Qual è l’ultima radice dell’odio contro Cristo?
8 Maggio 2021Il triste trionfo della cattiva letteratura religiosa
10 Maggio 2021Come ormai tutto sanno, il filo-massone cardinale Gianfranco Ravasi ha pubblicato il 14 febbraio 2016, sul filo-massonico Il Sole — 24 Ore (perché è il giornale della finanza, e finanza vuol dire massoneria) l’inquietante lettera aperta intitolata Cari fratelli massoni; così come è ormai ben noto a tutti che la massoneria, nelle sue varie logge e nei suoi vari riti, si è espressa decine di volte con documenti, articoli e discorsi pubblici di altissimo apprezzamento nei confronti del pontificato attuale, creato dalla massonica mafia di San Gallo nel 2013, costringendo Benedetto XVI a dimettersi (con tanto di ricatto finanziario: il blocco di tutte le operazioni finanziarie della Banca vaticana) ed eleggendo il massone Bergoglio, che già era stato il suo candidato nel conclave del 2005 e per poco non era stato eletto fin da allora.
Ora, per capire la portata devastante dell’articolo pubblicato da Ravasi su Il Sole- 24 Ore, bisogna aver presente che il magistero ufficiale e solenne della Chiesa ha sempre condannato la massoneria: sempre, fin dall’inizio, perché la prima loggia ufficiale, quella di Londra, nasce nel 1717, ed il primo documento pontificio di formale condanna nei confronti di essa è del 1738. A quel primo documento di denuncia e di solenne condanna della massoneria da parte della Chiesa che è la bolla In eminenti apostolatus specula di Clemente XII del 24 aprile, ne seguirono parecchi altri, senza interruzione: la bolla Ecclesiam a Jesu Christo di Pio VII del 13 settembre 1821; la bolla Quo graviora di Leone XII del 23 marzo 1825; l’enciclica Traditi humilitati nostrae di Pio VIII del 24 maggio 1829; l’enciclica Qui pluribus di Pio IX del 9 novembre 1846 e l’allocuzione Multiplices inter, sempre di Pio IX, del 25 settembre 1865. Solo per citare le più importanti del XVIII e XIX secolo. Alle quali si aggiunse, il 20 aprile 1884, l’enciclica Humanum Genus di papa Leone XIII: quello stesso che il 15 maggio avrebbe firmato una delle encicliche sociali più famose, oltre che la prima dei tempi moderni, Rerum novarum.
La discussione sull’intera enciclica, molto articolata e strutturata, meriterebbe non uno, ma una serie di articoli, anzi un ampio studio monografico; ci basti, in questa sede, soffermare l’attenzione sui paragrafi iniziali, raccomandando però al lettore di prendere visione di questo importante, ma obliato documento, reperibile in rete nella sua stesura integrale(http://www.vatican.va/content/leo-xiii/it/encyclicals/documents/hf_l-xiii_enc_18840420_humanum-genus.html):
Il genere umano, dopo che "per l’invidia di Lucifero" si ribellò sventuratamente a Dio creatore e largitore de’ doni soprannaturali, si divise come in due campi diversi e nemici tra loro; l’uno dei quali combatte senza posa per il trionfo della verità e del bene, l’altro per il trionfo del male e dell’errore. Il primo è il regno di Dio sulla terra, cioè la vera Chiesa di Gesù Cristo; e chi vuole appartenervi con sincero affetto e come conviene a salute, deve servire con tutta la mente e con tutto il cuore a Dio e all’Unigenito Figlio di Lui. Il secondo è il regno di Satana, e sudditi ne sono quanti, seguendo i funesti esempi del loro capo e dei comuni progenitori, ricusano di obbedire all’eterna e divina legge, e molte cose imprendono senza curarsi di Dio, molte contro Dio. Questi due regni, simili a due città che con leggi opposte vanno ad opposti fini, con grande acume di mente vide e descrisse Agostino, e risali al principio generatore di entrambi con queste brevi e profonde parole: "Due città nacquero da due amori; la terrena dall’amore di sé fino al disprezzo di Dio, la celeste dall’amore di Dio fino al disprezzo di sé (De Civit. Dei, lib. XIV, c. 17). In tutta la lunga serie dei secoli queste due città pugnarono l’una contro l’altra con armi e combattimenti vari, benché non sempre con l’ardore e l’impeto stesso.
