Perché non si può vivere in un mondo senza verità
17 Agosto 2020Il richiamo dell’assoluto e la tentazione del relativo
18 Agosto 2020Abbiamo cercato di mostrare perché la verità è essenziale sia nell’orizzonte della vita individuale, sia in quello della vita sociale; perché non è possibile fare a meno di essa, se si vuol vivere una vita da uomini e non semplicemente esistere; e perché la verità è lo scopo e il fondamento di ogni cosa, ciò a cui tutto tende, perché la ragion d’essere del mondo intero, per mezzo della sua parte dotata di razionalità e libertà, ossia il genere umano, è quella di cercarla, riconoscerla, contemplarla e vivere in conformità ad essa. Abbiamo lasciato per ultimo l’argomento più forte, quello che sostiene ogni altro e che suggella con forza irresistibile tutto ciò che si può pensare e dire a proposito della verità e del bisogno fondamentale che l’uomo ha di essa, pena il condannarsi ad esistere in un mondo di ombre, di fantasmi, di incubi, sempre più lontano dal mondo delle cose e delle persone reali: l’argomento ontologico. La verità è Dio perché la verità presuppone l’essere, e l’Essere in quanto tale è Dio. È l’essere che sostiene le cose, che le fa esistere, che le rende possibili, che le trae dal non essere; ma se l’essere è il substrato e la condizione primaria affinché ciò che esiste, sia, allora è evidente che tutto ciò che esiste, esiste secondo verità, ossia esiste effettivamente, pienamente, così come deve esistere; l’errore, infatti, a maggior ragione l’errore volontario, che si chiama menzogna, è, propriamente parlando, non essere. Infatti esistono pienamente solo le cose che esistono secondo verità; ciò che si fonda sull’errore e sulla menzogna ha solo l’apparenza di esistere.
Facciamo un esempio. Se io ora affermo che in questa stanza non vi sono elefanti (la prima parte di questa similitudine è un richiamo a Russell e a Wittgenstein), dico una cosa vera, perché realmente qui, ora, non vi sono elefanti. Se qualcuno affermasse che c’è un elefante, direbbe una menzogna, perché in verità non c’è. Ora, le due affermazioni non giacciono sullo stesso piano: alla prima corrisponde il reale, alla seconda non corrisponde nulla, perché la menzogna è il nulla: ossia la negazione dell’essere. Un altro esempio. Se dico che la somma degli angoli di un qualsiasi triangolo è sempre centottanta gradi, dico il vero, una cosa che può essere confermata dalla misurazione concreta; se dico che è centonovanta gradi, dico il falso, cioè una cosa che non ha riscontro nella realtà, come un’isola che non esiste, o come un evento che non è accaduto, anche se qualcuno lo ha predetto. Non si può mettere sullo stesso piano la verità e la menzogna, come non si può mettere sullo stesso piano la realtà e l’irrealtà. E ora pensiamo alla malvagia ideologia che si sta affermando in Occidente, a colpi di leggi e sentenze giudiziarie, che ha preteso di equiparare la famiglia naturale e la coppia formata da due persone dello stesso sesso. La famiglia naturale è formata da un uomo e una donna e perciò è naturalmente aperta alla vita: l’unione dei due sessi complementari è feconda, l’unione del medesimo sesso è sterile. Dunque, affermare che la famiglia naturale è la vera famiglia, in quanto aperta alla vita e che è necessario sostenerla in ogni modo se si vuol scongiurare l’estinzione della società, equivale a dire il vero; mentre affermare che l’unione di due maschi o di due femmine è altrettanto una famiglia, anzi perfino di più, perché il loro amore, come diceva il professor Veronesi, è più disinteressato e quindi più puro, è una menzogna. Una menzogna resta tale anche se viene imposta per legge o per sentenza di tribunale: il suo carattere menzognero è dimostrato dal fatto che essa non trova riscontro nella realtà dei fatti. Ci si mostri come due maschi possono procreare, e noi saremo disposti ad ammettere che anche la loro unione può costituire una