certe parole, per ottenere un risultato che eccede la realtà materiale e provoca effetti di tipo sovrannaturale o, come pensano invece gli occultisti, di tipo preternaturale, ovvero degli effetti medianici e spiritistici, i quali, a determinate condizioni, possono essere indirizzati e utilizzati secondo la volontà di colui che li impiega. In questa prospettiva il sacerdote è l’equivalente di un mago, e il miracolo della transustanziazione, nel quale si compendia la dimensione soprannaturale della Messa, è in certo qual senso paragonabile a un rituale di magia (nera: perché la magia bianca semplicemente non esiste, in quanto qualunque magia evoca sempre le forze infere). Di conseguenza, come è tipico della mentalità magica (e cabalistica: perché quasi tutta la tradizione magica europea deriva da quella della Cabala ebraica), il passo fra la concezione della Messa come rito che propizia la transustanziazione, e quella di una "messa" che, rispettando le medesime forme esteriori, liturgiche e teologiche, in realtà sia diretta a tutt’altro fine, ma possa avvalersi di potenze non umane per la realizzazione di quest’ultimo, è relativamente breve, almeno dal punto di vista del mago cabalista. E non si creda neppure che un simile individuo sia necessariamente una persona che intende strumentalizzare intenzionalmente la potenza di Dio per conseguire dei propri fini particolari: al contrario, esistono una quantità di persone, si capisce nell’ambito dell’occulto e delle società esoteriche, per le quali Gesù Cristo è stato un grande iniziato, come Pitagora o magari Ermete Trismegisto, e per le quali non c’è nulla di male o di strano nell’invocarlo nel corso di una cerimonia magica, o di una finta messa dietro la quale si cela un’intenzione magica. Ché anzi esse sono persuase che il "vero" Gesù sia proprio quello, venuto ad insegnare agli uomini l’Arte Regia e che poi la Chiesa ha "catturato", servendosi della sua figura e del suo insegnamento per costruire il proprio edificio di potere, snaturando e falsificando la reale natura del vangelo.

Non si sa perché i praticanti della magia nera abbiano scelto proprio san Sicario quale schermo per celebrare la loro empia messa di morte, ma è certo che la pratica è radicata particolarmente nella profonda Francia occitanica, di dove appunto è originario il culto di alcuni santi che portano quel nome. Sono ben cinque i personaggi che la storia ha tramandato quali santi della Chiesa cattolica: san Sicario di Autun, vescovo di quella città della Franca Contea nel VI secolo, la cui grafia esatta è probabilmente Siagrio (Syagrius in larino, Syagre in francese), festeggiato sia il 27 agosto che il 2 settembre; Sicario di Bassens, sepolto nella chiesa di san Pietro a Bassens, in Aquitania, venerato nella valle della Gironda ma non ufficialmente canonizzato; Sicario di Brantôme, o di Betlemme, indicato dalla tradizione come una delle vittime della Strage degli innocenti, le cui reliquie furono donate da Carlo Magno all’abbazia benedettina da lui fondata di Saint-Pierre de Brantôme; Sicario di Lione (Sicarius in latino, Sicard in francese), vescovo di quella città nei primi decenni del V secolo, la cui esistenza storica è tuttavia controversa (una frazione del comune italiano di Cesana Torinese, in Val di Susa, porta il suo nome); infine Sicario di Nizza, vescovo di tale città nell’VIII secolo, festeggiato il 23 maggio.

Non si sa a quale di questi personaggi sia legata la fosca tradizione della messa omonima, ma una cosa è certa: è proprio nella Francia del sud, specialmente nella regione della Guascogna, che a lungo è sopravvissuta la memoria popolare di quel rito blasfemo; ed è dai racconti di quei contadini che qualcosa è trapelato ed è giunto a conoscenza dei moderni studiosi dell’occulto.

