Io speriamo che gli abitanti del Libano siano libici
27 Agosto 2020E adesso, che fare?
30 Agosto 2020In questo delicatissimo momento storico c’è un nemico insidioso della cui presenza dobbiamo essere ben consapevoli e contro il quale dobbiamo stare in guardia: e non si tratta di guardare lontano, come dagli spalti della fortezza Bastiani, per vedere se arrivano le orde dei Tartari, bensì di rivolgere lo sguardo verso l’interno: perché quel nemico è dentro di noi. È quella parte di noi che il nemico esterno, ossia il potere finanziario mondialista, con tutti i suoi servi e manutengoli, politici, economisti, magistrati, giornalisti, professori universitari, e ora perfino vescovi e sacerdoti, utilizza contro di noi, cioè contro la nostra parte migliore. Facciamo un passo indietro. Anni e anni di cultura materialista e anti-spiritualista ci hanno disabituati alla consapevolezza che in noi vi è una duplice natura: quella che aspira alle altezze celesti e quella che brama di rotolarsi sempre più nel fango delle cose basse e vili. Ci hanno detto e ripetuto, fino a indottrinarci completamente, che tale visione è manichea e che il manicheismo è una cosa brutta, perché determina una frattura e una contraddizione dentro di noi: proprio loro, i Padroni del Discorso, che del dualismo cartesiano sono i legittimi figli e che hanno costruito l’intera visione del mondo propria della modernità secondo lo schema rigidamente binario e oppositivo dentro/fuori, sopra/sotto, razionale/irrazionale, progressivo/reazionario, innovatore/conservatore e così via. Lo hanno fatto anche nell’ambito importantissimo della salute, con la coppia sano/malato, come se si trattasse di due categorie metafisiche e antitetiche, sino a fare della Malattia il grande spauracchio col quale intimidire e riportare all’ordine ogni forma di alimentazione, ogni stile di vita, ogni prassi curativa che non sia pienamente sottomessa ai dettami del Pensiero Unico, in questo caso la medicina moderna accademica. Dunque, dicevamo che dobbiamo recuperare la visione tradizionale, se vogliamo di matrice cattolica, ma in realtà fondata sull’esperienza e sul buon senso d’innumerevoli generazioni, secondo la quale noi siamo un microcosmo, e dentro di noi ci sono già, in potenza, tutto il bene e tutto il male del mondo; e che dobbiamo lavorare per affinare e portare alla luce, sino a farne la nostra maestra di vita, la parte migliore, ossia quella spirituale, e tenere invece alla catena, anche a prezzo di rinunce e di fatiche, la parte concupiscente (Platone avrebbe detto: concupiscibile, come nel mito della biga alata), ossia quella che sempre teme e sempre brama qualcosa, ed è perennemente irrequieta, e con la sua irrequietezza ci porta fuori strada, ci spinge in un mondo popolato d’illusioni e ci fa sprecare tutte le nostre energie nell’inseguimento di bisogni artificiali. I quali, poi, anche se soddisfatti non ci appagano, e anche se placati tornano subito ad insorgere, o a generarne di nuovi: sicché non riusciamo mai a dedicarci a noi stessi, ai nostri bisogni veri, e prima di tutto all’equilibrio e alla pace dell’anima che sarebbero alla nostra portata, se solo imparassimo a fare silenzio entro di noi e così a distinguere ciò che è essenziale da ciò che non lo è affatto, anche se lo sembra.
Ora, nel corso degli ultimi decenni e degli ultimi anni, il potere mondialista si è enormemente rafforzato e perfezionato; ha messo a punto strumenti di controllo e di manipolazione che due generazioni fa erano addirittura impensabili, e sta ora realizzando il suo perverso capolavoro: ottenere il dominio dell’umanità mediante la servitù volontaria e la contrapposizione degli schiavi gli uni agli altri, fomentando il sospetto, il rancore e l’odio di una maggioranza ormai del tutto controllata e manipolata contro la minoranza di quelli che si sono svegliati dall’ipnosi e dal condizionamento e che vorrebbero fare qualcosa per correre ai ripari e arrestare la corsa precipitosa dell’umanità sottomessa verso la catastrofe finale. Da questo punto di vista, la pretesa pandemia da Covid-19 è stata un esperimento, riuscitissimo, per mettere a punto questa nuova strategia, che rende del tutto obsoleti i vecchi metodi della dominazione esplicita e diretta, tipici delle dittature e dei totalitarismi del XX secolo. Dal punto di vista della élite finanziaria, si è trattato di un successo senza precedenti: non solo decine e centinaia di milioni di persone, con alcune differenze locali fra stato e stato, hanno accettato passivamente le più radicali limitazioni alla libertà personale in cambio di un’ipotetica protezione della loro vita nei confronti di un pericolo invisibile e perciò tanto più temibile, come un virus sconosciuto, ma si sono rese protagoniste di una sorveglianza poliziesca nei confronti dei propri vicini, dei propri compaesani e perfino dei propri congiunti. Le forze dell’ordine e la protezione civile, nei mesi del cosiddetto lockdown, sono state letteralmente bombardate di segnalazioni di comuni cittadini nei confronti di altri cittadini, rei di uscir di casa senza osservare scrupolosamente tutte le numerose e assurde norme igienico-sanitarie stabilite per decreto, in maniera totalmente arbitraria. In parecchi casi si è sfiorato lo scontro fisico; in moltissimi si sono verificate situazioni penose, nelle quali tutta la frustrazione, la rabbia e la paura di chi è stato sequestrato in casa, e quotidianamente terrorizzati da tv e giornali, si è sfogato su chi non c’entrava affatto, ma la tv e i giornali indicavano come il Nemico, il vero responsabile della diffusione incontrollata del contagio. E questo anche quando il contagio era ormai finito da un pezzo: perché i quotidiani continuano ancora oggi a titolare sulla pandemia, a sparare numeri impressionanti di contagiati e di morti, da ultimo anche di giovani e perfino di bambini, spesso inventandosi le cose o forzandole e deformandole oltre ogni limite di decenza e di deontologia professionale, come solo una informazione di regime della più bassa lega, totalmente appiattita sulle veline governative, è disposta a fare.
