Lo scientismo si dice aggredito per divenire dittatura
7 Settembre 2020Come reagire a tristezza, angoscia e disperazione
10 Settembre 2020Ormai siamo alla follia. Per combattere un virus che non c’è più, che ha fatto pochissime vittime e solo fra i pazienti anziani e già affetti da altre gravi patologie, come tutte le influenze di tutti gli altri inverni, sono state di fatto sospesi tutte le altre terapie e i trattamenti sanitari, bloccati i medici della mutua, blindati i pronto soccorso, sospese le chemioterapie, gli elettrocardiogrammi, ecc., col risultato di condannare a morte migliaia e migliaia di pazienti che non sarebbero affatto votati a una prognosi infausta; e intanto si dimentica che ogni anno negli ospedali italiani muoiono 50.000 persone a causa d’infezioni contratte durante la degenza. Inoltre si condannano milioni di bambini e di ragazzi a riprendere le attività scolastiche in un clima angoscioso, allucinante, a indossare per cinque ore la mascherina, a intossicarsi con la propria anidride carbonica, a stare lontani dai compagni, a evitare come la peste ogni contatto fisico: in breve, li si condanna alla perdita della socialità e alla formazione di patologie psichiche anche notevolmente gravi, dalla depressione alla nevrosi; senza contare la prospettiva di essere isolati, sottoposti al tampone e messi in quarantena, con tutta la famiglia, se sorpresi a starnutire o ad avere qualche linea di febbre. Il tutto in nome di una impossibile lotta ai virus, laddove qualunque studente di medicina o di biologia sa che l’organismo umano è fatto per respirare e per ospitare milioni di virus, molti dei quali sono utilissimi e che comunque convivono con esso, senza recargli alcun danno; mentre è vero che le vaccinazioni di massa e le disinfezioni sistematiche provocano l’indebolimento o la scomparsa degli anticorpi e perciò predispongono l’organismo a contrarre malattie. Lo stesso vale per la proibizione di uscire di casa e per l’assenza di informazioni dietetiche, sicché la gente, costretta a non uscire, si nutre abbondantemente di carboidrati e peggiora ulteriormente il proprio stato di salute, indebolendo l’organismo quando sarebbe invece necessario rafforzarne le difese immunitarie. Intanto scopriamo che già da quattro anni i medici, tutti, hanno accettato di sottomettersi a una legge che li priva, di fatto, della possibilità di lavorare secondo scienza e coscienza, per adeguarsi a dei protocolli standard provenienti dall’autorità di governo, i quali, in base alle indicazioni di sedicenti comitati di esperti, impongono determinate cure in determinate circostanze, e ne vietano altre, il tutto non sulla base dell’esperienza e della valutazione concreta del singolo medico, ma a una logica astratta e universale, che tratta tutti i pazienti come se fossero intercambiabili. Anche le vaccinazioni obbligatorie di massa, approvate dal Parlamento tre anni or sono, soggiacciono a questa logica aberrante: non si valuta, caso per caso, le caratteristiche del bambino, la sua costituzione, ma si somministrano una decina di vaccini a tutti quanti allo stesso modo, pur sapendo che una percentuale di essi ne riceverà dei danni più o meno gravi, ivi comprese le sindromi autistiche che, difatti, sono in costante aumento proprio a partire dagli ultimi anni. E intanto si continua a indicare come causa di morte il Covid-19 per tutti quei pazienti che, già affetti da gravi malattie e senza alcuna speranza di guarigione, hanno contratto anche il Covid-19, ma non sono affatto deceduti a causa di esso: una sistematica falsificazione della verità che, di per se stessa, meriterebbe una commissione d’inchiesta parlamentare e un intervento straordinario della magistratura, tanto è stata ed è grave la violazione di ogni norma deontologica; così come un’inchiesta speciale dovrebbe essere attuata per verificare quante morti si sarebbero potute evitare se si fosse fatta l’autopsia dei cadaveri e si fosse così capito per tempo che la ventilazione forzata non era la terapia giusta per moltissimi pazienti ricoverato in terapia intensiva. Intanto commercianti e imprenditori devono tenersi pronti a sospendere ogni attività lavorativa a un semplice decreto del presidente del Consiglio, e i cittadini si vedono sospese tutte le libertà costituzionali in base alle valutazioni di sedicenti tecnici, mentre la magistratura e le forze dell’ordine sono chiamate ad applicare i rigori della legge contro ogni trasgressione, anche minima, beninteso chiudendo entrambi gli occhi quando si tratta di stranieri e specialmente di clandestini che arrivano non si sa da dove, né a quale titolo, né con quali intenzioni.
