Il disordine politico nasce dal rifiuto dell’Essere
6 Aprile 2021Karl Rahner perfido teorico dell’eresia occulta
8 Aprile 2021Quando Bergiglio, nel corso di una delle sue famigerate interviste a Eugenio Scalfari, ha affermato perentoriamente che Dio non è cattolico (pubblicata su La Repubblica il 1° ottobre 2013) e quando, nel documento di Abud Dhabi, ha messo nero su bianco che Dio stesso, nella sua sapienza, vuole che esistano sulla terra le diverse religioni (4 febbraio 2019), alcuni cattolici finalmente hanno cominciato a dare segni di risveglio dal lungo e profondo letargo, come se fosse stata oltrepassata una frontiera invalicabile e gli autori del complotto anticristico avessero infine lasciato cadere la maschera dal viso. Ebbene, in realtà Bergoglio non ha improvvisato nulla e non ha inventato nulla, perché quelle sue uscite e quei suoi documenti sono il logico e consequenziale punto d’arrivo di una manovra eretica e apostatica iniziata oltre mezzo secolo fa, con il Concilio Vaticano II, e in particolare con la Unitatis Redintegratio del 21 novembre 1964 sul (falso) ecumenismo, con la Nostra aetate del 28 ottobre 1965 sui rapporti con le altre (false) religioni, e con la Dignitatis humanae dell’8 dicembre 1965 sul principio generale della libertà religiosa intesa in senso liberale e massonico, cioè come relativismo e indifferentismo. Ciascuno di quei documenti contraddice frontalmente i documenti del Magistero ufficiale e solenne, e quindi è oggettivamente estraneo alla vera dottrina cattolica: e questa è un’osservazione alla quale i fautori del Concilio non sanno letteralmente cosa rispondere, ma sono costretti a rivelare le loro vere ritenzioni, cioè che il loro scopo è stato sempre quello non già di aggiornare la pastorale, ma di cambiare la dottrina, vale a dire di sostituire la religione cattolica con una nuova religione apostatica ed eretica, ultramodernista e massonica, in parte letteralmente dettata da elementi estranei alla cultura cattolica e ad essa implacabilmente avversi (come nel caso della Nostra aetate, scritta dai rabbini del B’nai B’rith e solo formalmente firmata dai padri conciliari). Intento che si è poi delineato in maniera fin troppo chiara, ben prima di Bergoglio, in particolare con l’indizione della giornata di preghiera interreligiosa per la pace di Assisi, il 27 ottobre 1986, replicata nel suo venticinquesimo anniversario, il 27 ottobre 2011, e poi nel suo trentesimo anniversario, il 18-20 settembre 2016. Il che significa che prima di Bergoglio sia Giovanni Paolo II, sia Benedetto XVI si sono adoperati sulla stessa linea del falso dialogo e dell’indifferentismo religioso: e ciò con buona pace di quanti ritengono Bergoglio, e solo Bergoglio, responsabile delle deviazioni dottrinali verificatesi nella Chiesa cattolica, e che guardano alla memoria di Wojtyla e di Ratzinger come al modello luminoso di un papato ancora integro e ben saldo sulle pozioni dottrinali di sempre.
Citiamo una pagina dalla poderosa opera in due volumi su Il Concilio Vaticano II firmata con lo pseudonimo collettivo I bastonatori (Edizioni Veritatis Vallum, 2020, vol. 1, pp. 73-74):
In concomitanza con l’anno per la pace proclamato dall’ONU, nell’ottobre 1986ebbe luogo ad Assisi la cerimonia nella quale Giovanni Paolo II avrebbe legato il suo nome, rivendicandone anzi "il carattere personale". Essa rappresentò il consolidamento e la pubblica dimostrazione delle nuove, inaudite dottrine della "Unitatis Redintegratio", della "Dignitatis humane" e della "Nostra aetate" per cui l’uomo, ogni uomo, ha il diritto di scegliersi la religione, e quindi il Dio e la morale che vuole, e tutte le religioni sono strade di salvezza e quindi di verità e di pace.
Come il Vaticano II ha rappresentato una rottura radicale con la Tradizione cattolica — basti l’ammissione del cardinale olandese Willebrands, uno dei grandi protagonisti di quell’evento, che riconosceva nella "Unitatis Redintegratio" "una svolta profonda (…) destinata a cambiare radicalmente delle mentalità ("L’Osservatore romano", 29 dicembre 1984) — così Assisi ha inteso significare la pubblica negazione dell’esclusività di Cristo come via di salvezza. Negare questa esclusività significa tuttavia rinnegare Cristo perché, come dice San Giovanni, "chi nega che Gesù è il Cristo, è l’Anticristo che nega il Padre e il Figlio" (1 Gv 2,22).
