I cardinali massoni non esitano davanti all’omicidio
19 Giugno 2021Guardarsi dal mondo, fuggire l’Anticristo
22 Giugno 2021Tutti sanno che la mascherina, indossata in luoghi aperti e non affollati, non serve a nulla quanto alla difesa contro il Covid-19; in compenso il suo uso quotidiano e prolungato predispone a tutta una serie di disturbi e patologie, oltre a rallentare l’ossigenazione del cervello, per cui non si dovrebbe guidare l’automobile indossandola, perché i riflessi del guidatore ne risultano pericolosamente offuscati. Eppure, quanti scienziati, quanti amministratori pubblici, quanti politici lo hanno detto? Al contrario, si sono tutti appiattiti sulla narrazione ufficiale, secondo la quale chi non l’indossa è un irresponsabile, un asociale e un untore; e uno studente che si rifiutava di tenerla in classe è stato prelevato con la forza e sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio: leggi, iniezioni di sostanze calmanti e, a discrezione del medico, camicia di forza.
Tutti sanno che non si fanno i vaccini nel pieno di un’epidemia: c’è scritto nei manuali di medicina e gli studenti lo imparano sin dal primo anno. Eppure, quanti medici, quanti biologi, quanti esperti e Premi Nobel hanno fatto sentire la loro voce per esprimere un concetto così semplice e così scontato, mentre il governo va avanti con le vaccinazioni a tappeto, gli open-day e la campagna di ricatto nei confronti dei dipendenti che non si vogliono vaccinare, e i giornali e le televisioni parlano apertamente di stanare le persone non ancora vaccinate, come si trattasse di stanare la selvaggina, o magari dei pericolosi terroristi?
E ancora. Tutti sanno che questi vaccini, che vengono rifilati come tali, e anzi che vengono imposti alla popolazione, non sono, in realtà, dei vaccini. E tutti sanno che non si può preparare un vaccino in qualche mese. E tutti sanno che occorrono anni per sperimentarlo in maniera ragionevole. Infine tutti sanno che nella composizione dei cosiddetti vaccini entrano linee cellulari di feti abortiti, per la semplice ragione che è scritto sul bugiardino della confezione. Eppure nessuno dice queste cose; nessuna voce autorevole si fa sentire nel coro avvilente dei servi e dei prezzolati; o meglio c’è qualche voce, ma viene prontamente censurata e relegata in un angolo, dove nessuno la possa udire, e non riesca a mettere una pulce nell’orecchio delle cavie da laboratorio, vale a dire i cittadini miti e fiduciosi che si lasciano consigliare dai loro medici di base e che danno credito a quanto leggono sulla stampa e a quanto odono nei telegiornali. Eppure non ci sarebbe bisogno di un Aristotele o di un Leonardo da Vinci per sbugiardare le menzogne del potere. Potrebbe farlo chiunque, senza bisogno di essere medico, sulla base del puro e semplice buon senso e dalla normale esperienza in fatto di salute e malattia, che chiunque fa nel corso della propria vita, specie se ha avuto dei figli piccoli da accudire.
Sorge perciò una duplice domanda. Come si spiega che i tecnici, gli scienziati, gli esperti, i medici, si siano prestati ad assecondare una menzogna così enorme e così dannosa, oltretutto facilmente confutabile, e a restare in silenzio mentre i pochi loro colleghi coraggiosi vengono cacciati dalla professione se solo osano manifestare prudenza nell’assunzione di un siffatto vaccino, specie nei confronti di bambini e ragazzi, che dal virus non rischiano praticamente nulla? E come si spiega che centinaia di milioni di persone comuni hanno abdicato alla loro intelligenza, alla loro facoltà critica, al loro puro e semplice buon senso, rifiutandosi di considerare i tanti, troppi lati oscuri di quella che ci viene raccontata come un’emergenza sanitaria, mentre è, semmai, un’emergenza giuridica, dello Stato di diritto, e insieme un’emergenza etica, che mette in causa la legge morale naturale, per non parlare della morale cristiana, per quanto riguarda i credenti? In entrambi i casi, bisogna riconoscere che il male parte assai da lontano, e la situazione presente ha solo reso visibile ciò che già esisteva, ma non appariva alla vista di tutti perché le circostanze ordinarie non lo facevano emergere. La risposta alla prima domanda è purtroppo semplice: sia in cambio di vantaggi personali, sia per non entrare in urto col conformismo del proprio ambiente, gli esperti hanno tradito la loro coscienza e la loro missione e si sono messi a disposizione del potere; hanno mentito sapendo di mentire, o hanno taciuto quando avrebbero avuto il dovere di parlare. Quelli che non hanno mentito sono semplicemente dei prodotti in serie di un’università che ormai sforna questo tipo di esperti, capaci di dire tutto e il contrario di tutto nell’arco di una settimane, e di spacciarlo per verità scientifica, senza nemmeno un dubbio o un scrupolo di coscienza o di decenza. La risposta alla seconda domanda è collegata alla prima. La massa della gente, di norma, non pensa con la propria testa: non lo ha mai fatto e mai lo farà. La maggioranza della gente vive la propria vita occupandosi solo di ciò che la riguarda più da vicino, e anche in quel campo si lascia manipolare e abdica alla propria facoltà critica: affida il suo denaro a una banca che non sa esattamente cosa ne farà; affida la sua salute a un sistema sanitario del quale si fida anche tropo, sebbene avrebbe cento e una ragione per diffidarne; e affida il suo voto a dei partiti politici che puntualmente lo ingannano e lo prendono in giro, ma che egli continua a considerare pur sempre come qualcosa di utile e necessario, almeno in teoria, perché senza di essi non ci sarebbero le meraviglie della tanto decantata democrazia. Insomma la gente è abituata a fidarsi delle istituzioni semplicemente perché la tv dice così e perché non saprebbe come fare senza di esse. È sempre stato così: la sola novità è che le istituzioni, in massa e simultaneamente, hanno tradito, facendosi mero strumento del piano malvagio dei Padroni Universali, e quindi la gente viene ingannata in una misura che non si era mai verificata in una singola circostanza. In un certo senso è un bene quel che è accaduto negli ultimi quindici mesi: ha fatto cadere i veli e mostrato quanto siano mercenari i cosiddetti esperti, e fino a che punto siano manipolabili le masse.
