È l’ora della battaglia decisiva fra le tenebre e la luce
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28 Giugno 2021C’è qualcosa di profondamente, di radicalmente sbagliato nella filosofia occidentale moderna; qualcosa di disarmonico, di anormale, di malsano. In parte ciò deriva dal fatto che ha voltato le spalle alla logica impeccabile di Aristotele e al robusto senso della realtà di San Tommaso d’Aquino, e ha sostituto alla philosophia perennis, incentrata sulla metafisica, un pensiero fragile, provvisorio, contingente e soprattutto soggettivo, disancorato dall’Essere e vagante senza peso negli spazi impalpabili del relativismo, dove tutto è uguale a tutto, anche al suo contrario, e le "verità" sono elastiche, avvolgibili, estensibili o retrattili come una molla. In parte dipende dal fatto che la modernità stessa, nella sua essenza, nel suo progetto, nella sua origine storica, è qualcosa di anti-umano, perché nega lo statuto ontologico dell’uomo, che è una creatura, per farne un assoluto, e quindi deve fare i conti con una continua contraddittorietà, una perenne confusione, una precarietà eretta a sistema, il che conferisce a tutte le sue manifestazioni un volto ambiguo, oscuro, delirante. In parte ancora dipende dal fatto che al sano e autentico pensiero greco-romano e cristiano, razionale e concreto, che è alla base del nostro mondo, si è sostituito un pensiero che ci è profondamente estraneo, un pensiero magico e gnostico, febbricitante ed emozionale, di origine semita, vale a dire intrinsecamente inadatto a esprimere le categorie, i concetti, i valori del nostro mondo; e che vi si è sovrapposto con un lento e assiduo lavorio d’infiltrazione e di progressiva sostituzione, sicché abbiamo finito per pensare, sentire e guardare al reale con occhi che non sono più nostri e uno sguardo che appartiene a qualcun altro (cfr. il nostro articolo: Fino a che punto la nostra visione del mondo è una visione ebraica?, pubblicato sul sito di Arianna Editrice il 03/03/09 e su quello dell’Accademia Nuova Italia il 30/11/17).
Ma c’è un altro fattore ancora. Oltre all’influenza diretta di pensatori della tradizione ebraica, da Maimonide a Marx a Freud a Martin Buber e Lévinass, nell’arco di un millennio e più, c’è stata l’influenza indiretta di un aspetto tipico della speculazione ebraica, la Cabala, che si è riverberata su quasi tutti i pensatori europei, influenzando profondamente le categorie del pensiero e informando di sé la prospettiva, in particolare nell’idealismo hegeliano, la cui dialettica della tesi, dell’antitesi e della sintesi è la trasparente rielaborazione di un’idea fondamentale del cabalismo, la creazione di qualcosa di nuovo partendo da elementi contraddittori e inconciliabili, che va a urtare frontalmente contro il caposaldo della logica classica, il principio d’identità (la cui espressione al negativo è il principio di non contraddizione). I professori e gli autori dei manuali di filosofia hanno fatto del loro meglio per porgere una così stridente deviazione dal solco del genuino pensiero greco e cristiano come una cosa perfettamente normale. Quando espongono la dialettica hegeliana agli studenti, non fanno certo notare quanto di logicamente insostenibile vi è in essa, anzi è entrato da tempo nell’uso parlare di "audacia del pensiero" per mascherare il fatto che il pensiero è uscito dai binari della logica e si è messo a sragionare e delirare. E se pure sono "costretti" a trattare anche di chi, come Kierkegaard, si è opposto vigorosamente a un tal modo di fare filosofia, si guardano bene dall’indicare esattamente in che cosa si accentri la critica dell’hegelismo e, per esempio, presentano il pensatore danese come un eccentrico che non sapeva adattarsi al ritmo di marcia del filone prevalente del pensiero moderno.
Il merito di aver messo in luce il legame organico esiste fra il pensiero cabalistico e la filosofia moderna è di un pensatore e scrittore argentino, sacerdote e gesuita, pochissimo conosciuto dal grande pubblico europeo, Julio Meinvielle (31 agosto 1905-2 agosto 1973), del quale è disponibile in italiano il testo fondamentale, Dalla Cabala al progressismo, pubblicato dalla benemerita Casa Editrice Effedieffe, insieme ad alcuni altri suoi libri non meno illuminanti. Naturalmente la sua analisi filosofica gli è valsa l’accusa di antisemitismo, e questa è probabilmente la vera ragione di una così scarsa diffusione delle sue opere e del suo pensiero nella cultura contemporanea, così larga di manica nell’accogliere e salutare come grandi promesse anche gli autori più banali e conformisti, purché si prestino a confermare e rafforzare la versione ufficiale, per così dire, imposta dal potere circa le origini e la natura della filosofia moderna. In Italia l’autore che ha maggiormente contribuito a rilanciare e sviluppare le idee di Meinvielle è un altro sacerdote, don Curzio Nitoglia, vivente, del quale abbiamo già avuto modo di parlare in un paio di occasioni (cfr. gli articoli Le due massonerie in lotta per il dominio mondiale, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 12/03/21; e Il disordine politico nasce dal rifiuto dell’Essere, il 06/04/21).