Molto opportunamente Leone XIII, citando La città di Dio di sant’Agostino, ricorda ai fedeli che esiste una guerra ininterrotta fra il bene e il male, da quando la superbia del diavolo ha dato origine all’inferno e da quando il peccato di Adamo ha trascinato nelle sue funeste conseguenze l’intera umanità. Come è chiaro, preciso, severo ma necessario, questo linguaggio! Quanto è lontano dalle frasi ambigue e arzigogolate, dai concetti buonisti e misericordisti dei documenti del Vaticano II, oggi tanto sbandierati e addirittura posti a fondamento, secondo Bergoglio, della "vera"Chiesa cattolica, dalla quale devono andarsene quelli che non li accettano integralmente! Senza dubbio Giovanni XXIII, infaustamente elevato alla gloria degli altari, aveva in mente pensieri come quelli espressi qui dal suo predecessore allorché parlava, nel discorso di apertura del Concilio, dei profeti di sventura che hanno stancato tutti coi loro accenti gravi e le loro sentenze divisive. Infatti non solo Leone XIII ricorda (e sarebbe un’affermazione ovvia, ma nulla è scontato quando si tratta della pigrizia intellettuale e morale dei cattolici seduti sugli allori della propria fede) che esiste Satana ed esiste il suo regno, ma si spinge a dire chiaro e tondo che l’umanità stessa è divisa in due campi: il regno di Dio e il regno del diavolo. Oibò, quale tremenda profezia di sventura! E cosa diranno i seguaci delle false religioni; cosa diranno i cari fratelli separati, e specialmente i carissimi fratelli maggiori; cosa diranno i cari fratelli non credenti del cardinale (massone) Carlo Maria Martini e i cari fratelli atei nobilmente pensosi del (bislacco) poeta David Maria Turoldo? Per carità: avere la faccia tosta di parlare del regno del diavolo e insinuare che molti uomini ne fanno pare, e sono perciò destinati alla dannazione eterna! Tutto sommato, si può anche tollerare questo linguaggio nel 1884: basta stenderci sopra un velo di oblio e non citare mai, assolutamente, per alcuna ragione al mondo, la Humanum genus, come appunto fanno i papi del Concilio e del post-concilio. Però adoperare, oggi, un simile linguaggio e simili concetti? Ecco: proprio da questo, da cambiamenti come questo, si ha la prova lampante di quello che è stato realmente il Concilio Vaticano II: la liquidazione del cattolicesimo e la nascita, al suo posto, di una nuova religione. Una religione non solo modernista, immanentista e soggettivista, tutta sentimentalismo e niente ragionevolezza, ma anche e soprattutto filo-massonica e cripto-massonica. La quale,ai nostri giorni, dichiara apertamente la propria simpatia per i massoni, con un papa che si dichiara grande amico del gran massone Eugenio Scalfari e, se deve rilasciare un’intervista particolarmente"impegnata" (ossia eretica e blasfema) chiama costui, non certo un giornalista cattolico, ad esempio un Vittorio Messori; e a lui affida il compito "sporco" di dire anche quello che lui vorrebbe, ma naturalmente non può dire, o non per ora almeno, cioè che Gesù Cristo era solamente un uomo e che l’Inferno non esiste perché alla fine andremo tutti in paradiso, tranne i più cattivi, la cui anima semplicemente svanirà nel nulla.
