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Lo scientismo si dice aggredito per divenire dittatura

Quando gli scientisti vogliono imporre il totalitarismo della loro idea di scienza – e ne stiamo vivendo un drammatico esempio in questi giorni di sindrome da pandemia di Covid-19 — levano alte strida, dicendosi aggrediti e chiedendo la possibilità di difendersi. Un tipico esempio di questa strategia è offerto dal saggio di un biologo, campione dello scientismo militante americano, Douglas J. Futuyma, classe 1942, professore di Ecologia ed Evoluzione all’Università dello Stato di New York, eloquente fin dal titolo, perché dà a credere che ad essere sotto attacco sia la scienza, mentre ad attaccare sono gli scientisti come lui: Processo alla scienza. In difesa dell’evoluzione (titolo originale: Science on Trial. The Case for Evolution, Pantheon Books, Random House, New York 1983; traduzione dall’inglese di Libero Sosio, Milano, Feltrinelli, 1983, pp.17-18, 19-20):

La minaccia non va sottovalutata. Nel novembre 1981 due Stati americani hanno approvato leggi che impongono di concedere alla creazione, nei programmi di scienze di scuole pubbliche, tanto tempo quanto alla scienza dell’evoluzione, e progetti di legge simili sono stati presi in considerazione in più di venti altri Stati. I gruppi creazionisti hanno redatto progetti di legge che fanno circolare ampiamente fra le legislature di altri Stati. Iniziative simili sono in corso in innumerevoli distretti scolastici, i cui comitati scolastici stanno cedendo, o resistono con difficoltà. Qualche museo è stato attaccato per aver presentato mostre sull’evoluzione. Alcuni membri del Congresso hanno considerato l’opportunità di introdurre o meno un progetto di legge che garantisse un sostegno federale alla "ricerca" creazionistica. E l’attacco dei fondamentalisti non è limitato alla biologia evoluzionistica: sotto il tiro incrociato di questa nuova ortodossia religiosa si trovano anche la fisica, l’astronomia, la geologia, l’antropologia e la psicologia. Ma la scienza non è l’unica vittima designata. I creazionisti rappresentano solo un aspetto di un movimento che si propone di distruggere "l’umanesimo laico", etichetta sotto la quale vengono compresi tutti gli atteggiamenti e i programmi educativi che non includono esplicitamente le loro dottrine teologiche. Come si è espresso uno fra gi esponenti principali del creazionismo, la signora Nell Segraves: "Abbiamo una quantità di cose da eliminare. L’alternativa creazione-evoluzione solo il principio".

La sfida all’evoluzione che stata organizzata dai fondamentalisti religiosi riguarda noi tutti. Nel senso più diretto essa è chiaramente un attacco ai biologi. , il quanto l’evoluzione è il tema singolo di più vasta portata della biologi, il tema unificante di tutte le discipline di questa scienza. Ma anche i fisici si troveranno sotto tiro: essi possono essere in grado di scoprire la struttura dell’atomo, ma secondo i fondamentalisti, sono in errore quando sostengono che gli atomi radioattivi si decompongono a un ritmo costante. A questo assedio non si sottrae la geologia: l’intera industria del petrolio può fondarsi su cognizioni geologiche, ma le prove addotte dai geologi a dimostrazione dell’età della Terra e delle forze che l’hanno plasmata sarebbero comunque,m secondo i fondamentalisti, prive di alcun valore. Gli astronomi possono essere in grado di misurare la velocità di stelle che si trovano a miliardi di anni-luce di distanza, ma quando si passa alle prove di cui essi dispongono sull’età e ‘origine dell’universo, queste sarebbero tutte sbagliate. Anche gli antropologi sono presi di mira: non solo, infatti, essi insegnano l’evoluzione, ma commettono il peccato imperdonabile del relativismo culturale, descrivendo le abitudini peculiari di vari popoli senza condannarne l’immoralità. Anche la linguistica è anatema: : la nozione che le lingue umane si siano sviluppate l’una dall’altra è una dottrina evoluzionistica che contraddice la storia biblica della torre di Babele. In breve, tutte le scienze sono attaccate. Ma quel che viene contestato non è solo il contenuto delle scienze: i creazionisti infatti rivolgono le loro critiche all’intero metodo del pensiero scientifico e al principio-guida della scienza: le convinzioni tradizionali sono oggetto di un’investigazione scettica. (…)