Così viene descritta tale pratica sconvolgente da Cassiel, nom de plume di uno studioso che vuol restare anonimo, nel volume Enciclopedia della scienza proibita (titolo originale: Encyclopedia of Forbidden Knowledge, The Hamlin Publishing Group Limited, 1990; traduzione di Silvia Roberti Aliotta, Roa, Gremese ditore, 1991, pp. 14-15):

I MISTERI DI SAN SICARIO

La storia ha lasciato avvolte nel mistero le gesta di San Sicario, e così anche il motivo della sua canonizzazione. Ancor più oscuro perché si finì per collegare alla sua persona il sinistro rito di magia nera conosciuto come la "messa di San Sicario".

Secondo le tradizioni popolari della Guascogna il rito viene celebrato unicamente da preti indegni e rei di apostasia i quali, nella loro ricerca del sapere proibito, hanno imboccato la strada della magia era: una via che porta verso l’abisso. La messa proibita va recitata in una chiesa abbandonata, frequentata solo da pipistrelli e animali selvatici e, secondo quanto affermano i contadini guasconi, è ancora meglio se il fonte battesimale della chiesa è pieno di acqua verdognola e stagnante in cui le rane si riproducono.

LA MESSA DI SAN SICARIO

Nonostante l’ambiente disgustoso che fa da sfondo alla celebrazione della messa di San Sicario, si tratta in parte di una messa da requiem assolutamente ortodossa, di una messa, cioè, offerta per impetrare la pace di un defunto. Tuttavia, anche se da un lato il rituale della essa sembra rientrare nei canoni ufficiali, siamo effettivamente di fronte a una cerimonia blasfema e degenerata, in quanto la messa è recitata non per un defunto ma per un uomo o una donna ANCORA IN VITA con lo scopo preciso di fargli godere al più presto la quiete della tomba. In altre parole, l’officiante della messa di San Sicario è, in potenza, un assassino, poiché non fa altro che auspicare la morte di un nemico.

È improbabile che ai nostri giorni un prete cattolico in linea con la Chiesa di Roma si lasci coinvolgere in una messa celebrata con intenzioni omicide, ma si raccontano strane storie su certi preti che agiscono nell’oscuro mondo dei vescovi erranti ["episcopi vagantes": che si sono staccati dalla Chiesa di Roma, ritenendosi i veri successori degli Apostoli, n.d.t.].

La celebrazione di un rito volto a procurare la morte è già di per sé esecrabile; un omicidio rituale, allo scopo di garantirsi poteri magici è ancora peggiore. Eppure è probabile che alcuni assassini compiuti nel secolo scorso [cioè il XIX, n.n.] siano stati, analogamente a quelli perpetrati da Gilles de Retz [Gilles de Rais] più di 500 anni fa, sacrifici rituali commessi in onore delle oscure divinità della magia nera.

Si sarà notata la stranezza dell’espressione un prete cattolico in linea con la Chiesa di Roma, perché per un sacerdote cattolico non si tratta di essere in linea con la Chiesa di Roma, ma di essere pienamente fedele all’autentico Magistero perenne e, attraverso di esso, a Gesù Cristo, fondatore e padrone della Chiesa, oltre che re della storia e dell’universo. Possiamo immaginare che nei secoli del medioevo, quando ancora non erano stati istituiti i seminari e non esisteva una chiara e definita formazione pedagogica e spirituale per i futuri sacerdoti, ci fossero dei presbiteri alquanto irregolari, dalla vocazione più che dubbia e dalle inclinazioni discutibili, per i quali la distinzione fra il soprannaturale cristiano e il preternaturale conseguibile mediante le arti magiche non era affatto così chiara come dovrebbe essere; faccendieri con pochissimi scrupoli, che per una somma di denaro o perché accecati da una loro ossessione personale non esitavano a celebrare delle messe inutili, pressoché certi di non venire scoperti e di poter nascondere al mondo la loro doppia affiliazione, così come i loro oscuri disegni. Non bisogna però credere che simili situazioni esistessero solo nei tempi remoti e che figure di preti ambigui, che praticano nascostamente la stregoneria, non ce ne siano anche ai nostri giorni. Né bisogna pensare che si tratti di casi eccezionali, limitati a quelle aree geografiche nelle quali una lunga tradizione di magia e stregoneria si è intrecciata solo recentemente con il culto cristiano, come nel caso di Haiti o del Brasile. Al contrario, proprio nelle grandi città europee e nordamericane vi sono le condizioni più adatte; e più ancora vi sono nei grandi centri della religione cattolica, prima fra tutti la Città del Vaticano, con le sue facoltà teologiche, i suoi collegi e le sue basiliche. Padre Amorth ha rivelato nei suoi libri che il demonio, in diverse occasioni, nel corso degli esorcismi ha confessato che in Vaticano si pratica il satanismo; noi stessi ne abbiamo parlato in più occasioni, e menzionato anche la chiesa romana nella quale si vocifera che abbiano luogo le messe nere officiate da vescovi e cardinali insospettabili, dalle carriere brillanti.

