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Odiano la vita perché non sanno amare

Ci sono due tipi di uomini al mondo: quelli che amano la vita e quelli che lo odiano. Non è detto che i secondi sappiano di essere quello che sono; in genere, anzi, non lo sospettano minimamente: si ritengono, al contrario, i paladini di tutte le cause possibili, e quindi si vedono come quelli che lottano instancabilmente per portare il progresso della società, dunque come quelli che amano l’uomo e amano anche la vita. Ma non è vero. Dietro l’attivismo frenetico e dietro l’ubriacatura ideologica che nascondono la loro vera essenza, questi individui amano la morte, o meglio, odiano la vita, il che li porta ad amare la morte. Sono sempre pronti ad alzare le barricate in nome dei diritti umani fondamentali, fra i quali essi includono quello di sopprimere un nascituro, anche al nono mese di gravidanza (anche se in genere amano visceralmente gli animali e sono implacabili paladini dei loro diritti); quello di sopprimere un malato cronico che non ha più la forza di andare avanti, o, eventualmente, di autorizzare il parente più prossimo a deciderne la soppressione, qualora il malato stesso non possa esprimere la propria volontà (vedi il caso di Eluana Englaro); e infine quello di cambiare sesso a spese dello Stato, cioè coi soldi dei contribuenti, il tutto dopo aver predicato negli asili e nelle scuole elementari, fra i bambini di cinque, sei, sette anni, che non c’è niente di più bello che diventare femmine se si è maschi, e maschi se si è femmine, perché si tratta di una libertà di autodeterminarsi che nessuno, e meno di tutti i propri genitori, possono ostacolare o ritardare per qualsivoglia ragione. Sono anche a favore dell’immigrazione illimitata; dello ius soli; della denuncia penale contro chi osi ritardare solo di poche ore lo sbarco dell’ennesimo carico di clandestini; contro il razzismo, magari inventandoselo dove non c’è, o creandolo loro stessi con il loro razzismo alla rovescia, che si risolve in un discriminare i cittadini connazionali e nel privilegiare assurdamente gli stranieri (o i rom), sino al punto di far finta di non sapere che il novantacinque per cento dei cosiddetti profughi non sono affari dei profughi, ma dei soggetti dei quali nulla sappiamo, forse dei terroristi in incognito, forse dei soggetti che vogliono tentare l’avventura semplicemente per il gusto di farsi mantenere a spese dello Stato italiano, ma senza farsi alcuno scrupolo di lasciare abbandonati, essi giovani, sani e forti, le loro madri e i loro padri, le loro sorelle e i loro fratelli. Infine questi amanti della vita o sedicenti tali sono a favore della libertà di drogarsi senza controllo; della libertà di votare a sedici anni, in nome di una maturità e di una capacità di giudizio semplicemente inesistenti; di una scuola, di una società, di una città senza barriere architettoniche o di qualsiasi altro genere, e dunque dedite sempre e comunque all’accoglienza e all’inclusione, indipendentemente dalle effettive possibilità delle strutture a ciò deputate e soprattutto senza tener conto alcuno dei contraccolpi che ne possono derivare agli altri, ai normali, ai cosiddetti privilegiati, a quelli che non hanno particolari problemi, e che magari vorrebbero solo studiare, lavorare e vivere in pace e onestamente, nel rispetto delle regole, senza occupare abusivamente appartamenti sfitti esibendo un’indigenza che deriva, non di rado, dalla ferma volontà di non lavorare, di non abbassarsi a cercare un’occupazione onesta, di non integrasi nella società, ma di vivere parassitandola sistematicamente, sfruttando il lavoro, la bontà e gli scrupoli morali di quelli che, avendo una casa e un lavoro, essi vedono come dei favoriti della fortuna e, in fin dei conti, come dei nemici di classe, degli egoisti che non avrebbero diritto al benessere di cui godono, anche se in realtà quel poco di benessere viene da un duro lavoro, da una giudiziosa capacità di risparmio e da mille sacrifici fatti in prima persona, o usufruiti grazie ai propri genitori e ai propri nonni, che erano stati tanto generosi quanto previdenti nei confronti dei figli e dei nipoti.

