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Che fare davanti a un nemico armato e senza pietà?

Siamo persuasi che la maggior parte delle persone, e anche la maggior parte dei credenti, non abbia compreso fino a che punto siano malvagi e fin dove vogliono arrivare i nostri nemici: i nemici di Dio e dell’umanità, i quali, da quattordici mesi a questa pare, hanno lasciato cadere la maschera e procedono a ritmo febbrile nella realizzazione dei loro piani diabolici. Il loro obiettivo è decimare la popolazione del pianeta e mettere il giogo, come a una mandria di animali, ai sopravvissuti, che saranno costretti a lavorare per loro, a servirli e addirittura ad adorarli, ridotti a vivere in condizioni totalmente disumane. Vogliono far scendere gli abitanti del pianeta a 500 milioni, il che significa provocare la morte, in un modo o nell’altro, di circa sette miliardi: e a tal fine già stanno predisponendo l’apparato mediatico affinché diffonda l’idea che siamo troppi, che la Madre Terra è stanca e non può sopportare oltre un carico così eccessivo, e che per il suo e nostro bene dobbiamo smettere di far figli, smettere di viaggiare, smettere di produrre, smettere di coltivare la terra, smettere di esistere. Per quelli che resteranno in vita, non vi saranno alternative: privati del lavoro autonomo, costretti a nutrirsi di cibi schifosi a basso impatto ambientale, come cavallette e altri insetti, privati di ogni diritto politico, sociale, sindacale, se non di quello di cambiare sesso e di farsi togliere la vita nel caso di malattie a lungo termine dalla prognosi infausta, probabilmente rimpiangeranno il destino di quelli che saranno eliminati per mezzo di armi batteriologiche, guerre nucleari e carestie provocate a bella posta. Naturalmente, non ci sarà più il denaro, e le cose necessarie dovranno essere acquistate per mezzo di una card, beninteso riservata ai "bravi cittadini". Infine, tutti dovranno andare a piedi, perché bisogna smettere d’inquinare l’atmosfera con gli scarichi delle auto. Oppure in bicicletta: perché il modello, in tutti i sensi — politico, sociale, demografico, ambientale -, è e sarà sempre lo stesso: la Cina odierna, dove una ristretta oligarchia di supermagnati domina su una sterminata popolazione che deve accontentarsi di standard di esistenza di semplice sopravivenza, o poco più. È finito il tempo della motorizzazione privata: è stato bello, specie per gli industriali, e più ancora per le multinazionali del petrolio, finché l’agenda globale prevedeva che si dovesse trasformare il cittadino in consumatore. Ora quella fase è finita, e il cittadino deve scomparire e lasciar posto allo schiavo. Certo, se il problema fosse davvero l’inquinamento, si potrebbero finalmente mettere in circolazione le famose auto elettriche, le quali tecnicamente sono pronte da mezzo secolo: ma lo scopo non è quello; quello sarà solo il pretesto. Quando ci parlano di green economy, bisogna aver chiaro in mente che non si tratta di un’economia "verde" concepita per la difesa dell’ambiente e perciò, in qualche misura, a che di noi stessi. Niente affatto. È la stessa cosa di quando ci parlano di pandemia e di emergenza sanitaria: dal momento che non c’è alcuna pandemia, non ci dovrebbe essere neppure alcuna emergenza sanitaria: ma essi hanno bisogno di un’emergenza sanitaria, per realizzare i loro scopi occulti. Che non hanno niente a che fare con la nostra salute, proprio come la limitazione e infine la proibizione della motorizzazione privata non avrà niente a che fare con l’ecologia e l’ambiente: sarà solo un pretesto per appiedare la popolazione e poterla così controllare meglio. Senza denaro per gli acquisti, senza un lavoro stabile, senza la possibilità di muoversi, e con un bel microchip per essere costantemente seguiti dallo schermo di un computer, e possibilmente controllati e manipolati a livello psichico per mezzo di onde e impulsi elettrici, gli uomini saranno ridotti a livelli sub-umani e forniranno cavie da esperimento per gli ulteriori, diabolici esperimenti eugenetici di questa, che monsignor Viganò giustamente ha chiamato "setta maledetta".

