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Faziosità, ignoranza, ipocrisia: i tre volti del mentire

Evidentemente per coprire l’assoluta mancanza di giustificazioni dei provvedimenti che si accingeva a varare e per sviare l’attenzione dalla gravissima illiceità di quanto stava facendo, il presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, un uomo che nella sua vita ha sempre servito le banche e i banchieri, non eletto da nessuno e tuttavia entusiasticamente appoggiato da quasi tutti i partiti politici che siedono in Parlamento, ha toccato, nel suo discorso del 22 luglio 2021, il punto più basso, più abietto, più vile, della menzogna istituzionale mai raggiunto finora, pronunciando le parole bugiarde, discriminatorie, terroristiche e ricattatorie, che verranno ricordate a sua perpetua infamia negli anni a venire:

L’appello a non vaccinarsi è appello a morire, sostanzialmente: non ti vaccini, ti ammali e muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi e qualcuno muore. [Perciò] senza vaccinazione, si deve chiudere tutto.

Ci rifiutiamo di spiegare perché queste parole sono irresponsabili, vigliacche e totalmente destituite di fondamento scientifico, nonché di logica e di buon senso: la cosa è talmente evidente che riteniamo un’offesa all’intelligenza mostrare in che cosa mentano, disinformino e stravolgano i dati di fatto con la massima impudenza. Non c’è un solo elemento reale che avvalori simili affermazioni che, se fossero state pronunciate al bar, attesterebbero semplicemente il miserrimo livello di raziocinio di chi le ha pronunciate, mentre dalla bocca di un capo del governo attestano qualcosa di ben diverso e assai più grave: fino a che punto costui, ingannando e tradendo la fiducia della gente, stia eseguendo un’agenda che gli è stata imposta da quei poteri occulti che nulla hanno a che fare con la rappresentanza popolare e con il giuramento di fedeltà alla Repubblica che egli stesso ha pronunciato nel momento di assumere la sua alta carica. E attestano in lui uno zelo servile perfino eccessivo rispetto a quello che gli sarebbe chiesto, poiché nel suo furore di demonizzare di chi non vuole farsi inoculare il siero genico spacciato illecitamente per vaccino, in barba alla vera scienza medica e nel silenzio fragoroso della maggior pare dei diretti interessati, cioè scienziati e personale medico, egli oltrepassa di molto, ignora e calpesta le raccomandazioni dello stesso Parlamento europeo (mai avremmo pensato di dover invocare l’UE per porre un freno alla follia dei nostri governanti!), ossia che i governi devono evitare di esercitare delle indebite pressioni sulla gente e soprattutto devono astenersi dall’adottare misure che introducano una vera e propria discriminazione fra chi si è vaccinato e chi non ha potuto o voluto farsi vaccinare. Il che, se la grammatica non è un’opinione, implica il ripudio dell’utilizzo della Green Card quale strumento di vaccinazione de facto obbligatoria.

Il bello, anzi il brutto, è che ad applaudire appassionatamente il discorso del presidente Draghi e la sua decisione d’imporre la discriminazione legale fra vaccinati e non vaccinati viene proprio da quelle forze politiche e culturali che da settantasei anni ci rintronano gi orecchi e ci martellano la memoria con l’evocazione delle leggi razziali del 1938, facendone il classico esempio di un provvedimento di legge infame e ripugnante, che la cittadinanza avrebbe dovuto respingere e gli intellettuali avrebbero dovuto stigmatizzare come un ritorno alla più nefanda barbarie. Le stesse che approvato il rapimento legale dei bambini per darli in affido a famiglie o coppie "diverse"; che hanno fortemente voluto e che fermissimamente difendono la legge sull’aborto volontario; le stesse che si battono adesso per l’eutanasia; e che ora spingono affinché il Parlamento approvi una legge che renderebbe un crimine d’odio la semplice affermazione che la famiglia naturale è formata da un uomo, una donna e possibilmente dei bambini, e che un bambino, per crescere bene, ha bisogno (se la morte o altre circostanze della vita non hanno deciso altrimenti) dell’amore di un padre e di una madre, perché l’amore paterno e quello materno sono diversi e complementari e non è sufficiente, né adeguato, l’amore di due padri o di due madri, i quali si sono procurati quel bambino con delle pratiche mediche discutibili o addirittura acquistandoli su catalogo presso le agenzie internazionali che si occupano di un così abietto commercio.

