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Quale chiave di lettura per la situazione attuale?

Da qualunque lato si consideri la cosa, sul piano strettamente numerico la situazione attuale è molto semplice: poche decine di persone, imparentate fra loro o unite da vincoli strettissimi di tipo massonico ed esoterico, riescono a tenere soggiogate sette miliardi e mezzo di persone: a raccontare loro tutto quello che vogliono, a far fare loro tutto quello che vogliono, a imporre loro qualsiasi tipo di legge, di misura, di sentimento, di pensiero e stile di vita. Con le poche eccezioni di qualcuno che si rende conto di cosa sta accadendo e vorrebbe reagire, ma non può, perché si trova del tutto isolato e guardato dagli altri, a volte persino dagli amici e dai familiari, alla stregua d’un pazzo o un untore; e con una "maggioranza silenziosa", come si diceva una volta, che forse ha dei dubbi, forse persino dissente, tuttavia non lo lascia vedere e si adegua senza discutere alla narrazione ufficiale, sottomettendosi con docilità a tutte le pretese del potere, a cominciare da quelle di tipo sanitario: protocolli che inibiscono la libertà del medico, tamponi, vaccini, mascherine, distanziamento, quarantena, eccetera.

Questo è lo stato delle cose, e con questo bisogna fare i conti:

– non c’è un solo statista che abbia smentito o contraddetto la narrazione ufficiale: o meglio ce n’era uno, il presidente americano Trump, ma è stato cacciato dal potere per mezzo di una colossale e sfacciata frode elettorale, consumata praticamene alla luce del sole, con milioni e milioni di voti postali fabbricati su misura per dar la vittoria al partito dell’ordine politico/finanziario/sanitario; e un altro, il presidente russo Putin, che rimane al suo posto, ma in contesto geopolitico di totale isolamento e di costante minaccia economica e militare;

– non c’è un partito politico che contesti apertamente la realtà della pandemia e la bontà delle misure adottate nei confronti di essa;

– non c’è un organo della magistratura che prenda le difese delle libertà costituzionali dei cittadini, violate a colpi di decreti governativi;

– non c’è uno scienziato illustre, o un direttore sanitario, o un primario d’ospedale, che si ribellino a dei protocolli sbagliati, calati dall’alto dai governi e dai loro sedicenti comitati medico-scientifici, e restituiscano alla classe medica la libertà di curare i pazienti secondo scienza e coscienza, come finora è sempre stato (mentre i pochissimi medici che seguitano a farlo, a proprio rischio e pericolo, ottengono dei risultati eccellenti, coi malati curati in casa e portati alla guarigione praticamente senza rischio di morte);

– non c’è un direttore delle maggiori testate giornalistiche o delle maggiori reti televisive che abbia combattuto per ristabilire la verità e per sbugiardare le spudorate e gigantesche menzogne della versione unica;

– non c’è un sindacato o una associazione di consumatori che abbia mobilitato la gente o intrapreso un’azione giudiziaria volta e ristabilire i diritti violati dei cittadini e dei lavoratori, con il libero esercizio della libertà d’impresa e del godimento della proprietà privata, né per le inefficienze più clamorose del governo, come l’aver proibito – senza indennizzo – l’apertura della stagione turistica invernale con quattro ore di anticipo rispetto alla sua apertura effettiva, già avviata da migliaia di operatori del settore;

– non c’è un rettore di ateneo o una petizione di docenti universitari (come ce n’erano tante negli anni della grande ubriacatura di sinistra) che abbiano protestato contro questo complesso di abusi e di patenti violazioni della Costituzione e contro questo sistematico e gravissimo attentato al diritto all’istruzione;

– non c’è un comandante dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato o della Polizia locale che si sia rifiutato di far applicare le misure terroristiche a danno dei cittadini in fatto di libertà di spostamenti, di multe e perfino di arresto di cittadini inermi, per non parlare di trattamenti sanitari obbligatori imposti a chi osa protestare, o di sante Messe interrotte in maniera brutale e sacrilega, come forse non accadeva neppure nei Paesi comunisti di nefanda memoria;

– non c’è un sindaco di alcuna città, grande o piccola, né una sola giunta regionale, o un solo presidente di consiglio regionale, o un solo assessore alla sanità, o alla cultura, o all’istruzione, che abbia fatto sentire la sua voce per esprimere dissenso contro la forma e la sostanza dei decreti imposti dalla presidenza del Consiglio dei ministri;

