Abolito il silenzio, ci siamo ridotti a schiavi impazziti
8 Marzo 2021Come vivere da cristiani in un mondo avvelenato
10 Marzo 2021Il cardinale (gesuita e massone) Carlo Maria Martini soleva ripetere che la Chiesa è in ritardo di duecento anni, e che deve decidersi a recuperarlo. Ebbene, si sbagliava di due secoli: il ritardo, ma vedremo subito che questa parola non esprime adeguatamente il concetto, non era di duecento anni, al tempo del Concilio Vaticano II, ma di quattrocento: era la distanza fra il presente e il Concilio di Trento o, se si preferisce, fra il presente e l’inizio della modernità. La modernità incomincia con Lutero, tipico uomo del Rinascimento (non importa se poi, nella sua teologia specifica, egli in gran parte ritorna al Vecchio Testamento e quindi sembra che ritorni al passato), con la sua volontà di rompere in modo radicale con la Tradizione, e con la sua affermazione dell’io, sia pure sotto forma della fede, rispetto al dato oggettivo della creaturalità, dunque della subordinazione dell’uomo a Dio. In ambito specificamente filosofico, la modernità trionfa poi con Cartesio e il suo cogito, ergo sum: il soggetto è sempre l’io, l’io che dubita, l’io che pensa, l’io che si pone di fronte al reale, dunque anche di fronte all’Essere. E prosegue con Kant, che elimina senz’altro la metafisica, amputandola come un arto inutile e concentra lo sforzo del pensiero sulla parte visibile ed esperibile del reale, il fenomeno; cosa sia il reale in se stesso, cosa sia la Cosa in Sé, a lui non interessa, perché ritiene che la ragione naturale non abbia gli strumenti per verificarlo. Dunque, con la "svolta antropologica" di Karl Rahner, e con il Vaticano II, la teologia cattolica recupera quei quattro secoli di "ritardo": pone l’uomo al centro; fa, con quattro secoli di ritardo, quel che già avevano fatto Lutero, Cartesio, Kant.
In realtà, chi parla di ritardo tradisce già dall’uso di questa parola il suo intento ideologico e tutt’altro che obiettivo: dimmi che parole adoperi e ti dirò chi sei. L’uso del concetto di "ritardo" è tipico dei progressisti: per loro, esiste solo il passato, che è il male, e il presente, che è il bene. Fra due automobili in corsa, l’una che viaggia a duecento chilometri l’ora e rischia di schiantarsi ad ogni curva, e l’altra che mantiene una velocità prudente e ragionevole, il progresso si identifica con la prima, che è più veloce, mentre nella seconda vede un simbolo dell’arretratezza. Una società, una cultura, sono progredite o arretrate a seconda che si trasformino velocemente o meno. A ben guardare, la cultura cristiana aveva pervaso di sé anche la cultura "laica" per tutti i secoli della civiltà medievale: è con l’Umanesimo che tale accordo incomincia a sgretolarsi, e poi col Rinascimento, la cosiddetta Riforma protestante (che in realtà è una rivoluzione) e la Rivoluzione scientifica e razionalista del XVII secolo, nasce la cultura moderna, cioè il distacco consapevole e definitivo dall’eredità cristiana e cattolica. E dunque quando Martini parla di ritardo della Chiesa rispetto al mondo moderno, parla in realtà di un distacco del modo moderno dal cristianesimo. L’idea che tale distacco vada colmato con una brusca inversione di marcia da parte della Chiesa equivale alla resa del cattolicesimo. È come se la Chiesa dicesse: «Scusate, ci siamo sbagliati; per quattro secoli abbiamo insistito e percorre una strada sbagliata, condannata dalla scienza, dalla ragione, della vera cultura; ma ora ci metteremo d’impegno e recupereremo il tempo perduto: aspettateci che stiamo arrivando».
Una cosa assurda e penosa; un rinnegamento della propria identità e un appiattimento sulle posizioni del mondo laicista e moderno. Se è questa la grande novità rappresentata dal Concilio Vaticano II e dal suo perennemente strombazzato "spirito", bisogna dire che è stata una ben misera cosa: una specie di 8 settembre 1943 contrabbandato per una vittoria, o quasi, mentre di fatto era una resa ignominiosa. E che sia stata una resa, lo prova il fatto che il clero modernista, a partire da quel momento, ha guardato con sufficienza, con diffidenza e con disprezzo crescenti quei pochi sacerdoti e quei pochi fedeli i quali, sbalorditi e addolorati, non si sono mesi immediatamente al seguito del "nuovo ordine" e hanno osato indugiare sulle vecchie posizioni, vale a dire sul Magistero perenne, o che tale era stato per millenovecento anni. E lo si vede anche oggi, nella pelosa fratellanza di Bergoglio: tutto sono fratelli, tutti sono interlocutori, tutti sono benvenuti sotto la tenda di Dio (il Dio di Abramo: vale a dire che non si sa se sia il vero Dio dei cristiani, o quello degli ebrei, o magari degli islamici); tutti, e specialmente i cari fratelli massoni, tranne i pochi cattolici ormai spregiativamente chiamati "tradizionalisti", ma che in realtà sono semplicemente i veri cattolici, gli ultimi rimasti e sopravvissuti al diluvio.