Ora, la domanda che c’interessa è la seguente: com’è possibile che si possa mentire, e mentire da un pulpito ufficiale così elevato (una menzogna simile era già stata pronunciata, del tutto gratuitamente e con aria quasi annoiata, dal sedicente papa argentino) con tanta sfrontatezza, con tanta tracotanza, con tanta certezza dell’assoluta impunità, benché la menzogna sia così evidente che il solo farla notare equivalga a un’umiliazione dell’intelligenza? Come siamo arrivati al punto che personaggi importanti per il ruolo che ricoprono, possano mentire in forma così smaccata, così volgare, così cialtrona, senza essere sommersi da cori di fischi e dal lancio di pomodori marci, ma anzi venendo ascoltati in religioso silenzio, come se avessero proferito delle verità sacrosante o, comunque, delle parole nobili e serie, che invitano tutti i cittadini ad una pacata e profonda riflessione? Da quando, e come mai, la verità è divenuta un oggetto smarrito e chiunque può affermare con sicumera qualsiasi sciocchezza, qualsiasi bestialità e qualsiasi menzogna, certo di non doverne rendere conto ad alcuno, anzi assumendo le pose di chi ha fatto solamente il proprio dovere e perciò ha ben meritato dalla patria e dal popolo "sovrano"?

A nostro parere, il processo parte da lontano, ma è entrato nella fase decisiva da meno tempo di quanto non si creda: in pratica, è stato realizzato nel corso della nostra vita, sotto i nostri occhi, e — questo è stato il capolavoro del diavolo — praticamente senza che ce ne rendessimo conto. La verità, il senso della verità, il valore della verità, la capacità di riconoscere e distinguere la verità dalla menzogna, ci sono stati sottratti gradualmente, ma in un arco di tempo di alcuni decenni, diciamo a partire dagli anni ’70: con l’avvento delle tivù commerciali. Perché è la televisione, questo è certo, il principale fattore che ha creato la presente situazione: è la tivù che è penetrata talmente a fondo nell’immaginario delle gente da aver sostituito la logica e il buon senso nonché l’evidenza sensibile, mettendo al loro posto la sua verità, la quale evidentemente non è la verità vera, ma quella pseudo verità che difende gl’interessi dei proprietari delle reti televisive. E non si tratta solo, o non tanto, di programmi specifici diretti intenzionalmente a sovvertire nel pubblico la capacitò di riconoscere il vero e distinguerlo dal falso, ma di tutta una serie di strategie inconsce, pre-razionali, o puramente emotive che hanno conseguito tale risultato senza neanche averne l’aria: prima fra tutte la pubblicità commerciale, che ci ha abituati ed assuefatti a considerare normale l’idea che le industrie inquinanti abbiano a cuore la difesa dell’ambiente, che le industrie farmaceutiche abbiano il solo scopo di proteggere disinteressatamente la nostra salute, o che le banche di null’altro si preoccupino che difendere i nostri sudati risparmi e metterli al riparo da qualunque accidente o imprevisto, magari veicolando il messaggio per mezzo del faccione onesto e simpatico di qualche celebre personaggio dello spettacolo, della canzone o dello sport. Da lì il passo è stato breve nel farci bere la favola che George Soros è un grande filantropo preoccupato unicamente per i naufragi dei migranti nel Mare Mediterraneo; che Carola Rackete è un’eroina senza macchia e senza paura che ha violato, sì, le leggi nazionali e internazionali, ma nel superiore e indiscutibile interesse dell’umanità; che Greta Thunberg è un’altra eroina dei nostri tempi, banditrice della sacrosanta crociata mondiale per la difesa del clima e paragonata da un alto prelato cattolico alla stessa Persona di Gesù Cristo; che Bill Gates è un donatore gratuito o semi-gratuito di vaccini, il quale per puro caso finanziava e studiava da anni la simulazione di una pandemia da Covid; che Jeff Bezos si è immensamente arricchito con le vendite a distanza durante il lockdown, ma insomma è stato utile e indispensabile lui pure; che Mark Zuckerberg censura sì, talvolta, i contenuti di quell’autostrada informatica mondiale che è Youtube, ma solo per tutelare la gente dalle perfide menzogne di un losco figuro come Donald Trump, o dalle criminali disinformazioni messe in giro dalla pericolosa setta dei no-vax; e che i signori del Forum Economico di Davos si preoccupano amorevolmente del nostro futuro, e solo per amor nostro prevedono la necessità, dolorosa ma improrogabile, di far scendere – chi sa come, lo sapranno loro che sono illuminati – la popolazione mondiale da sette miliardi e mezzo di anime a non più di cinquecento milioni. E così via.