In questi ultimi giorni un caso esemplare è quello legato alla vicenda dell’imprenditore Flavio Briatore e della sua celebre discoteca della Costa Smeralda, a Porto Cervo, il Billionaire. Il fatto da cui bisogna partire, se si vuol capire la presa di posizione dei mass-media, è che Briatore aveva espresso apertamente le sue critiche alla maniera in cui il governo ha gestito l’emergenza sanitaria, con dei provvedimenti che hanno colpito al cuore settori importanti dell’economia e in particolare la piccola e media impresa, e tutto il settore produttivo e commerciale legato al turismo. Tanto è bastato per fare di lui un eretico che doveva essere punito in maniera esemplare, e se possibile umiliante, se non dagli uomini, quantomeno dall’ira divina. Detto, fatto: la notizia che molti dipendenti della discoteca erano risultati positivi ai tamponi e che lui stesso aveva dovuto essere ricoverato d’urgenza all’ospedale milanese San Raffaele è bastata a scatenare le prefiche del Politicamente Corretto, le quali non si sono fatte scrupolo di ballare di gioia per la giusta e meritata punizione del sacrilego, che era, al tempo stesso, la solenne smentita delle sue affermazioni "negazioniste" (adoperando il termine, di per sé odioso e squalificante, in senso molto, ma molto estensivo, dato che Briatore non ha affatto negato che il Covid-19 esista). Fra tutti i giornalisti che si sono segnalati in questa misera operazione di sciacallaggio, un posto d’onore spetta al direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, e alla sua redattrice Selvaggia Lucarelli, i quali hanno sfoderato tutto l’astio, il livore e il maramaldismo di cui erano capaci, facendo contemporaneamente a pezzi ogni residuo di obiettività professionale, visto che hanno dato per scontata una notizia che non era affatto certa, ossia che Briatore fosse entrato in ospedale perché affetto dal Covid e non, come lui invece afferma, per una banale prostatite. Eppure Travaglio non ha risparmiato ogni sorta d’ironia sulla prostatite del malcapitato, mettendolo in ridicolo anche mediante il banale e scontatissimo parallelismo col manzoniano personaggio di don Ferrante, il quale negava la peste, ma che nella peste di Milano del 1630 ha trovato la morte, insieme a tanti altri. Del resto, non si entra senza motivo nelle simpatie del Gruppo Bilderberg, e quel che ha fatto e sta facendo Il Fatto Quotidiano è emblematico di una inversione di tutta quella frangia della stampa che un tempo si poneva come "libera" e "controcorrente", mentre ora si è schierata al duecento per cento al fianco di un governo moralmente abusivo, che si regge a colpi di decreti del presidente del Consiglio e che ha fatto piazza pulita, nel giro di poche settimane, di tutte le libertà costituzionali, come mai nessun governo italiano aveva anche solo osato immaginare, fascismo compreso. Complimenti vivissimi a questa stampa e a questi "intellettuali" un tempo così fieri della loro indipendenza e del loro essere fuori dal coro: oggi sono le stampelle più fidate di un potere che non durerebbe neppure un giorno se non facesse ricorso, con una spregiudicatezza che lascia sconcertati, alla creazione di nemici immaginari ma alquanto terrorizzanti, sull’esempio di quanto fece il governo statunitense di George Bush jr. all’epoca degli attentati dell’11 settembre 22001.