È evidente che un tale tipo umano, se non ci fosse, l’oligarchia finanziaria mondialista se lo dovrebbe inventare; di fatto, esso è in gran parte il risultato di un lento e capillare lavaggio del cervello operato dalla cultura progressista da essa controllata, dai mass media, dalla scuola e dalla università, o meglio il risultato di una costante pressione da essi esercitata su quei caratteri che, per una loro tendenza patologica, già erano inclini a un sostanziale disamore verso la vita, più o meno abilmente mascherato. Perché è difficile vivere odiando la vita: perciò la maggior parte di coloro che sono affetti da una tale sindrome, a meno che si suicidino, mascherano a se stessi la propria anormalità e si aggrappano a mille "buone cause" sociali e filantropiche, animaliste e ambientaliste, in modo da simulare, con lo zelo che dispiegano per esse, la triste verità che si cela in fondo alla loro anima cupa. Si aggiunga che in tutte le società esiste una percentuale di persone in apparenza normali, ma dominate da istinti sadici e distruttivi, che possono trasformarsi in mostri graditi allo Stato quando le circostanze, ad esempio lo scoppio di una guerra, autorizzano e anzi valorizzano in certo qual senso tali tendenze, perché in esse quei soggetti trovano sfogo in una direzione che risulta utile alla società stessa. Sia come sia, in parte frutto di tendenze per così dire spontanee di certi soggetti patologici, in parte risultato di anni e decenni di indottrinamento silenzioso e implacabile, sul tipo della Finestra di Overton, sta di fatto che questo tipo umano esiste, è abbastanza numeroso e in concreto si costituisce in uno o più partiti politici: quelli che potremmo chiamare i partiti del male e della morte, camuffati, naturalmente, da partiti dei diritti, della libertà, della dignità dell’uomo. Anche se poi sono pronti a esigere il Daspo per un innocuo sindacalista che si è recato a Roma per avere una risposta dal governo a nome dei suoi compagni di lavoro in sciopero contro il green pass; o, peggio, a fare dichiarazioni spietate contri chi contravviene agli abusivi e criminali decreti dei governi massonici e globalisti che impongono restrizioni intollerabili e falsificano sistematicamente i dati della realtà per tenere la popolazione ingabbiata in una bolla ipnotica di terrore permanente.

Stiamo dicendo in buona sostanza che la minoranza degli odiatori della vita, che poi si struttura in veri e propri partiti politici (e sia per l’Italia che per gli Stati Uniti il riferimento è chiaro, hanno la stessa sigla) è formata da individui potenzialmente sociopatici, capaci di qualunque crudeltà in nome di supposti valori universali, come già si vide in Francia ai tempi del Terrore giacobino. Qualcuno potrebbe trovare troppo forte questo concetto, e pensare che forse stiamo esagerando. Al contrario, dopo avere ben ponderato la questione, non da ieri o da un paio d’anni, ma da alcuni decenni, siamo giunti alla ferma conclusione che non solo è corretta l’analisi qui formulata, ma che semmai essa pecca per difetto in termini di eccessiva indulgenza, nel senso che lascia dei margini di dubbio ed incertezza laddove, in realtà, nella maggior parte dei casi non vi sono dubbi né incertezze, ma solo una cieca malvagità che attendeva da tempo l’occasione propizia per potersi manifestare a termini di legge (o di pseudo legge, ossia di decreti del presidente del Consiglio che vanno a configgere frontalmente con il dettato e con lo spirito costituzionale). Non abbiamo dubbi: e ne parlavamo già molti anni fa, allorché dicevamo che, nella nostra esperienza di vita, le persone peggiori che abbiamo incontrato, le più aride, le più dure, le meno empatiche, e potenzialmente le più cattive, sono quelle che provengono dall’area culturale dell’illuminismo e del progressismo. Ce ne siamo chiesti la ragione: e, al netto della perdita di significato dei vecchi concetti di destra e sinistra nel mondo globalizzato dei nostri giorni, riteniamo che la cultura di sinistra, con il suo cosmopolitismo buonista e pseudoromantico, il suo mito del progresso illimitato (e quindi tendenzialmente trasumano), il suo filantropismo che è amore proclamato (ma non verificato) dell’uomo astratto, e ignoranza o impazienza per gli uomini concreti, il suo velleitarismo e la sua continua pretesa di adattare e piegare la realtà ai propri schemi e fantasmi ideologici, in breve la sua noncuranza o il suo autentico disprezzo per il fattore umano così com’è, specialmente se segnato dalla tradizione e dai valori tradizionali (Dio, patria, famiglia) è strutturalmente predisposta a divenire il braccio armato del mondialismo brandito dalle oligarchie finanziarie, perché si lascia strumentalizzare da un gruppo di potere che ha comunque una cosa in comune con lei: il disprezzo per l’uomo reale, che è fatto di identità, storia e tradizioni, l’esaltazione della "natura", la pretesa di usare la ragione strumentale e calcolante come una clave per castigare i "ribelli" e perfezionare il mondo, ovviamente secondo le teorie dei vari pensatori rivoluzionari, ma senza affatto tener conto dei fattori umani concreti, a cominciare dal bisogno della trascendenza e dal naturale anelito dell’anima verso la spiritualità e verso Dio. Immagini pregnanti ed emblematiche di questa ex sinistra che si fa volonteroso strumento della ristrutturazione e della repressione dell’oligarchia finanziaria contro i popoli, le famiglie e i lavoratori, sono il sindacalista Landini, leader della CGIL, che si mette sotto la protezione dell’inumano banchiere Mario Draghi per condurre una ipotetica lotta contro il "fascismo", mentre lo stesso Draghi distrugge una dopo l’altra tute le libertà costituzionali, comprese quelle sindacali e prime fra esse il diritto al lavoro e allo sciopero; e il papa rivoluzionario Bergoglio che, dopo aver predicato per otto anni l’accoglienza dei migranti, il loro diritto a stabilirsi in Italia, il nostro dovere di regalar loro le seconde case, e incoraggiato gli occupanti abusivi a non pagare le bollette della corrente (per mezzo del suo tesoriere cardinale Krajewski), e celebrato regimi marxisti o neomarxisti e ricevuto con compiacimento simboli come la falce e il martello (che ha accompagnato la persecuzione e la morte di milioni di cattolici nella storia del XX secolo), affermando che la Chiesa stessa deve smettere di essere "clericale" e farsi rivoluzionari, poi sposa il Club dei capitalisti inclusivi di Lynn Forester de Rotschild, si fa promotore sfegatato dei vaccini di Bill Gates, invoca da Mark Zuckerber una più efficace censura del dissenso sulla rete informatica, sposa al cento per cento le posizioni di George Soros, il grande criminale finanziario, e approva con enfasi il "cattolicesimo" di Joe Biden, colui che sostiene strenuamente l’aborto fino al nono mese, ribadendo che egli ha il pieno diritto a comunicarsi, e ciò per sconfessare quella parte del clero americano che trova scandalose le posizioni di Biden, di fatto facendo l’elogio della profanazione eucaristica, perché accostarsi alla santa Comunione in stato di peccato mortale, pubblico e conclamato, equivale né più né meno che a consumare il peggiore dei sacrilegi possibili, ossia la profanazione del Sacrificio del Signore Gesù Cristo. Landini e Bergoglio dunque: le due immagini simbolo di come la cultura di sinistra si fa zelante esecutrice del programma ultracapitalista e neocomunista della diabolica oligarchia finanziaria che oggi controlla quasi il mondo intero.