E tuttavia, abbiamo detto in più occasioni che la crisi che ci affligge è solo in seconda istanza di tipo sanitario, o politico, o finanziario, mentre in prima istanza essa è di natura intellettuale e spirituale. Vogliamo ora provare a dimostrarlo. L’intelligenza umana è fatta in maniera tale da aspirare naturalmente al possesso della verità: al possesso, si badi, e non alla ricerca; proprio come lo stomaco è fatto per assumere il cibo e non per desiderarlo, o come gli occhi sono fatti per vedere e non per desiderare di vedere (a meno che una grave patologia, o un trauma, non abbiano privato quell’individuo dell’uso della vista). Ora, se l’intelligenza è fatta per possedere la verità, allora vuol dire che la verità esiste; e se esiste, vuol dire che il mondo è ordinato e dotato di senso, perché altrimenti non ci sarebbe alcuna verità, ma ogni cosa fluttuerebbe nel caos dell’indeterminatezza. E se il mondo è ordinato e sensato, è anche diretto ad un fine: e il fine non può essere che quello di permettere all’intelligenza di cogliere il significato della sua esistenza. Ma se esiste un fine, esiste anche qualcosa che è quel fine: dunque esiste un centro gravitazionale verso cui la realtà tende, qualcosa la cui comprensione è tale da appagare il bisogno di verità dell’intelligenza. Non è possibile che l’intelligenza sia data all’uomo solo per mostrargli la sua impotenza; necessariamente essa deve avere la funzione di guidarlo alla contemplazione dell’ultima verità, e non solo delle verità parziali, che sono oggetto delle singole scienze. Pertanto deve esistere una scienza suprema, che guida l’intelligenza ad afferrare tutto intero l’oggetto della sua tensione, ossia il Vero: e quell’oggetto non può consistere che nell’Essere, causa prima e fondamento di tutto ciò che esiste e che, senza di lui, non esisterebbe né potrebbe esistere in alcun modo. Quella scienza suprema è la metafisica, ossia la scienza dell’essere in quanto essere e non in quanto manifestazione parziale e provvisoria dell’essere, che è l’oggetto delle scienze particolari. Si passa così dal piano gnoseologico al piano ontologico, dall’intelligenza che si dispiega per mezzo della ragione, alla cosa in sé, che è la base e la ragione ultima di tutto l’esistente, di tutto il pensabile, di tutto l’intelligibile. In termini religiosi, la cosa in sé è il Logos, il Verbo divino, che esiste da prima che il modo sia, e per mezzo del quale ogni cosa è stata creata, ossia tratta dal nulla, e al quale ogni cosa creata aspira a ritornare, come alla sua fonte e alla sua pienezza. Nel Logos ogni cosa è pensata, voluta e amata : perciò riconoscere Dio, adorarlo, servirlo, corrisponde alla funzione suprema della ragione: in esso l’uomo trova la propria causa finale, così come trova la soddisfazione di ogni suo interrogativo di ordine intellettuale. Nel Logos si placa ogni inquietudine, sia della mente che del cuore: il Logos è la pace suprema ove tutte le domande trovano la risposta, ovviamente secondo la capacità di comprensione della mente umana, che è pur sempre una mente di natura finita, davanti al mistero della Mente infinita e dell’amore infinito, che è Dio.
Ora, il problema dell’uomo contemporaneo è che la civiltà moderna, in se stessa, è nemica mortale della metafisica, essendo nata sulla base filosofica dello scetticismo sistematico e del relativismo assoluto. Per il pensiero moderno, per la cultura moderna, per il sentire moderno, la verità o non esiste o non è raggiungibile; l’uomo deve accontentarsi di signoreggiare in un mondo di mezze verità, di verità parziali, di opinioni che si sovrappongono alla verità delle cose. Da Kant in poi, in particolare, si dà per scontato che il pensiero consista nell’indagare i fenomeni, non le cose in se stesse; e che la filosofia non consista nel possesso della verità, ma nell’eliminare tutto ciò che non è la verità, vale a dire che il suo compito è distruttivo e negativo, giammai costruttivo e positivo. Se qualcuno sostiene che la verità è raggiungibile con lo strumento della ragione, subito viene deriso e preso in antipatia; gli viene appioppata l’etichetta di presuntuoso, di acchiappa nuvole, di sognatore senza un solido ancoraggio sulla terra, proprio come Kant giudicava Swedenborg, mistico e filosofo. Ma la verità è proprio l’opposto: la verità sta nei fatti, e la filosofia consiste non già nel dimostrare i fatti — i fatti non si dimostrano, perché non si possono dimostrare – ma nel mostrarli. Per questo la sola vera metafisica è realista: parte dai fatti e ritorna ai fatti, accettandoli per quello che sono e non pretendendo di trasformarli in qualche cosa d’altro. Se san Tommaso d’Aquino iniziava le sue lezioni mostrando una mela e invitando chi negava che quel frutto fosse una mela, ad uscire dall’aula, il motivo è appunto questo: che per il vero metafisico i fatti non vanno dimostrati, perché la loro esistenza fattuale rende superflua e insensata qualsiasi dimostrazione, bensì semplicemente riconosciuti e accettati. Solo accettando i fatti si può costruire una filosofia che tenga conto della realtà e che la mostri per quel che essa è, e non per quella che i pensatori vorrebbero che fosse. Tutta la filosofia moderna, e specialmente l’idealismo, ma anche l’esistenzialismo, soffrono di questa fondamentale distorsione speculativa: pretendono di sostituire alla realtà dei fatti un’altra realtà, fatta di pensiero o (secondo i casi) di esistenza, ma in effetti si tratta del pensiero di quei pensatori e dell’esistenza di quei filosofi, ossia di qualcosa di personale e soggettivo, non della realtà vera, che è oggettiva e universale, ma di un universale concreto e realistico e non già chimerico ed elusivo. E chi mai è disposto ad accettare i fatti, a riconoscerli, quando il dogma ufficiale della cultura moderna è che la verità non esiste, e dunque bisogna sempre, sempre, dubitare di tutto, e specialmente di ciò che appare così come appare? La cultura del sospetto, infatti, insegna che le cose non sono mai realmente come sembrano. Dietro le loro apparenze ingannevoli c’è un’altra realtà, che però, ahinoi, è in ultima analisi inafferrabile e inaccessibile, per cui gli uomini sono condannati a muoversi perennemente in un mondo di apparenze, ossia di illusioni, come in un cerchio stregato, senza speranza di uscirne.