La cosa che emerge con maggiore chiarezza da tutta questa vicenda è l’assoluta indifferenza, se non il disprezzo, della maggioranza della gente nei confronti della verità. Non ha alcuna importanza quello che è vero: conta quello che viene detto e ripetuto ossessivamente dai mass-media; ai politici e agli amministratori pubblici non resta altro da fare che sfruttare, e semmai moderare, lo stato emotivo creato artificialmente nella gente. E poiché tale stato emotivo è il terrore, ai politici, che peraltro prendono ordini dall’alto e non decidono affatto in proprio la linea da adottare, si offre perfino l’occasione di apparire come i soli che hanno conservato la testa sulle spalle e, pur agendo per il bene comune, si sforzano di mitigare le misure restrittive e di contenere gl’inutili eccessi di zelo della massa. La verità, dunque, non conta alcunché, non interessa ad alcuno, vale meno di un sacco d’immondizia; la verità è un lusso che bisogna scordarsi quando è in gioco la nuda vita, un lusso da oziosi chiacchieroni che non devono combattere ogni giorno in trincea, come i bravi medici nelle corsie d’ospedale. E non solo essa è stata bandita dai tecnici i quali sanno benissimo, o almeno dovrebbero sapere, che tutto quel che viene fatto e deciso da quindici mesi a questa parte è pura follia, e quindi non ha nulla a che fare con la verità scientifica, ma è stata bandita anche dalla gente comune, la quale ha gettato via ogni traccia di elementare buon senso, ogni elemento di saggezza pratica appreso nel corso della propria vita, lasciando che i mass-media e i politici scrivano un nuovo codice di realtà sulla tabula rasa creata in lei dal terrore. Al punto che se questi famosi e benemeriti tecnici proclamassero, domani, che per difendersi dal pericolo mortale del Covid-19 bisogna uscire di casa a giorni alterni, o alternativamente quelli che abitano ai numeri civici pari e dispari, la gente ci crederebbe, lo farebbe molto disciplinatamente, e si troverebbe sempre qualche zelante signore più che pronto a telefonare ai carabinieri per denunciare il vicino che abita al numero civico 69 nel giorno riservato alla libera uscita dei numeri civici pari, credendo con ciò di adempiere a un utile e necessario dovere morale e sociale.