– non c’è una sola delle tante associazioni di magistrati, per non parlare dei tanto celebrati tribunali internazionali, che abbia aperto un’inchiesta sull’operato dei comitati tecnico-scientifici, o dei governi, da una parte, e dei capi di Stato (nel caso di una Repubblica parlamentare, come la nostra) dall’altra, i quali, rispettivamente, avrebbero dovuto decidere l’adozione di misure legittime e proporzionate alla situazione reale, e vigilare affinché la lettera e lo spirito della carta costituzionale venissero rispettati;

– non c’è un cardinale, un vescovo, una Conferenza episcopale che abbiano reagito alla clamorosa violazione dei Concordati fra Stato e Chiesa in fatto di limitazioni all’esercizio della libertà di culto (con due o tre eccezioni al massimo, fra cui quella di monsignor Carlo Maria Viganò, il quale, da due anni e mezzo è costretto a vivere in clandestinità, cosa che dalla narrazione ufficiale non risulta neppure: vedi la voce a lui dedicata su Wikipedia).

Al contrario, almeno in apparenza sono tutti sdraiati sulla narrazione ufficiale; sono tutti ossequienti verso le misure sanitarie, sfoggiano la mascherina sul viso, prendono per buone le cifre dei contagi e dei decessi, e si fanno docile cassa di risonanza di tutto ciò che i governi, a loro volta manovrati dal vero potere mondiale, che è quello finanziario, decidono di fare, di dire e di tacere, a loro insindacabile giudizio. Qualunque cosa si pensi e qualunque cosa s’intenda fare per opposi allo stato di cose presente, bisogna partire da qui: la narrazione ufficiale ha ottenuto un larghissimo consenso, e chi la contesta non trova ascolto che presso una sparuta minoranza di persone. Inoltre, è quasi inutile fare appello, nei confronti della maggioranza, ad argomenti razionali; inutile parlare di cifre ufficiali nude e crude, che sono ben diverse da quelle sbattute nei titoli sulle prime pagine di giornali e telegiornali; inutile citare il parere di pochi illustri scienziati, giuristi e costituzionalisti e di pochissimi intellettuali autorevoli, ma fuori dal coro. La maggioranza della gente è un preda a un’isteria di massa, non pensa razionalmente e non è accessibile ad alcun argomento razionale mirante a modificare la sua percezione della realtà. Al posto della ragione usa il sentimento: è del tutto dominata dalla paura e la paura è il sentimento irrazionale per eccellenza. Quando una persona ha paura, le si possono dire le cose più ragionevoli, più evidenti, più sagge di questo mondo, e perfino le più in accordo con il senso comune: non servirà a nulla, perché quella persona non tornerà a ragionare, e a interpretare i fatti in maniera realistica e razionale, se non quando la morsa della paura si sarà allentata, per lasciare spazio ad un altro orizzonte percettivo e cognitivo. È proprio come si vede nei film: inutile discutere con una persona in preda a una crisi isterica; bisogna aspettare che le sia passata, e magari fargliela passare con un sonoro ceffone: allora, e solo allora, si potrà farla tornare sul terreno della ragione e parlarle come si parla a una persona normale, in grado d’intendere e di volere.

Da sempre la cultura progressista trova difficoltà ad ammettere che un movimento o un regime politico di destra, come il fascismo, abbia avuto o abbia il consenso della maggioranza della popolazione, perché ciò implicherebbe: a) che è falso il postulato progressista secondo cui il popolo ha sempre ragione; b) che le forze di sinistra sanno sempre interpretare meglio di chiunque altro i bisogni e le aspirazioni dei lavoratori. Da questa ipocrisia, negatrice della verità, deriva la manipolazione del passato e la lettura distorta del presente, ad esempio di Trump come un nuovo Mussolini e dei suoi sostenitori come di altrettanti "fascisti", la cui marcia verso il secondo mandato presidenziale andava sbarrata ad ogni costo, per il bene dell’America e dell’umanità intera. Ebbene, non si deve fare come i signori progressisti, che pur di dare sempre e comunque ragione a se stessi non esitano a dare torto alla realtà, a mistificarla, a capovolgerla, per esempio sostenendo che il regime fascista si reggeva sulla pura forza della repressione, o che gli odierni movimenti di matrice populista e sovranista (quelli malati e cattivi, perché ora c’è chi, genialmente, ha scoperto un populismo sano e vorrebbe cavalcarlo) prospera sulla base di menzogne e retorica razzista senza alcun contenuto reale, sfruttando semplicemente l’ingenuità e la credulità della gente. E qui essi sfiorano un tasto quanto mai delicato, perché sono a un passo dal dire che il popolo bue non capisce niente e meno male che ci sono loro, esperti e consapevoli, che ne prendono la guida senza secondi fini ma solo perché sanno, loro sì e tutti gli altri no, quali sono i veri interessi e in che consista il vero bene della società (il che è effettivamente ciò che pensano, ma non lo ammetterebbero mai, neanche davanti a se stessi perché loro sono buoni, quindi un così ignobile pregiudizio non potrebbe mai albergare nella loro coscienza pura e immacolata). Perciò, se gli operai hanno smesso da un pezzo di votare per i partiti di sinistra e votano per quelli di destra, la ragione deve pur esserci, e bisogna trovare la quadratura del cerchio: da un lato assolvere il popolo dall’odioso e inammissibile sospetto di esser coscientemente razzista, populista (di un populismo malato e cattivo) e neofascista o cripto fascista, o fascista bello buono; dall’altro legittimare se stessi quali guide necessarie e indispensabili traghettatori verso le magnifiche sorti e progressive. E la spiegazione è questa: esistono dei fermenti sani nella gente comune, ma i seminatori di odio (quelli di destra, quelli che vanno censurati da Youtube e denunciati alla magistratura) fanno di tutto per deviare e stravolgere quei fermenti, e portarli in una direzione innaturale, vale a dire quella che consiste nell’amare e difendere la fede, la patria e la famiglia.