La ragione dell’uomo moderno è dunque una contraddizione in termini: si direbbe che gli sia stata data solo per capire che non può capire, per convincerlo che nulla è certo perché nulla è vero, e per accompagnarlo verso la morte nella sola, disperante certezza che nulla ha un significato, neppure il suo vivere e il suo morire. Ma questo è l’inferno. Sarebbe come dire che l’acqua esiste solo perché l’uomo non la possa raggiungere, ma sia condannato a morire di sete. Solamente il Diavolo potrebbe concepire un mondo del genere: un mondo cupo, amaro, senza un raggio di luce, né un filo di speranza. Eppure, le contraddizioni nelle quali ci troviamo invischiati, e che appaiono sempre più evidenti e sempre più distruttive, hanno tutte proprio questa radice: i disconoscimento della verità e l’oblio dell’essere. Una volta negato che la verità sia alla portata dell’uomo e una volta affermato che non si può indagare l’essere, ma solamente l’ente, si arriva necessariamente, prima o poi, a sprofondare nella palude infernale ove ora ci stiamo dibattendo. Se non c’è la verità, non c’è neppure una verità medica: e del virus, della pandemia, dei provvedimenti sanitari adottati si può dir tutto e il contrario di tutto, come difatti abbiamo visto, sconcertati e sconfortati, in questi mesi drammatici di clausura. E se l’essere non è in alcun modo esperibile, ma ci si deve limitare ai fenomeni, alla superficie delle cose, allora anche la religione non può che divenire quella cosa che il cattolicesimo è divenuta a partire dal Concilio Vaticano II: un fatto sostanzialmente umano, con le chiese concepite non per innalzare l’anima a Dio, ma per guardarsi in faccia orizzontalmente; e con la morale proiettata esclusivamente verso le cose di quaggiù, fino a confondersi con l’ambientalismo, l’ecologismo, il migrazionismo, insomma con la politica e l’azione in senso spicciolo, senza un punto di riferimento superiore, senza alcuna ispirazione soprannaturale. E tutto questo per la più vile e abietta delle ragioni, cioè per venire a patti con il mondo, per fasi accettare e tollerare dal modo moderno: quel mondo moderno che si afferma con i "sacri principi" dell’89, ossia con il liberalismo e la democrazia, e che si oppongono frontalmente al principio cristiano della suprema regalità di Cristo. Ma la democrazia è per necessità relativista e indifferentista: non può ammettere la Verità, ma solo tante piccole verità, altrimenti rinnegherebbe se stessa, essendo fondata sul principio che ciascuno ha diritto di pensarla come gli pare, e che non è vero ciò che è vero, ma ciò che stabilisce la maggioranza. Del resto, quando i vescovi lasciano i fedeli senza la santa Messa per tre mesi, e aggiungono che non è poi così importante ricevere Gesù Eucaristico; e quando il sedicente papa fa sapere che non viaggerà più per i prossimi due anni, fino a quando la scienza non avrà messo a punto un vaccino per il Covid-19, è evidente che la fede in Dio è morta, che il Logos è diventato una vuota parola, e che la sola cosa che codesti "cattolici" sono disposti a riconoscere e adorare è quella scienza umana, materialista, dalla quale si aspettano la salvezza del corpo, senza la minima preoccupazione per la salvezza della propria anima. E questo, naturalmente, non è più cattolicesimo, ma è una pseudo religione laica, massonica e immanentista, che di cattolico porta ancora solo il nome, ma lo porta abusivamente, perché di fatto si è totalmente allontanata dalla vera Parola di Dio. La quale è appunto il Logos creatore, infinitamente sapiente e infinitamente amorevole.
Fonte dell'immagine in evidenza: Alan Camerer - Pubblico dominio