Fin dove l’arte può trattare temi moralmente cattivi?
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5 Settembre 2021C’è un angolo della Foresta del Cansiglio, a mille metri d’altitudine, noto come Calvario, in comune di Tambre d’Alpago, dove, in mezzo ai faggi alti e diritti come le colonne d’una cattedrale a cielo aperto, svetta una dolce statua di Maria, nota come la Nostra Signora del Cansiglio, protetta da una edicola di legno e posata sopra alcuni massi coperti di muschio Da tempo è meta di pellegrinaggi ed è cosa frequente, in qualunque giorno o stagione dell’anno ci si rechi lassù, incontrarvi qualche persona immersa in preghiera. La pace del luogo ha qualcosa di primordiale, di sovrumano; il paesaggio è incantevole, specie d’estate, quando le fronde stormiscono al vento e le foglie dei pioppi tremolano sussurrando in cima ai loro lunghi piccioli, come se una presenza misteriosa passasse frusciando attraverso il bosco, accendendo riflessi dorati fra le chiome e lasciando intravedere qualche squarcio di cielo fra le piante, d’un vivido blu cobalto, che lo fa sembrare altissimo e al tempo stesso vicinissimo.
È interessare sapere da dove provenga la statua della Madonna del Cansiglio e come sia nata questa particolare forma di devozione mariana. Un giorno le guardie forestali trovarono la statua in mezzo al bosco; pensando che potesse provenire da un furto di opere d’arte, la presero in consegna e poi, non sapendo dove collocarla, la diedero in custodia al parroco di Tambre, don Corinno Mares. Passarono sei mesi e si presentò un uomo, di nome Rolando Lucchetta, il quale chiedeva notizie della statua da lui stesso collocata nel bosco a suo tempo. Allora il mistero fu chiarito e don Corinno la pose dove ora si trova, un luogo incantato dove ben presto ebbe inizio una serie di pellegrinaggi, guidati dallo stesso Lucchetta. Da notare il fatto che, prima dello scioglimento dell’equivoco, don Corinno aveva provato più volte a prelevare la statua dall’armadio per portarla altrove, ma una forza ignota glielo aveva impedito. Da quel momento, però, egli si accorse di possedere nelle mani una forza di guarigione che gli permise di alleviare le sofferenze, e in molti casi di guarire, persone afflitte da ogni genere di patologie: tanto che la voce si sparse rapidamente e moltissime persone vennero da lui, da ogni pare d’Italia e del mondo.
Ma chi era Rolando Lucchetta, e perché aveva pensato di porre la statua di Maria nel fitto della foresta? Classe 1928, cresciuto in una famiglia religiosa, era un uomo pratico e tutt’altro che un visionario; lavorava duramente con la sua attività di piccolo imprenditore e conduceva una vita normalissima fino a quando, nel 1972, subì un gravissimo incidente automobilistico: ebbe uno scontro frontale con un camion. Estratto vivo per miracolo dall’abitacolo, rimase per ben quattordici anni in uno stato di semi-incoscienza, simile al coma. Anche in seguito, uscito da quello stato, continuò a essere tormentato da terribili mal di testa, che lo facevano soffrire in modo spaventoso, finché un giorno gli apparve padre Pio da Pietrelcina e gli diagnosticò la presenza di un frammento di cristallo del parabrezza nella testa, dicendogli che doveva farselo estrarre se non voleva morire. I medici non si erano accorti di quella scheggia, che non appariva sulle lastre, ma dopo ulteriori esami l’oggetto fu effettivamente trovato nel punto indicato dalla visione, dietro l’orecchio. Anche allora non fu facile trovare un chirurgo che si assumesse la responsabilità di un intervento così delicato; alla fine Lucchetta ne trovò uno, a Padova, e la scheggia venne rimossa. A partire da quel momento egli si rese conto di aver sviluppato una misteriosa facoltà pranoterapeutica e una ancor più misteriosa facoltà di vedere le presenze invisibili: padre Pio, la Madonna, gli Angeli e i diavoli, e quanti praticano in segreto la magia nera per fare dei malefici al prossimo. Lasciata la sua vita di un tempo e ritiratosi a vivere, grazie alla generosità di alcuni amici, in un capannone della sua vecchia fabbrica, a Codognè in provincia di Treviso, si dedicò interamente al sollievo del prossimo grazie ai doni spirituali che aveva ricevuto: guarire i malati e liberare gli infestati dal demonio e le vittime delle fatture. Anche la decisione di porre la statua di Maria nel bosco del Cansiglio non era stata presa a freddo: padre Pio gli era apparso mentre stava pescando sulla riva del fiume, l’aveva indirizzato ad acquistare la statua, presso il santuario della Madonna dei Miracoli a Motta di Livenza, poi l’aveva guidato in automobile lungo la strada tortuosa che si arrampica sull’altipiano fino al punto desiderato, del quale egli non sapeva assolutamente nulla. Ma aveva imparato a lasciarsi guidare dal santo e in genere dalle visioni celesti, e a rimettersi alla volontà di Dio; e così aveva fatto anche quella volta.