Questo ordine di pensieri ci porta ora a svolgere un’ulteriore riflessione su un aspetto caratteristico di quel ramo della filosofia odierna che pure, nelle intenzioni, vorrebbe costituire un’alternativa radicale al pensiero della modernità, impregnato di gnosi e cabalismo, ma che in pratica si paralizza da se stesso, preso com’è nella fatale e irrisolta contraddizione fra il richiamo delle radici cristiane e il rifiuto radicale di quelle radici, in nome di una Tradizione più antica. Negli ambienti culturali che respingono la visione illuminista, progressista, evoluzionista e storicista, e quindi rifiutano o criticano fortemente la modernità e si rifanno, a vario titolo, ai principi del sapere tradizionale, vige infatti da sempre una singolare schizofrenia: una parte di essi trae ispirazione da quella che è, da duemila anni, la Tradizione specifica dell’Italia e dell’Europa, quella cristiana; un’altra parte guarda invece all’esoterismo, allo gnosticismo, al cabalismo, quando non addirittura al paganesimo o al neopaganesimo, oppure ancora si rifà, sì, in qualche modo, al cristianesimo, però non a quello essoterico e "ufficiale", ma a un altro, occulto, riservato agli iniziati, e che a sua volta presenta dei ponti e dei collegamenti, a loro credere e a loro dire, con altre culture tradizionali, con altre forme di conoscenza "superiore" e con altre forme di spiritualità, le più varie nel tempo e nello spazio, dal platonismo al buddismo e dal sufismo al catarismo, e chi più ne ha (e più coraggio possiede), più ne metta. Ora, come è noto, in questo genere di pensiero "tradizionale" vige l’idea che quel che è possibile sapere all’esoterista, non gli viene soltanto da studi e riflessioni personali, ma anche e soprattutto da una forma d’illuminazione mistica, o misticheggiante, che proviene da maestri non umani chiamati i Superiori Sconosciuti. Tutti coloro i quali condividono questa credenza, e sono legione, anche diversissimi fra loro, quanto possono esserlo le signore del channeling che tengono i loro costosi corsi di "consapevolezza" per le mogli dei miliardari californiani, fino ai sedicenti stregoni o apprendisti stregoni tipo Carlos Castaneda, ma anche i rappresentanti "nobili" dell’esoterismo moderno, come Julius Evola e Réné Guénon, condividono questo pensiero: il sapere riservato agli illuminati non proviene da quaggiù, ma da un altrove non umano variamente definibile, ma, in definitiva, proveniente dalla teosofia di Helena Petrovna Blavatskij. Parafrasando Dostoevskij, che parlava del Cappotto di Gogol’, si potrebbe dire che tutti gli esoteresti moderni, e, indirettamente (come abbiano visto) anche molti esponenti della cosiddetta filosofia accademica dell’ultimo secolo e mezzo, escono dall’ampia veste di Madame Blavatskij, colei che ha reso familiare al pubblico occidentale l’idea dei Superiori Sconosciuti, coi quali sosteneva di essere in contatto telepatico e dai quali affermava di ricevere le preziose rivelazioni che poi confluirono in opere imponenti come Iside svelata e La dottrina segreta. Tutti quelli che parlano, in vario modo, di Maestri Occulti, di Razze Antiche, di Continenti Scomparsi, di Saperi Primordiali, di Atlantide e Lemuria, di Agharti e Shamballa, di Re del Mondo e di Popoli dell’Abisso provengono direttamente o indirettamente da lì, dalla teosofia e dalle idee di H. P. Blavatskij; e Rudolf Steiner non fa eccezione alla regola, anzi, è un insigne rappresentante di questa linea di pensiero. La quale è, diciamolo chiaro una volta per tutte, radicalmente anticristiana, perché, anche nel caso in cui si degni di presentare Gesù Cristo non come un nemico, come vorrebbero i neopagani duri e puri, ma come uno dei grandi "Illuminati" dell’antichità, ha in mente un "Gesù" di sua invenzione, che non ha niente a che fare col Gesù del cristianesimo: cosa che spiega affermando che da duemila anni i cristiani non hanno fatto altro che falsificare le "vere" idee e la "vera" figura di Gesù Cristo, costruendo, al loro posto, un castello di menzogne ad uso e consumo del popolo ignorante. E tanto andava detto per sciogliere una buona volta il patetico mito d’un cristianesimo esoterico.
E del resto, chi sono i Maestri Sconosciuti? Scrive su ciò, con l’abituale chiarezza e concisione, don Curzio Nitoglia nel libro I Lubavich e i potenti del mondo (Edizioni Effedieffe, 2021, pp. 111-113):
Chi sono, in definitiva, questi Superiori Incogniti o Tzaddikkim Occulti di cui parlano Bär Dov, R. Guénon e J. Evola?