Molti oggi si chiedono se, per caso, non siamo arrivati alla soglia degli ultimi tempi. Vedono, da un punto di vista religioso, che la fede è quasi scomparsa dalla terra; che la Chiesa si è completamente allineata sulle posizioni del mondo; che ha sostituito l’atteso Salvatore con le promesse della medicina per sconfiggere la morte, a cominciare dai vaccini, mentre in ambito morale si mostra sempre più "aperta" ad ogni sorta di peccato, dall’aborto alla sodomia; e ne traggono la conclusione che l’anticristo è arrivato, o sta per arrivare, e che anche il giorno della battaglia finale tra il Male e il Bene deve essere ormai vicino. In genere si rifanno a questo passo di san Paolo nella Seconda lettera ai Tessalonicesi (2,1-12):
1 Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, 2 di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. 3 Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, 4 colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. 5 Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? 6 E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. 7 Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. 8 Solo allora sarà rivelato l’empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all’apparire della sua venuta, l’iniquo, 9 la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, 10 e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvi. 11 E per questo Dio invia loro una potenza d’inganno perché essi credano alla menzogna 12 e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all’iniquità.
In particolare le parole: Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, sembrano quanto mai di attualità paiono riferirsi a qualcosa che è già accaduto, o che sta accadendo sotto i nostri occhi. Non si è forse già manifestata l’apostasia dalla fede cattolica? Cosa c’è ancora di cattolico nelle parole e negli atti di un Bergogio, di un Paglia, di un Galantino, di un Bianchi, e di mille e mille preti che celebrano la santa Messa in maniera indegna, che tengono delle omelie scandalose, che si preoccupano di tutto tranne che della vera dottrina e di tener viva la fede, tanto è vero che i seminari sono ormai del tutto vuoti, come semivuota è la Piazza San Pietro al momento dell’Angelus domenicale, quando dal balcone si affaccia quel terribile signore dallo sguardo malvagio, il quale invece di parlare di Dio, dell’anima e del nostro destino eterno, parla sempre e solo dei migranti, del clima, dell’ambiente e di cose simili (da ultimo, nel tanto celebrato viaggio "apostolico " in Iraq, perfino della tutela del patrimonio archeologico)? Parole che frequentemente vengono accostate alla profezia del libro dell’Apocalisse, e specialmente a questo passo (13,5-8):
5 Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d’orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. 6 Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. 7 Le fu permesso di far guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione. 8 L’adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello immolato.
La domanda che ci si dovrebbe fare, dunque, è se l’apostasia sia già conclamata e se l’anticristo si sia già rivelato; tenendo presente che costui potrebbe essere una persona fisica, ma potrebbe anche essere inteso come un insieme di forze anticristiche. Infatti scrive san Giovanni nella prima epistola che reca il suo nome (1 Gv 4,1-6):
^1^ Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo. ^2^In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio; ^3^ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo. ^4^Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto costoro, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. ^5^Essi sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta. ^6^Noi siamo da Dio: chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da questo noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell’errore.
E sempre san Giovanni, nel medesimo testo (2, 15-25):
15 Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; 16 perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. 17 E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
18 Figlioli, questa è l’ultima ora. Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. 19 Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri. 20 Ora voi avete l’unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza. 21 Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità. 22 Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L’anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. 23 Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre.
24 Quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quel che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. 25 E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna.
Dunque, secondo san Giovanni, questa è l’ultima ora: tuttavia lo scriveva quasi duemila anni fa. Pertanto l’ultima ora è un’espressione che indica un tempo non breve: il tempo in cui Gesù Cristo si è rivelato agli uomini, ma il mondo non lo ha riconosciuto, e quindi l’umanità si è caricata di una colpa ancor più grave, perché, pur avendo visto la luce, ha preferito le tenebre alla luce (cfr. Gv 1, 5-11). Ad ogni modo, la venuta degli ultimi tempi e l’avvento dell’anticristo, o degli anticristi, non annunciano immediatamente la fine. Nemmeno la grande apostasia l’annuncia: essa è il preludio alla fine, ma non è ancora la fine. La fine verrà con la Parusia, e noi non sappiamo quando ciò accadrà. Facciamo pertanto come le vergine savie: teniamo pronto l’olio per accendere le nostre lampade, e non come le vergini stolte, che lo hanno lasciato consumare; perché lo Sposo verrà di notte, quando molti saranno addormentati, e non ci sarà più tempo per andare a procurarsi l’olio mancante, ma solo per accogliere lo Sposo con letizia (cfr. Mt 25, 1-13).
Un’altra cosa è importante, nell’attesa degli ultimi tempi. Non si deve focalizzare tropo l’attenzione su quel che fanno gli altri, su quel che fa il clero apostatico, sullo scandalo dato dai cattivi pastori che spalancano il recinto e fanno entrare i lupi feroci affinché possano divorare il gregge. Certo, è uno spettacolo tremendo, ma non bisogna lasciarsene ipnotizzare, per non finire come la moglie di Lot, che fu trasformata in una statua di sale per aver indugiato a contemplare la distruzione di Sodoma. Il cristiano ha cose più importanti da fare: il suo sguardo deve essere costantemente rivolto verso Colui che è sorgente di vita eterna, non verso quei disgraziati che danno scandalo e si perdono.
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