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Il problema è non aver capito chi è il vero nemico

La situazione in cui ci troviamo è la testimonianza più eloquente del fatto che quanto ci sta capitando non ha nulla d’ingiusto, se ingiustizia è ricevere in maniera difforme da quanto si è meritato per il lavoro fatto. La società moderna ha coltivato con la massima cura e perseveranza la stupidità, l’ignoranza, il materialismo, lo spirito gregario e un’infinita volgarità: quel che ora raccoglie è perfettamente conforme a ciò che essa ha seminato. Siamo governati, non solo a livello politico, ma anche scientifico, medico, giuridico, religioso, scolastico, da uomini immensamente stupidi, opportunisti e volgari: gli uomini che abbiamo coltivato e premiato; mentre le persone profonde, originali, oneste, sono state sistematicamente emarginate, scoraggiate, punite. Pertanto abbiamo pienamente meritato di essere ridotti in schiavitù da una élite finanziaria senza scrupoli, per mezzo di una classe dirigente e di un sistema informativo asserviti ai suoi disegni, e costretti a convivere con situazioni quotidiane assurde, grottesche, contrarie al buon senso e alla logica, ma rese possibili, e anzi inevitabili, da un sistema di terrore istituzionalizzata basato su una finta pandemia e su una narrazione totalmente artefatta dei pericoli che ci minaccerebbero. Una lunga assuefazione al conformismo, oltretutto mascherato da pensiero indipendente, ha letteralmente ucciso gli anticorpi che ora avrebbero potuto difenderci, e forse salvarci. Semplicemente, la nostra società ne è sprovvista, per cui non esistono, umanamente parlando, possibilità di reazione e memo ancora di ripresa.

Tuttavia, è importante capire che il nostro errore più grave consiste, ed è sempre consistito, nell’incapacità di fare sintesi e risalire al vero nemico, dal quale tutto è partito, e al servizio del quale agiscono le forze che ora ci stanno sottomettendo: economicamente, intellettualmente, giuridicamente, culturalmente, moralmente. Siamo arrivati a questo punto perché da molti anni abbiamo smesso di ragionare, di sentire, di vivere con coerenza: ci siamo assuefatti alla bruttezza, al degrado, all’ideologia becera, alla doppia morale. Ci siamo sentiti interpellati dal dramma dei migranti, ma non dal dramma, più vicino e più tragico, dell’aborto: anzi, abbiamo pensato che le due cose, la libertà di abortire e la libertà di migrare, ossia di abbandonare la propria terra e invadere quella altrui, siano due facce della stessa medaglia, una medaglia che abbiamo chiamato civiltà e progresso. Ci siamo convinti che non vi sia nulla di più intollerabile del fatto che gli omosessuali non potessero godere del riconoscimento di sposarsi e avere dei bambini, e non abbiamo sprecato un momento di riflessione per prendere atto che nel mondo milioni di cristiani sono sotto attacco, e non subiscono solo una più o meno immaginaria discriminazione, ma una guerra a morte, nella quale a migliaia perdono la vita ogni anno. Insomma, abbiamo pensato che le peggiori piaghe dell’umanità sono l’omofobia e il razzismo, intendendo per omofobia la difesa della famiglia naturale formata da uomo e donna, e per razzismo il rifiuto di lasciarsi invadere e in prospettiva sostituire da un esercito inarrestabile di finti profughi e spesso di veri criminali: e non ci siamo curati né dei nascituri che vengono sistematicamente soppressi, né dei cristiani che vengono sistematicamente perseguitati e uccisi; e questo per fare solo due esempi. Insomma, abbiamo preso per buono tutto ciò che il potere ha voluto raccontarci; ci siamo commossi, indignati, scandalizzati, quando esso ha voluto che ci commuovessimo, ci indignassimo e ci scandalizzassimo; e siamo rimasti perfettamente indifferenti, per non dire increduli, di fronte a crimini reali, che davvero avrebbero dovuto scuotere le nostre coscienze, se ancora le avessimo. Ma non le abbiamo più: la nostra coscienza è stata sacrificata sull’altare del dio consumo; un dio geloso, vendicativo, terribile, che non ammette l’adorazione di altri dei all’infuori di lui stesso. Così abbiamo perso la capacità di sentire, di pensare, di capire le cose facendo ricorso alla nostra intelligenza, alla nostra sensibilità e al nostro giudizio, e ci siamo consegnati nelle mani di qualcun altro. Cioè di quella classe di cialtroni, parassiti e analfabeti che attualmente ci governa, ci terrorizza, ci sfrutta e ci prescrive perfino in che modo dobbiamo o possiamo soffiarci il naso. E questa non è una battuta, ma una tragica verità. Provate a starnutire in un luogo chiuso, ove cui sono altre persone, e capirete di che cosa stiamo parlando. Ci siamo messi in prigione da soli, con le nostre stesse mani, o meglio con la nostra paura irrazionale e con la nostra acquiescenza all’arbitrio esercitato dal potere con la scusa di tutelare la nostra salute e la nostra sicurezza. Una prigione senza sbarre, ma estremamente reale, dalla quale è quasi impossibile evadere, perché non ha confini.