Questo discorso ci porta a una riflessione che, pur essendo perfettamente logica, ha qualcosa di paradossale. In passato erano frange marginali del basso clero a prestarsi alle deformazioni, alle strumentalizzazioni e alle profanazioni dei sacri riti, per inseguire il miraggio del sapere e magico e cabalistico, con la prospettiva del potere da esso derivante. Oggi non si tratta più di piccoli Faust alla ricerca di una sapienza proibita, ma di una vasta organizzazione che ha infiltrato la Chiesa a partire dagli ambienti superiori e che ha contaminato nascostamente un buon numero di membri dell’alto clero. Don Luigi Villa, che di queste cose se ne intendeva, e non poco, avendo dedicato gran pare della sua vita ad indagare sull’equivoca connessione fra alto clero e massoneria, era giunto alla ferma conclusione che sia Giovanni XXIII, sia Paolo VI erano sicuramente massoni, iniziati ai segreti delle logge assai prima di essere eletti in conclave, e che rappresentavano solo la punta dell’iceberg, in quanto la Chiesa, a partire dalla metà del Novecento, era stata ampiamente infiltrata da tali soggetti. Ne era persuaso anche san Pio da Pietrelcina, il quale incoraggiò e spronò don Villa nella sua santa e pericolosa missione, dicendogli: Coraggio! Coraggio! La massoneria è già arrivata alle pantofole del papa! E ne era convinto anche don Stefano Gobbi, il fondatore del Movimento Sacerdotale Mariano, il quale nel corso delle sue locuzioni con la Madre Santissima del Cielo, più volte riferì di come Ella lo mise in guardia contro il pericolo sempre più concreto rappresentato dalla penetrazione massonica dentro la Chiesa. Quanto a Giovanni XXIII, era quasi di pubblico dominio che egli fosse stato iniziato alle logge massoniche durante il periodo in cui era nunzio apostolico in Francia; e il massone Pier Carpi, uno bene formato su tali faccende, scrisse addirittura un libro, oggi quasi introvabile, Le profezie di papa Giovanni (Edizioni Mediterranee, 1976), nel quale raccoglieva una serie di presunte profezie fatte da Angelo Roncalli nel 1935, appunto dopo la sua iniziazione massonica, che fortunosamente l’autore avrebbe trovato e deciso di pubblicare. Non parliamo poi della situazione determinatasi nella Chiesa in questi ultimi anni, specie dopo l’elezione di Bergoglio al soglio pontificio: elezione nella quale lo zampino delle logge è talmente evidente che bisogna essere ciechi per non vederlo. E che dire di Giovanni Battista Montini, che si fece raffigurare in un bassorilievo sulla Porta Santa della basilica di San Pietro con la stella massonica a cinque punte sulla mano? E del fatto che massoni come Gelli, Sindona, Calvi erano di casa in Vaticano e ricevevano cariche importanti e alte manifestazioni di stima? A questo punto, per tornare al nostro tema iniziale sorge spontanea una domanda. Se la messa di San Sicario veniva, e forse viene, celebrata da preti indegni ma tutto sommato marginali, che pensare delle messe celebrate senza ritegno, alla luce del sole, da cardinali che in segreto sono massoni e satanisti?

Fonte dell'immagine in evidenza: RAI

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
Hai notato degli errori in questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.