Del resto, due piccioni con una fava, non si trattava solo di mostrare che chi si oppone alla Narrazione Ufficiale va a finire male e si rovina con le sue stesse mani; si trattava anche di mettere sul banco degli accusati i giovani in quanto tali, rei di amare il ballo e le discoteche e perciò di essere, in questa fase storica, nemici di ogni senso di civismo e di responsabilità, incoscientemente festaioli e quindi diffusori del contagio, come altrettanti untori, e sia pure inconsapevoli. Infatti: ciò che il Potere oggi vuole colpire a morte è la vita sociale in quanto tale: il fatto che la gente ami stare insieme, ami stare fisicamente vicina, ami perfino toccarsi (stringersi la mano, abbracciarsi, farsi una carezza): tutte cose che devono essere spazzate via, per poter rafforzare il senso d’isolamento e di claustrofobia che porta la popolazione a cadere nelle spirale del terrore e della depressione, e la rende più disponibile a mandar già tutto ciò che vuole il Potere. Il contatto fisico dà conforto ed è affettivamente importantissimo: bisogna perciò abituare la popolazione a farne a meno, perché solo così la si potrà ridurre ad un gregge di bestiame da condurre tranquillamente al macello. A scuola, per esempio, i bambini e i ragazzi non studiano soltanto, ma socializzano; e l’insegnante non è solo un dispensatore di nozioni, ma anche una persona in carne e ossa, capace di stabilire un rapporto di stima e di simpatia, che può rendere più piacevole la fatica dello studio: perciò bisogna eliminare queste forme di contatto umano e sostituirle con la didattica on line, asettica, impersonale e puramente tecnologica. Ma tornando alle discoteche, che non ci sono mai piaciute, anche perché non sono un vero luogo di socializzazione: è impossibile non vedere che, in un momento disgraziato come questo, perfino l’andare in discoteca è meglio di niente, per dei ragazzi che da mesi subiscono la pressione implacabile, e terrorizzante, della Narrazione Ufficiale, e che ora il Potere vorrebbe colpevolizzare e additare come i nuovi untori. Così come è impossibile non simpatizzare con Briatore, anche se per altri versi non lo si trovasse particolarmente simpatico, perché è evidente che gli attacchi di cui è oggetto sono indegnamente strumentali e vengono da una schiera di giornalisti interessati e prezzolati, ai quali nulla importa della verità e che da tempo non considerano più i lettori con quel rispetto che dovrebbe essere alla base del loro sentimento professionale, ma come zucche vuote da riempire secondo i dettami del Pensiero Unico ispirato dall’élite finanziaria. Siamo entrati in una fase storica in cui i galantuomini devono schierarsi e prendere posizione; a nessuno è concesso di restarsene nel suo limbo solitario, nella sua torre d’avorio, perché ogni inerzia e ogni attendismo saranno pagati per mezzo di un conto salatissimo, in termini d’imbarbarimento della vita sociale e di soppressione non solo di tutte le libertà costituzionali, ma anche di tutto ciò che rende bella e amabile la vita.
Prendiamo il caso, appunto, della bellezza, quella del paesaggio o quella dell’arte. Oggi chi se ne va a passeggiare in mezzo alla natura, per ammirare il tramonto dietro la chiostra dei monti, in una gloria di riflessi dorati, rischia di essere fermato e ammonito, forse multato, dai vigili o dagli uomini della Protezione civile: perché andare in due, stando a meno d’un metro di distanza, e senza la mascherina? E chi entra in una chiesa per ammirare un dipinto, una scultura, un mosaico, un organo, rischia di essere affrontato da un tizio qualsiasi che gli rimprovera di non portare la mascherina, di non aver rispetto del prossimo e di attentare alla salute e alla sicurezza altrui, anche se la chiesa è vuota o quasi e anche se l’edificio è di tali dimensioni, e con soffitti così alti, che il rischio di una vicinanza pericolosa è a dir poco improbabile. No: il Potere vorrebbe la gente chiusa in casa, che lavora e che studia da casa, che esce solo per fare la spesa (ultima utilità del cittadino dal punto di vista del Potere: essere un buon consumatore) e che non può vedere altro, affacciandosi alla finestra, che il cortile di cemento e le mura del condominio di fronte; ma per il resto si affida allo schermo della tv o del computer e si beve tutto ciò che la Narrazione Ufficiale ritiene di fargli sapere. Anche che a morire di Covid-19, adesso, sono perfino i bambini, o che ad andare fra la gente si rischia il contagio e la morte, sebbene non siano vere né l’una né l’altra cosa. Ecco perché dobbiamo stare in guardia contro noi stessi. Dobbiamo diffidare più che mai della nostra parte inferiore, quella concupiscibile, perché di essa si serve il Potere per spaventarci, ricattarci, strumentalizzarci, piegarci ai suoi voleri e ai suoi sordidi scopi. Dobbiamo lavorare su noi stessi per trasformare tutta questa merda in oro: per estrarre da condizioni tanto sfavorevoli la possibilità di una presa di coscienza, e perciò di una rinascita. Da soli, non si può: ma nulla è impossibile a Dio…
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