Se poi dovessimo precisare quali sono stati gli strumenti specifici di ordine psicologico che hanno reso possibile una cosa del genere, ossia che la gente si abituasse a prendere per moneta buona ogni sorta di messaggi falsi, bugiardi, fuorvianti, demenziali o criminali, indicheremmo nella faziosità, nell’ignoranza nell’ipocrisia le tre carte vincenti di tale disegno. La faziosità consiste nello spacciare per vero, per bello e per buono ciò che è fatto nell’interesse di alcuni, ma a danno di tutti gli altri, e dunque non è in realtà né vero, né bello, né buono. L’ignoranza è il condimento ormai divenuto universale che consente di mescolare verità e menzogna in dosi prestabilite secondo il bisogno, e far digerire l’intruglio a qualsiasi commensale, ingannando il suo palato con il dolce spalmato a ricoprire l’amaro dell’intenzione fraudolenta. L’ipocrisia è forse l’ingrediente più importante: consiste nel dire le cose in una maniera tale da far assumere alle parole e ai concetti il senso desiderato, che è lontanissimo dal senso apparente e sfrutta ad arte quel fondo zuccheroso di buoni sentimenti, più o meno sinceri, ma comunque ormai entrati nel bagaglio cultuale e morale dell’intera società, e dai quali non è assolutamente possibile prescindere, pena l’esclusione sociale e la riprovazione radicale, che arriva fino all’intimidazione, alla maledizione rituale e al ricatto sociale. Ne è un tipico esempio la frase: Non ti vaccini, ti ammali e muori, oppure ti ammali e fai morire gli altri.

Ci sia consentito esemplificare questi tre concetti mediante il riferimento a una notissima enciclopedia tascabile italiana, che in passato ha reso notevoli servigi culturali agli italiani e che per noi stessi, da ragazzi, è stata un utilissimo strumento di ricerca, ma che nell’ultima edizione, peraltro ampliata e notevolmente abbellita dal punto di vista grafico, mostra fino a che punto il veleno sottile della menzogna sia entrato nel sangue della nostra società e modifichi dall’interno, attraverso il linguaggio e l’informazione, il nostro modo di pensare e quindi la nostra percezione del reale. Tanto per cominciare, abbiamo notato la scomparsa di moltissime "voci", specie nell’ambito storico, che arricchivano la gloriosa edizione degli anni ’60 del secolo scorso. È naturale, si dirà: subentrano fatti nuovi, e per fare spazio ad essi bisogna operare una cernita di quelli vecchi. Certo, non fa una piega; tutto sta a vedere con quali criteri si fa codesta cernita: perché la prima forma di menzogna e di manipolazione mentale consiste nel tacere una parte di verità, prima ancora che nel contraddirla apertamente.

