Il delirio di potenza dello scientismo porta al disastro
19 Novembre 2021Le false religioni hanno sete di sangue (cristiano)
22 Novembre 2021Se stiamo toccando il fondo della miseria morale e dell’abbrutimento civile — e la crisi della falsa pandemia è solo la punta dell’iceberg; la crisi avrebbe potuto assumere altre forme, e infatti presto le assumerà — ciò è dovuto in primo luogo all’allontanamento degli uomini dal vero Dio; in secondo luogo, allo smarrimento e all’obnubilamento della retta ragione naturale, che Dio ha dato loro per distinguere il vero dal falso e non già per smarrirsi in vani filosofemi e in oziose e deliranti fumisterie. E se oggi una manica di mercenari totalmente amorali al servizio del grande capitale finanziario ci sta trattando come un branco di bovini, che si possono condurre di qua e di là ad arbitrio dei guardiani, senza che essi neppure si rendano conto di quel che sta accadendo e dove stanno andando, è anche e soprattutto perché la maggioranza di noi si è abituata a credere qualsiasi cosa venga diffusa dai mass-media e affermata con forza dai cosiddetti governanti; ad astenersi da qualsiasi verifica personale, da qualsiasi ragionamento critico; a non avere più alcun amore per la verità, ma ad accontentarsi, di volta in volta, di ciò che il potere presenta come la piccola verità del momento, al di fuori della quale non c’è salvezza, ma inizia il regno dell’arbitrio e della confusione più totale. Non usciremo da questa situazione, pertanto, finché non avremo riacquistato la capacità di vedere, adorare e servire il vero, unico Dio; finché non avremo ripudiato i falsi dei, gli idoli, i feticci di questa tarda e crepuscolare modernità; finché non avremo ripreso possesso della nostra consapevolezza, della nostra dignità di creature fatte a immagine di Dio, e non torneremo a fare buon uso della ragione naturale, rispettando al tempo stesso la legge morale che è inscritta in ciascuno di noi e che la Rivelazione ha perfezionato, ma non sostanzialmente modificato, perché Dio ha dato a ogni essere umano la capacità innata di scorgere il bene e aborrire il male. Perciò, ad esempio, nella legge morale naturale è scritto NON AMMAZZARE, ma noi siamo diventati così duri e insensibili da considerare il massacro dei nascituri come una cosa perfettamente lecita, anzi come una conquista di civiltà: e tale disprezzo per la vita porta con sé la funesta conseguenza d’una lebbra morale che si diffonde e contamina tutto, sporcando ogni aspetto della nostra vita individuale e sociale. E di questi tradimenti della legge morale ne abbiamo consumati parecchi, ormai, accecati da una falsa ragione che ci mostra le cose sotto una luce ingannevole e ci spinge, lusingando i nostri bassi istinti, a spingere sempre oltre la nostra empia sfida contro ciò che è bene e il nostro osceno corteggiamento di ciò che è male: a sua vola conseguenza inevitabile dell’avere confuso il vero col falso e il falso col vero.
C’è una strada sola per uscire dal vicolo cieco nel quale ci siamo cacciati, e che ha preparato le condizioni perché i mercenari criminali travestiti da pastori ci ingannassero, ci tradissero e ci trattassero come un gregge di bruti irragionevoli: ritornare sui nostri passi, riprendere il sentiero interrotto, restaurare la retta ragione e la retta morale, dare al vero Dio il culto dovuto, offrendogli tutto ciò che di buono, di vero e di puro siamo suscettibili di fare, con il suo aiuto, per santificare la nostra vita e riportare un po’ d’ordine, di pace e di giustizia in questo mondo stravolto dall’egoismo, dall’avidità e dallo scatenamento dei sensi. E la prima cosa da fare è rifondare la cultura cristiana e ristabilire la vera dottrina cattolica: perché sono i fattori che hanno fatto grande l’Italia e l’Europa nei secoli passati e hanno assicurato alla società un lungo periodo di stabilità interna e di efficace difesa dalle aggressioni esterne. Da quando la torbida cultura moderna ha sostituita la cultura cristiana e la visione moderna del mondo è subentrata a quella cristiana, all’impazzimento dei filosofi ha fatto seguito la progressiva disgregazione sociale, il progressivo disordine morale, la graduale ma inarrestabile discesa verso l’abisso, come se le virtù dei padri ci avessero abbandonati e a noi fosse rimasto solo il guscio vuoto di una civiltà senz’anima, senza valori, senza scopo, fatta solo per l’uso e il consumo degli uomini e fatalmente destinata a ritorcersi contro di essi: perché l’uomo senza Dio è votato a divenire il peggior nemico di se stesso.
