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Ma questa è la nostra cara Italia, o cosa è diventata?

Le immagini, naturalmente semiclandestine, dei lavoratori e dei cittadini di Trieste che scioperano e si tengono stretti per mano, piangendo, che recitano silenziosamente il santo Rosario, mentre le cosiddette forze dell’ordine li affrontano con cariche di polizia e li innaffiano con gli idranti; di quei volti segnati dalla stanchezza, dalla rabbia, dal dolore, dalla disperazione, volti di uomini e donne forti, onesti, dignitosi, che lottano nel silenzio siderale del Paese ufficiale, sono di quelle che fanno male. Fino a qualche anno fa ci saremmo domandati con pena, con raccapriccio, da dove provenissero, in quale Pese incivile la gente venisse trattata così dai propri governanti, e oltretutto snobbata e derisa dagli organi di stampa. E contemporaneamente le immagini dei Bassetti, dei Burioni, dei Gallo, che non cessano di occupare i salotti televisivi ripetendo le loro filastrocche secondo il copione prestabilito; o quelle di Draghi che prende sottobraccio Landini, il proconsole delle banche insediato in Italia per distruggerla e il capo del sindacalismo rosso storico, uniti nella nobile crociata contro il fascismo, cioè contro un nemico che ha cessato di esistere settantasei anni fa, ma che per tutto questo tempo è sempre stato tenuto in congelatore, pronto per ogni uso, e che adesso il potere supercapitalista e i devoti postcomunisti scongelano perché ne hanno entrambi bisogno, sono anch’esse immagini che fanno male. Mentre però le prime, quelle del porto di Trieste, sono immagini che fanno male perché ci ricordano che c’è un’Italia che soffre, che protesta, che grida inascoltata la sua indignazione, che fa quello che dovrebbe fare lo Stato, proteggere i cittadini a norma della Costituzione, e invece ha tutti contro, compreso il Presidente della Repubblica, le seconde, quelle dei salotti televisivi che ogni santo giorno ammorbano gli spazi del nostro immaginario, fanno fremere d’ira, di sdegno, perché ci si chiede fino a quando potremo sopportare gente così, fino a quando potremo tollerare che le stesse reti che sono capaci di far sparire, rendendoli del tutto invisibili, centomila manifestanti in Piazza del Popolo a Roma, trovino però il modo di non farci mai mancare le teleprediche di sgradevoli e oscuri personaggi in conflitto d’interessi, il cui unico scopo è quello di tenere sempre desto il terrore della gente e perpetuare all’infinito lo stato d’isteria collettiva. Perché solo così il malvagio progetto del Great Reset, che Draghi è stato incaricato di condurre a termine in Italia quale Paese pilota, potrà andare avanti senza che sorga un minimo di consapevolezza fra la gente. Certo, prima o poi la consapevolezza arriverà: quando gli effetti del siero genico sperimentale fraudolentemente spacciato per vaccino saranno divenuti tanti e di tale gravità, che sarà umanamente impossibile tenerli celati, sia pure con la complicità di tutti gli organi di (sedicente) informazione: ma a quel punto, forse, sarà troppo tardi. Forse allora il fattore depressivo avrà la meglio sul fattore indignazione: ed è di quest’ultimo che c’è bisogno, ora, subito. Domani potrebbe già essere tardi, e l’Italia, così come l’abbiamo sempre conosciuta, potrebbe scomparire del tutto.

Già ora, a dirla tutta, non la riconosciamo più. È ancora la nostra cara Italia, questa? Questo Paese, nel quale le istituzioni tramano ed attuano apertamente il male dei cittadini, non li ascoltano, li discriminano, li censurano, li beffano, è quello che conoscevamo prima, quello che abbiamo tanto amato, e per il quale saremmo stati disposti a fare qualunque sacrifico, pur di rimanerci a dispetto di tutto, con le attività imprenditoriali azzoppate, i commerci disarticolati, il prelievo fiscale insopportabile, la giustizia da Terzo Mondo, una scuola e un’università da caricatura, perché sapevamo che la maggior parte degli italiani sono migliori della classe dirigente? Ma è ancora vero, questo: la maggioranza degli italiani sono ancora quali li abbiano conosciuto fino a ieri? Oppure è successo qualcosa, al punto che stentiamo a riconoscerli? Perfino gli amici al bar non sono più gli stessi: parlano solo del vaccino, pendono dalle labbra del governatore di regione che pontifica tutti i santi giorni dallo schermo del televisore, snocciolando dati come chicchi di grandine e costruendosi intanto una pubblicità personale permanente sulla paura della gente. Non giocano più a carte: il padrone ha fatto sparire il mazzo, perché avrebbe dovuto poi pulirle una per una dopo la partita. Non leggono più il giornale: il padrone ha fatto sparire anche quello. Non ridono più come prima; la loro spensieratezza sembra essersene andata, risucchiata in un altrove misterioso. Sono ancora loro, sono gli stessi? Gli italiani sono sempre stati buoni e gentili, lo dicono tutti gli stranieri che vengono nel nostro Paese. Ma da un paio d’anni sembrano essere cambiati. Si sono incupiti e intristiti; si son fatti timorosi e sospettosi; vedono ovunque un possibile untore, un pericolo incombente; chiamano i carabinieri se il barista o la parrucchiera tengono aperto il locale mezz’ora in più di quanto concesso dal lockdown; fanno la spia perifino se il vicino di casa invita a cena due pareti o un paio di amici, e ne sentono i rumori, oppure se quattro bambini prendono a calci il pallone nel prato sotto casa, senza indossare la mascherina. Ma che cosa sono diventate queste persone comuni che credevamo di conoscere abbastanza bene, con tutti i loro pregi e difetti, ma insomma sostanzialmente buone, tolleranti, comprensive, e che amavamo per questo?