Peggio ancora, ci stiamo adattando a vivere consapevolmente nella menzogna. È menzogna che ci sia una pandemia mortale; è menzogna che i bambini corrano dei rischi, eppure le scuole sono state chiuse per mesi, poi riaperte in condizioni traumatizzanti; è menzogna che le persone siano state curate in maniera adeguata, mentre un errore diagnostico ha provocato la morte di migliaia di pazienti, ma di ciò nessuno parla; è menzogna che gli asintomatici positivi siano conteggiati come malati, e che delle peone morte di cancro o di polmonite siano classificate come morte per Covid-19; è menzogna che sia necessario portare la mascherina nei luoghi chiusi, anzi è vero che la mascherina fa malissimo, indossata per ore e ore, tutti i giorni, perché l’organismo si intossica con la propria anidride carbonica; è menzogna che sia giusto e ragionevole aver chiuso negozi, ristoranti e alberghi, e aver sospeso o diminuito drasticamente voli e trasporti ferroviari, per settimane e mesi, a scopo di tutela della salute; ed è menzogna, per un cattolico, che il sacerdote debba porgere l’Ostia con i guanti, anzi è peggio di una menzogna, è una bestemmia, perché equivale a credere che il Corpo del Signore sia portatore di un virus mortale, e non fonte di vita eterna. Tutto ciò che facciamo, il modo in cu ci muoviamo, le cose che insegniamo ai nostri figli — toccare gli amichetti, scambiarsi penne o giocattoli, stare a meno un metro gli uni dagli altri, sia pericoloso; eppure lo facciamo. Ed è menzogna chiudere o consentire col contagocce gli spettacoli cinematografici e teatrali, i concerti musicali, gli eventi sportivi, le conferenze culturali; è menzogna ripetere che tutte queste misure sono necessarie e che ci salvano la vita e intanto tacere sulla crudeltà di lasciar morire soli e abbandonati gli anziani ai quali è stato riscontrato il Covid-19, o tenere sequestrati gli anziani nelle case di riposo, impedendo o riducendo al minimo le visite dei loro familiari e proibendo a questi ultimi di portare qualsiasi oggetto in regalo. Tutte queste cose sono inutili o dannose, ma vengono smerciate come buone e necessarie, e decine di migliaia di specialisti, di biologi, di medici, di amministratori pubblici, le sostengono, le avallano, conferiscono loro il crisma della legalità e della necessità. Non solo: quanti si oppongono alla versione ufficiale sono criminalizzati, bollati come negazionisti, accusati di seminare il turbamento nell’opinione pubblica, quindi sono passibili di sanzioni, e di fatto già qualcuno ha subito il Trattamento Sanitario Obbligatorio per aver osato dire a voce alta che le autorità congiurano per imporre alla gente un terrore fasullo, per chiuderla illegalmente in casa, per impedirle lavorare e di socializzare in maniera normale con i proprio simili. Ci stiamo adattando a vivere in un universo concentrazionario che non potrebbe assolutamente reggersi senza la nostra più che convinta collaborazione, e a tale collaborazione ci stiamo prestando, col risultato di confondere sempre di più, nella nostra mente, verità e menzogna, realtà e fantasia, come nel film di Martin Scorsese Shutter Island, del 2010, nel quale a un certo punto non si riesce più a capire se i pazzi sono i medici che tengono prigionieri i pazienti, o i pazienti che credono di essere ciò che non sono, ossia delle persone sane, e pensano che i medici siano invece dei sadici aguzzini che li tengono ingiustamente reclusi.

Ora, tutto questo enorme castello di menzogne si regge su una menzogna iniziale: una menzogna così grande, così assoluta, che rende possibile tutte le altre, anzi le rende inevitabili, come le conseguenze rispetto alla loro causa. Ciò di cui abbiamo bisogno, oggi più che mai, è: a) una visione mentale chiara; b) saper ragionare in maniera consequenziale; c) la capacità di fare sintesi. Non dobbiamo limitarci a constatare le cose, ma chiederci il perché di ciascuna di esse; né fermare il nostro sguardo al presente, ma saper risalire addietro quanto è necessario; né considerare solo la dimensione terrena, ma anche quella e soprattutto ultraterrena. Questa battaglia, infatti, non è limitata alle cose umane, ma vede impegnate le forze luminose e quelle infere; e la posta in gioco non è solo il nostro destino in questa vita, ma la sorte della nostra anima immortale. Come scrive San Paolo nella Lettera agli Efesini, 6,12:

La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.

