
Dio percuoterà te, muro imbiancato
15 Ottobre 2021
Dobbiamo chiederci perché in noi c’è tanta paura
16 Ottobre 2021C’è una difficoltà preliminare con cui deve fare i conti il cittadino italiano, e che non si pone, o non si pone nella stessa misura, al cittadino francese, tedesco, britannico, spagnolo: quella di leggere nei suoi veri termini la questione attuale, il green pass esteso e il relativo sciopero generale proclamato da una parte dei lavoratori, ma senza i sindacati tradizionali. E tale difficoltà ha un nome ben preciso: si chiama pubblica informazione. Da noi, stampa e televisioni sono al servizio del potere finanziario oligarchico in una misura che non ha riscontro nel resto d’Europa e del mondo. Di conseguenza, da noi la cosiddetta emergenza sanitaria è stata raccontata fin dall’inizio, e alimentata per quasi due anni, deformando e travisando sistematicamente i fatti, così che la gente non avesse modo di farsi la benché minima idea dei veri termini delle cose. A sua volta, ciò è stato possibile grazie a una preparazione psicologica pluridecennale, resa ancor più insidiosa e opprimente dal patto scellerato che si è stabilito fra le reti statali e quelle di Mediaset, e dal fatto che i maggiori quotidiani, come La Stampa, Il Corriere e La Repubblica sono direttamente nelle mani degli oligarchi. Prendiamo il caso de La Repubblica: conosciamo persone che la leggono ogni giorno da una vita intera, e che sempre più si accorgono di essere in sintonia con la sua linea; persone che forse non si curano di sapere chi sono i proprietari, gli Agnelli-Elkann, né del fatto che John Elkann ha scritto la prefazione al libro-manifesto di Klaus Schwab La quarta rivoluzione industriale, o che tale famiglia si sia messa anche a vendere mascherine, oltre che automobili. E cosa ci si può aspettare da un giornale che fa il tifo per il Forum di Davos e vende mascherine: che cerchi di stemperare il clima di terrore nel quale gli italiani sono stati piombati diciannove mesi or sono? Ma la falsa pandemia serve appunto ad instaurare il Nuovo Ordine Mondiale preconizzato da Klaus Schawb; e quanto alle mascherine, se il terrore diminuisse, se ne venderebbero di meno. È così semplice: pure, il pubblico italiano non è abituato a fare simili collegamenti. Legge e crede; legge e basta. Oppure prendiamo le sette maggiori reti televisive, tre statali e quattro private. Sono affollate da giornalisti come Andrea Scanzi, Giovanni Floris, Lilli Gruber, Giovanna Botteri, David Parenzo, Fabio Fazio, Aldo Cazzullo, Myrta Merlino; giornalisti che, professionalmente e moralmente, forse non troverebbero di meglio che gestire qualche talk show o reality d’infimo ordine sulle televisioni d’Oltralpe: perché la tv spazzatura esiste ovunque, ma solo da noi è divenuta cosa normale la totale mescolanza fra essa e la tv d’informazione e approfondimento. I quali giornalisti, sentendosi infallibili perché blindatissimi nelle rispettive reti, da molto tempo hanno creato una realtà virtuale e parallela alla realtà vera: la gente che guarda i loro programmi la scambia per reale, mentre è un prodotto delle loro menti e dei loro copioni. A loro volta, poi, nei loro detestabili salotti, essi invitano personaggi altrettanto bolsi, banali, scontati, inamovibili e privi di qualsiasi autorevolezza e competenza, nonché moralmente del tutto inadeguati a svolgere la funzione di opinionisti. Infatti in Germania o in Inghilterra crediamo che un Giuliano Cazzola, tanto per fare un esempio, non potrebbe andare in studio a dire che coi no vax bisognerebbe usare il piombo dei cannoni di Bava Beccaris, e poi essere invitato di nuovo. Sparirebbe per sempre da qualsiasi rete seria e il pubblico lo dimenticherebbe, o semmai lo ricorderebbe, talvolta, con un misto d’imbarazzo, pena e vergogna per averlo tollerato così a lungo senza riconoscerne la reale natura. Da noi, simili personaggi insistono e persistono, non si scusano, non si giustificano, perché si sentono intelligentissimi e moralmente autorizzati a dire quello che dicono. Nel corso della falsa pandemia, sono stati invitati gli scienziati più discutibili, i medici ambiziosi, i tuttologi smaniosi di protagonismo, oltretutto in conflitto d’interessi, perché tutti a libro paga di Big Pharma. Non hanno inviato i Montagnier, Gatti, De Mari, Montanari, Gulisano, Szumsky. E che idea volete che si faccia il pubblico, sentendo sempre e solo la campana dei Burioni, che si compiace di vedere i non vaccinati chiusi in casa come sorci, e dei Bassetti, che profetizza sempre l’ecatombe dei non vaccinati?