Non è la prima volta che si verifica una situazione di questo genere. Alla fine dell’800 e al principio del ‘900 lo Stato italiano era letteralmente occupato dalla massoneria, il cui obiettivo era eliminare la presenza della Chiesa nella società; e lo stesso accadeva in misura anche maggiore, negli altri grandi Stati, a cominciare dalla Francia, così come nelle potenze anglosassoni, sia pure in forme più velate e meno appariscenti. E anche allora i cattolici dovevano raccogliere le forze, creare delle associazioni e resistere con le unghie e coi denti per difendere il loro diritto a esistere e la purezza della loro visione del mondo, dovendo al tempo stesso fronteggiare le prime manifestazioni di una gravissima minaccia interna: il modernismo. Anche allora i mezzi d’informazione erano tutti nelle mani del nemico; la scuola, l’università, erano permeate da cima a fondo da uno spirito massonico e anticlericale, e i partiti socialisti in ascesa predicavamo l’odio e il disprezzo della fede cristiana, equiparata a oppio dei popoli. Perciò sia in alto, nella cultura superiore, sia in basso, al livello popolare, i cattolici erano circondati da un alto muro di ostilità, diffidenza, calunnie e da una diffusa convinzione che il loro tempo fosse scaduto per sempre, così come quello del loro Dio, ormai ridotto all’irrilevanza e all’impotenza.
Fu in un tale cotesto che alcuni uomini lungimiranti e pieni di fede, tra i quali padre Agostino Gemelli e il medico Vico Necchi concepirono e attuarono quel gigantesco progetto di rifondazione cultuale e morale che aveva lo scopo di riportare il vero Dio nella società secolarizzata, che sarebbe culminato nella fondazione, a Milano, nel 1921 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ma anche nella creazione di una serie di riviste prestigiose, come la Rivista di filosofia neoscolastica, tali da mostrare come la cultura cattolica non avesse nulla di meno da offrire, anzi molto di più, della cultura laica allora dominata dal positivismo, dall’idealismo, dall’evoluzionismo e da svariate forme di materialismo e di scientismo grossolano. Ecco come si presentava la situazione culturale e morale italiana nel momento in cui padre Gemelli e Vico Necchi si apprestavano a dare corpo al loro grande disegno di rifondazione religiosa, in un’Italia già fortemente intaccata dalla cultura massonica e socialista, e oltretutto con la crisi modernista che insidiosamente e fraudolentemente stava corrodendo dall’interno la purezza della dottrina cattolica (da: Pio Bondioli, Vico Necchi, Milano, Società Editrice Vita e Pensiero, 1934, pp. 349-354):
Queste battaglie in difesa del pensiero cristiano, dilagando nella stampa e nelle pubbliche discussioni, avevano risollevato l’attenzione intorno ai problemi della cultura cattolica. Da una parte gli anticlericali accrebbero la loro campagna di insolenze, di denigrazione e di spaccio di tutte le fandonie materialistiche, pseudostoriche e pseudoscientifiche, attossicando le masse incolte con le vignette del’"Asino" e le ingiurie dell’"Avanti!" proprio nel momento in cui il veleno modernistico stava aggredendo i gangli più delicati della fede, della tradizione, della disciplina e della stessa vita cristiana; dall’altra i cattolici sentivano la necessità di difendersi sul terreno infido della scienza, ma non sapevano bene da qual parte rivolgersi per un movimento efficace.