Eppure, bisogna evitare di farsi prendere dallo sconforto; e soprattutto di giudicare secondo le apparenze. Le apparenze dicono che la maggior parte degli italiani si è bevuta la Grande Menzogna, si è fatta inoculare il siero pestilenziale, ed è favorevole alle misure discriminatorie e vessatorie con le quali il governo vuol costringere anche gli altri a vaccinarsi. Questa è l’apparenza, ed è anche ciò che dicono e ripetono i mass-media al servizio del potere. La realtà delle cose, tuttavia, è un po’ diversa e più articolata. Molti italiani hanno abboccato, sì, ma poi hanno incominciato ad aprire gli occhi, a farsi qualche domanda. E se ci sono i poveri ipocondriaci che vedono untori dappertutto e tempestano i carabinieri di telefonate per segnalare questo o quell’altro che non rispetta ogni singolo aspetto dei decreti, ce ne sono anche molti che, senza attirare l’attenzione, si sono piegati come giunchi agl’illegittimi decreti governativi e hanno lasciato che scivolassero loro in superficie. Tanti baristi e ristoratori che non rompono le scatole ai clienti, chiedendo di vedere la carta verde; tanti imprenditori che hanno cercato di venire incontro ai loro lavoratori non vaccinati, ad esempio facendo venire in azienda ogni giorno un dottore per eseguire i tamponi, a spese loro. Ma soprattutto ci sono tanti italiani che hanno compreso qual è la posta in gioco: non solo il siero, non solo il green pass, ma il controllo totale dell’individuo da pare di un potere che lo vuole tracciare, monitorare, sorvegliare in ogni singolo istante della sua vita, per sapere tutti quello che fa, dove va, chi frequenta, cose legge, cosa mangia, cosa compra e come lo paga, e così via. E per difendere se stesse e i loro figli da questo futuro da incubo hanno ingaggiato una lotta coraggiosa contro tutto e contro tutti, disposti anche a tenersi i bambini a casa e a organizzare spontaneamente le scuole parentali, piuttosto che affidarli a uno Stato minaccioso, che si serve anche della scuola per proseguire l’opera di terrorismo psicologico (mascherine, distanziamenti, ecc) e indottrinamento ideologico (transessualismo, migrazionismo, vaccinismo). Uomini e donne umili, ma di gran cuore, animati da saldissimi valori e confidenti nella verità, nella giustizia e nel bene, credenti e non credenti. È come se nel momento in cui la nostra vita sociale, affettiva e morale viene attaccata così brutalmente, molte persone istintivamente facciano quadrato e riscoprano l’importanza del vincolo coniugale, del legame fra genitori e figli, dell’amicizia e di ogni forma di solidarietà e di altruismo onesto e disinteressato. Come se avessero compreso che il vero nemico è il Male, il Male con la "m" maiuscola: perché altro, se no, i lavoratori in sciopero di Trieste si sarebbero stretti gli uni agli alti nel sacro vincolo del Rosario?

