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Odiano la vita perché odiano la verità

Qual è il filo rosso che lega gli incendi delle chiese cattoliche, dalla Francia al Cile, alle legislazioni che consentono l’aborto e lo estendono fino all’ottavo mese di gestazione, che liberalizzano la droga, che introducono l’eutanasia, alla propaganda di odio, alle censure, ai processi contro chi ama e vuol difendere Dio, la Patria e la famiglia naturale, fino all’incitamento alla denatalità, all’esaltazione dei diritti degli animali considerati pari agli esseri umani, alla necessità, per la Madre Terra, di essere sbarazzata di qualche miliardo di nocivi e fastidiosi esemplari di mammiferi bipedi, che non sanno produrre alcunché di buono se non inquinamento e devastazioni ambientali? Il filo rosso di tutte queste cose è l’odio per la vita, che a sua volta è odio per la realtà, che a sua volta è odio per la verità, che a sua volta è odio per Dio, che a sua volta è odio per Gesù Cristo e per tutti i suoi (autentici) seguaci, non certo per i falsi cattolici della falsa Chiesa, quanto mai graditi ai poteri forti della finanza e ai salotti buoni della cultura dominante. È un odio antico di secoli, che si è consolidato soprattutto a partire dal XVII, e poi è andato sempre crescendo, mano a mano che il sentimento religioso dei popoli s’indeboliva sotto gli attacchi delle classi dirigenti conquistate dal relativismo, dallo scetticismo e dal materialismo. Ed è un odio che è stato concepito, coltivato, diffuso scientemente nel corso del tempo, da un certo tipo umano che a un dato momento della storia, orgoglioso delle sue conquiste e delle sue realizzazioni, si è drizzato in piedi e ha ripetuto, con Lucifero: Non serviam! Negli ultimi tre secoli, in particolare, avendo steso ovunque i tentacoli delle logge massoniche, questo nuovo tipo umano, che in realtà è antichissimo, ma che era stato neutralizzato dalla Rivelazione divina, ha ripreso forza ed è cresciuto smisuratamente in superbia e arroganza. L’uomo illuminato, o illuminista, si è assunto il compito di portare ai suoi simili i lumi della civiltà e di disperdere, con essi, le superstizioni del passato, prima fra tutte la fede in un Dio creatore, benevolo, provvidente, personale, che si è incarnato per amore degli uomini, è morto sulla croce ed è risorto, e che ritornerà alla fine dei tempi, per giudicare i vivi e i morti, e il cui regno non avrà mai fine.

Eppure, pur essendo riuscito a impadronirsi dei governi, dei tribunali, della cultura, della scuola, delle università, l’uomo illuminista, con le sue varie derivazioni moderne, specialmente l’uomo liberale e l’uomo marxista e neomarxista, non è riuscito a sradicare del tutto la presenza di Dio dal cuore degli uomini, né a far loro odiare la patria e la famiglia naturale, com’era e com’è nei suoi programmi. Ci ha provato in mille modi, ha scatenato guerre e rivoluzioni, genocidi e pulizie etniche, ma non è ancora riuscito a coronare il suo sogno di far sparire Gesù Cristo dalla mente e dal cuore degli uomini. Ha martirizzato migliaia di sacerdoti, di suore, di fedeli laici; li ha torturati, seviziati, deportati; ha distrutto migliaia e migliaia di chiese e di conventi, o li ha requisiti e trasformati in caserme, in palestre, in magazzini, in stalle, in granai, ma ancora non è arrivato al fine della sua opera. Ha promosso il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, le unioni omosessuali, la libera droga, ma non è riuscito a scalzare il senso della vera famiglia, né l’amore della propria terra, né l’amore e il timor di Dio, come avrebbe voluto, nella maggioranza della popolazione. Di conseguenza, anche se detiene il potere quasi ovunque, e anche se controlla tutte le fonti d’informazioni, i giornali, le televisioni, e può dire senza contraddittorio tutto ciò che vuole, e pronunciare le piè atroci bestemmie, e diffondere le più nefande menzogne, l’uomo illuminista schiuma di rabbia perché si rende conto di essere accampato in un paese straniero, presso una popolazione che non lo approva, che non lo accoglie né lo riconosce come colui che porta i lumi, anzi, che morde il freno sotto il suo tallone e che vorrebbe scrollarsi di dosso quella presenza estranea. Sconfitto in tutte le elezioni democratiche, l’uomo illuminista trova comunque il modo di andare al governo: o falsificando il risultato elettorale, o provocando ad arte crisi di governo e presentandosi come il salvatore dell’ultima ora, o magari, come sta accadendo in questi mesi, sfruttando il terrore che lui stesso diffonde a livello mediatico e avvalendosi dell’emergenza sanitaria per una supposta pandemia, che gli permette di concentrare ogni potere nelle sue mani e d’imporre ai cittadini e ai credenti limitazioni assurde, scandalose, diaboliche, che mai nessun dittatore del passato avrebbe osato anche solo immaginare. E ora, da ultimo, sta progettando di far marchiare tutti i cittadini con li numero della bestia, di farli tracciare, di spiare i loro movimenti, i loro pensieri, di esercitare una vera e propria dittatura biologica, mediante la manipolazione diretta del corpo e della mente: il tutto con la complicità di chi dovrebbe vigilare sul rispetto del sistema democratico, e con la volonterosa collaborazione di un esercito di scribacchini e pennivendoli prezzolati, che non si stancano mai di scaraventare in faccia al pubblico dati truccati, statistiche manipolate, numeri gonfiati oltre ogni verosimiglianza e ogni decenza, per far credere di essere in presenza di una pestilenza come quelle del Medioevo, mentre la verità, attestata dal conto complessivo dei decessi, è che siamo in presenza di un virus che statisticamente non è più letale d’una comune influenza stagionale.

