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Fratelli tutti? Nessuna parentela coi figli del diavolo!

La lettera enciclica Fratelli tutti del "santo padre" Bergoglio, pubblicata il 3 ottobre 2020, contiene un sofisma e un inganno già nel titolo. Il sofisma è far passare per un’idea cristiana quella che a tutti gli effetti è l’idea massonica di "fratellanza", oltretutto inserita nel preciso contesto del Nuovo Ordine Mondiale voluto dai signori della grande finanza, e di cui lo stesso Bergoglio è uno strumento, eletto appositamente per fare quel che sta facendo, ossia distrugger la Chiesa cattolica. L’inganno consiste nel contrabbandare l’idea che per il Vangelo di Gesù tutti gli uomini sono fratelli tra loro non perché figli dello stesso Padre, ma perché figli della Madre Terra (ossia la Pachamama), con il logico corollario che i migranti, il clima e l’ambiente sono questioni assai più importanti delle "vecchie" quisquilie come il peccato, la grazia, il giudizio, l’inferno e il paradiso. Inoltre, non è vero che per Gesù tutti gli uomini sono fratelli, indipendentemente dal fatto che scelgano il bene o il male: se così fosse, Gesù sarebbe stato uno gnostico, un manicheo, un panteista, ma di certo non il Verbo incarnato. Il Verbo è la Verità: Io sono via, verità e vita; chi ha visto me, ha visto il Padre. E il Verbo si è incarnato per riscattare gli uomini dalla schiavitù del peccato, offrendo la sua stessa vita per loro. Questo è venuto a fare Gesù sulla terra, non a fare una passerella dialogando con tutti, nello stile dell’incontro interreligioso di Assisi, né cercando di piacere a tutti e raccogliere applausi da ogni lato, magari tacendo ciò che è sgradito al mondo e parlando solo di ciò che accarezza gli orecchi di chi è immerso nel peccato, perché lo autorizza a persistere nella sua vita sbagliata, che spiace a Dio e offende il senso del bene. Niente affatto. Per Gesù esiste una netta, invalicabile frontiera tra i figli della luce e i figli delle tenebre. I figli delle tenebre hanno per padre il diavolo; i figli della luce hanno per padre Dio. Nessuna parentela, nessuna commistione, nessun compromesso è possibile fra gli uni e gli altri. Finché sono nel mondo, si trovano mescolati insieme; ma quando viene il tempo della mietitura, ossia il tempo del giudizio, il buon grano verrà separato dal loglio, ossia dalle erbacce che il nemico invidioso del prossimo raccolto, il diavolo, ha seminato nel campo col favore delle tenebre. Chiunque abbia scritto quell’abominevole documento che è Fratelli tutti, un testo che è qualunque cosa tranne che un’enciclica cattolica – e infatti non vi si parla di Gesù Cristo e pochissimo anche di Dio – o non ha mai letto il Vangelo, oppure non si fa alcuno scrupolo di travisare e falsificare scientemente e perfidamente ciò che Gesù dice agli uomini.

Rileggiamo nel Vangelo di Giovanni, 8, 44-48, ciò che dice Gesù rivolgendosi a quegli stessi farisei che gli avevano condotto la donna adultera:

^44 ^voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna. ^45 ^A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. ^46 ^Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? ^47 ^Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio».*

Altro che fratelli tutti. I figli del diavolo non sono fratelli, ma nemici giurati dei figli di Dio: tra gli uni e gli altri vi è guerra implacabile, incessante, senza remissione di colpi. E in Luca, 21, 10-12 e 16-17, leggiamo ancora:

12 Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, 11 e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. 12 Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. (…) 16 Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; 17 sarete odiati da tutti per causa del mio nome».

Ma come!, insorgono a questo punto i "cattolici" misericordisti, i seguaci a oltranza di non si sa quale "spirito" del Concilio, i gesuiti della Civiltà cattolica, che ormai dovrebbe intitolarsi, sull’esempio del gesuita James Martin, La civiltà arcobaleno, i preti che salgono sulle navi delle o.n.g. finanziate da Soros per fare da cappellani agli scafisti, i santegidini che allestiscono pranzi e dormitori dentro le più belle chiese e cattedrali della cristianità, evidentemente perché non ci sono centinaia e migliaia di seminari vuoti, di collegi vuoti, di locali vuoti nei quali allestire simili servizi per i poveri: non è forse vero che Gesù ci ha vietato di giudicare? E non è forse vero che il suo vicario, Bergoglio, con la frase ormai tristemente celebre: Chi sono io per giudicare un gay?, ha ribadito lo stesso concetto e lo ha ricordato ai duri di cuore che, invece, sono sempre pronti a puntare il dito contro il prossimo? Ahinoi, quanta confusione; quale stravolgimento del Vangelo, e quale perfida opera di falsa bontà operata con astuzia di serpenti dai figli del diavolo! Ma è proprio vero che Gesù non giudicava nessuno? E allora quando apostrofava i giudei con le parole: voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro, che cosa stava facendo: si profondeva in complimenti e a si asteneva dal giudicare? E quando esclamava (Mt 23,27): ^ ^Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e ogni putridume, in nome del Cielo, stava forse astenendosi dal giudizio e diceva, come il suo falso vicario Bergoglio, chi sono io per giudicare? E quando minacciava loro il fuoco dell’inferno, dicendo (Mt 23,33): ^ ^Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?, aveva forse voglia di scherzare? Faceva della retorica a buon mercato? Oppure parlava tanto per dare aria alla bocca, perché non aveva di meglio da far, né sapeva come ammazzare la noia? Certo: Gesù è venuto nel mondo per salvarlo e non per giudicarlo; ma sta di fatto che il mondo non lo ha voluto accogliere, ha preferito le tenebre alla luce e lo ha messo in croce, in odio alla Verità (Gv 3,16-20):