Vico Necchi da anni ornai invocava dai suoi amici un’intensificazione della formazione culturale né tutte le sue parole e i suoi sforzi erano caduti nel vuoto. A Pavia al Fascio democratico cristiano, al circolo Leonardo da Vinci, al circolo di cultura dell’associazione S. Stanislao e all’Unione giovami di Milano, egli aveva svolto o appoggiato un intenso programma intellettuale a scopo apologetico e come conferenziere vi aveva direttamene cooperato. La stessa azione perciò doveva irradiarsi anche dalla Direzione diocesana che egli presiedeva, senza trascurare gli altri problemi, soprattutto quelli organizzativi e coordinati al movimento nazionale dell’Unione popolare fra i cattolici d’Italia, tanto pi che si notavano ancora malcelate resistenze murriane in seno alla Lega del lavoro, che ostacolava il sorgere dei gruppi professionali voluti dalla Direzione stessa. (…)
La calda amicizia col P. Agostino Gemelli e si era tramutata in collaborazione alle iniziative che l’ardente francescano, mentre continuava i suoi studi e si perfezionava nelle Università dell’estero, andava preparando per creare anche in Italia un grande centro di cultura cattolica,. A Vico, tra i primi, il Padre, nel luglio 1908, mandava il progetto di una rivista di filosofia «intorno a cui si possano raggruppare fidenti quanti intendano occuparsi di studi filosofici nel campo cattolico, e che costituisca un esponente e una guida insieme del pensiero cristiano degli italiani, ed un terreno fecondo di lotta per il trionfo del vero e del bene». (…)
Vico aderì immediatamente e con entusiasmo. Alla filosofia scolastica egli aveva atteso sotto la direzione del P. Mattiussi e l’aveva raffrontata cin i sistemi kantiani e postkantiani. Il P. Gemelli lo sapeva e aveva visto nell’amico Necchi il collaboratore più adatto per talune sezioni della nuova "Rivista di filosofia neoscolastica" che usciva appunto al principio del 1909 e doveva fare così lungo e fecondo cammino. (…)
Nei loro frequenti colloqui, le questioni più vive del momento erano oggetto di lunghe e ponderate discussioni: ‘evoluzionismo, il monismo che andava sfaldandosi sotto le rivelazioni delle falsificazioni del "profeta di Jena" Ernesto Haeckel, il modernismo che, condannato dall’enciclica "Pascendi" (8 settembre 1907), tentava ancora di sopravvivere alla condanna e organizzarsi intorno a qualche nome d’apostata, incipiente idealismo che intendeva raccogliere l’eredità positivistica, i rapporti fra scienza e filosofia, fra religione e scienza, fra vita e pensiero. E poi i problemi pratici dell’azione cattolica italiana, la conquista dell’Università, come primo tempo per la fondazione di un’Università cattolica. (…)
Ma non bastava difendere l’idea cristiana, spaziando per i vasti cieli della filosofia e della scienza. L’apostolato religioso e sociale a cui Necchi s’era dedicato esigeva che i risultati degli studi, condotti con la severa preparazione necessaria, venissero divulgati, volgarizzati, dosati in modo da poter essere abbastanza facilmente assimilati dal grande pubblico e diffusi. Bisognava pensare non soltanto all’alta cultura, senza dubbio fondamentale, ma anche alla cultura media, quella che principalmente gli avversari aggredivano e sapevano con tanta abilità rivolgere a proprio vantaggio, Per quest’opera due erano i mezzi.
Anzitutto la stampa. (…)
Occorreva però altro ancora. In Milano, dove era vivissima l’attività antireligiosa, gli avversari disponevano della così detta Università popolare, in cui annualmente venivano tenuti corsi regolari di lezioni secondo un programma nettamene positivistico.
Bisognava contrapporre un organismo similare, ma confessionale.
La cultura moderna è in gran pare il frutto di un progetto anticristiano e anticistico, che la diffusione crescente del relativismo ha contribuito ad occultare, sicché moti cattolici, specie dopo il Vaticano II, non sono letteralmente più in grado di vedere dove stia il pericolo, né sanno prendere le misure opportune per fronteggiarlo sul piano culturale, ma anzi gli spalancano le porte e lo fanno entrare in pompa magna, come si trattasse del più caro e sincero amico del Vangelo che vi sia al mondo. Direttamente o indirettamente, la filosofia moderna è impregnata di hegelismo; dall’hegelismo viene la filosofia di Heidegger, e da questa la svolta antropologica di Karl Rahner, così esiziale per la fede e la dottrina cattoliche. L’hegelismo, a sua volta, è letteralmente impregnato di cabalismo, così come lo sono quasi tutte le correnti della filosofia moderna: dunque è presente in esso, nel suo stesso DNA, un forte e ineliminabile elemento anticristiano, per quanto ci si possa sforzare di annacquarlo e camuffarlo. Le dee fondamentali della Cabala sono due (stiamo semplificando, ma non alterando il quadro): l’idea che tutto è uno, e l’idea che l’uomo è un Dio che deve prendere coscienza di se stesso. Entrambe queste idee sono radicalmente contrarie alla Rivelazione cristiana e alla concezione cristiana della vita; entrambe contrastano sia con la ragione naturale che con la legge morale naturale, perché misconoscono i limiti della mente finita e la differenza ontologica esistente fra le creature e il loro Creatore. Non solo: la Cabala non è una corrente mistica e filosofica fra le tante; è, fra tutte, quella che storicamente e logicamente nasce e si sviluppa in opposizione radicale al Vangelo di Gesù Cristo. Non è necessario insistere su questo punto: basti vedere come essa rappresenti il presupposto e il bacino collettore delle idee che animano i signori del Great Reset e del Nuovo Ordine Mondiale; la loro idea dell’uomo e la loro concezione del mondo vengono sostanzialmente da lì. Perciò rifondare la cultura cattolica, ridare slancio alle idee cristiane, rivalutare la sana ragione naturale contro le deviazioni e le follie delle correnti filosofiche che razionali non sono, infine ripristinare la legge morale naturale: tale è il compito che ci attende.
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