E questo stare sempre al potere, avere il controllo dell’informazione e della scuola, poter alzare il ditino e fare la lezione a tutti quanti, li ha resi ancora più altezzosi e superbi, ancora più arroganti e saccenti, al punto che in loro è avvenuta una totale deformazione mentale, e se il mondo non è come loro vorrebbero che fosse, se non sono riusciti a modellare l’umanità secondo i loro desideri, allora è il mondo ad essere sbagliato, e quanto all’umanità si fa presto a raddrizzarla, basta trattarla come bestiame privo di ragione, decidere al posto suo e imporle tutto ciò che può servire a farla rinsavire. In poche parole, essi sono arrivati alla negazione della realtà in nome delle loro idee. In cima alle quali c’è l’idea di Rousseau, che l’uomo è buono per natura, è un buon selvaggio rovinato dalla società, e non ha bisogno di nulla per essere felice, purché non lo si inganni e non lo si porti fuori strada con racconti di tipo soprannaturale e lo si liberi dai fantasmi del cattolicesimo. Non c’è alcun Peccato originale, perché non c’è alcun Dio (nel corso degli ultimi tre secoli infatti il deismo illuminista ha ceduto il passo all’ateismo più o meno dichiarato). Ed ecco lo scopo che l’uomo illuminista si è prefisso: restituire il genere umano alla sua innocenza originaria, il che equivale a ridargli la felicità. Ma poiché l’uomo non è intrinsecamente buono, alla prova dei fatti la cosa non regge: si moltiplicano i crimini, le violenze, le sopraffazioni. Allora l’uomo illuminista dà la colpa, volta a volta, a Dio, ai re, alla famiglia, alla proprietà privata: bisogna dunque sradicare ciascuna di queste cose. Ahimè, non basta ancora: e allora bisogna far ricorso alla maniera forte, ci vogliono i gulag, ci vuole il plotone d’esecuzione, ci vuole la polizia segreta per spiare notte e giorno i cittadini, per sorprendere i loro pensieri più riposti, per costringerli ad essere moderni, adulti, emancipati e non più legati alla tradizione, colpevole di tutti i mali. Non basta ancora: bisogna dunque procedere alla bioingegneria, alla neuropsichiatria, bisogna rifare i cervelli, rifare gli organismi, rifare i pensieri e i sentimenti; bisogna rifare l’opera di Dio, meglio di come l’ha fatta Dio, perché Dio l’ha fatta imperfetta, basti dire che ha lasciato agli uomini il libero arbitrio, mentre loro, gl’illuminati, che sanno cosa è bene per gli altri uomini, lo combattono come la peggiore delle deviazioni sovversive, e si adoperano instancabilmente per realizzare un tipo umano unico, standardizzato, uniforme, sul modello cinese: il perfetto cittadino passivo, obbediente, consumatore acritico, disciplinatissimo esecutore di ordini e direttive — oh, ma tutto per il suo bene, si capisce; che altro pensavate?