Ma ai tempi nostri i partigiani della città malvagia, ispirati e aiutati da quella società, che larga mente diffusa e fortemente congegnata prende il nome di Società Massonica, pare che tutti cospirino insieme, e tentino le ultime prove. Talché senza più dissimulare i loro disegni, insorgono con estrema audacia contro la sovranità di Dio; lavorano pubblicamente e a viso aperto a rovina della Santa Chiesa, con proponimento di spogliare affatto, se fosse possibile, i popoli cristiani dei benefizi recati al mondo da Gesù Cristo nostro Salvatore. (…)
Chi fosse e a che mirasse questo capitale nemico, che usciva fuori dai covi di tenebrose congiure, lo compresero tosto i Romani Pontefici Nostri Antecessori, vigili scolte a salute del popolo cristiano; e anticipando col pensiero l’avvenire, dato quasi il segnale, ammonirono Principi e popoli non si lasciassero ingannare alle astuzie e trame insidiose. (…)
Poiché da fatti giuridicamente accertati, da formali processi, da statuti, riti, giornali massonici pubblicati per le stampe, oltre alle non rare deposizioni dei complici stessi, essendosi venuto a chiaramente conoscere lo scopo e la natura della setta massonica, quest’Apostolica Sede alzò la voce, e denunziò al mondo, la setta dei Massoni, sorta contro ogni diritto umano e divino, essere non meno funesta al Cristianesimo che allo Stato, e fece divieto di darvi il nome sotto le maggiori pene, onde la Chiesa suole punire i colpevoli. Di che irritati i settari e credendo di poter, parte col disprezzo, parte con calunniose menzogne, sfuggire o scemare la forza di tali sentenze, accusarono d’ingiustizia o di esagerazione i Papi, che le avevano pronunziate. (…)
Ed ecco la parte più scottante dell’enciclica: la città terrena del diavolo ha il suo fulcro e la sua centrale propulsiva nella massoneria: per questo essa è nata e a questo scopo lavora indefessamente, nell’ombra, da grandissimo tempo: per distruggere l’ordine sociale e rovesciare la presenza del cristianesimo nel mondo, vanificando gli effetti della Redenzione per l’intera umanità. Leone XIII pertanto chiama la massoneria il nemico capitale: più chiaro di così. Altro che cari fratelli massoni di Gianfranco Ravasi. Sono nemici, non sono fratelli (saranno "fratelli" tra di loro, semmai). Ed ecco la perfidia dello "spirito conciliare" e il ricatto morale dei buonisti: siamo tutti fratelli (Fratelli tutti di Bergoglio), dunque nessuno è più nemico, anzi forse nessuno lo è mai stato. Altro che Città dei diavolo, altro che sant’Agostino: roba vecchia, quella, vecchia e ammuffita. Ora ci sono i giganti del cattolicesimo adulto, ci sono i Rahner, i Kasper, i Bianchi e i Beroglio; ora finalmente si può dire che siamo tutti una grande e meravigliosa famiglia; che tutte le religioni sono buone (purché rinuncino a essere se stesse, specie il cattolicesimo); che non ci sono più un’Antica e una Nuova Alleanza, poiché l’Alleanza è qualcosa di automatico che Dio stabilisce con gli uomini, e non solo per i buoni, cioè per quelli che la vogliono, ma per tutti, anche per quelli che vi si oppongono. E questa, appunto, è la fratellanza massonica, basata sul falso principio della tolleranza: doppiamente falso, anzi, perché la verità non è negoziabile e perché i massoni, come i loro fratelli siamesi illuministi, non sono mai stati tolleranti, benché abbiano inventato questa parola e se ne riempiano sempre la bocca.
E non solo Leone XIII chiama la massoneria nemico capitale, sorta contro ogni legge umana e divina; smaschera anche la strategia preferita dei massoni, che è quella di dissimular le loro vere intenzioni e di minimizzare, agli occhi degli estranei, e prima di tutti agli occhi dei cattolici, il pericolo da essi rappresentato, negando anzi di essere pericolosi e rovesciando l’accusa col dire che sono loro, i cattolici, e prima di tutto il clero oscurantista e bigotto, a vedere tremendi complotti e atroci congiure, là dove non vi è nulla del genere. È la stessa strategia che usano anche oggi: resa sempre più efficace dal fatto che le loro affermazioni, nel clima di cedimento complessivo sul piano culturale e morale, e di avanzatissima infiltrazione della massoneria medesima all’interno della Chiesa, appaiono quanto mai ragionevoli; mentre irragionevoli, o comunque decisamente esagerate, forse un po’ deliranti, appaiono i documenti ufficiali coi quali i papi del passato, cioè anteriormente al Concilio Vaticano II, hanno denunciato le trame massoniche, il grandissimo pericolo rappresentato dalla massoneria e l’eventualità che essa riesca a rovesciare non solo l’ordine cristiano, ma anche l’ordine naturale, capovolgendo la morale e promuovendo il male a bene, e degradando il bene a male. Operazione ora in atto e veramente diabolica. Un solo esempio: una parlamentare finlandese rischia sei anni di carcere per aver detto che la famiglia è formata da un uomo e una donna. E che dire dello sterminio sistematico di milioni e milioni di nascituri, effettuato a termini di legge, grazie all’instaurazione delle legislazioni abortiste? Non è questa la diabolica inversione della morale naturale e della stessa ragione naturale, oltre che dell’ordine divino instaurato nel mondo da Gesù Cristo?