Non siamo affatto esagerando: qua e là essi cominciano già a parlare apertamente di tali cose, a trattarne in articoli di riviste scientifiche e perfino a rilasciare documenti pubblici al termine dei loro congressi, anche se, ovviamente, si guardano bene dal dire come verrà effettuata la drastica riduzione di popolazione e di quali mezzi si serviranno per rendere l’economia mondiale ecologicamente compatibile. Quel che si capisce, del resto, è già terribile ma qui entrano in gioco i mass-media, il cui compito è quello di familiarizzare la gente, un poco alla volta, con le cose più orribili e paurose, con la tecnica della finestra di Overton. Del resto, i politici non dicono già che dobbiamo prepararci alla prossima fase della storia umana, nella quale nulla sarà più come prima? Nn ci hanno forse detto, più di un anno fa, che avremmo dovuto abituarci a indossare sempre la mascherina, come s’indossa una collana o un capo di abbigliamento: vale a dire ad assuefarci a una cosa inutile, ridicola, antigienica, come ad una nuova "normalità"? E non è forse stato così, al punto che la gente ormai sembra non poterne più fare a meno e se domani, per ipotesi, le autorità ci dicessero che la si può gettar nel cestino, moltissime persone continuerebbero a portarla, e magari a portarne due o tre una sull’altra, sino a data indefinita? Si osservi come è penetrata facilmente, nella società, l’ideologia gender: una cosa che, fino a dieci anni fa, la maggior pare delle persone considerava con disgusto e incredulità. È stato facile come affondare un coltello nel burro fresco: è stato sufficiente farla "passare" in piccole dosi, in dosi omeopatiche, in modo da abituare non la nostra ragione, ma il nostri inconscio, ad accettare l’inaccettabile. Ora un importante settimanale di opinione se ne esce con l’immagine in copertina di un uomo incinto, il pancione di nove mesi: una provocazione? Certo; ma intanto il messaggio è passato, e ormai siamo alle ultime battute. La domanda suggerita non alla nostra intelligenza, ma al nostro inconscio, per abitudine, per assuefazione, è sempre la stessa: In fondo, perché no? Perché non dovrebbe essere possibile? E visto che tecnicamente possibile, perché non lo si dovrebbe fare, dal momento che c’è qualcuno che lo desidera e anche, cosa più importante di tute, qualcuno che paga? Dove sta scritto che solo le donne possono partorire? Non è forse vero che l’uguaglianza di genere implica che non solo le donne, ma anche gli uomini, possano fare qualsiasi cosa, e dunque anche portare avanti una gravidanza? La scienza medica, oggi, mette a portata di mano dei "traguardi" che fino a ieri sembravano inimmaginabili e inconcepibili: sì, i tecnici dicono che è possibile, che dopotutto l’organismo maschile non è poi tanto diverso da quello femminile, da non poter sostenere l’impegno di una gravidanza, naturalmente indotta con mezzi speciali. E noi tutti ormai siamo abituati a considerare come cosa normale il fatto che, presto o tardi, venga realizzato a livello tecnologico ciò tutto ciò che teoricamente è divenuto possibile, indipendentemente dal fine e da qualunque considerazione di carattere etico.

Dunque, il nemico col quale abbiamo a che fare è questo: potentissimo, spietato, ci ha dichiarato guerra da moltissimo tempo, ma noi ce ne stiamo accorgendo solo da pochi mesi o pochi anni. Si tratta di una super-massoneria d’individui che si ritengono "illuminati" e destinati perciò a signoreggiare sul mondo intero, e che guardano al resto dell’umanità come a una razza inferiore, immeritevole di qualunque sentimento di empatia o, a maggior ragione, di compassione. Sono cinici e spietati anche fra di loro; in particolare non perdonano a quanti escono dalla loro associazione e ne divulgano, anche solo in parte, i segreti. Ricordiamo la fine del banchiere Roberto Calvi, o del giornalista Mino Pecorelli, tanto per fare due esempi piuttosto noti; ma se ne potrebbero fare parecchi altri. Essi nutrono un odio tutto particolare per il cristianesimo e per la Chiesa cattolica: un odio antichissimo, plurisecolare, sostenuto a sua volta, ispirato e organizzato da un odio più antico ancora, di origine preternaturale: l’odio del Male in sé per il Bene, per qualunque forma di bene, e specialmente per il sommo Bene, che è Dio. Essi perciò non si curano più di tanto delle altre religioni. Essendo false, possono servire benissimo i loro piani, se non altro per il fatto di distogliere gli uomini dal vero Dio; ed è probabile che alcune di esse le abbia ispirate direttamente il diavolo. Padre della menzogna, la sua arte preferita è l’inganno: e quale inganno più grande di trascinare l’umanità ad adorare falsi dèi o addirittura demoni, sottraendo le loro anime immorali ai benefici della Redenzione di Cristo? Chi abbia parlato con quei missionari che hanno operato per tutta la vita nelle regioni più remote del’Africa o della Nuova Guinea — parliamo di missionari veri, non di falsi missionari bergogliani, come quel "vescovo dell’Amazzonia che si è vantato di non aver mai provato a convertire un solo indigeno in quarant’anni di "missione" — avrà appreso che molti culti animisti e pagani, i cui ministri sono gli stregoni che praticano la magia nera, i sacrifici umani, il cannibalismo rituale e altre amenità simili, per mezzo delle quali essi tengono la popolazione in uno stato di perpetuo terrore, sono palesemente un’ispirazione diretta del demonio. Ora l’antico nemico ha trovato dei collaboratori molto più evoluti ed efficienti: in tempi di globalizzazione, anche i ministri del diavolo, i satanisti pedofili che ruotano attorno al Deep State non solo americano, ma internazionale, con annesse isole del "paradiso" sessuale come quella di Jeffrey Epstein, e zelanti sacerdotesse come le signore Clinton madre e figlia, devono svolgere un lavoro assai più rapido e incisivo e, soprattutto, capace di agire su masse di milioni e miliardi d’individui, non più su qualche comunità isolata. I loro metodi di oggi sono quelli di ieri e di sempre. Provocano emergenze, vere o presunte, e offrono la "soluzione", al prezzo di moltissime vite innocenti. Dalla congiura delle poveri nell’Inghilterra di Giacomo I, alla "gloriosa rivoluzione" del 1688 per sventare l’orribile minaccia di una dinastia cattolica, alle rivoluzioni americana, francese e russa, all’assassinio di Francesco Ferdinando a Sarajevo, il loro obiettivo è sempre lo stesso: destabilizzare, destrutturare, infliggere sofferenze, creare un regresso morale e civile; e intanto speculare sulle armi e sugli affari, accumulare ricchezze favolose con le quali finanziare entrambe le parti in lotta, in modo da risultare sempre vincenti, comunque vada. Non hanno e non hanno mai avuto il minimo scrupolo: dietro le due infami guerre dell’oppio della Gran Bretagna contro l’Impero cinese, nel 1839 e nel 1856, c’erano sempre loro, gli eterni banchieri ebrei: essi hanno provocato la reazione del governo cinese ed essi hanno armato la spedizione punitiva inglese; ma soprattutto, essi hanno realizzato guadagni miliardari con il libero mercato dell’oppio.