Il problema italiano è dunque un problema speciale, ma la questione del controllo dell’informazione è reale in tutto il mondo: il potere sa che chi controlla giornali e televisioni controlla il pensiero della gente. Questo concetto è ben presente ai giornalisti di regime ed era perfino scivolato di bocca a Giovanna Botteri la sera in cui lei e i suoi colleghi dovettero fare i conti con la scioccante vittoria di Trump contro Hillary Clinton. Balbettando incredula, sgomenta, disse più o meno, e lo disse in diretta: Ma dove andremo a finire, se la gente non ascolta più le nostre indicazioni di voto? Detto, fatto: il potere ha deciso che un secondo errore non ci sarebbe stato; Trump al secondo mandato è stato cacciato mediante una spudorata frode elettorale, e l’opinione pubblica è stata "lavorata" semplicemente togliendo il microfono ai cattivi di turno, come il pessimo presidente Usa, affinché la narrazione dei fatti fosse totalmente e implacabilmente a senso unico. In Italia questo sistema ha raggiunto quasi la perfezione: in pratica, nessun giornalista libero e onesto riesce a lavorare con i grandi giornali e le maggiori reti televisive; al contrario, più sono bravi e onesti, più devono rifugiarsi nei social e in qualche sito informatico. È una selezione all’incontrario: i più stupidi e i più servi occupano tutto lo spazio e son liberi di dire tutto ciò che vogliono, anche che il vaccino non provoca alcuna conseguenza, che dà l’immunità e che il non vaccinato è un untore; i competenti e gli scrupolosi sono tagliati fuori, specie se sfiorano temi sgraditi ai padroni. Nessun giornalismo europeo, ripetiamo, è sceso ad un livello così basso come quello italiano: i soli paragoni possibili sono col giornalismo della DDR o dell’URSS. Risultato inevitabile del lavorare in regime di monopolio, senza alcuna sana concorrenza a stimolare le energie migliori, o con la concorrenza che gioca per lo stesso padrone.
Ed eccoci alla storica giornata di oggi, 15 ottobre 2021. Annullando decenni di conquiste sindacali e secoli di civiltà giuridica, il governo Draghi impone una misura, il green pass esteso, che di fatto toglie la possibilità di lavorare a quanti non si sottomettono al rito del sacro vaccino: il tutto in un momento in cui i numeri della cosiddetta emergenza non giustificano minimamente una tale misura, che infatti nel resto del mondo è sconosciuta. Vuoi lavorare? Devi vaccinarti o, come minimio pagarti i tamponi di tasca tua. Non vuoi? Resta a casa, senza stipendio, e tanto peggio per te, per i tuoi figli, per il cibo da comprare, le cure mediche da pagare, il mutuo della casa da estinguere. La Costituzione ridotta a carta straccia sia per quanto riguarda il diritto a curarsi secondo la propria volontà, sia per quanto riguarda il diritto di lavorare, sia per quanto riguarda la libertà di esprimere liberamente il proprio pensiero; e colui che dovrebbe esserne il garante, il Presidente della Repubblica non solo tace e acconsente, ma aggiunge i suoi strali personali contro chi non si vaccina. Il papa, in nome della libertà morale? Stessa cosa: la vera libertà morale e il vero amore cristiano consistono nel farsi inoculare il siero. I sindacati, allora? La CGIL, la CISL, la UIL, almeno loro si alzeranno a difendere il diritto al lavoro di milioni di uomini e donne? Niente affatto; al contrario: si spendono con entusiasmo per la campagna vaccinale. E quando quattro estremisti già schedati e inspiegabilmente lasciati liberi di agire dalla polizia sfasciano la sede romana della CGIL ecco il buon Landini accogliere Draghi come un consolatore, come un buon Papà che ti prende affettuosamente sotto braccio e rimette le cose al loro posto, perché sa ben lui (!) che cosa va fatto nell’interesse dei lavorati. Lui, che non ha mai servito i lavoratori, non ha mai servito i cittadini, non ha mai avuto a cuore il loro bene e la loro sicurezza (anzi è stato sotto il suo impulso che le spese per la sanità sono state decimate, perché ce lo chiedeva l’Europa) ma ha sempre e solo servito le banche e fatto i loro interessi. Lui che, di conseguenza, non ha alcuna mentalità democratica, né la minima sensibilità sociale, se ne frega che la gente stia male (vedi cosa ha fatto al popolo greco in veste di presidente della BCE), gli basta che i conti (dei suoi padroni, cioè delle grandi banche) tornino. E almeno lo facesse per l’Italia, come fece la Destra storica con la tassa sul macinato di Quintino Sella. Nossignori; tutto quel che fa, lo fa per dei poteri finanziari stranieri, e non da oggi o da ieri, ma dal 1992, cioè dalla crociera del panfilo Britannia, quando iniziò quella svendita vergognosa dell’industria pubblica italiana che gli valse dal presidente Francesco Cossiga la meritata qualifica di vile affarista.
