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Un Vicario di Cristo bugiardo e perverso

Bergoglio è stato eletto pontefice romano in maniera fedifraga e passibile di scomunicata latae sententiae, perché frutto di un complotto dei cardinali che l’avevano organizzata in anticipo, come poi è stato rivelato tranquillamente dal defunto cardinale Godfried Danneels (che Dio abbia pietà dell’anima sua), con l’aggravante delle dimissioni forzate, con l’arma del ricatto, di Benedetto XVI: qualcuno ricorda ancora il misterioso blackout della Banca Vaticana nelle ore drammatiche che precedettero l’annuncio dell’abdicazione di Ratzinger? Dal primo istante del suo illegittimo e blasfemo pontificato, il signore argentino non ha tralasciato un solo giorno, una sola ora, né ha sprecato una sola occasione, al fine di:

– vomitare sui fedeli torrenti su torrenti di menzogne, bestemmie, eresie, mezze verità mescolate con atroci inganni e perfide astuzie, puntando sempre e solo ad un unico fine: distruggere la fede cattolica e allontanare da Dio le anime dei fedeli, amareggiandole, scandalizzandole e disgustandole, quasi sempre con la raffinata malizia di nascondere la mano che scaglia la pietra;

– fare l’apologia dei malvagi e del peccato e di denigrare e colpire, materialmente verbalmente, i buoni (vedi i Francescani dell’Immacolata, dei quali nessuno parla più, come se nulla fosse stato);

– intorbidare il magistero, stravolgerlo, portarlo ad affermare l’esatto contrario di ciò che ha sempre insegnato, derubricando ogni genere di peccati;

– nominare decine e centinaia di porporati a lui vicini e piazzarli in tutti i posti-chiave della Chiesa, rimuovendo i vescovi realmente cattolici, isolandoli o affrettando il loro pensionamento, in modo da blindare la sua opera nefasta e ipotecare fatalmente il prossimo conclave;

d’incoraggiare le uscite più scandalose e le iniziative più eterodosse, come l’aperta propaganda omosessualusta del gesuita James Martin;

– servirsi di ogni mezzo, perfino la modifica delle Lodi Lauretane e quindi del santo Rosario, per propagandare il suo chiodo fisso, il migazionismo illimitato, secondo l’agenda massonica e globalista di coloro i quali lo hanno posto al vertice della Chiesa;

– intronizzare un demone del paganesimo, Pachamama, nella più augusta basilica della cristianità, benedirlo e permettere che vescovi, preti e suore l’adorassero nei Giardini Vaticani;

– chiedere scusa per l’atto di chi aveva gettato nel Tevere le statuette malefiche;

– deridere e svilire la spiritualità contemplativa, la preghiera raccolta, la devozione silenziosa, incoraggiando, viceversa, la trasformazione delle chiese da luoghi di preghiera e adorazione in mense, in pizzerie, in dormitori, in aule per spettacoli peccaminosi e in sale per conferenze di noti personaggi anticristiani, fautori accaniti dell’aborto e dell’eutanasia;

– lodare la suora, Monica Astorga Cremona, che incoraggia i transessuali a permanere nel peccato e nell’offerta dei loro corpi a pagamento, oltretutto ingannando i clienti col farsi credere vere donne;

– attuare, giorno per giorno, dall’altare di Casa Santa Marta, una vera e propria contro-pastorale, falsificando sistematicamente l’insegnamento di Gesù e strumentalizzando la santa Messa per diffondere i peggiori errori e le più disgustose aberrazioni;

– concertare una generale apostasia dalla fede della stampa sedicente cattolica, i cui ultimi frutti avvelenati sono l’insistente e irriducibile crociata gay friendly del giornalista de L’Avvenire Luciano Moia e l’ignobile difesa, da parte dello stesso quotidiano dei vescovi, dello scandaloso film Cuties della Netflix, vera e propria promozione della pedofilia;

– seminare dubbi atroci nel cuore dei fedeli, ad esempio sostenendo che lui stesso è pieno di dubbi sulla fede; che Maria si è sentita ingannata dal Padre; che le Persone della Santissima Trinità litigano continuamente, ma a porte chiuse; e dicendo alla madre di un ragazzo disabile: Forse ci rivedremo all’inferno, allo scopo preciso e calcolato di spegnere la speranza cristiana, togliere la gioia della Comunione dei Santi e sospingere le anime verso la disperazione;

– aver permesso che le chiese rimanessero chiuse e il Sacrificio Eucaristico non venisse celebrato per settimane e mesi, uniformandosi ai decreti illegittimi del governo, lesivi del Concordato fra Stato e Chiesa, anzi, anticipandoli e avallandoli con un’attiva opera di disinformazione e di contro-catechesi, dando a credere ai fedeli che si può contrarre una malattia mortale accostandosi al Corpo del Salvatore e che la Messa, dopotutto, è un "servizio" parrocchiale come un altro, che in tempi di calamità si può benissimo, anzi si deve sospendere, in omaggio alla nuova religione scientista;

