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Stiamo andando verso la follia collettiva?

Andiamo verso una follia collettiva? Non è una domanda retorica formulata in questi giorni, in presenza della pandemia d’isterismo collettivo che sconvolge gran parte del mondo da diciotto mesi a questa parte; ma è il titolo di un libro del 1936 (Allons-nous vers une folie collective?, Paris, Eug. Figuière). L’autore era il giornalista francese Charles Heyraud. Nello stesso anno apparvero altri due libri d’intonazione simile, sempre in Francia: Lo squilibrio contemporaneo (Le déséquilibre contemporain, Paris, À l’Étolie) del dottor Charles Fiessinger, e Psichiatria, Medicina, Sociologia (Psychiatrie, Médecine et Sociologie, Paris, P.U.F.), del dottor Henri Damaye. In Germani, nello steso periodo, compaiono numerose pubblicazioni ispirate dallo stesso filone di ricerca: l’aumento progressivo, impressionante, delle patologie psichiche.

Negli Stati Uniti, l’accurata inchiesta di William C. Menninger, Psychiatry in a troubled world (New York, Mac Millan, 1948) ha mostrato, poco dopo la Seconda guerra mondiale, che su 15 milioni di reclute chiamate in servizio attivo nei quattro anni del conflitto, 1.875.000 furono esonerate o riformate per cause di tipo neuropsichiatrico. Un altro rapporto, quello di O. R. Ewing diretto al presidente Truman nel 1947 per il miglioramento della sanità pubblica, segnalava che su 144 milioni di abitanti ben 8 milioni, pari al 5% del totale, erano affetti da disordini mentali. E un altro studioso, W. C. Menninger, faceva la previsione che il numero delle persone sofferenti di disturbi del comportamento sarebbe arrivato presto o tardi a 14 milioni, pari al 10% della popolazione (Menninger, Psychiatry, Ithaca, New York, Cornel University Press, 1948). E aggiungeva che gli Stati Uniti, in quel momento, si trovavano ancora in una situazione relativamente buona, ad esempio in confronto all’Europa. In Italia, all’inizio degli anni ’50 i malati di mente ricoverati negli appositi istituti (siamo prima della legge Basaglia) arrivavano a 90.000, mostrando una tendenza all’aumento esponenziale di questo tipo di patologie rispetto ai decenni precedenti la Seconda guerra mondiale. Ma la stessa tendenza era già osservabile anche negli altri Paesi del vecchio continente.

Il professor Maurice Verdun, che è stato docente di antropologia all’Institut Catholique di Parigi, cui siamo debitori dei dati sopra riportati, e del quale avevamo già fatto menzione in un precedente articolo (Una società in ostaggio degli squilibrati psichici, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia l’11/08/20), osserva nella sua opera Il pericolo mentale (titolo originale: Le péril mental, Lyon-Paris, Editeur Emmanuel Vitte, traduzione dal francese di A. Bernardini e L. Bianco, Edizioni Paoline/SAIE, 1973, pp. 20-21):

Qualunque sia il loro sistema d’organizzazione, di cui lasciamo lo studio all’etnologia e alla sociologia, l’esperienza vissuta e la storia ci mostrano che avviene nelle famiglie e nelle nazioni, nelle comunità religiose e nelle imprese private, quel che avviene tra li individui. Ve ne sono di sane e vigorose, ben guidate, saldamente unite, pacifiche e benefiche, in cui si vive volentieri; in altre invece ci si trovano a disagio, si sogna d’evadere, essendo divise da dissensi, prive di direzione, di sicurezza e di affetto. Vanno disgregandosi e impoverendosi. Né mancano quelle che diventano minacciose e malefiche per le collettività d’un altro ordine, o della loro stessa categoria, pesino per i propri membri. Regimi tirannici e bellicosi, oppressori e persecutori, "trusts" sfruttatori, monopoli dannosi e sterilizzanti, sette, fazioni, bande armate di gangsters, di anarchici, di partigiani…

È tutta una PSICOPATOLOGIA DELLA VITA COLLETTIVA, in tutte le gradazioni, di cui giova scoprire i sintomi, misurare gli effetti perniciosi e ricercare le cause con la stessa cura che si ha per la psicopatologia individuale. Perché alcune famiglie han SALDA BASE, mentre altre sono smembrate? Perché le une sono accoglienti e caritatevoli, altre chiuse, egoiste, diffidenti? Perché alcune sono nell’abbondanza, altre nella strettezza e nella miseria? Alcune feconde, influenti, in pieno rigoglio demografico, economico, sociale… altre sterili, avviate al declino e all’estinzione?

Da quali indizi discernerle? Quali le conseguenze della loro floridezza e della loro degradazione? Soprattutto, come prevedere e prevenire?

