Cosa ostacola la vera scienza: il caso Grover Krantz
4 Ottobre 2020Occorre liberarsi dalla falsa religione del Vaticano II
5 Ottobre 2020Verso la fine di giugno del 1591, in una Roma sconvolta dalla pestilenza, san Luigi Gonzaga, nato in una nobilissima famiglia ed entrato nella Compagnia di Gesù nonostante la ferma opposizione paterna, incontrò un appestato che giaceva abbandonato al suo destino. San Luigi era da tempo malato e i suoi superiori, conoscendone l’indole generosissima, gli avevano tassativamente proibito di assistere qualsiasi bisognoso che mostrasse i sintomi di una malattia contagiosa. Ciò nonostante, non volle ascoltare l’ordine dei superiori, ma la sola voce di Gesù Cristo: si avvicinò al moribondo, se lo caricò sulle spalle e lo condusse fino all’Ospedale della Consolazione. Quel gesto eroico gli riuscì fatale: divorato dalla febbre, morì pochi giorni dopo, il 21 giugno, a soli ventitré anni. Il suo era stato un sacrificio totale, fatto in piena consapevolezza: l’epidemia che infuriava a Roma – in realtà una somma di morbi diversi, aveva già falciato ben tre papi, Sisto V, Urbano VII e Gregorio XIV — trovava la medicina del tempo del tutto impotente ed era una calamità estremamente concreta; non era un virus che, come il Covid-19, in pratica colpisce solo le persone molto anziane e chi è già gravemente debilitato da altre patologie. Tanto più il suo comportamento, come del resto quello di san Camillo de Lellis e di tanti altri sacerdoti e religiosi, spicca, per contrasto, rispetto a quello del clero odierno, a cominciare dal sedicente papa Bergoglio, il quale al culmine della cosiddetta pandemia è sparito dalla circolazione ed è riapparso solo per annunciare che non si muoverà più dal Vaticano – lui che era continuamente in viaggio da un capo all’altro dell’orbe terracqueo, non già per evangelizzare ma per chiacchierare di migranti, clima e ambiente – almeno per i prossimi due anni, e in ogni caso non prima che sia disponibile il vaccino. A questo si è ridotta la chiesa cattolica dei nostri giorni, o meglio il clero cattolico seguace del Vaticano II e di Bergoglio — perché la Chiesa, con la "c" maiuscola, è una divina istituzione, è la Sposa di Cristo, nella quale l’elemento soprannaturale è sempre presente, nonostante l’indegnità degli uomini. Oltre ad essere diventata un ricettacolo di cardinali sodomiti e simoniaci, massoni e satanisti, è diventata pure un ricettacolo di codardi e opportunisti: di soldati che, al solo udire la voce che il nemico si avvicina, se la danno a gambe levate, e piantano in asso coloro che dovrebbero difendere. Così il gregge di Cristo è rimasto senza pastori nel momento del bisogno: con le chiese chiuse, le Messe sospese, i funerali negati, e come se non bastasse con tutta una squallida regia di stampo scientista e materialista: via l’acqua santa dalle pile accanto all’ingresso della casa di Dio e al suo posto l’erogatore di liquido disinfettante, con tanto di cartello che ingiunge ai fedeli di lavarsi le mani prima d’entrare; distanziamento sui banchi dei già scarsi fedeli, in modo da evitare ogni contatto fisico; tutti rigorosamente con la mascherina e la santa Comunione, quando finalmente lo Stato — lo Stato, si badi, non la Chiesa — ne ha dato l’autorizzazione, distribuita dal sacerdote coi guanti di gomma: profanando il Corpo di Cristo e trattandolo da veicolo d’infezione, cioè oltraggiandolo nella maniera più vergognosa. E dove sono spariti i monsignori e i sacerdoti della chiesa in uscita, della chiesa di strada, della chiesa della misericordia? Quelli che sanno parlare solo dei diritti dei migranti, quelli che sono solleciti solo per loro, al punto da recarsi a bordo delle navi-pirata delle O.N.G. che illegalmente importano in Italia, ogni giorno, una gran quantità di carne umana, traghettata dagli scafisti e finanziata dall’oligarchia dei grandi speculatori di borsa, come l’ignobile George Soros, per la gioia di decine di cooperative di "accoglienza", magari imparentate con vescovi e cardinali. Improvvisamente sono spariti, o almeno nessuno li ha visti dove avrebbero dovuto essere: negli ospedali, nelle chiese, nelle case degli ammalati, a recare conforto, a confessare, a fortificare gli animi nel nome di Gesù Cristo, a distribuire la santa Comunione, a recitare il Rosario e invocare l’intercessione della Vergine Maria. Ma disobbedire agli ordini iniqui e illegittimi di un governo senza consenso e di una gerarchia senza credibilità, per il bene delle anime e per dare sollievo ai sofferenti, anche in senso morale: quello no, non sono stati capaci di farlo, a dispetto di tutte le loro chiacchiere sull’apertura, la solidarietà e l’inclusione.