Ma la saggezza dei Nostri Predecessori ebbe, ciò che più conta, piena giustificazione dagli avvenimenti. Dal momento che le provvide e paterne loro cure, o fosse l’astuzia e l’ipocrisia dei settari, ovvero la sconsigliata leggerezza di chi pure aveva ogni interesse di tener gli occhi aperti, non avendo né sempre né per tutto sortito l’esito desiderato, nel giro d’un secolo e mezzo la società Massonica si propagò con incredibile celerità; e trasformandosi per via di audacia e d’inganni in tutti gli ordini civili, incominciò ad essere potente in modo da parer quasi padrona degli Stati. Da sì celere e tremenda propagazione ne sono seguiti a danno della Chiesa, della potestà civile, della pubblica salute, quei rovinosi effetti, che i Nostri Antecessori gran tempo innanzi avevano preveduti. Al punto che siamo ormai giunti a tale estremo da dover tremare per le future sorti non già della Chiesa, edificata su fondamento non possibile ad abbattersi da forza umana, ma di quegli Stati, dove la setta di cui parliamo o le altre affini a quella e sue ministre e satelliti, possono tanto.
(…) Varie sono le sètte che, sebbene differenti di nome, di rito, di forma, d’origine, essendo per uguaglianza di proposito e per affinità de’ sommi principi strettamente collegate fra loro, convengono in sostanza con la setta dei Frammassoni, quasi centro comune, da cui muovono tutte e a cui tutte ritornano. Le quali, sebbene ora facciano sembianza di non voler nascondersi, e tengano alla luce del sole e sotto gli occhi dei cittadini le loro adunanze, e stampino effemeridi proprie, ciò nondimeno, chi guardi più addentro, ritengono il vero carattere di società segrete. Infatti la legge del segreto vi domina e molte sono le cose, che per inviolabile statuto si devono gelosamente tener celate, non solo agli estranei, ma ai più dei loro adepti: come, ad esempio, gli ultimi e veri loro intendimenti; i capi supremi e più influenti; certe conventicole più intime e segrete; le risoluzioni prese, e il modo ed i mezzi da eseguirle. A questo mira quel divario di diritti, cariche, offici tra’ soci; quella gerarchica distinzione di classi e di gradi, e la rigorosa disciplina che li governa. Il candidato deve promettere, anzi, d’ordinario, giurare espressamente di non rivelar giammai e a nessun patto gli affiliati, i contrassegni, le dottrine della setta. Così, sotto mentite sembianze e con l’arte d’una continua simulazione, i Frammassoni studiansi a tutto potere di restare nascosti, e di non aver testimoni altro che i loro. Cercano destramente sotterfugi, pigliando sembianze accademiche e scientifiche: hanno sempre in bocca lo zelo della civiltà, l’amore della povera plebe: essere unico intento loro migliorare le condizioni del popolo, e i beni del civile consorzio accomunare il più ch’è possibile a molti. Le quali intenzioni, quando fossero vere, non sono che una parte dei loro disegni. Debbono inoltre gli iscritti promettere ai loro capi e maestri cieca ed assoluta obbedienza: che ad un minimo cenno, ad un semplice motto, n’eseguiranno gli ordini; pronti, ove manchino, ad ogni più grave pena, e perfino alla morte. E di fatti non è caso raro, che atroci vendette piombino su chi sia creduto reo di aver tradito il segreto, o disubbidito al comando, e ciò con tanta audacia e destrezza, che spesso il sicario sfugge alle ricerche ed ai colpi della giustizia. (…)
Qui Leone XIII denuncia un’altra caratteristica strategia massonica, adoperata non tanto verso l’esterno, ma al proprio interno: la banalizzazione del male, la confusione dei piani, l’inganno sistematico nei confronti dei propri affiliati di basso livello. Basti dire che per affiliarsi a molte logge, ai nostri dì, viene richiesto di prestare giuramento sulla Bibbia, il che fa credere agli sprovveduti che non vi sia, nella setta, alcun intento perverso, né alcun sottinteso anticristiano. Solo i massoni dei gradi più alti conoscono tutti i disegni dell’associazione, e solo pochi sanno che il dio supremo, adorato in segreto, è