Dunque, sfogliando a caso l’opera, eccoci alla "voce" Ebrei; leggiamo: popolazione semitica stabilitasi in Palestina nel sec. XVIII a. C., oggi presente nello stato di Israele e, in forma didiaspora, in Europa, America, Asia. Andiamo a vedere la "voce" diaspora, come da rimando, e leggiamo: dispersione di un popolo fuori dalla sede di origine. Riferito soprattutto a → ebrei e ­armeni. Ma perché dunque non si parla di una diaspora greca o di una diaspora fenicia? Perché non si parla di una diaspora italiana, considerando che all’estero, e fin nei continenti più lontani, vivono non meno italiani di quanti ne vivano in Italia? Risposta: perché ciò suonerebbe offensivo nei confronti degli ebrei, dato che la diaspora, anche se non viene detto esplicitamente, ha assunto il significato di dispersione violenta da parte di nemici. Ebbene: c’era già una diaspora ebraica nel mondo antico, prima che assiri e babilonesi deportassero gli ebrei con la forza; senza contare che molti preferirono restare anche dopo che ebbero la possibilità e l’invito a fare ritorno (con il persiano Ciro). Quanto ai romani, non hanno mai deportato gli ebrei fuori della Palestina, dopo le guerre giudaiche: lasciarlo credere è una falsificazione bella e buona. E che dire degli ebrei che vivono in America? Anch’essi hanno subito una diaspora, o vi si sono recati volontariamente? Ecco un esempio d faziosità: pur senza mentire, si fa credere una cosa non vera.

Secondo esempio, l’ignoranza. Alla "voce" Friuli-Venzia Giulia, si dice che è formato da due entità — le province friulane di Udine e Pordenone e quelle giuliane di Triste e Gorizia. Come, come? Abbiamo letto bene? Gorizia sarebbe una provincia giuliana" e non friulana? Incredibile: eppure è scritto proprio così. È scritto anche, se è per questo, che vi è un Parco naturale regionale delle Prealpi Carsiche. E quali sarebbero, di grazia, le "Prealpi carsiche"? Forse una nuova entità geografica, creata dal nulla? Infine, parlando della storia di tale regione, si dice testualmente che Trieste fu liberata il 12-VI-1945 dall’amministrazione tedesca. Qui c’è un errore di fatto, poiché il comando tedesco si arrese il 2 maggio, e non il 12 giugno 1945, e una semplificazione che equivale a un travisamento: i primi a entrare a Triste furono i partigiani di Tito che inaugurarono un terrore durato 40 giorni; i neozelandesi di Freyberg giunsero solo secondi. E chiamare liberazione l’ingresso dei comunisti slavi infoibatori è una vera e propria beffa.

Infine, alla "voce" Africa, sezione culture, lingue, religioni, si legge: Fra le popolazioni più antiche sono i boscimani del deserto del Kalahari, con caratteristiche fisiche assai diverse da quelle dei negri. Giuriamo, è scritto proprio così: negri. Che incredibile mancanza di garbo, che caduta di stile, solo in parte attenuata dal fatto che l’opera è stata pubblicata una quindicina d’anni fa, e dunque il redattore, forse, non ha fatto in tempo ad allinearsi all’ipocrisia del politicamente corretto. Come dire cieco invece di ipovedente, o spazzino invece di operatore ecologico; ma, ovviamente, questo è un fallo più grave, perché chiama in causa il razzismo. Certo, soggettivamente possiamo capire il processo mentale che ha portato il malcapitato a una simile gaffe: non poteva dire che i boscimani sono molto diversi dagli africani, perché anch’essi sono africani, e anzi sono una popolazione assai più antica di quelle circonvicine; e allora gli è scappato dalla penna quel negri che proprio non va bene, no, no, no. Oggi, per una simile svista, si rischia grosso: vedi quel che è successo nel dicembre 2020 durante una partita di Champions League, quando un aiuto-arbitro romeno si è fatto sfuggire la parola negru (che in romeno non ha un significato spregiativo) riferita all’assistente dell’allenatore della squadra turca. Apriti cielo! Proteste furibonde, minacce, partita prontamente sospesa e rimandata, richiesta perentoria di scuse ufficiali. Chi non sa che certe parole non si devono usare mai, per nessuna ragione al mondo, ora è avvertito: l’ignoranza non è più una giustificazione sufficiente. In questo caso, dunque, l’ipocrisia non è dei redattori dell’enciclopedia, anzi essi hanno sollevato il velo sull’ipocrisia, sia pure — crediamo – involontariamente; e di ciò siamo loro grati.

Riassumendo: faziosità, ignoranza, ipocrisia, ci hanno portati dolcemente, prendendoci per mano, al punto più basso cui si poteva giungere: che un capo del governo dica le cose che ha detto sui non vaccinati, e che quasi tutti tacciano, o perfino approvino.

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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