L’ovvia domanda che dobbiamo farci a questo punto è la seguente: perché in passato, nei momenti critici della storia, emergevano figure di grandi santi come Luigi Gonzaga e Camillo de Lellis, e adesso, invece, quando ce ne sarebbe altrettanto bisogno, tutto quel che passa il convento sono i Paglia, i Galantino, i Bassetti, i Sosa, i Maradiaga, i Becciu e i McCarrick, per non parlare dei Bergoglio? La risposta sembra essere altrettanto ovvia: perché non ci sono più i santi che suscitano una nuova generazione di anime sante. San Luigi Gonzaga, per esempio, ricevette la Prima Comunione dalle mani di san Carlo Borromeo; san Camillo de Lellis ebbe come guida spirituale san Filippo Neri. Da chi hanno ricevuto i Sacramenti e chi hanno avuto come guide spirituali, i Paglia, i Galantino, ecc.? Ma naturalmente non si può restare prigionieri di questo schema, che somiglia al circolo vizioso dell’uovo e della gallina. Come e perché, a un certo punto, la società ha smesso di produrre anime sante, interrompendo la trasmissione generazionale delle virtù eroiche cristiane dai padri ai figli? I fattori, è noto, sono parecchi, e riguardano la società civile non meno della comunità cattolica; e trovano nella crisi della famiglia, crisi in larga misura studiata, pilotata e alimentata dall’esterno, il suo punto focale. Se non ci sono più delle vere famiglie cristiane, non nascono più, o non vengono più formati, dei bambini capaci, crescendo, di acquisire e sviluppare le virtù eroiche della vita cristiana, recando un immenso sollievo a tutto l’insieme della società, compresa quella parte di essa che non crede, che rifiuta Dio e che disprezza il Vangelo di Gesù Cristo, ma che egualmente si avvantaggia della benefica presenza, dell’esempio concreto e della intercessione ottenuta mediante la preghiera ad opera di quelle anime sante. Anche la Chiesa è un vivaio di futuri santi: tuttavia essa brilla di luce riflessa, non di luce propria. Sono le famiglie sante, con dei santi genitori, che arricchiscono la Chiesa di anime sante, formando e indirizzando i loro figli, a volte inconsapevolmente, eppure con il loro esempio di vita, verso la vocazione religiosa e comunque l’ascolto di quella vocazione alla santità che tutte le anime ricevono, tutte, tanto nello stato consacrato che in quello laicale, ma che solo poche sanno udire e ancor meno sono disposte ad ascoltare e ad assecondare fino in fondo. È perciò evidente che la famiglia è sotto attacco da parte di quelle stesse forze che mirano alla distruzione della vita cristiana e della sua istituzione millenaria, la Chiesa; quelle forze che si servono di ogni singolo aspetto della civiltà moderna, dal cinema alla moda e dalla democrazia ai diritti umani, per sovvertire quanto di cristiano ancora rimane nelle società occidentali e così, alla fine, annientarlo.