Ora, noi sappiamo che vi sono alcune famiglie di grandi finanzieri che si tramandano la ricchezza e il potere da una generazione all’altra, e che sono divorate da una smisurata e malsana ambizione: quella di dominare il mondo. Sappiamo a quale gruppo appartengono; quanto a fondo sono riuscite a penetrare nei gangli vitali di quasi tutti gli Stati — in Francia, per esempio, hanno insediato come presidente un loro uomo, l’uomo dei Rotschild; e sappiano che lavorano metodicamente, alacremente, da moltissimo tempo, da secoli addirittura, per giungere là dove ora sono quasi arrivate, ossia a instaurare un Nuovo Ordine Mondiale. Sappiamo che qualcuno si era accorto tempestivamente delle loro manovre e le aveva denunciate, ad esempio monsignor Henri Delassus, che aveva descritto ogni cosa nel suo libro del 1904 — più di cent’anni fa — Il problema dell’ora presente. Sappiamo che ben prima del Piano Kalergi la massoneria internazionale aveva concepito un mondo senza più religioni, né nazioni, né identità, interamente controllato da una minuscola ma potentissima élite: il mondo di cui parla la bella e terribile canzone di John Lennon Imagine, del 1971. E sappiamo che molti eventi della storia moderna e contemporanea, compreso il Concilio Vaticano II, sono stati voluti e pianificati, o quantomeno pilotati e sfruttati, da quella élite, al preciso scopo di darle un vantaggio morale o materiale, o entrambe le cose, su ogni altro fattore in gioco, e imporre alla storia l’indirizzo da lei perseguito. Il cinico sfruttamento della tragedia subita dagli ebrei nella seconda fase della Seconda guerra mondiale, ad esempio, che lo storico ebreo Norman Finkelstein ha chiamato l’industria dell’Olocausto, rientra in un disegno, e ha giocato il suo ruolo a livello politico, psicologico, religioso, in particolare nell’indirizzare i lavori del Vaticano II verso la piena riabilitazione dell’ebraismo che, a partire dalla Nosta aetate, diviene una religione che conduce alla verità tanto quanto il cristianesimo. Il che, dal punto di vista cristiano, ma anche secondo logica e buon senso, è assurdo, blasfemo, impensabile. Non c’è nulla che quei signori, padroni della macchina mediatica e dell’industria cinematografica, non siano in grado di adattare, plasmare, riciclare secondo gli obiettivi che si sono posti: grazie a tale dominio sono riusciti a forgiare l’immaginario collettivo secondo i loro desideri. Di qui nascono tanto il senso di colpa per ciò che era accaduto agli ebrei fra il 1941 e il 1945, quanto il nuovo indirizzo buonista e dialogante dato alla pastorale cattolica (di qui l’astuzia di aver indetto un concilio puramente pastorale: perché un concilio dogmatico, come lo erano stati tutti gli altri e come un concilio deve essere, non avrebbe potuto smentire la verità del magistero perenne). E così adesso quei signori, oltre ad avere dei capi di Stato e di governo secondo i loro desideri, dei direttori di giornali e di televisioni secondo i loro desideri, dei rettori di università e dei ministri dell’istruzione pubblica secondo i loro desideri, dei magistrati e dei tutori dell’ordine secondo i loro desideri, hanno anche un clero e un papa secondo i loro desideri, col che il loro piano strategico a lungo raggio è stato quasi completato. La nostra mente, la nostra indipendenza di giudizio, la nostra capacità di discernimento, sono gravemente minacciati: il pericolo imminente è che ci trasformiamo in docili e inconsapevoli strumenti di una macchinazione, il cui scopo è la nostra completa sottomissione, non solo materiale, ma anche intellettuale, psicologica, culturale, spirituale. La potenza di cui dispongono costoro si può dedurre dal fatto che un miliardo e più di cattolici si ritrovano attualmente fra le braccia di una chiesa e di una religione che non sono più cattoliche e non si sono neppure resi conto dell’apostasia in cui sono stati trascinati tutti quanti. Solo il diavolo è capace di realizzare un simile capolavoro. E infatti, il passo finale che la nostra intelligenza deve compiere, per leggere correttamente la situazione in cui di troviamo, è proprio questo: capire che dietro quegli uomini e le loro azioni c’è una regia immensamente più potente di loro, e che essi, forse, ignorano addirittura, poiché ne sono manipolati tanto quanto noi siamo manipolati da loro: la regia del diavolo. Questa a cui stiamo assistendo è la battaglia decisiva fra le forze del bene e quelle del male. Il diavolo sta schierando i suoi battaglioni; ma anche Dio sta chiamando alle armi gli uomini di buona volontà. A noi fare la scelta di campo…

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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