Perché certe imprese commerciali, agricole, finanziarie, industriali sono prospere, mentre altre vegetano o so trovano sull’orlo del fallimento? Come riconoscere i buoni e i cattivi affari?

Perché i sussulti rivoluzionari e le accensioni belliciste che sconvolgono ora un popolo, ora un altro, in tutti i periodi della storia umana?

Nella Chiesa stessa, perché tanta diversità di rendimento apostolico e di vitalità spirituale, secondo le regioni e le epoche, nelle parrocchie, nelle opere, nelle comunità religiose maschili e femminili che di generazione in generazione lavorano al servizio di Dio? Perché la fioritura e l’espansione benefica delle une, e il declinare e lo scomparire delle altre?

Ciò dimostra che gli studiosi più competenti e gli osservatori più acuti si erano resi conto, almeno settanta anni fa, se non di più, che qualcosa sta succedendo nella psiche dell’uomo moderno: qualcosa di terribile e devastante, un proliferare i disturbi mentali di varia gravità, che tendono a rendere inabile al lavoro e alla normale vita di relazione milioni e milioni di persone, una percentuale della popolazione che sale continuamente e che già allora si attestava fra il 5% e il 10% del totale. Crediamo che ciascuno di noi sappia molto bene di cosa stiamo parlando: che ciascuno di noi abbia un certo numero di parenti, di amici, di conoscenti, di vicini o di colleghi, che soffrono o hanno sofferto di disordini mentali; che sono o sono stati in cura preso uno psichiatra; che fanno regolarmente uso, o ne hanno fatto per lungo tempo, di prodotti chimici che il medico ha prescritto loro per tenere a bada la loro sofferenza mentale. Moltissimi altri, poi, senza medico né ricetta, vi fanno ricorso per conto proprio, per fronteggiare patologie di minore entità, ma pur sempre consistenti, come disturbi del sonno, stati di ansia e di panico improvvisi, ecc.: farmaci che, assunti in maniera estemporanea e soggettiva, fanno nel complesso più male che bene. Poi c’è lo sterminato esercito di quelli che si sottopongono a una regolare terapia psicologica o, Dio non voglia, psicanalitica: orribile a dirsi, da qualche anno a questa parte, in tale esercito sono sempre più frequenti i ragazzi, gli adolescenti e addirittura i bambini. Inutile dire che chiunque abbia un minimo di memoria storica sa bene che fino a qualche decennio fa il numero di questi malati era assai più contenuto e che la presenza, fra essi, di un bambino, era cosa più unica che rara. Dunque non si può considerare la malattia psichica come un fatto individuale, curabile individualmente, ma la si deve considerare come una vera e propria malattia collettiva, come una pandemia (visto che oggi va purtroppo di moda questo vocabolo, usato a proposito e a sproposito), di fronte alla quale, oltre alle terapie individuali, bisogna ragionare in maniera complessiva, come si fa per le problematiche sociali.

È inevitabile pertanto porsi l’interrogativo su cosa stia succedendo nella mente delle persone e verso dove stia andando una società che produce un numero sempre maggiore di malati psichici o di persone che, pur non essendo arrivate (per ora) ai disturbi di ordine più grave, dalla depressione alla schizofrenia, nondimeno sono seriamente invalidate dalla loro condizione mentale e fanno sempre più fatica a tenere il passo con le attività quotidiane, i doveri e le incombenze normali, specie nel quadro di generale accelerazione dei ritmi della vita d’ogni giorno (cfr. i nostri articoli Lo "shock" della modernità banco di prova del nuovo ordine mondiale, pubblicato sul sito di Arianna Editrice il 25/06/07 e ripubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 14/12/17; La fretta e la complessità della vita quotidiana alle origini del nostro "shock" da futuro", sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 24/12/17; Che sarà di noi se perdiamo il senso della realtà?, sempre sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 21/02/21). Se prosegue la tendenza attuale, non passerà molto tempo e una fetta consistente della popolazione mondiale, forse addirittura la maggioranza, quanto meno in Europa e negli Stati Uniti, sarà affetta da gravi disturbi del comportamento e incapace di badare a se stessa. Vi saranno, come suggeriva lo studio del dottor Verdun, milioni di eccitati, di depressi, dominati da una socialità tirannica; di passionali violenti, incapaci di controllare i loro istinti, e di sentimentale dall’umore impulsivo e ostinato; d’impressionabili e indifferenti, di umore chiuso e di difficile socialità; d’infatuati e insoddisfatti, dal giudizio invincibilmente falso; di ossessionati, di ansiosi, di voluttuosi e di scontrosi di umore iperemotivo, interiormente dilaniati; infine di criminali e di violenti veri e propri. In breve, milioni di persone psichicamente destabilizzate, lacerate, disperate, squilibrate, che hanno perduto il proprio centro interiore e che vanno alla deriva, parassitando le energie psichiche dei loro parenti e amici, e finalmente rivolgendo contro qualcun altro o contro se stesse tutta la loro frustrazione, il loro disagio e la rabbia accumulata nel corso di anni e anni di una vita mal vissuta. E queste previsioni assai fosche, ma niente affatto esagerate, ci obbligano a riflettere, a porci delle domande su come mai la padronanza di noi stessi ci stia sfuggendo di mano con tanta rapidità e in misura così imponente, per trasferirsi nelle mani di medici, psichiatri e psicologi, i quali, per la loro stessa formazione mentale e culturale, e inoltre perché esposti anch’essi al medesimo contagio, esattamene come chiunque altro, non sono forse in grado d’indicare la via d’uscita dal tunnel nel quale ci siamo ficcati inseguendo il miraggio delle magnifiche sorti e progressive della modernità.