Ne abbiamo incontri moltissimi, di codesti illuminati, nel corso della vita. Da bambini, sui banchi di scuola e fin dalle elementari; poi, all’università; poi, quelli di noi che hanno intrapreso la professione d’insegnante, come colleghi e dirigenti scolastici. Li incontriamo come assessori, come sindaci, come governatori di regione; come attivisti della sinistra, come animatori dei centri sociali, come operatori culturali presso biblioteche, circoli Arci e Istituti storici della Resistenza. Li incontriamo anche e soprattutto come sindacalisti, benché da molti anni nessuno si sia accorto della loro presenza a tutela dei lavoratori italiani, visto che paiono totalmente assorbiti nella campagna per la difesa dei "diritti" dei clandestini e dei rom, degli occupanti abusivi delle case e di tutti quelli che sono in una posizione irregolare rispetto all’ordine e alla legge, ai quali essi rivolgono, chissà perché, tutta la loro simpatia e solidarietà, senza che rimanga loro neanche un briciolo di tempo e di voglia di occuparsi dei poveri di casa nostra, dei disoccupati che mangiano alla mensa dei frati, dei divorziati che dormono in macchina perché non ce la fanno a pagare gli alimenti alla ex moglie secondo l’assurda sentenza di un giudice femminista, dei genitori che si son visti rapire legalmente i loro figli, dati in adozione a famiglie arcibaleno, col pretesto che vivevano in case troppo misere e non sufficientemente confortevoli, o che loro, i genitori, erano troppo ignoranti e inadeguati per crescere i figli nel rispetto delle minoranze etniche, sessuali e religiose. E quindi li vediamo inginocchiarsi e chiedere un minuto di raccoglimento se arriva la notizia che un pluriomicida afroamericano è stato ucciso dalla polizia statunitense al momento dell’arresto, ma reagire infastiditi se qualcuno chiede un minuto di silenzio in memoria di una giovanissima ragazza italiana stuprata, massacrata e tagliata a pezzi da immigrati nigeriani, spacciatori e criminali, i quali, evidentemente, come attestano innumerevoli sentenze di giudici illuminati, soffrivano di disagio ambientale e perciò vanno capiti e scusati, piuttosto che condannati. Quasi mai gli illuminati sono commercianti, artigiani, imprenditori; quasi sempre sono statali o parastatali, che il loro stipendio lo prendono con certezza a fine mese, cascasse pure il mondo, anche se da parte loro sono sovente capaci di sfruttare tutte le leggi e gli inghippi per stare a casa il più possibile e costringere lo Stato a pagare un supplente, o magari due supplenti (se il supplente è a sua volta in malattia), e questo oltre ogni limite di dignità e sopportabilità, mentre milioni d’italiani stanno perdendo il posto di lavoro per le folli politiche di lockdown del governo, anch’esso illuminato e progressista. Da ultimo i campioni dell’illuminismo sono stati affiancati e potentemente rafforzati dalla massiccia discesa in campo del clero cattolico, o sedicente tale, specie da quella parte del clero che più attivamente spinge per la piena realizzazione, così dice, delle indicazioni e degli orientamenti del Concilio Vaticano II — è il loro mito giovanile, come il ’68 lo è per gli studenti marxisti — e per attuare la pastorale del compagno Bergoglio: nelle comunità di Sant’Egidio, per esempio, quelle che trasformano chiese e basiliche in refettori e dormitori, e soprattutto presso i gesuiti, nonché le redazioni dei giornali ex cattolici, da dove imprimono la svolta decisiva a ciò che ancora resta di cattolico in questa povera Chiesa stravolta e sfigurata dalla loro opera nefasta, tanto più efficace e corrosiva quanto più subdola, sleale, ingannevole, portata avanti in modo tale che la stragrande maggioranza dei fedeli neanche si è resa conto del traviamento e del tradimento consumato ai danni dell’autentico Vangelo di Gesù Cristo.

Noi personalmente li abbiamo incontrati anche nei dibattiti televisivi, nelle rare occasioni in cui veniamo invitati a esporre un punto di vista divergente da quello del Pensiero Unico al potere. Ebbene, possiamo testimoniare che sono tutti uguali, come fossero fabbricati con lo stampino: tutti ugualmente superbi, presuntuosi, arroganti; tutti che sanno solo dar lezioni al mondo intero, né hanno mai nulla da ascoltare e da imparare, e non arrossiscono di fronte all’evidenza dei fatti, ossia che la storia ha dato loro sempre torto, e mai ragione. Inossidabili, imperturbabili, forti dei soldi di papà se giovani, o delle posizioni raggiunte se meno giovani, sono la perfetta incarnazione della spocchia progressista e del fondamentalismo illuminista: non esiste altra verità che la loro, non c’è altra strada da percorrere per l’umanità se non quella indicata da loro, con le buone o con le cattive: tutto il resto è populismo e sovranismo, vale a dire la più cupa barbarie che sia dato immaginare, nonché una plateale resurrezione del Male Assoluto, quel fascismo che è durato vent’anni in tutto ma che serve loro, in saecula saeculorum, per giustificare il loro antifascismo, ossia il loro buon diritto ad autoproclamarsi la vigile e retta coscienza morale dell’intero genere umano. Insomma, meno male che ci sono loro: che potremmo fare, se non ci fossero? Un amico ci ha detto di aver avvertito la malignità di quel tipo antropologico fin dagli anni del liceo, quando il professore di storia e filosofia non si limitava a indottrinare incessantemente i suoi alunni, ma mirava a rubar loro l’anima, cioè a sfruttare la fragilità dell’adolescenza e la propria posizione di autorità per attuare nelle loro menti e nei loro cuori una sorta di mutazione totale. Sì: una cosa del genere è estremamente maligna; è l’essenza stessa del male. Io non ti rispetto per ciò che sei, non ti aiuto a trovare la tua strada, ma pretendo di rifarti a immagine di me stesso, che sarò il tuo nuovo dio. È impossibile chiamare educatore un tale individuo: semmai istigatore all’odio delle cose più sacre al cuore umano.

Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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