Rolando Lucchetta ha anche pubblicato due libri nei quali racconta le sue esperienze soprasensibili: e le sue visioni dell’inferno e del paradiso, compreso ciò che vide nella sua esperienza di pre-morte dopo l’incidente stradale: I quattro Arcangeli del’Apocalisse e Padre Nostro, aiutaci!, nei quali si sofferma particolarmente sul tema del satanismo e della magia nera, e su come egli avesse sviluppato la facoltà di vedere e smascherare gli stregoni e le streghe, che spesso erano persone in apparenza normalissime, sovente dei vicini di casa o dei parenti stretti delle loro vittime. Impressionante, ad esempio, è il racconto di una bambola malefica, che una famiglia di stregoni si trasmetteva di padre in figlio, o di madre in figlia, il cui possesso era il segno visibile della dedizione a Satana, che spingeva il suo proprietario a commettere sempre nuove scelleratezze, finché l’ultimo della catena, un vecchio ormai prossimo alla morte, confidò il suo segreto e chiese a Lucchetta di aiutarlo a liberarsene, per poi morire riconciliato con Dio, dopo essersi confessato e aver ricevuto l’assoluzione da un sacerdote.
A titolo di esempio, riportiamo una pagina dal suo libro I quattro Arcangeli dell’Apocalisse (edizione fuori commercio, senza data, pp. 182-184):
Una notte una strega a capo di [un] gruppo di stregoni e streghe di mia conoscenza (li conosco bene da quando faccio questo lavoro, sia di faccia che di spirito) mi si presentò sotto forma di drago.
Al’inizio aveva voluto mascherarsi da colomba e aveva volato attorno alla mia casa, ma non aveva potuto nascondersi a lungo in quella forma che rappresenta lo Spirito Santo.
Improvvisamente il movimento delle ali cambiò: da un volo di colomba passò a un volo d’anitra . Dato che il demonio è bugiardo, voleva mascherarsi per ingannarmi.
Intanto era arrivato S. Michele Arcangelo e l’aveva afferrata per il collo.
In quel momento i suoi lineamenti sono cambiati ed hanno rivelato la vera faccia di quella strega che conosco molto bene, e contemporaneamente è partita con le sua armi,
Si è traforata come una ruota, con 7 raggi e 7 teste, dalle cui 7 bocche saettavano 7 lingue biforcute di serpe.
Attorno ad ogni testa, accanto alle orecchie si dimenavano piccole serpi e su ogni testa erano spuntate delle corna.
Continuai a pregare Dio Padre e contemporaneamente S. Michele Arcangelo che non lasciasse la presa sulla testa che teneva in mano, per sconfiggere quell’orribile mostro.
Non vi dico le urla disumane che emetteva e gli insulti che mi mandava.
Dagli occhi, dalla bocca e dalle narici uscivano serpenti, che erano gli spiriti malefici degli operatori del male della sua famiglia e di persone da lei fatturate e portate al male che correvano in suo aiuto.
Nello stesso tempo una schiera di Angeli e di Arcangeli sono accorsi intorno a S. Michele mentre io continuavo a pregare si sono allontanati con questa massa urlante di spiriti malefici. Non so dire quanto tempo S. Michele Arcangelo sia rimasto lontano, ma quando mi si ripresentò davanti capii che mi trovavo in una impresa molto difficile.
Ricominciai la preghiera chiedendo a Dio Padre di avere l’aiuto di S. Michele Arcangelo, dei Santi e delle Sante per fare un cerchio intorno alla zona dove questa strega aveva affondato le sue radici malefiche.
S. Michele Arcangelo si mise all’opera subito.
È indescrivibile quello che mi ha fatto vedere.
Considerate una enorme quercia: il tronco era stato completamente tagliato dalla Sua spada, che roteava vorticosamente. Poi puntò la spada verso il terreno. Immediatamente tutte le radici uscirono dal terreno, anche le più piccole, le più capillari. S. Michele Arcangelo non distolse mai la spada quel groviglio enorme che non si capiva se fosse formato da radici o serpenti e si diresse verso quel mucchio che indietreggiava al Suo cospetto.