16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 19 E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 20 Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 21 Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

In questo discorso di Gesù ai suoi discepoli c’è veramente tutto riguardo alla verità, alla grazia, al peccato, al libero arbitrio e al giudizio. Gesù, come uomo, non giudica; ma come Dio giudica, eccome. E quando, già sulla croce, pochi minuti prima di spirare, dice al buon ladrone: Oggi stesso tu sarai con me in Paradiso, non sta forse esprimendo un giudizio sull’altro condannato alla croce, il ladrone malvagio, che lo ha deriso perfino in punto di morte? Non sta forse dicendo che uno dei due si salverà e l’altro sarà condannato? E non è forse un giudizio, questo? E quando dice (Mt 10,24): Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada? E quando prende a calci nel sedere i profanatori del tempio, e li caccia fuori, rovesciando le loro bancarelle, armato di corde: che cosa sta facendo, sta mettendo in pratica l’aurea massima bergogliana del chi sono io per giudicare? Né per scherzo ammonisce, parlando a mezzo di parabole (Lc 17,32-35):  

32 Ricordatevi della moglie di Lot. 33 Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. 34 Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l’uno verrà preso e l’altro lasciato; 35 due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà presa e l’altra lasciata.

E infine, quella tremende espressioni, che dovrebbero far tremare le vene e i polsi a ogni cristiano, ogni volta che legge la Parola di Dio (Gv 21; 23-24):

21 Di nuovo Gesù disse loro: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire» (…) 23 E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. 24 Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati».

Morirete nei vostri peccati! Cioè: andrete all’inferno! Perché morire in peccato mortale significa andare all’inferno; questo, almeno, vi è sufficientemente chiaro, cari pseudo cattolici buonisti, misericordsiti e non giudicanti? E c’è un’altra cosa ancora: di quella morte senza pentimento, di quella condanna all’inferno porterete la colpa anche voi! Anche a voi sarà domandato perché non avete fatto quel che avreste dovuto fare, cioè ammonire il peccatore e avvertirlo che, se non si fosse pentito e ravveduto, il suo destino era la dannazione eterna. Se vi foste presi il disturbo di leggere la Bibbia, qualche vola, invece di limitarvi a leggere e prendere come oro colato le false encicliche e le aberranti omelie del falso papa che usurpa la cattedra di san Pietro, vi sareste imbattuti, a un certo punto, in quel passo tremendo del profeta Ezechiele (33,1-9):

1 Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2 «Figlio dell’uomo, parla ai figli del tuo popolo e di’ loro: Se mando la spada contro un paese e il popolo di quella terra prende un uomo del suo territorio e lo pone quale sentinella, 3 e questa, vedendo sopraggiungere la spada sul paese, suona la tromba e dà l’allarme al popolo: 4 se colui che ben sente il suono della tromba non ci bada e la spada giunge e lo sorprende, egli dovrà a se stesso la propria rovina. 5 Aveva udito il suono della tromba, ma non ci ha badato: sarà responsabile della sua rovina; se ci avesse badato, si sarebbe salvato. 6 Se invece la sentinella vede giunger la spada e non suona la tromba e il popolo non è avvertito e la spada giunge e sorprende qualcuno, questi sarà sorpreso per la sua iniquità: ma della sua morte domanderò conto alla sentinella. 7 O figlio dell’uomo, io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti; ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia. 8 Se io dico all’empio: Empio tu morirai, e tu non parli per distoglier l’empio dalla sua condotta, egli, l’empio, morirà per la sua iniquità; ma della sua morte chiederò conto a te. 9 Ma se tu avrai ammonito l’empio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua iniquità. Tu invece sarai salvo.

Stolti, perché non avete suonato la tromba? Perché non avete messo in guardia il peccatore contro il castigo che infallibilmente lo attendeva? Ma voi non solo non lo avete ammonito; lo avete anzi rassicurato, lo aveva accarezzato e lo avete spronato a restare nei suoi peccati, addirittura a vivere una vita intera di peccato; peggio ancora: lo avete esortato ad essere fiero, a vantarsi dei propri peccati e a gloriarsi di ciò che spiace a Dio e offende il senso del bene. Quale destino pensate dunque di meritare, false sentinelle, voi che avete consegnato il peccatore negli artigli del diavolo? Voi che forse avreste potuto indurlo a ravvedersi, a pentirsi, e non lo avete fatto, ma anzi, avete fatto tutto il contrario? Pensate forse di meritare un giudizio meno severo di quello che toccherà a lui, un destino meno duro del suo? Dovrebbero riflettere a tali cose quelli che si appellano alla parola del falso papa, alla parola di James Martin, alla parola dell’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, e di quello di Vienna, Christoph Schönborn. Loro sanno di cosa stiamo parlando; e anche Bergoglio lo sa. Chi sei tu per giudicare? Tu lo sai bene, sepolcro imbiancato, fariseo ipocrita! Il giudizio di Dio ti sta sospeso sul capo. Convertiti, e pentiti, e confessa il tuo peccato, prima che sia troppo tardi!…

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Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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