Dicevamo che un odio tutto particolare essi rivolgono a Gesù Cristo e ai suoi seguaci. Tutti i grandi santi della modernità hanno visto il pericolo e l’hanno denunciato, e tutti hanno dovuto subire le conseguenze di quell’odio, tanto più che da tre secoli la massoneria si è infiltrata nella Chiesa cattolica ed è stata in grado di agire dal suo interno. San Giovanni Bosco fu più volte sottoposto a minacce, violenze e tentativi di assassinio, sia da parte della massoneria che dei valdesi (si veda la sua biografia scritta da Cristina Siccardi): quei valdesi ai quali il signor Bergoglio si è rivolto nel 2015, supplicandoli di perdonare la Chiesa per le violenze passate, e dimostrando il suo amore e la sua buona volontà baciando la Bibbia valdese: chissà cosa ne pensa, da lassù, l’anima di san Giovanni Bosco. San Pio da Pietrelcina, che vide e denunciò l’infiltrazione massonica nel clero, subì per quasi tutta la sua vita sacerdotale una serie di persecuzioni amarissime, culminate — guarda caso — quando fu eletto al soglio pontificio Giovanni XXIII, l’amico dei massoni e quasi certamente massone egli stesso. E il sacerdote incaricato da san Pio di indagare sulla massoneria ecclesiastica, il coraggioso don Luigi Villa, subì la bellezza di sette tentativi di assassinio, sventati grazie alla speciale protezione di Maria Santissima (si legga la rivista da lui fondata e che prosegue tuttora le sue pubblicazioni, sotto la direzione di Franco Adessa, intitolata Chiesa viva: una miniera di notizie su questo lato oscuro della Chiesa moderna). Anche san Massimiliano Kolbe aveva fatto della sua vita e del suo apostolato una risposta alla terribile minaccia massonica, dopo aver avuto l’ispirazione di fondare i Cavalieri dell’Immacolata in seguito a una blasfema manifestazione della massoneria a Roma, nel 1917 (secondo centenario della sua fondazione). San Kolbe aveva anche ben chiara la stretta connessione fra massoneria e alta finanza ebraica: credeva all’autenticità dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion (ci credevano in moltissimi, prima della Seconda guerra mondiale; poi, dopo il 1945, è divenuto obbligatorio dichiararli falsi) e si adoperò per farli conoscere ovunque. Un aspetto, questo, della sua vita e del suo apostolato, che oggi viene rigorosamente passato sotto silenzio. E, a proposito, vuoi vedere che la persecuzione dei Francescani dell’Immacolata, scatenata da Bergoglio quasi subito dopo la sua (scandalosa) elezione, ha a che fare proprio col fatto che l’ordine fondato da padre Stefano Manelli aveva una speciale devozione per il santo di Auschwitz, oltre che per l’Immacolata, e quindi una speciale consapevolezza del pericolo rappresentato dalla massoneria che, come una serpe, si è insinuata ai vetrici della Chiesa, fino a trionfare con il cari fratelli massoni del cardinale Gianfranco Ravasi?

Tale è il nemico col quale abbiamo a che fare. Si devono usare dei riguardi nella lotta contro di lui? Non più di quanti ne ha la Vergine Santissima allorché schiaccia il capo all’antico serpente che le insidia il calcagno. Questa, per chi non l’avesse capito, è una lotta senza quartiere: non ci saranno prigionieri. La città di Dio non può coesiste con la città del diavolo. Coraggio: Gesù è con noi.

Fonte dell'immagine in evidenza: Photo by Mike Chai from Pexels

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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