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Vedere e non voler capire. E adesso?

Scrive il profeta Isaia, citato anche da Gesù in Marco, 4,12 (Is. 6, 9-10):

*9. Egli disse: «Va’ e riferisci a questo popolo:
Ascoltate pure, ma senza comprendere,
osservate pure, ma senza conoscere.

  1. Rendi insensibile il cuore di questo popolo,
    fallo duro d’orecchio e acceca i suoi occhi
    e non veda con gli occhi
    né oda con gli orecchi
    né comprenda con il cuore
    né si converta in modo da esser guarito».*

Ebbene, ci troviamo esattamente in questa situazione; né solo per quanto riguarda l’aspetto religioso della crisi che stiamo testé vivendo, ma per ogni altro aspetto, nessuno escluso.

Partiamo comunque dall’ambito religioso. Serve a qualcosa cercar di ragionare, mostrare ai cattolici ciò che sta sotto gli occhi di tutti, quindi anche i loro, se hanno deciso di non vedere e di far finta di nulla? Per fare un solo esempio: serve a qualcosa mostrare ai cattolici che nell’ultima ‘enciclica’ del signor Bergoglio – citando strumentalmente san Francesco, che in Egitto era andato per convertire il Sultano e che inviò due fraticelli in Marocco, a predicare il Vangelo, dove affrontarono il martirio per amore di Gesù – si raccomandi ai cattolici (§ 3) la sottomissione nei confronti degli islamici?

In quel contesto era una richiesta straordinaria. Ci colpisce come, ottocento anni fa, Francesco raccomandasse di evitare ogni forma di aggressione o contesa e anche di vivere un’umile e fraterna "sottomissione", pure nei confronti di coloro che non condividevano la loro fede.

E servirà mai a qualcosa far notare che in quel documento si parla poco e niente di Gesù Cristo; che Bergoglio cita quasi solo Bergoglio; oppure cita, anziché Sant’Agostino e San Tommaso, come è sempre stato nelle encicliche papali, una canzone di Vinicius de Moraes? Cioè di un signore che, oltre ad aver abbandonato la fede cattolica per avvicinarsi alla santeria e dedicarsi ai piaceri della vita; oltre ad essersi sposato nove volte (sì, nove: avete capito bene; ma evidentemente i soldi non gli mancavano, come sa chi ha affrontato anche una sola causa di divorzio, come non gli mancava la disinvoltura), si è anche ispirato, per le sue poesie, ai riti afroamericani; e in particolare nella canzone citata da Bergoglio, Samba della benedizione, si è ispirato ai riti Candomblé, molto diffusi in Brasile e simili a quelli del Voodoo haitiano, vale a dire a delle pratiche e delle concezioni totalmente e radicalmente anticristiane. La citazione è al § 215 di Fratelli tutti e accompagnata dalla nota esplicativa n. 204: «La vita è l’arte dell’incontro, anche se tanti scontri ci sono nella vita» ( Vinicius De Moraes, Samba della benedizione (Samba da Bênção), nel disco Um encontro no Au bon Gourmet, Rio de Janeiro (2 agosto 1962). E più in generale: serve a qualcosa far notare ai cattolici che tutto lo sproloquiare del signore argentino sulla bellezza dell’incontro con l’altro, sulla apertura al diverso, e non parliamo solo delle false religioni ma anche delle legislazioni laiciste, abortiste, omosessualiste, tralascia del tutto, nella teoria ma anche nella sua pratica, l’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, scopo e ragion d’essere della Chiesa, volta alla salvezza delle anime? Di tutte le anime, certo; il che non è possibile se l’anima di chi si trova fuori dalla luce di Cristo viene lasciata ai suoi errori, e chi vive nel peccato è incoraggiato a perseverarvi, con la formula ipocrita, degna degli antichi farisei: Chi sono io per giudicare?