Dobbiamo perciò domandarci come siano stati possibili un tale abbandono e un tale disprezzo nei confronti della verità. La verità non è un lusso per pochi filosofi: la verità è l’elemento caratteristico di una qualsiasi società ordinata e ragionevole. Senza la verità, la società diventa un agglomerato di folli o di criminali che si tormentano incessantemente a vicenda. Perché una società funzioni e progredisca, è necessario che la quasi totalità dei suoi membri creda fermamente che la verità esiste, perché solo così il lavoro e l’impegno individuale di ciascuno acquistano un significato e si integrano e si completano con quelli di tutti gli altri. Ricordiamo la definizione di san Tommaso d’Aquino della verità: adaequatio rei et intellectus, accordo fra la cosa e il giudizio. Se viene meno l’amore per la verità, tale accordo si spezza e il giudizio va per conto suo, indifferente alla cosa. È quel che sta accadendo ora, ma che già si era manifestato da alcuni decenni, se non da più tempo ancora, a cominciare dai luoghi specificamente deputati alla ricerca della verità, vale a dire le scuole e le università. A partire da un certo momento, i filosofi hanno cominciato a sospettare che la realtà potrebbe essere un gigantesco inganno, ordito da un diavoletto dispettoso (ricordate il diavoletto di Cartesio?), e che l’unica maniera di superare un simile dubbio era riformulare tutto ciò che conosciamo, o crediamo di conoscere, partendo dalla rocca inespugnabile dalla nostra mente. Ahinoi, la mente soggettiva non è una rocca inespugnabile, ma la stanza dei sogni più pazzi, se pretende di staccarsi dalla realtà e di rifare la realtà secondo i propri criteri e le proprie certezze. Niente è più vero, se la mente individuale diffida di tutto, anche del proprio senso comune – il preziosissimo senso comune, posto al centro della filosofia di Antonio Livi — e vuole ergersi da sé stessa, al di sopra di tutto, quale nuovo centro ordinatore del reale. La realtà non è quella che vuole la mente: una mente sana si adegua alla realtà, la coglie per ciò che essa effettivamente è, e in questo retto giudizio consiste la verità, che non è una cosa, ma un atto. Le premesse di questa deviazione e di questo capovolgimento speculativo sono state poste da Guglielmo di Ockham, sviluppate da Cartesio, perfezionate da Kant e rese piene e definitive da Hegel e dai suoi successori diretti e indiretti, Marx, Nietzsche, Heidegger. Ma a lungo andare un senso di crescente malessere si è diffuso fra questi filosofi pazzi, perché perfino loro, a un certo punto, hanno avuto una sensazione di sazietà e di nausea, dovuta alle troppe pazzie che andavano accumulando e alla vaga sensazione che esse ormai non avevano più nulla a che fare col mondo reale. E da ciò si è arrivati fino alla resa incondizionata della filosofia da parte dei fautori del pensiero debole: visto che la verità è irraggiungibile, tanto vale rassegnarsi a farne a meno.
Intanto, però, il danno era fatto. I filosofi si erano disabituati a pensare in termini di verità oggettiva, ossia di accordo fra la cosa e il giudizio; peggio ancora, avevano permesso al veleno del loro male esistenziale di diffondersi ovunque, inquinando anche l’orizzonte delle persone comuni. Il filosofo moderno infatti è un individuo mentalmente anormale, perché non si può definire altrimenti un soggetto che ha perso completamente l’aggancio con la realtà e vive in un mondo di pure astrazioni; se poi vuole imporre le sue astrazioni al mondo, sostituendole alla realtà, come appunto vogliono fare, per principio, tutti i filosofi progressisti, ne deriva un assalto generale contro l’equilibrio mentale dell’umanità. La differenza fondamentale fra una mente sana e una mente disturbata è che la prima, quando si accorge che esiste uno scollamento fra la cosa e il proprio giudizio, si rende conto di aver sbagliato e riconosce che una qualche forma di malessere intellettuale ed esistenziale ha deviato la sua facoltà di giudizio; la mente disturbata non ammette di aver preso un abbaglio e si ostina nelle proprie elucubrazioni, con la pretesa che esse siano la pura verità, e più si ostina e si accanisce, più si allontana dal mondo reale. Ed ecco spiegato, fra le altre cose, il successo clamoroso, e sproporzionato ai suoi meriti, della psicanalisi freudiana: in un mondo impazzito ci si scorda che la mente disturbata è un caso a sé, un caso patologico, e si tende a pensare che tutte le menti funzionino come funziona lei, e vivano in se stesse le medesime allucinazioni e i medesimi impulsi deviati. Il dramma della società moderna è che essa è stata spinta e trascinata sul terreno della pazzia da quelli che, per statuto professionale, per prestigio personale e per potere decisionale, dovrebbero essere le guide. Ma una guida che smarrisce la strada, che la dimentica, che scambia le proprie allucinazioni per la realtà, dove porterà quelli che si affidano a lei, se non verso il baratro? Tale è la condizione degli uomini moderni: sono stato traviati da una ristretto numero di menti malate, malauguratamente influenti, se non altro perché il potere vero, quello finanziario, le ha individuate come utilissime cinghie di trasmissione dei propri voleri all’umanità nel suo complesso, e quindi le mette sul suo libro paga. Ecco spiegata anche la sconcertante facilità con la quale costoro — li abbiano chiamati filosofi, ma la parola va intesa nel senso più ampio, meglio sarebbe dire i savant d’illuministica memoria — si prestano a propalare qualsiasi menzogna, rinnegando i loro stessi studi e il loro sapere, giurando e spergiurando che quella è la pura verità. E questo, del resto, hanno fatto, per anni e per decenni: nascondere la verità agli occhi delle persone comuni. Fin dai banchi di scuola. La verità è semplice, per chi la sa vedere. Ma per vederla occorre una mente sana, guidata dalla ragione naturale e illuminata dalla grazia. Per questo essi odiano Dio, la Verità suprema.
Fonte dell'immagine in evidenza: Alan Camerer - Pubblico dominio