– aver lasciato cadere il concetto centrale del cristianesimo, la regalità sociale di Cristo (si può trasmettere un preciso messaggio anche omettendo e non solo affermando qualcosa), per sostituirla con l’ideologia massonica del Nuovo Umanesimo, avente al centro di tutto l’uomo, e mirante a sostituire la nozione del creato, che rimanda al trascendente, con quella della "nostra casa comune", che è puramente immanente e si richiama ai valori e alle mitologie moderne dell’ecologismo, dell’ambientalismo, del primitivismo (vedi il Sinodo dell’Amazzonia): in pratica, a sostituire al Vangelo una nuova versione della gnosi, in versione anticristica e luciferina.

Il tristo e raccapricciante elenco delle nefandezze di questo falso papa potrebbe proseguire per pagine e pagine, e ancora sarebbe insufficiente per dare l’idea di tutto il male morale che questo sinistro personaggio, vomitato dall’oscurità degli Ultimi Tempi, ha causato al Corpo mistico di Cristo, e che noi stessi abbiamo toccato con mano, in questi otto anni, nella persona di amici e conoscenti i quali, affranti, ci hanno confessato d’aver perso la fede da quando costui si è affacciato al balcone del palazzo Apostolico, in quella terribile sera del 13 marzo 2013. Se, tuttavia, volessimo concentrare al massimo la qualità negativa di questo falso pontificato, riconducendola alle caratteristiche specifiche del signore argentino che si veste da papa, porremmo l’accento su due aspetti fondamentali della sua personalità e della sua opera: la mendacità sistematica e, più in generale, la sinistra soddisfazione e l’intimo compiacimento, evidente nei gesti e nella mimica, nel fare il male, che si può indicare con il termine di perversione. Questo signore è un uomo bugiardo e perverso; un uomo che nessuna persona perbene potrebbe desiderare di avere come amico, o anche solo come collega di lavoro o come vicino di casa, tanto è subdolo, perfido, vendicativo e seminatore di zizzania; un uomo che solo la piaggeria interessata dei suoi meschini apologeti, messi ai loro posti da lui stesso o da uomini bugiardi e perversi quanto lui, e per il medesimo scopo, distruggere la santa Chiesa di Cristo, riesce a far passare per buono, misericordioso, sollecito del bene altrui e specialmente di quello degli "ultimi", mentre è evidente, anche ad una riflessione superficiale, che è vero il contrario: che i soli ad avere motivo di rallegrarsi per la sua elezione e la sua opera nefasta sono i signori della globalizzazione, come George Soros, quei cinici e amorali personaggi della grande finanza che mirano alla completa sottomissione dell’umanità ai loro diabolici disegni, e che per giungere a tanto devono prima passare sul cadavere, o almeno così essi credono, della vera Chiesa cattolica.

Che Bergoglio sia un uomo bugiardo e perverso, lo si può mostrare con due esempi, fra i mille e mille che si potrebbero scegliere da un repertorio purtroppo quasi inesauribile.

A. La mendacità spregiudicata, sfrontata, sistematica. Tutti ricorderanno, speriamo, i dubia avanzati al Vicario di Cristo da quattro eminenti cardiali – Caffarra, Burke, Meisner e Brandmüller, dopo la pubblicazione di Amoris laetitia. Ebbene, quei cardinali – due nel frattempo, Caffarra e Meisner, sono passati a miglior vita — non hanno mai ricevuto il benché minimo cenno di risposta. Un fatto inaudito per la sua gravità, per l’assolta mancanza di carità che da esso traspare, per la totale indifferenza riguardo allo stato d’incertezza in cui versano le anime e del quale si erano fatti interpreti i quattro cardinali. E perché il signor Bergoglio non si è mai scomodato a rispondere? Perché, sono parole sue, non ha mai ricevuto quella lettera, ma l’ha conosciuta solo più tardi, a mezzo della stampa. E ha avuto l’improntitudine di aggiungere che, rendendola pubblica, i quattro cardinali avevano agito contro le leggi canoniche; ma tutti possono sbagliare, ha concluso con ipocrita magnanimità. Ebbene: il signor Bergoglio è un emerito bugiardo. Esistono abbondanti prove che quella lettera lui l’ha ricevuta, per il semplice fatto che gli è stata fatta personalmente recapitare dal cardinale Caffarra; che poi ha incontrato, per caso, durante una visita pastorale a Bologna, e che ha avuto la spudoratezza di abbracciare per salvar le apparenze, ma senza mai rivolgergli la parola, né tanto meno entrare in argomento, e lasciandolo morire di crepacuore, come poco dopo è accaduto. I quattro cardinali hanno reso pubblico quel documento solo in un secondo momento, cioè dopo aver atteso invano per delle settimane e infine aver capiti che non avrebbero mai ricevuto una risposta; e questo dopo che il cardinale Caffarra aveva chiesto invano un incontro a quattr’occhi, in modo da avere almeno un chiarimento di carattere privato, cosa che un pastore misericordioso non dovrebbe negare neanche al peggior peccatore che ne faccia richiesta.