Dicevamo che dal punto di vista psicologico, la cosa in fondo è molto semplice, vorremmo quasi dire banale. Ci sono persone che amano naturalmente la vita, che la apprezzano, che la difendono, che si sentono spinte ad aiutare, incoraggiare e sostenere chi ama la vita come loro, ad esempio una madre sola a tenere con sé, o almeno a fare nascere, affinché sia adottato, il proprio nascituro; e ci sono persone che odiano la vita e inseguono così una cultura di morte, necrofila, ad esempio invogliando quella madre a sbarazzarsi del proprio bambino (o istigando i malati cronici a togliersi la vita), e trasformando medici e infermieri in complici di una strage sistematica e perfettamente legale di nascituri, sui quali poi gli scagnozzi del commercio delle cellule fetali si precipitano come avvoltoi per realizzare i loro immondi guadagni. Sono persone disturbate, anormali, che in una società sana restano acquattate in un angolo e non osano dare sfogo ai loro istinti sadici; ma in una società decadente e profondamente malata, come lo è la nostra, non solo alzano la cresta ma spadroneggiano addirittura, dettano le leggi, fanno approvare norme che li pongono in una posizione inattaccabile e che, viceversa, rendono facile bersaglio quelli che non approvano le loro azioni; il tutto con la benedizione delle più alte autorità civili e, da ultimo, anche di quella cosa irriconoscibile che è diventata, nel giro di mezzo secolo, la Chiesa cattolica, ora nelle mani di un turpe personaggio come l’ateo argentino che non ha il minimo timor di Dio. D’altra parte, bisogna riconoscere che dove c’è un sadico che si sente libero di agire apertamene, lì ci deve essere anche un masochista che non desidera altro che di farsi umiliare, vessare, torturare. Perciò la domanda che ci dobbiamo fare è come mai nella società odierna ci siano tanti masochisti e la tendenza masochista sia così ampiamente diffusa. Ad esempio, come sia possibile che un signor nessuno, arrivato chi sa come a governare un grande Paese, possa ordinare a sessanta milioni di persone di starsene chiuse in casa per mesi e mesi, o uscire per non andare più lontano di duecento metri da casa, o andare a far la spesa uno solo alla volta, pena subire una multa di quattrocento euro, magari per la colpa di essere andati in due, anziani coniugi che lo fanno da sempre, ad acquistare le cose necessarie alla vita d’ogni giorno. Come si spiega che un grande popolo di sessanta milioni di persone si lasci trattare così? Se si riesce a rispondere a questa domanda, allora si trova anche la risposta a quel che va fatto. O vogliamo lasciare che dei sociopatici amorali seguitino a far di noi tutto ciò che vogliono?

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Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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