Poi bisogna considerare quel che succederà quando gli effetti dannosi e letali del falso vaccino diverranno così frequenti che nemmeno la congiura del silenzio dei mass-media di regime riuscirà a tenerli nascosti al pubblico. In parte, la cosa sta già accadendo. Non dai giornali o dai telegiornali, che non ne parlano, o semmai dicono tutt’altro, ma semplicemente dal contatto con le persone, gli amici, i parenti, i conoscenti, molti italiani che si sono fidati, e alcuni che si sono fidati un po’ meno, stanno iniziando a scoprire la faccia nascosta di questa tenebrosa operazione chiamata, per beffa, immunizzazione sociale. Stanno scoprendo che il preteso vaccino non dà immunità, e che dopo averlo fatto ci si può ammalare, e si può infettare il prossimo, esattamente come senza averlo fatto. Inoltre, si sta scoprendo che i richiami saranno due, tre, quattro, forse cinque, e ciò ad ogni nuovo anno. Infine si sta scoprendo che migliaia di persone hanno subito gravi o gravissime reazioni avverse, sono morte in circostanze misteriose o hanno sviluppato patologie dolorose e inquietanti dopo averlo fatto, e senza altre cause spiegabili: tremiti incontrollabili, fuochi di sant’Antonio, aggravamento di patologie pregresse; ad esempio, chi soffriva di cuore ha avuto l’infarto, chi si stava curando per un tumore ha visto quel tumore andare in metastasi. E cosa succederà quando sarà evidente che il siero genico non solo non protegge dal Covid, ma che è esso causa di gravi malattie, e che alla fine provocherà molti più danni e decessi di quanti ne abbia mai provocati il virus medesimo; il quale, a sua volta, di vittime ne avrebbe fatte ben poche, se ai medici fosse stata lasciata libertà di curare i pazienti, fin da subito, secondo scienza e coscienza, invece d’imporre loro i criminali protocolli del ministro Speranza? Difficile dirlo: ma non è escluso che ci sarà uno scoppio di furore popolare. Non è escluso che molte persone, vedendosi ingannate, tradite, colpite direttamente nella loro buona fede, si scaglieranno contro i responsabili della malattia e della morte di tanti loro amici e congiunti. Parallelamente, la macchina della giustizia potrebbe mettersi in moto; perché sappiamo che vi sono ancora dei magistrati onesti e coscienziosi, i quali non lasceranno impunite quelle morti: né quelle dovute ai protocolli sbagliati, né quelle dovute al falso vaccino, i quali apriranno dei procedimenti a carico dei personaggi ben noti per procurata strage colposa.

Una cosa è certa: nei prossimi mesi si combatterà la battaglia decisiva per la sopravvivenza della nostra civiltà, umanistica e cristiana. I padroni della grande finanza vorrebbero imporre a tutta l’Europa, e in un secondo tempo a tutto il mondo, il "modello svedese": quello di una società fatta di persone sole, dove lo Stato pensa a tutto, anche ai funerali, e dove molti si fanno spontaneamente introdurre un microchip sottocutaneo, grazie al quale possono non solo controllare la propria salute in ogni singolo istante, ma anche aprire la porta di casa, pagare la spesa al supermercato, e così via. Una società fatta di isolamento, di tristezza, e soprattutto di svuotamento delle decisioni individuali da parte di uno Stato che ha già deciso cosa è lecito e cosa non lo è: ad esempio, l’uso dell’automobile, stante il problema dell’inquinamento, può venire revocato in qualsiasi momento. In qualsiasi momento un atto qualunque, accendere il riscaldamento per l’inverno, oppure prenotare le vacanze al mare per l’estate, può essere sottoposto al vaglio di un’apposita commissione di controllo. Inutile dire che i protocolli sanitari occuperanno uno spazio decisivo nel Mondo Nuovo che ci attende: nessuno avrà il diritto di decidere, in coscienza, se vaccinarsi o no, se fare una certa terapia oppure un’altra, in base alle proprie valutazioni personali sul proprio stato di salute. Le decisioni medico-sanitaria saranno appannaggio dello Stato; e ogni forma di medicina alternativa a quella ufficiale, ogni farmaco naturale che non sia stato approvato dalle grandi case farmaceutiche, verrà bandito; ogni medico, naturopata, erborista, psicoterapeuta, il quale si permettesse di curare i suoi pazienti secondo modalità tradizionali, o comunque difformi da ciò che lo Stato ha stabilito come norma unica, potrà essere cacciato dall’ordine professionale in qualsiasi momento. Nutrire dubbi sui vaccini sarà un crimine, e parlarne in termini negativi, o anche solo dubitativi, sarà equiparato alla diffusione di notizie false e tendenziose, cioè a termini di codice penale. Infine, chi non troverà di suo gusto questa società disumana, nella quale l’iniziativa individuale sarà praticamene ridotta a zero in ogni campo, potrà essere prelevato e sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio. Del resto, non abbiamo già visto in queste settimane, in questi mesi, noti personaggi del mondo salottiero televisivo invocare spedizioni punitive delle forze dell’ordine contro chi non si vuol vaccinare e provvedimenti di vaccinazione forzata nei confronti di chi si ostina a resistere? Discorso ignobili, turpi, gonfi di vigliaccheria, perché consentiti e approvati dalle televisioni, laddove delle cose infinitamente meno gravi, pronunciate dal versante opposto, scatenerebbero reazioni isteriche e rabbiose e vedrebbero il malcapitato letteralmente bersagliato dal fuoco di fila mediatico.

La guerra è in corso, anzi sta entrando nella fase decisiva. Restare neutrali non è possibile: il totalitarismo che si sta insediando sotto il nostro naso, col tacito assenso degli organi di controllo costituzionali, non tollera se non schiavi ciecamente obbedienti. Pensare secondo coscienza, adorare Dio saranno altrettanti reati da punire. Amare i propri figli e volerli proteggere dalle malvagie pretese dell’autorità, anche. Così, almeno, le cose sono chiare: sappiamo per cosa ci stiamo battendo.

Fonte dell'immagine in evidenza: Photo by Mike Chai from Pexels

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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