Il clima attuale negli Stati Uniti è divenuto sempre più propizio a tali attacchi fondamentalistici. L’attacco all’evoluzione è però solo uno dei vari punti nel programma di lotta fondamentalistici contro ogni mutamento sociale e intellettuale. Col suo rifiuto degli studi biblici e dell’interpretazione metaforica della Scrittura, il fondamentalismo fa appello alle emozioni più che alla ragione, e la sua difesa dei valori e costumi "tradizionali" si alimenta di anti-intellettualismo, di conservatorismo e di timore del mutamento sociale. Così la reazione contro i diritti delle donne i diritti degli omosessuali, contro l’aborto, contro lo Stato assistenziale e contro il pacifismo che si sviluppò verso la fine degli anni settanta e negli anni ottanta si è associata a una ripresa vigorosa e vociante del diritto religioso fondamentalistico. Il fondamentalismo ha attinto energia anche all’antirazionalismo cresciuto negli anni settanta, quando astrologia, occultismo e culti religiosi ebbero una fioritura quale non conoscevano da decenni. Il clima politico, sotto l’egida della Nuova Destra, ha trovato un esponente rappresentativo in un ministro dell’Interno fondamentalista, il quale crede che Cristo ci abbia dato l’incarico di occupare la Terra sino al suo ritorno, e in un presidente che ha detto che "se nelle scuole pubbliche si insegna l’evoluzione, vi si dovrebbe insegnare anche la storia biblica della creazione". Le pressioni per includere la dottrina della creazione nei programmi di scienze è più forte oggi di quanto non sia stata negli ultimi quindici anni. I fondamentalisti, inoltre, hanno imparato molto dagli errori commessi in passato e oggi stanno usando tattiche più perfezionate.

Questo è un buon esempio, anzi un ottimo esempio, da manuale, del modo di ragionare degli scientisti, ossia di coloro i quali assolutizzano la scienza; meglio ancora: assolutizzano e divinizzano un particolare modello di scienza, quella moderna galileiana, da loro identificata con la Scienza tout-court: la sola possibile, ad esclusione di ogni altra, necessariamente respinta nella palude delle pseudo-scienze. È un modo di pensare segnato da una caratteristica arroganza: caratteristica perché del tutto inconsapevole di essere tale. È come se questi signori non fossero neanche sfiorati dal pensiero che, dopotutto, dei limiti esistono per tutto e per tutti, quindi anche per loro e il loro sapere; ma al contrario, forti della rocciosa convinzione di essere gli illuminati per definizione, i soli depositari della verità, si sentono in diritto di giudicare tutti gli altri, ma trovano assurdo e impensabile che qualcuno si permetta di giudicare loro. In altre parole, non si considerano prodotti dell’evoluzione storica – quella evoluzione che per loro è più di una teoria, una certezza assoluta, anzi il fondamento di tutta la loro concezione scientifica — ma figli e portatori della luce ("illuministi"), quindi sottratti agli alti e bassi del tempo e della storia, proiettati sull’orizzonte di una Sapere definitivo e inoppugnabile.

Ma vediamo più da vicino come funziona la loro psicologia. Da una parte ci sono loro, i detentori del Vero; dall’altra ci sono gli altri, i trogloditi, i cavernicoli, in questo caso di creazionisti, prodotto di un delirio pseudo religioso. Per come la vedono loro, è in atto un intollerabile attacco contro la Scienza, quindi contro di essi, da parte dei cavernicoli: nessun sospetto che scienza e religione si pongano su due piani differenti di comprensione della realtà, i quali non si escludono affatto, né si contrappongono nettamente e irrevocabilmente: o l’una o l’altra. E in cosa consiste, esattamente, questo attacco? Nella richiesta, horribile dictu, che nei programmi scolastici l’insegnamento cristiano sulla Creazione trovi spazio, come già lo trova l’insegnamento dell’evoluzionismo: una richiesta intollerabile, vero? E se si cede su questo punto, dove mai si andrà a finire? Gli studenti non devono avere una prospettiva ampia e differenziata sul sapere e sulla realtà delle cose: devono ricevere una visione unica, granitica, immodificabile (che è, si badi, l’esatto contrario dell’autentico spirito scientifico, sempre aperto al dubbio e sempre proiettato verso ulteriori scoperte), ossia, guarda caso, la loro; quelle diverse sono semplicemente immondizia, materiali di deiezione. Si noti anche la disonestà intellettuale di fondo che soggiace a questa impostazione mentale: essi scelgono quale nemico il creazionismo, cioè un movimento fondamentalista piuttosto rozzo e tipicamente americano, mentre la dialettica sull’evoluzionismo è molto più articolata e complessa di come la presentano loro. Che ciò piaccia o no, la verità è che l’evoluzionismo, ossia la teoria dell’evoluzione biologica, non è ancora stata accetta unanimemente come "evoluzione" e basta, cioè come un fatto definitivamente e inoppugnabilmente dimostrato; ci sono fior di biologi che non la condividono, non l’accettano e ne hanno bene illustrato i limiti e le contraddizioni insanabili. In Italia, ad esempio, si possono fare i nomi di Giuseppe Sermonti, con il suo Dimenticare Darwin. Perché la mosca non è un cavallo?; di Roberto Fondi, con Organicismo ed evoluzionismo; e di Giovanni Monastra, con Itinerari del sacro attraverso le scienze naturali; ai quali si può aggiungere l’etnologo francese Jean Servier, con il suo fondamentale L’uomo e l’invisibile. Si tratta senza dubbio di posizioni minoritarie, però sufficienti a mostrare che se si ha l’impressione che l’intera comunità scientifica abbia accolto l’evoluzionismo come una realtà assolutamente vera e definitivamente dimostrata (peraltro, e questo ormai lo ammettono quasi tutti i biologi seri, non certo nella versione prospettata da Darwin), ciò si deve in buona parte al conformismo intellettuale, antico male non solo degli scienziati, ma di tutti gli intellettuali, e al clima di totalitarismo che regna negli ambienti accademici, ove sostenere apertamente una posizione non evoluzionista nello studio della biologia equivale a bruciarsi la carriera e a subire un implacabile ostracismo da parte delle case editrici e delle riviste specializzate. Ad ogni modo, la furbata degli scientisti che sostengono l’evoluzionismo come un’acquisizione definitiva consiste nel far credere che solo i fondamentalisti religiosi si oppongono all’evoluzionismo, mentre la verità è che esiste un dibattito interno alla scienza, anche se assai sbilanciato perché tutti gli strumenti della cultura ufficiale sono in mano a una sola delle due parti che si confrontano, sicché l’altra è ridotta quasi all’invisibilità e deve accontentarsi di uno statuto di seconda classe.