Si è molto sottilizzato sulla preghiera di Assisi che avrebbe rappresentato unicamente un in contro fondato sul minimo denominatore della religione naturale, non disdegnando giochi di parole, così lontani dalla schiettezza evangelica come: "non pregare insieme, ma insieme per pregare", cercando in tal modo di conciliar ei contrari, ovvero il cristianesimo come via unica di salvezza e la pari dignità delle altre religioni. Ciò di cui invece il senso comune si è subito appropriato, e che è stato comunemente percepito è stata esattamente l’interpretazione data dal settimanale "Panorama" all’indomani del convegno:"UN RIGETTO TOTALE DELLA DOTTRINA CATTOLICA TRADIZIONALE" da parte della Chiesa, sostenendo che essa, con una preghiera comunitaria, "è giunta ad ammettere "DI NON ESSERE DEPOSITARIA DEL VERO DIO, RICONOSCENDO L’ENTE SUPREMO ATTRAVERSO I SUOI MILLE NOMI" ("Panorama", 2 novembre 1986). Ente Supremo dai mille nomi? I cattolici si tranquillizzino, è la solita "boutade" laicista. Purtroppo, di là a poche settimane, l’organo di stampa del C.E.I.A.L., qualificato notiziario della C.E.I. "per favorire lo scambio e la comunicazione tra le Chiese particolari italiane e le Chiese particolari dell’America Latina", usciva con un articolo di fondo di p. Eugenio Melandri intitolato "I mille nomi di uno stesso Dio" e di cui ci limitiamo a riferire la conclusione: "Quando il 27 ottobre scorso, ad Assisi, uomini di religione, lingua, razza e nazionalità diverse si sono trovati insieme a dire: "’Pace’, chiamando con mille nomi lo stesso Dio, hanno iniziato a dare una risposta e il Dio dei mille nomi più che mai è apparso il Dio della Pace" ("America Latina Noticeial", febbraio 1987, n. 5). Da cui si dedurrebbe che Cristo e la Santissima Trinità rappresentino solo la millesima parte del nuovo Dio, altrettanto e non più legittimo delle altre 999! L’antica simbologia cristiana del cerchio per rappresentare l’eterno non vale più: il nuovo dio è un dio diviso in se stesso in tante sfaccettature, approssimato per difetto a 1000 lati… Il C.E.I.A.L. si avvaleva di un organo operativo chiamato M.L.A.L. (Movimento Laici America Latina) la cui opera si inseriva perfettamente nell’ambito mondialista. Sul notiziario di quest’ultimo, un mese prima di Assisi, il 30 settembre 1986, si poteva leggere tra i dieci punti dei capisaldi per la formazione del mondo di domani, simili precetti: "Adoperarsi per l’educazione alla pace e alla mondialità fin dall’infanzia", mentre l’ultimo sottolineava la necessità di "porre le condizioni di un nuovo ordine internazionale", argomenti inequivocabili per chi abbia un minimo di conoscenza del linguaggio massonico mondialista. Interessante osservare che i luterani, che tanto il Concilio Vaticano II si è sforzato di compiacere, NON VOLLERO ESSERE PRESENTI COME "FRATELLI SEPARATI AD ASSISI, ritenendo che quella manifestazione contraddicesse il primo e fondamentale dei comandamenti: "Non avrai altro Dio all’infuori di me". Il fatto di Assisi, evento senza paragoni nella bimillenaria storia della Chiesa, ha postulato il principio che tutte le preghiere degli intervenuti, a qualunque divinità fossero elevate, raggiungessero comunque Dio, e che l’efficacia della preghiera di ogni religione fosse rinforzata e convalidata da quella delle altre. Assisi si era così risolta in una negazione in termini dell’insegnamento fondamentale del cristiane iso, secondo cui Gesù solo, unico, è la Via, la Verità, la Vita, e nessuno va al Padre se non per mezzo suo (Gv 14,6), non essendoci dato altro nome che il Suo, nel quale salvarci (At 4,12). Quello strano rito, insomma, sembrò contraddire Gesù e rifiutare le Sue parole, secondo cui tutti coloro che predicano o hanno predicato dottrine diverse dalla sua "sono ladri e malandrini" (Gv 10,8) e gli ebrei, che non lo riconobbero, dimostrarono di avere per loro padre non Abramo, ma il diavolo (Gv 8,43-44).