La stessa cosa si può dire per l’emergenza sanitaria che ci è stata imposta, a fini strumentali, da un governo cinico e senza pudore. Serve forse a qualcosa ricordare alla gente che nessun bambino si ammala di Covid-19 e che quasi tutti i morti erano ottantenni già affetti da altre serie patologie, e quindi le misure adottate nel marzo scorso — chiusura delle scuole, reclusione in casa delle famiglie, proibizione assoluta delle passeggiate anche in campagna, nei boschi, sulle spiagge deserte, nonché degli spostamenti sulle strade e le autostrade, sia pure per gravi ragioni – sono state, oltre che costituzionalmente illegittime, assolutamente insensate e deliranti? E servirebbe a qualcosa ricordare che un nanopatologo come il professor Montanari, e medici che hanno affrontato l’emergenza in prima linea, come il dottor Zangrillo, sia pure con sfumature diverse e partendo da presupposti e prospettive differenti, hanno detto in ogni maniera che il Covid-19 si è di fatto esaurito da tempo, e che non è scientificamente dimostrato che la mascherina serva a proteggere dal virus, semmai, per Montanari, predispone ai tumori? E che anche il virologo Tarro abbia messo in guardia contro i notevoli rischi delle mascherine portate tutto il giorno (in Germania sono morte già tre bambine, intossicate dall’anidride carbonica che erano costrette a respirare)? E che Alberto Villani, portavoce del Comitato tecnico-scientifico, abbia detto chiaro e tondo che forse la mascherina non serve a nulla, e tuttavia portarla è importante, perché è diventata un simbolo? E un simbolo di che cosa, di grazia: forse dell’istupidimento e della sottomissione di sessanta milioni d’italiani? No, tutto questo non servirebbe: perché chi è disposto ad accogliere punti di vista divergenti da quelli imposti e ribaditi tutti i giorni, con l’arma del terrore, dai mass-media, è già cosciente di questi fatti; ma chi non è disposto a uscire dal bozzolo di autentico terrore creato dai mezzi d’informazione, non vuole neanche ascoltare, ha già la verità in tasca e considera un negazionista, cioè un soggetto socialmente pericoloso, chiunque tenti di fargli aprire gli occhi. Tali sono gli effetti della paura: rende ciechi e rabbiosi, e induce a rivolgere la propria aggressività contro l’obiettivo sbagliato: non chi l’ha creata e la sta utilizzando per i propri scopi inconfessabili, ma il vicino di casa o il collega di lavoro che la pensano diversamente e che sono divenuti degli untori, dunque dei veri e propri nemici pubblici. Lo si è visto nelle settimane scorse, quando ancora il governo concedeva magnanimamente ai cittadini di uscir di casa senza la mascherina, per indossarla solo negli ambienti chiusi e in presenza di affollamenti: di fatto moltissime persone, probabilmente la maggioranza, hanno seguitato a portare la mascherina anche dove non era prescritto, perfino viaggiando da sole in automobile, pedalando in bicicletta e camminando lungo i sentieri di campagna, sugli argini dei fiumi o sulle spiagge disertate dai turisti. Sì, è vero che le mascherine sono diventate un simbolo: il simbolo del non so perché lo faccio, e in fondo non ci credo neppure, però lo faccio perché lo fanno tutti, perché lo raccomandano gli "esperti" alla tivù e perché mi dà un certo qual senso di protezione. Insomma il simbolo di un popolo che ha smesso di pensare, si è lasciato alle spalle secoli e secoli di civiltà ed è ritornato agli istinti primordiali, primo dei quali la paura.