D’altra parte, anche la Chiesa, sia pure in maniera riflessa, sempre però con l’aiuto di Dio, alimenta le famiglie cristiane e stimola le vocazioni alla santità. Non sempre lo fa direttamente, perché non tutti i sacerdoti sono santi e non lo sono neppure tutti i religiosi e le religiose; tutt’altro: a volte il cattivo esempio viene proprio da essi. Lo fa, tuttavia, custodendo fedelmente la vera dottrina, perché solo quando si pone al servizio del vero, la volontà umana, per quanto eroica, sortisce effetti realmente efficaci, quegli effetti che noi siamo soliti chiamare santità, per quanto vi siano certamente molti più santi di quanti ne siano stati riconosciuti e proclamati ufficialmente (e non è neppure escluso che non lo siano alcuni che pure sono stati proclamati tali, perché su questo terreno esistono indizi che la chiesa, purtroppo, non è infallibile: valga per tutti il caso, recente, di Paolo VI, che santo di certo non lo era). Custodendo e tramandando fedelmente la dottrina, la Chiesa ha svolto il suo compito essenziale: e lo ha fatto, tra mille difficoltà e persecuzioni, per circa millenovecento anni, con impavida fermezza e con coraggio soprannaturale. Ma poi è arrivata la stagione del Concilio Vaticano II, e le forze malefiche che si annidavano da sempre nella Chiesa, e che da tempo si erano andate rafforzando e organizzando nell’ombra, sono venute allo scoperto, almeno parzialmente, e sono riuscite a impadronirsi del timone della navicella di san Pietro, realizzando il loro diabolico intento di fuorviare il clero e i fedeli dalla vera dottrina, e traghettare l’uno e gli altri in piena apostasia, ma avendo la perfida astuzia e la sconcertante abilità di fare in modo che né l’uno né gli altri se ne accorgessero, tranne una minoranza davvero insignificante. Ed ecco perché la crisi che la Chiesa sta vivendo ai nostri giorni è la più grave di tutte, più grave perfino di quella che ha caratterizzato l’epoca delle persecuzioni: che non si sono affatto concluse con il famoso editto dell’imperatore Costantino, ma sono continuate, in varie parti del mondo, fino ai giorni nostri, e continuano tuttora, nelle società ove la maggioranza degli abitanti è seguace di una religione che il falso papa Bergoglio ha avuto l’improntitudine di chiamare "religione di pace", e ciò perfino all’indomani dello sgozzamento di un prete cattolico, sull’altare, al momento dell’Elevazione eucaristica, mentre è storicamente dimostrabile che si è diffusa fin dall’inizio mediante la spada, le violenze e i massacri, e ciò perché la persecuzione violenta degli "infedeli" è nel suo DNA e non per qualche strano e imprevedibile capriccio del destino. E questo mentre un’altra religione, fraudolentemente chiamata dai seguaci del Vaticano II "dei fratelli maggiori", benché i cattolici siano figli di Gesù Cristo e non abbiamo alcun fratello maggiore, ha trovato il modo d’infiltrarsi nel clero cattolico e di acquisirvi tali e così potenti aderenze (vedi la relazione fra il cardinale Augustin Beha e il B’nai B’rtih), da essere ormai in grado di condizionare dall’interno tutto quel che esso fa e dice, dalla proclamazione di documenti "magisteriali", come la Nostra aetate, che sono in flagrante contraddizione con il magistero di sempre, al blocco in extremis della proclamazione di nuovi santi, come nel caso di padre Léon Dehon, ventilando a loro carico l’accusa di antisemitismo, quasi che le decisioni su tale materia spettassero a lei e non alla Chiesa cattolica.