Lucifero, il Portatore di Luce: vale a dire che la massoneria è un satanismo mascherato agli occhi di chi non ne fa parte. Oggi, peraltro, le maschere stanno cadendo e molti massoni/satanisti non si vergognano di dichiarare apertamente la loro appartenenza e le loro abiette finalità. Non abbiamo visto e udito il cantautore Bob Dylan dichiarare, nel corso di una intervista televisiva, sia pure con un certo imbarazzo, d’aver fatto un patto col diavolo, vendendogli la propria anima in cambio del successo? E non abbiano udito analoghe dichiarazioni da parte di molti altri peonaggi del mondo dello spettacolo? Non vediamo continuamente attori, cantanti e altre personalità dello star-system esibirsi in concerti satanici, sfoggiare un look satanico, e atteggiarsi in pose tipicamente massoniche, ad esempio coprendosi un occhio (allusione all’Occhio della Piramide, che tutto vede), o ponendo le mani a formare un triangolo (simbolo della Piramide massonica), o, ancora, coprendosi il corpo di tatuaggi diabolici e vantandosi, come il rapper Fedez, di calzare scarpe che sono state confezionate inserendo nella suola gocce di sangue umano; e addirittura di aver mangiato carne umana, come nel caso dell’eccellente Chelsea Clinton, degna figlia di tale madre?
Tanto più che altre e ben luminose prove ci sono della sua rea natura. Per quanto infatti sia grande negli uomini l’arte di fingere e l’uso di mentire, è impossibile che la causa non si manifesti in qualche modo nei suoi effetti. "Non può un albero buono dar frutti cattivi, né un albero cattivo frutti buoni" (Mt 8, 18). Ora della massonica sètta esiziali ed acerbissimi sono i frutti. Pertanto dalle indubbie prove che abbiamo ricordate appare che il supremo intendimento dei Frammassoni è questo: distruggere da cima a fondo tutto l’ordine religioso e sociale, qual fu creato dal Cristianesimo, e prendendo fondamenti e nome dal Naturalismo rifarlo radicalmente a loro senno.
Appunto: l’arte di fingere, di dissimulare, di spacciarsi per ciò che non si è, al fine d’insinuarsi ovunque, anche dove memo lo si crederebbe possibile: ad esempio, negli alti gradi della gerarchia cattolica. E non è certo un caso che la contro-chiesa modernista odierna, creata dalla massoneria ecclesiastica, sia stata realizzata, a partire dal Concilio, ma specialmente in questi ultimi anni, essenzialmente dai gesuiti: cioè dai membri dell’ordine religioso che più d’ogni altro ricorda la struttura segreta della massoneria; che è da sempre abituato a frequentare ambiguamente i potenti della terra, dissimulando le proprie intenzioni; e nei cui confronti, a dire il vero, c’è sempre stata, quasi fin dal principio, un’atmosfera un po’ stana, un po’ sospetta, alimentata dalla particolarissima doppia morale insegnata dai teologi gesuiti. Tanto da far nascere gravi dubbi sulla loro ortodossia e infine spingere un papa, sia pure sotto le pressioni politiche degli Stati europei, ma forse non solo per esse, a sopprimere la Compagnia di Gesù: Clemente XIV, nel 1773. E un altro papa, addirittura un papa post-conciliare e filo-conciliare, dunque non sospetto di simpatie tradizionaliste e oscurantiste, non ha forse commissariato i gesuiti, vedendo in essi gravi deviazioni dottrinali e disciplinari: Giovanni Paolo II, nel 1981 (mentre un altro papa, Benedetto XVI, avrebbe cercato di fare lo steso, senza riuscirvi, nel 2007)? Falsità, menzogna, dissimulazione: come tutti quei preti modernisti che prestarono il giuramento antimodernista richiesto da san Pio X, e che lo fecero senza problemi, dunque spergiurando e commettendo un sacrilegio, ma per nulla preoccupati di offendere le leggi umane e divine. E allora, se un prete, e magari un futuro vescovo, cardinale e perfino papa (Roncalli e Montini, che erano modernisti fin da giovani) non ebbero esitazioni a spergiurare, di che cosa ci si dovrebbe stupire, oggi, dinanzi alla sfrontatezza di un Sosa Abascal, di un James Martin o di un Jorge Mario Bergoglio?
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