Ora, non si tratta della paura di qualcosa di reale, bensì della paura di un oggetto immaginario, un mostro strisciante e invisibile che colpisce nell’ombra. A nulla vale far ragionare la gente che, per un morto di Covid-19, ammesso che ci sia, cioè che qualcuno sia morto solo di Covid-19, ce ne sono decine e decine che muoiono d’infarto, di tumore, d’infezioni e di mala sanità, per non parlare di tutti quelli che sono morti perché non hanno ricevuto le cure necessarie, non hanno potuto fare gli esami clinici in tempo o sono stati vittime di diagnosi sbagliate, a causa dell’impazzimento della macchina sanitaria, concentrata unicamente sul Covid-19, al punto da attribuire a tale virus la morte di migliaia di persone che erano in realtà decedute per tutt’altre altre cause (e qui si dovrebbe aprire un discorso dolorosissimo, ma necessario, sulla poca o nessuna coscienza etica e professionale di tutti quei medici che si sono prestati alla falsificazione dei relativi certificati di morte). La gente è talmente suggestionata e spaventata, talmente ipnotizzata, come il topolino dallo sguardo magnetico del cobra che si appresta a divorarlo, da non prestare orecchio ad alcun discorso, da non voler fare alcun ragionamento, addirittura da non voler prendere atto di ciò che sta sotto lo sguardo di tutti, né voler ascoltare la voce del più elementare buon senso. Come spiegare altrimenti il fatto che nessun provvedimento è stato preso a carico di quegli uomini delle forze dell’ordine che hanno sprecato tempo e pubblico denaro per inseguire, perfino con i droni, innocue persone colpevoli di fare una corsetta solitaria in aperta campagna; oppure che hanno osato interrompere la santa Messa, con arroganza inaudita, trattando da delinquente l’anziano sacerdote che stava celebrando un funerale alla presenza di una decina di fedeli ben distanziati, in una chiesa ampia e ben aerata, coi soffitti molto alti, mentre chiunque poteva recarsi nei centri commerciali e nei supermercati? O, ancora, come spiegare che non c’è stata una vera e propria sollevazione popolare di fronte allo spettacolo di uomini in divisa che fermano e infliggono una multa salatissima a due genitori rei di aver portato la loro bambina in ospedale a fare un trapianto di midollo osseo e che poi la stavano riaccompagnando a casa? Situazioni che sarebbero parse eccessive e inaccettabili perfino in un regime apertamente dittatoriale, ma che divengono intollerabili e ripugnanti in una società che, almeno formalmente, è democratica, con l’aggravante di una suprema ipocrisia. È come se la nostra civiltà giuridica fosse ripiombata indietro di millenni, per non parlare del più elementare senso di umanità e di compassione. «Vedete? – è come se ci dicessero quei tristi personaggi che stanno indegnamente al governo – tutto ciò che stiamo facendo, lo stiamo facendo per voi; ci prendiamo cura della vostra salute; vi stiamo salvando la vita: siete voi che vi comportate in maniera poco collaborativa, che mostrate poco rispetto per la gravità della situazione e agite in maniera irresponsabile, costringendoci a ricorrere alla severità. Quando imparerete e gestirvi da soli, ad auto-isolarvi da soli, ad auto-censurarvi da soli, a mettervi in quarantena da voi stessi? Quando dimostrerete di essere finalmente maturi, responsabili, meritevoli di essere considerati un popolo maturo e civile?». E se la paura dilagante è stata creata ad arte, vuol dire che qualcuno sa che essa è l’arma più potente per esercitare il controllo sulla gente, e ora che lo ha verificato a fondo, non lascerà più la presa. Dapprima, con l’11 settembre del 2001, gli oligarchi della grande finanza hanno puntato sulla paura del terrorismo islamico; poi, qualche anno dopo, sulla paura del crollo dei mercati, mediante l’arma dello spread (una parola che ben pochi avevano mai udito prima della Grande Recessione iniziata nel 2007); ora la paura viene esercitata mediante una pseudo pandemia. E diciamo "pseudo" non perché siamo incalliti negazionisti ma perché oltre 2.300 medici e sanitari belgi hanno accusato l’OMS di aver proclamato una falsa pandemia con una lettera aperta nella quale affermano:

L’attuale politica di crisi è completamente sproporzionata e fa più male che bene. (…) La reclusione non ha comportato un calo del tasso di mortalità. (…) Se guardiamo la data per l’applicazione dei lockdown imposti, vediamo che è stata fissata dopo che il picco era già stato superato ed era caduto. Pertanto, la diminuzione non è l’effetto delle misure che sono state prese. (…) Gli studi hanno mostrato che più le persone sono sociali ed emotive, più sono resistenti ai virus. L’isolamento e la quarantena sembrano avere molte più probabilità di avere conseguenze letali. (…) C’è una differenza tra morti per coronavirus e morti d coronavirus. La stragrande maggioranza dei pazienti deceduti aveva un’età pari o superiore a 80 anni. (…) La maggior parte (70%) di coloro che sono morti, di età inferiore ai 70 anni, aveva un disturbo sottostante, come sofferenza cardiovascolare, diabete mellito, malattia polmonare cronica o obesità. La stragrande maggioranza delle perone infette (˃ 98%) non si ammalò o si ammalò a malapena e si riprese spontaneamente. (…) La vaccinazione dei nostri anziani sembra essere inefficace. Per gli over 75 l’efficacia è quasi inesistente. A causa della mutazione naturale incessante dei virus, come vediamo anche ogni anno con il virus dell’influenza, un vaccino è al massimo una soluzione temporanea, che necessita di nuovi vaccini ogni volta in seguito.

Questo è un discorso fatto dagli addetti ai lavori, sulla base dei fatti e dei numeri reali, oltre che della normale esperienza medico-diagnostica. Ma a che scopo discutere e fare appello ad argomenti razionali, quando la gente non è disposta ad ascoltarli? Fra due risposte al problema costituito dalla paura, una che richiede restrizioni e sacrifici sempre più onerosi, l’altra che suggerisce prudenza ma alimenta anche la speranza e invita a condurre una vita sana e normale, la gente accoglie d’istinto la prima e non si fida della seconda. È il tremendo capolavoro dei signori del Male. Perché questo deve essere chiaro: siamo nel mezzo di una battaglia cosmica, non solamente umana, fra il Male e il Bene. E dunque per vincerla la prima cosa e la più necessaria è la fede in Dio, unita alla preghiera…

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Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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