La questione centrale è perciò questa: che la maggioranza del popolo italiano non vede le cose come sono, non riconosce i veri termini della questione, non comprendere qual è la posta in gioco, chi sono gli amici e chi i nemici. Crede che gli amici siano Mario Draghi e Roberto Speranza, insieme all’ottima Luciana Lamorgese, e che i nemici siano una banda confusa e facinorosa d’ignoranti, violenti, imprevedibili bastian contrari, i quali non si vogliono vaccinare per dispetto, per capriccio, e così facendo danneggiano l’intero Paese ed espongono tutti quanti alla persistenza del contagio significa essere fuori della realtà. Dunque la maggioranza degli italiani, teledipendenti inveterati, vivono fuori della realtà: è per questo che indossano la mascherina anche da soli, mentre guidano l’automobile, o mentre fanno una passeggiata lungo un sentiero naturalistico. Ed è questa percezione delirante, surreale della realtà, che consente a Draghi, Speranza e Lamorgese di essere così arroganti; di portare avanti la distruzione sistematica ed esplicita della democrazia e delle conquiste dei lavoratori; di avere il sostegno di gran parte dell’opinione pubblica. Se non ci fossero i giornali e le televisioni servili a sponsorizzare tutti i giorni la linea del governo, ad accreditare l’augusto parere scientifico dei Burioni e dei Gallo, la gente si sarebbe svegliata e avrebbe compreso. Oggi il discrimine passa fra chi ha compreso e chi non ha compreso. Chi ha compreso non fa questione di vaccino sì o vaccino no (peraltro, nessun contrario al vaccino si è mai sognato di voler imporre agli altri le proprie convinzioni), ma libertà o schiavitù alla cinese, per anni e forse per decenni, sempre più stretta, sempre più inesorabile, sempre più digitalizzata. Se Draghi vince la sua partita adesso, l’Italia resterà un suo feudo personale, o meglio un feudo delle banche dalle quali dipende e per le quali lavora, chissà per quanto tempo. Non ci sarà più alcuna libertà: del resto, il grande filosofo Umberto Galimberti non ha profittato dei microfoni del Festival della Filosofia del 2021, nella rossa Emilia del rosso governatore Bonaccini, per dirci tranquillamente che la libertà non esiste? E ce lo viene a dire ora, di colpo, dopo aver passato una vita a pubblicare libri di migliaia di pagine fitte fitte, ma, se non adiamo errati, senza mai sfiorate un tasto così scomodo e delicato: il fatto che la libertà non esiste, che è solo un sogno o una favola shakespeariana. E se i nostri giornali e telegiornali non fossero così affollati da giornalisti servi, intellettualmente e moralmente mediocri, abituati a dire impunemente qualsiasi menzogna senza doversi aspettare alcuna smentita o alcun contraddittorio, perché protetti dai poteri forti, oggi la situazione in Italia sarebbe diversa: quanto meno, la gente potrebbe percepire la differenza che passa fra un’infermiera o uno scaricatore di porto che rischiano il posto di lavoro per difendere un sacrosanto principio, quello della libertà di autodeterminazione, e il solito saputello azzimato, che non ha mai dovuto affrontare la minima difficoltà economica, e che ora si permette di blaterare che non vaccinarsi è una questione di egoismo, e che simili soggetti andrebbero stanati casa per casa e costretti a subire la famosa inoculazione. In qualunque altro Paese d’Europa simili discorsi non verrebbero tollerati, darebbero fastidio perfino a chi crede ai vaccini e considera un bene che la maggior parte della gente si vaccini. Ma esiste un confine preciso fra ciò che si considera giusto e la prevaricazione ai danni del prossimo. Purtroppo chi è capace di vedere in Draghi un salvatore della Patria, e nella Lamorgese, che praticamente confessa alla Camera di aver saputo in anticipo dell’assalto alla CICGL (difficile negarlo: lo avevano annunciato per la strada due ore prima) ma di non aver fatto nulla di proposto, evidentemente giocando la carta della strategia della tensione, tutto sommato un buon ministro dell’Interno.
Esiste un istinto naturale della sopravvivenza, che possiedono tutti gli animali e che possiede anche l’uomo, finché si mantiene sano. L’uomo malato non l’ha più, l’ha perduto. Gli uomini di questi nostri tempi l’hanno in gran parte perduto e non vedono quale pazzia, quale tremenda frode si celino nella pretesa dello Stato di far vaccinare tutti, esercitando una pressione anticostituzionale su ogni sfera della loro vita, perfino escludendoli dai bar, dalle piscine, dai cinema, ma senza assumersi qualsiasi responsabilità sui possibili effetti collaterali di invalidità o morte. Se il vaccino è sicuro, perché costringere la gente a firmare un’assunzione personale di responsabilità nei confronti di un farmaco che in effetti è solo sperimentale? E se dà, come dovrebbe dare qualsiasi autentico vaccino, la tanto desiderata immunità, perché presentare i non vaccinati come un pericolo? E perché ingannare la gente dicendo che sarebbe bastata una punturina e poi avrebbe potuto riacquistare tutte le libertà, e poi ammettere che ce ne vuole una seconda, una terza e molto probabilmente una quarta, e ciò per tutti gli anni a venire? È talmente chiaro per chi lo vuole vedere.
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