Tutto il sistema di vita moderno, sia nei suoi aspetti materiali che in quelli spirituali, è tale da minare gradualmente l’equilibrio psichico delle persone e delle comunità, perché si regge su una serie di affermazioni e d’istituzioni innaturali, le quali, col pretesto di tutelare il bene pubblico e di rivendicare i diritti astratti dell’uomo, opprimono e perseguitano l’individuo; e perché nega alla radice il bisogno di trascendenza dell’essere umano o vi dà una risposta insufficiente e deviata. Oltre a ciò, che si può considerare come un effetto "normale" dei valori moderni e dello stile di vita moderno, c’è qualcos’altro; qualcosa di cui a stento e con intima ripugnanza abbiano dovuto riconoscere l’esistenza, dopo lunghe ricerche e pazienti osservazioni: un disegno globale di destabilizzazione della società e destrutturazione dell’individuo, portato avanti scientemente da un ristrettissimo gruppo di sedicenti "illuminati" il cui tenebroso obiettivo è distruggere il mondo per rifarlo da cima a fondo secondo la loro filosofia. Costoro agiscono per mezzo dei mass-media, della pubblicità, della scuola e dell’università, e poiché sono in grado di controllare anche la politica e le istituzioni giuridiche e sanitarie, praticamente esercitano una pressione continua sugli individui, a trecentosessanta gradi, senza lasciare alcuno spazio "scoperto", neppure il divertimento, lo spettacolo e lo sport. In altre parole, costruiscono il clima collettivo nel quale viviamo: utilizzando soprattutto l’arma della paura, e facendo costantemente presa sull’emotività della gente, riescono a far sì che milioni d’individui vivano in uno stato di ansia, preoccupazione, smarrimento e tristezza, senza riuscire a scorgere un filo di luce per il domani. Naturalmente essi agiscono anche sul piano materiale, perché le manovre speculative e le decisioni politiche volte a colpire sempre di più la piccola impresa e il piccolo commercio, a tutto vantaggio delle multinazionali, provocano chiusure, fallimenti e perdita di posti di lavoro, il che aggrava il clima psicologico complessivo e aggiunge pesanti preoccupazioni di ordine materiale a quelle che già esistono sul piano spirituale. In questo senso, il Great Reset scattato nei primi mesi del 2020, col pretesto del Covid-19 e dell’emergenza sanitaria, è stato solo il punto d’arrivo di una malefica strategia della distruzione e del controllo sociale, che parte assai da lontano e che già era stata studiata ed avviata molti anni fa, addirittura decenni, senza che la stragrande maggioranza delle persone comuni lo sospettasse o ne avesse il sia pur minimo sentore.

Come si può reagire, come si può rispondere a questa situazione, invertire questa tendenza? La prima cosa da fare, quando ci si accorge che qualcuno ci sta avvelenando, è non mangiare né bere più nulla di quanto egli ci porge. Fuor di metafora: rifiutare i mass-media, non leggere i giornali, non guardare la televisione o farne un uso limitatissimo; ignorare le mode e le tendenze distruttive del mondo moderno, dal consumismo al disordine sessuale; fare come se politici e amministratori bugiardi e traditori non esistessero neppure. In un certo senso, bisogna abituarsi a vivere con il corpo in questa realtà, con l’anima in tutt’altra dimensione, dove l’aria è respirabile e i pensieri sono puliti. A proposito di pensieri: non occorre essere occultisti per capire che tutta l’angoscia e la paura che ci sono state gettate addosso con la frode producono una quantità di egregore, di forme-pensiero altamente negative. Perciò si deve pregare molto per ricevere la Grazia che ci liberi da tali presenze.

Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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