Ora, non è un caso che Giovanni Paolo II abbia scelto il tema della pace come elemento aggregante per giustificare l’ingiustificabile, ossia una preghiera comune dei membri della vera e delle false religioni rivolta a non si sa quale dio, o a quale demone (perché gli dèi delle false religioni sono demoni adorati sotto forma di idoli, come ha sempre insegnato il Magistero, fin dalle origini della Chiesa); una pace, peraltro, intesa in un senso tutto politico e umano, contraddicendo anche in ciò il vero insegnamento di Cristo, che dice: Vi lascio la pace, vi do la mia pace; ve la do, non come la dà il mondo (Gv 14,27). Giovanni Paolo I infatti ha visto nella pace il punto critico, emotivamente coinvolgente, sul quale fare leva per scardinare la giusta prospettiva morale cristiana, che è del tutto cristocentrica, e sostituirla con la nuova religione (aberrante) dei Diritti Umani. Perché bisogna essere molto chiari su questo punto: o si adora Gesù Cristo, o si adorano i Diritti Umani. I diritti umani non sono un qualcosa che possa entrare, in quanto tale, nella prospettiva autenticamente cristiana, perché stabiliscono il criterio del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto, sulla base di un metro puramente umano; peggio ancora: sulla base di un metro stabilito dalla maggioranza "democratica". Sicché se la maggioranza stabilisce democraticamente (cioè secondo il principio un uomo, un voto) che l’aborto volontario è un sacrosanto diritto umano, nel caso specifico un diritto della donna, niente e nessuno potranno contestare una tale affermazione di principio, con tutte le sue conseguenze sul terreno pratico. Allora e solo allora diventa chiaro quel che intendiamo dicendo che o ci sono i diritti di Dio, o ci sono i diritti dell’uomo. Questi ultimi, staccati da Dio (e infatti nascono con il 1789), sono l’autoaffermazione della volontà umana, luciferina e anticristica, ben decisa a ripetere il Non serviam da cui scaturì la prima ribellione contro l’ordine divino, quella degli angeli ribelli.
Ecco infatti cosa diceva Giovanni Paolo nel suo messaggio del 1° gennaio 1999 per la celebrazione della XXXII Giornata Mondiale della Pace, la ricorrenza della Chiesa cattolica istituita da Paolo VI e celebrata per la prima volta il1° gennaio del 1968:
1. Nella prima Enciclica Redemptor hominis, che ho rivolto quasi vent’anni fa a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, già sottolineavo l’importanza del rispetto dei diritti umani. La pace fiorisce quando tali diritti vengono osservati integralmente, mentre la guerra nasce dalla loro violazione e diventa poi causa di ulteriori violazioni anche più gravi.(1)
Alle porte di un nuovo anno, l’ultimo prima del Grande Giubileo, vorrei soffermarmi ancora una volta su questo tema di capitale importanza con tutti voi, uomini e donne di ogni parte del mondo, con voi, responsabili politici e guide religiose dei popoli, con voi, che amate la pace e volete consolidarla nel mondo.
Ecco la convinzione che, in vista della Giornata Mondiale della Pace, mi sta a cuore condividere con voi: quando la promozione della dignità della persona è il principio-guida a cui ci si ispira, quando la ricerca del bene comune costituisce l’impegno predominante, allora vengono posti solidi e durevoli fondamenti all’edificazione della pace. Quando invece i diritti umani sono ignorati o disprezzati, quando il perseguimento di interessi particolari prevale ingiustamente sul bene comune, allora vengono inevitabilmente seminati i germi dell’instabilità, della ribellione e della violenza.
È chiaro il discorso? Si rilegga specialmente l’ultimo periodo: quando la promozione della dignità della persona è il principio-guida (…) allora vengono posti solidi e durevoli fondamenti all’edificazione della pace. Quando invece i diritti umani sono ignorati o disprezzati (…), allora vengono inevitabilmente seminati i germi dell’instabilità, della ribellione e della violenza. Ebbene, crediamo che una simile affermazione avrebbe fatto orrore e sarebbe stata respinta con sdegno da qualunque Evangelista, da qualunque Padre della Chiesa, da qualunque pontefice o vescovo, da qualunque Santo, da qualunque teologo, fino allo sciagurato Concilio Vaticano II. Oltre al non trascurabile dettaglio di far coincidere la pace con l’assenza di guerre, come se la guerra più importante non fosse quella che si combatte in interiore homine per la salvezza dell’anima (Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede, dice Gesù a san Pietro, Lc 22,31-32), l’enunciato di Giovanni Paolo II assolutizza i diritti umani così come li ha definiti e imposti, attraverso la Rivoluzione francese, la massoneria anticristica, al preciso fine di scalzare dalla mente e dal cuore degli uomini la vera visone cattolica, secondo la quale omnis potestas a Deo, e quindi non è importante che l’autorità venga dal popolo, ma che sia giusta e ispiri leggi giuste; e che il bene comune sia visto in un’ottica non solo materiale, ma soprannaturale, nella quale il bene più grande è fare la volontà di Dio, e il male più grande è rifiutare o disprezzare la Sua santa volontà. Come, appunto, nel caso dell’aborto. Aver scordato questa semplice verità ed essersi fatti adoratori dei Diritti Umani: tale la colpa di quei cattolici che si definiscono adulti e aperti al mondo, mentre non sono che servi sciocchi di Satana.
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