Tutto questo discorso per dire che non bisogna fare come loro: non bisogna scambiare la realtà, più o meno in buona fede, coi propri desideri; bisogna prendere atto che in questa fase storica la gente ha perso la bussola, le persone comuni hanno smarrito il loro istintivo buon senso e perfino l’istinto di conservazione. Come altrimenti spiegare l’affezione per la mascherina, magari anche in casa e perfino a letto, come vorrebbe qualcuno, quando il nostro organismo reagisce con tutte le sue forze e ci avverte che lo stiamo avvelenando, giorno per giorno e minuto per minuto? Amare il popolo, amare la gente semplice, la gene normale, i vecchi impauriti e i giovani omologati, non significa in alcun modo idealizzarli: si può amare di un amore tenerissimo anche la propria madre, o il proprio figlio, pur vedendone i gravi difetti e pur dovendo ammettere che, in questa o quella circostanza, si sono comportati male, malissimo.

Che fare, allora? In che modo trasformare questa compassione per una società confusa, smarrita, terrorizzata, in un sentimento più attivo e virile di amore, ossia l’amore che cerca per l’altro solo il bene e, se lo vede avvilito e ripiegato in se stesso, non si rassegna, non lo "accetta" così, ma vuole far di tutto affinché si rianimi e torni ad esprimere il meglio di sé? Quanti equivoci sul concetto (progressista) di accettazione, figlio legittimo del concetto (illuminista) di tolleranza: io ti rispetto, dunque ti accetto. No, non è vero. Io non accetto e non accetterò mai di vedere mio figlio, di vedere un amico ridirsi a vegetare, a incretinirsi, o, peggio, prendere una strada sbagliata, fare del male a se stesso e agli altri, ad esempio diventando dipendente dalla droga e perciò sempre alla ricerca di soldi, in qualsiasi modo e a qualunque prezzo. Non è amare accettare questo tipo di cose; chi accetta che l’altro si distrugga e distrugga quanti gli stanno intorno, non ama, è accecato da un’idea folle e sbagliata di tolleranza, e si è allontanato dal mondo reale per inseguire le sue stupide utopie alla Rousseau. Ma come fare, se l’altro, perfino il figlio, l’amico, non vogliono sentire ragioni, anzi insorgono e si rivoltano contro chi cerca di aprir loro gli occhi? Come far capire alle persone, per esempio, che farsi vaccinare equivale a esporsi a pericoli gravissimi per la propria salute, non giustificati in alcun modo da un pericolo reale, e inoltre rendersi corresponsabili della orribile pratica del commercio dei feti abortiti, grazie al quale i producono i codìsiddetti vaccini? Bisogna agire su diversi livelli. Il primo livello è quello della testimonianza individuale: io non seguo la massa, mi comporto secondo coscienza, valuto caso per caso quali siano le cose giuste, che vanno fatte e quelle sbagliate, che vanno evitate. Il secondo livello è quello dell’azione sul medio e lungo periodo: concentrarsi sui giovani, sui bambini; moltiplicare i buoni esempi e le testimonianze nei loro confronti; fare appello alla loro ragione, visto che la ragione degli adulti e dei vecchi si è eclissata. Il terzo livello è spirituale: tutto ciò che sta accadendo viene da una grave crisi spirituale, perciò bisogna reagire puntando sulla rinascita spirituale. Meditazione, preghiera, affidamento fiducioso a Dio: senza ciò nulla di buono può essere fatto, anche se vi fossero le migliori intenzioni.

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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