Tutto intorno a quella zona c’era una grande concentrazione di Angeli e Arcangeli che sono spariti lentamente alla mia vista in un punto di luce, mentre queste anime ribelli continuavano ad indietreggiare.
Al momento la strega non era ancora morta, ma lo sarebbe stata entro 9 giorni se in quel periodo non si fosse messa nelle mani di Duo attraverso un confessore, e con lei i suoi familiari, parenti e amici.
Il tempo sarà breve per loro, perché S. Michele Arcangelo andrà a prenderli ad uno ad uno.
Mi sembrava quasi una immagine fantastica, ma mi resi conto che quello che avevo visto era già stato descritto nel Vangelo dell’Apocalisse, quando si parla di un drago "orribile a vedersi".
Questi dragoni esistono veramente e sono al servizio delle forze diaboliche, in mano a persone viventi qui sulla terra, che si intrufolano in mezzo a noi, dichiarandosi i migliori, per portare dannazione ad altri.
Come vidi queste serpi, mi resi conto che dal principio Dio Padre Onnipotente aveva condannato l’anima impura ad avere forma di serpente.
Un membro di quella famiglia che vada a Messa non va altro che a prendere in giro il sacerdote, credendo di prendersi gioco del Signore.
Questa è l’offesa più grande: con le loro stesse mani si preparano ad essere condannati come serpi.
Quanti ce ne sono sulla terra di questi draghi formati da Satana! I corpi aggrovigliati in un’orgia che si tiene durante la messa nera sono come le serpi che ho visto aggrovigliate tra loro dai loro peccati.
I sentimenti e i pensieri che sorgono dalla lettura dei libri di Rolando Lucchetta sono contrastanti. Da un lato ci si chiede se non fosse un esaltato, un visionario nel senso negativo del termine, una persona anormale che credeva di fare esperienze extracorporee mentre in realtà erano solo effetto di auto-suggestione; dall’altro si rimane toccati dal suo tono evidente di sincerità, dalla purezza della sua vita, oltre al fatto che vi sono stati alcuni altri casi di persone che, dopo aver subito una operazione al cervello, hanno sviluppato effettivamente delle facoltà psichiche fuori del comune. In questi ultimi casi, però, si tratta pur sempre di facoltà che hanno a che fare con la seconda vista, ma su un piano per così dire laico; mentre Lucchetta era animato da una forte fede religiosa e aveva posto tutta la sua vita al servizio del Bene. Ci si chiede inoltre se sia possibile che nel Veneto, in una delle province più ricche e progredite d’Italia, vi sia un così gran numero di persone insospettabili che praticano rituali satanici, celebrano esse nere e si adoperano attivamente per provocare il male del prossimo: siamo portati a credere, infatti, che simili usanze, se pure hanno una reale base preternaturale, sono tipiche di tutt’altre zone d’Italia. Ma è proprio così? In realtà, la cronaca nera degli ultimi anni ha rivelato che il satanismo è diffuso non solo nel profondo Sud, e che le arti infernali della magia nera si coltivano anche all’ombra delle fabbriche e dei grattacieli, nel materialista e benestante Settentrione. Il fatto poi che un buon cristiano riceva in dono il potere della guarigione o quello dell’esorcismo non dovrebbe stupire: i Vangeli e gli Atti degli Apostoli ne parlano ampiamente e si tratta di una realtà che noi moderni stentiamo ad accettare solo perché la nostra fede si è fatta sempre più arida e opaca. Del resto, c’è un sistema pressoché infallibile per farsi un’idea quanto meno della buona fede di un guaritore cristiano o di un veggente: il suo disinteresse nei confronti del denaro. È il sistema col quale noi personalmente siamo giunti a escludere la buona fede dei sedicenti veggenti di Medjugorje: il loro stile di vita depone contro la loro sincerità. Le visioni spirituali, se sono autentiche, portano ad un cambiamento di vita. Questo si vede nella vita di Rolando Lucchetta, non si vede in altri personaggi della controversa galassia dei veggenti e dei guaritori. Bisogna essere molto prudenti quando ci si pone davanti a simili fenomeni ed evitare sia lo scetticismo preconcetto, sia la credulità. Tuttavia ci son più cose fra cielo e terra di quante ne possa sognare tutta la vostra filosofia, dice Shakespeare per bocca di Amleto. Ed è vero…
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