B. La perversità di quest’uomo è leggibile non solo nei suoi atti e nelle sue parole, ma anche nei suoi atti mancati, come la mancata genuflessione davanti al Santissimo, e, viceversa, la prostrazione bocconi e il bacio delle scarpe agli uomini politici africani, quale segnale di deliberata auto-umiliazione della regalità petrina, riflesso della regalità di Cristo. È riconoscibile, inoltre, nella voluta, calcolata ambiguità di tutto il suo parlare e il suo agire, laddove non c’è frase, né gesto, di costui che non si possano leggere sia in senso ortodosso, e sia pure sul filo dell’eresia e della blasfemia, o quanto memo del pessimo gusto (Gesù fa un po’ lo scemo; ma può il Vicario di Cristo dire simili cose?), sia in senso decisamente eterodosso e rivoluzionario. Quella ferula che pareva un bastone demoniaco, ad esempio; quel crocifisso esibito sul petto durante la santa Messa, ma privo del braccio superiore della croce; quel sottrarre la mano al bacio dei fedeli, con una luce malefica e canzonatoria nello sguardo, come se si stesse divertendo moltissimo allo spettacolo della loro confusione e mortificazione; quelle benedizioni che non sono benedizioni; quelle invocazioni a Dio che non sono tali; quelle preghiere che non sono preghiere; quelle modifiche al Padre nostro che rivelano una sconfinata arroganza verso la Tradizione; quel palese fastidio davanti a una persona convertita dal paganesimo grazie ai missionari. Che altro deve ancora fare, che non abbia già fatto, perché la gente si renda conto che in lui v’è qualcosa di oscuro, di demoniaco, come se tutto ciò che è autenticamente cattolico lo mandasse sulle furie, lo annoiasse, lo disgustasse, mentre tutto ciò che è anticattolico, luteranesimo, ebraismo, islamismo, massoneria, ateismo militante, incontra la sua più sconfinata ammirazione e merita tutte le sue lodi? Comunque, se vogliamo scegliere un fatto tra i mille, potremmo andare a sfogliare il suo libro È l’amore che apre gli occhi (Rizzoli, 2013), una raccolta di scritti pastorali e omelie risalenti a prima della sua elezione al papato, quand’era arcivescovo di Buenos Aires. Già il titolo è ingannevole: di quale amore si parla? Non si dice affatto che è l’amore cristiano, che è l’amore di Cristo; si parla genericamente dell’amore, dando l’impressione che sia una cosa tutta umana. E massonica. Poi, fin dalle prime pagine, troviamo la celebrazione della cultura dell’incontro (p. 17). Mi permetto di avanzare una proposta: dobbiamo diffonde la cultura dell’incontro. (…) L’uomo in carne e ossa pienamente inserito nella cultura e nella storia del suo tempo, la complessità dell’umano con le sue tensioni e le sue limitazioni, non sono tenuti nella giusta considerazione. Da chi? Dalla Chiesa, evidentemente; e forse dallo stesso Vangelo. Eppure l’uomo dovrebbe essere il fulcro delle nostre azioni e delle nostre riflessioni. Sì, avete capito bene: non Dio, ma l’uomo deve essere il fulcro di tutto. E non basta. Poco dopo afferma (p. 19): Dobbiamo abbracciare la cultura della globalizzazione dal punto di vista dell’universalità (…) Il dialogo è la modalità di comunicazione propria dell’essere umano: è necessario, dunque, favorire, in tutti gli ambiti, la creazione di uno spazio di dialogo serio, adeguato, non meramente formale. Uno scambio capace di andare oltre i pregiudizi… Quanto a noi, l’abbiamo già osservato tante volte: Gesù non dialogava affatto. Gesù insegnava il suo Vangelo, e diceva: Chi crederà, sarà salvo; ma chi non crederà, sarà condannato. Altro che dialogo "senza pregiudizi". Cos’è il pregiudizio, per questo signore? A quel che è dato capire, per lui anche il Vangelo è un "pregiudizio", perché crea barriere, divisioni. E infatti, Dio non è cattolico, dice. Abbasso tutto ciò che divide; viva ciò che unisce. E qual è l’elemento unificatore, nella situazione odierna? La globalizzazione. Ed ecco che Bergoglio, anni prima di essere eletto Vicario di Cristo, dice chiaro e tondo: dobbiamo abbracciare la cultura della globalizzazione. Più chiaro di così.

Conclusione: è un uomo perverso. Agisce per il male, sapendo di farlo e infischiandosene del danno che infligge alle anime, ignare del suo inganno. Eppure, se i cattolici non avessero perso da tempo la fede, avrebbero riconosciuto subito in lui il lupo travestito da pastore: dal suono falso della sua voce.

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Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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