D’altra parte, la debolezza, per non dire l’inconsistenza, mostrata dal clero al momento della crisi attuale, trova il suo equivalente in una crisi altrettanto grave, se non di più, manifestatasi in ogni ambito della società civile. Se i sacerdoti hanno ampiamente deluso, per il distacco mostrato nei confronti dei fedeli allorché questi avrebbero avuto maggiormente bisogno di ricevere guida e sostegno, hanno deluso, in maniera assai dolorosa, anche i medici, i magistrati, gli uomini delle forze dell’ordine, per non parlare dei politici e dei pubblici amministratori (anche se alcuni di questi ultimi hanno mietuto larghi consensi grazie al fatto di essersi fatta una campagna elettorale lunga sette mesi, mediante quotidiane apparizioni televisive, non solo senza contraddittorio, ma con lo smaccato incensamento da parte dei giornalisti). E hanno deluso — parliamo in generale, riferendoci alle categorie citate e non alle singole persone, alcune delle quali si sono comportate in maniera superiore a ogni elogio — non solo e non tanto dal punto di vista strettamente professionale, quanto da quello umano, perché hanno preferito seguire pedissequamente i protocolli emanati dall’autorità superiore, mettendo a tacere ogni senso di compassione e di simpatia per la gente che avrebbero dovuto assistere con la loro opera: fino a raggiungere vette abominevoli di vera crudeltà, come quella di lasciar morire le persone anziane in totale solitudine, isolandole senza reale necessità dai loro cari e spedendo i loro corpi alla cremazione, senza consentire ai familiari un ultimo saluto e negando perfino la possibilità di celebrare un funerale degno di questo nome. Il tutto nella colpevole trascuratezza di ciò che scienza e coscienza avrebbero suggerito e anzi comandato: ossia di eseguire quelle autopsie che, sole, avrebbero rivelato gli errori diagnostici che, scambiando delle trombosi per polmoniti interstiziali, avevano causato tante inutili vittime, il che avrebbe permesso di agire tempestivamente per salvare altre vite di pazienti già ricoverati in terapia intensiva.
Tuttavia, vi è una differenza sostanziale fa la cattiva prova che hanno dato di sé le categorie professionali laiche e il clero cattolico. Insensibilità, presunzione e orgoglio sono inscritti nello statuto della modernità, mentre nello statuto cristiano vi sono, o dovrebbero esserci, la dolcezza, l’umiltà e lo spirito di abnegazione. Pertanto, ciò che era logico attendersi da parte del mondo profano, non lo era da parte del clero: da quest’ultimo, infatti, avrebbe dovuto venire un segnale discordante, un segnale di vitalità e generosità spirituale, morale e anche civile. Si tratta di ciò che Gesù, nei Vangeli, chiama "il sale della terra": sono i cristiani a doverlo avere, per dare il sapore anche al mondo profano; ma se il sale perde il suo sapore, niente e nessuno potrà ridarglielo. Sono i cristiani, pertanto, ad aver fallito la prova: ma non l’hanno fallita in questi mesi, bensì da parecchi decenni. Almeno a partire dalla metà del secolo scorso i cattolici si sono stancati del Vangelo: non vedevano l’ora che un clero infedele ne proclamasse uno un po’ meno severo, un po’ meno esigente, un po’ più vicino ai loro vizi e alle loro debolezze. Così, quando è arrivata la stagione conciliare, i fedeli sono stati ben lieti di ricevere questo "vangelo" edulcorato, rimpicciolito e immeschinito, naturalmente chiamandolo con enfasi, come li spronavano a fare i nuovi teologi e i sacerdoti riformisti, il "vero" vangelo: quasi che fino ad allora la Chiesa ne avesse insegnato uno falso. La società moderna va per la sua strada, che è quella di Lucifero, e i suoi figli fanno il loro mestiere, operare nelle tenebre. Sono i seguaci di Cristo che hanno smesso di fare il loro: operare per la luce…
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