In breve, il cervello di questi signori funziona così: noi, essi dicono, abbiamo in tasca la luce della verità, quindi chi non è d’accordo con noi è un fautore delle tenebre dell’oscurantismo, un nemico dell’umanità. Noi pertanto abbiamo ogni diritto d’invocare i rigori della legge contro di esso, mentre lui non può che fare appello al proprio fanatismo religioso. Noi ci rivolgiamo alla ragione, lui alle emozioni e agli istinti. Per il bene della civiltà, dunque, bisognerebbe costringere al silenzio e all’impotenza questi fastidiosi (l’aggettivo usato da Futuyma è "vocianti") oppositori, i quali vorrebbero respingere la nostra società indietro di secoli. E non si tratta solo di una battaglia scientifica, ma civile. I tradizionalisti vorrebbero contestare le ultime e più fulgide conquiste del progresso in fatto di diritti civili: emancipazione della donna, aborto, riconoscimento delle unioni omosessuali, ecc., perché sono irrimediabilmente conservatori e nemici di ogni mutamento sociale. Poi, la stoccata contro i governanti ignoranti e retrogradi, e l’aperta ammissione che l’oggetto del contendere non è solo una certa idea della scienza, ma una certa idea della società. Qui agli scientisti cade la maschera, ma loro, tutti infervorati nella crociata per il progresso, neanche se ne accorgono, e procedono imperterriti, a passo di carica: vogliono un governo a misura delle loro incrollabili certezze, vogliono mettere fuori legge chi non la pensa come loro, vogliono la difesa a oltranza di tutte le radiose "conquiste" che il femminismo, l’abortismo e l’omosessualismo hanno strappato nel corso degli ultimi anni. In definitiva: gli scientisti si vendono come fautori della vera scienza, ma sono dei progressisti travestiti da scienziati politicamente imparziali, degli intellettuali di sinistra che odiano tutto ciò che sa di destra, e vorrebbero usare l’evoluzionismo come una clava per zittire ogni opposizione. Odiano soprattutto la tradizione, perché non accettano il dogma fondamentale dello scientismo: ossia che tutte le convinzioni tradizionali devono essere oggetto di un’investigazione scettica. A Futuyma, infatti, a un certo punto scappa detto che i creazionisti (nemico di comodo per intendere, in realtà, tutti i non scientisti) rifiutano gli studi biblici: laddove egli dà per scontato che lo studio serio della Bibbia non può che portare acqua alle loro posizioni. È la stessa logica di Galilei nella famosa lettera a don benedetto Castelli, là dove lo scienziato fiorentino parla del possibile contrasto tra scienza e fede, e s’improvvisa teologo modernista ante litteram per risolverlo a favore della scienza.

Infine, nessuna persona intelligente può esser contro la scienza: ma bisogna vedere se quella oggi imperante a livello accademico sia la sola vera scienza, e soprattutto se abbia il diritto di disprezzare le altre forme del conoscere. Nessun pittore o compositore si sogna di assolutizzare l’arte o la musica: non si capisce allora perché certi scienziati pretendano di assolutizzare la scienza, riducendo la realtà a quell’insieme di fattori materiali che loro soltanto hanno le chiavi per comprendere e interpretare…

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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