La risposta alla luce della fede è semplice: al di sopra dell’uomo vi sono solo Dio e gli Angeli buoni. Quindi restano gli angeli decaduti o cattivi…
Ora, «gli ‘Iniziati’ o i ‘Sottomessi Cogniti’ potrebbero molto probabilmente ricevere effettivamente un "influsso spirituale di origine non umana tramite la mediazione dei "Superiori Incogniti". Infatti questi fatti straordinari [preternaturali, la presenza sentita di Satana, ndr] dovuti ad ogni forma di iniziazione esoterica sono il triste privilegio di pochi Illuminati. Essi sono i Superiori Incogniti, come li chiamavano Bär Dov e la Setta già nel XVIII secolo. Agenti diretti di Satana, sono suoi strumenti abituali, ed è mediante essi che penetra e influisce nel seno delle Società Segrete e soprattutto della Massoneria che è la "Madre e Maestra" di tutte esse. Sono i Cavalieri (Kadosh), i Preti (Cohen) o i Monaci (Tzaddik della Contro-Chiesa o Sinagoga di Satana come la chiama San Giovanni nell’Apocalisse (Ap. II,9; III,9). La Chiesa di Cristo invece ha i suoi Santi; mentre Satana, la "scimmia di Dio", ha i suoi Grandi Iniziati — sia i Kadosh (Evola), sia i Tzaddik o Monaci (Guénon), ma entrambi derivano dalla medesima Cabala ebraica» (C. Nicollaud, "L’initiation maçonnique", Paris, Perrin, 19231, p. 145).
Ci si obietterà che un tale influsso spirituale potrebbe provenire da un Angelo buono, ma gli Angeli sono i Ministri di Dio, se agiscono sugli uomini è per condurli a Gesù Cristo e alla sua Chiesa. Ora la lotta contro la Chiesa è una costante della Sinagoga talmudica, della Massoneria e dell’Esoterismo chassidico, evoliano e guénoniano.
I 36 Tzaddikim Incogniti che 1°) da veri Grandi Capi e Padroni governano il mondo intero sono lo strumento privilegiato di cui si serve 2°) Satana – il Padrone dei Padroni — per tentare di rovinare l’opera di Dio. Sono essi che tramite le Banche (Rotschild, Rockefeller), la Big Pharma & Vaccini (idem & Bill Gates), le industrie belliche (Deep State, Bush, Clinton, Obama, Biden), i Media (Soros e Gates) dirigono 3°) i Politici/Chierici (Conte, Di Maio, Casaleggio, Grillo e Bergoglio…) che da buoni Maggiordomi, mettono subito in pratica gli ordini dei loro Padroni Incogniti per il dominio sul mondo: "Haec omnia tibi dabo, si cadens in terram adoraveris me!" (Mt, IV, 1 ss.) scontrandosi spesso con altri Politici/Chierici che oggettivamente (e forse in buona fede, ma solo Dio lo sa) cercano di arrestare la loro corsa veloce verso il baratro (Trump, Putin e Razinger).
Sant’Agostino insegna: "Tu hai voluto, benché fossi uomo, farti Dio per poi perire; ma Egli, essendo Dio, volle farsi uomo per ritrovare ciò che s’era perso" (Sermo CLXXXVIII, 3, in PL, XXXVIII, 1004). Qui sta tutta la drammatica e irreconciliabile opposizione tra Dio e Anti/Dio, tra Chiesa e Contro/Chiesa, tra Filosofia perenne e Cabala spuria.
In breve l’esoterismo (chassidico, evoliano e guénoniano) sia di "destra" che di "sinistra" è il contrario del Cristianesimo. Infatti il primo vuole che l’uomo si faccia D-Io da sé stesso tramite la Conoscenza iniziatica o Gnosis; mentre il secondo insegna che Dio si è fatto uomo per salvare l’uomo dal Peccato Originale, facendolo partecipare alla sua natura divina in maniera limitata e finita tramite la grazia santificante.
Abbiamo sostenuto, in precedenti scritti, che non esiste una magia bianca, una magia buona, perché la magia consiste nell’evocazione degli spiriti maligni, e pertanto la magia è tutta e solamente nera, tutta e solamente infernale, in quanto è Satana che dà al mago il potere di servirsi di forze preternaturali. Ebbene, la stessa cosa si può dire dell’esoterismo che in varia maniera si rifà al cabalismo: è tutto e solo demoniaco, perché i tanto celebrati Maestri Sconosciuti non sono quel che dicono di essere, ma odorano di zolfo, e il sapere che trasmettono non è mai buono e neppure neutro ma sempre, potenzialmente o positivamente, malvagio. E infatti che altro è la Cabala se non la luciferina pretesa di rifare la realtà non con l’aiuto di Dio, ma, sfidandolo, in competizione con Lui? Senza scordare che è frutto di quel giudaismo askenazita che serba un odio implacabile contro Gesù.
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