famiglia. Ma, si obietta, possono adottare un bambino. Certo: possono anche comprarlo su catalogo, come oggi si usa, prenotandolo presso qualche agenzia specializzata. Tuttavia ci permettiamo di far notare che prenotare e acquistare un bambino, o adottarlo, non è la stesa cosa che metterlo al mondo. Per mettere al mondo un bambino ci vogliono un seme maschile e un ovulo femminile: e ciò con buona pace anche delle coppie lesbiche. Questo ci mostra che la menzogna ha molti volti, ma è facilmente smascherabile, perché non riflette la realtà. Dunque, la verità è l’espressione della corrispondenza fra la cosa e il giudizio: è vero ciò che corrisponde alla realtà dell’essere, è falso ciò che non vi corrisponde. Ma l’Essere per antonomasia è Dio, dunque Dio è la Verità suprema. E come tutte le cose tendono naturalmente a Dio, loro causa prima e causa finale, così tutte le cose tendono naturalmente al vero, che è il riflesso dell’Essere divino. Pertanto è difficile non vedere come esiste una stretta relazione fra una società che ha voltato le spalle a Dio e una società che ha voltato le spalle alla verità, la detesta, l’avversa, la odia: sono due facce d’una stessa medaglia. La menzogna odia la verità, perché rivela la sua impostura, la sua insussistenza: inevitabilmente la menzogna non si accontenta di coesistere con la verità, ma la deve contrastare con tutte le sue forze, la deve se possibile oscurare, perché solo nel buio essa può non apparire agli uomini per ciò che realmente è: una truffa, un diabolico inganno. La menzogna non è solo l’assenza di verità, ma la sua malvagia contraffazione: è il tentativo di sostituirla, capovolgendo il retto giudizio degli uomini e sprofondandoli nelle tenebre di un mondo ingannevole e perverso, ove tutto è il contrario di ciò che naturalmente deve essere. E la menzogna volontaria ha un carattere talmente malefico, da trovare la strada per insinuarsi nel cuore della verità: a falsare la prospettiva e sovvertire il significato delle cose più vere, quindi anche le più sante.
Ci sia consentito fare un esempio concreto tratto appunto dalla dimensione religiosa, ossia dalla dimensione suprema del conoscere, perché conoscere Dio significa pervenire al livello più alto di conoscenza che sia dato in questa vita mortale: e ciò vale sia per la conoscenza razionale dei teologi che per l’esperienza diretta dei mistici. L’esempio che vogliamo fare è quello di Medjugorje, ove dal 1981, ossia da circa quarant’anni, sei persone, due uomini e quattro donne, sostengono di aver visto la Vergine Santissima, e alcuni di loro di continuare a vederla, con cadenza quotidiana e con orario stabilito alle 18,40, per un totale — calcolando a spanne — di circa 40.000 apparizioni complessive. Ora, un’apparizione mariana è una cosa estremamente seria: se autentica, significa che il Cielo scende a toccare la terra e si rivela direttamente agli esseri umani, per infondere in essi, per via immediata, i doni della grazia soprannaturale. Maria Vergine, quindi, appare per una speciale concessione di Dio: non è Lei che fa il miracolo di apparire, è Dio che lo permette; il credente è perciò sicuro che attraverso la sua bocca è la voce di Dio stesso che si rivolge ai fedeli, pertanto che non dice parole umane, ma la stessa Parola divina. Ma che pensare di una Madonna che appare a dei ragazzini che hanno rubato le sigarette dei genitori e si appartano la notte per ascoltare musica rock; che si lascia toccare e baciare da loro e poi scoppia a ridere; che dichiara di non sapere per quale ragione è apparsa, e di esser comunque sempre a loro disposizione; che accetta di apparire dove essi preferiscono (in chiesa, secondo le richieste della polizia comunista di allora, e non sul monte); che li ringrazia (lei, non loro) dell’attenzione che le prestano; che si lascia interrogare su quale squadra di calcio vincerà il campionato; che affida quei ragazzi alle cure spirituali di frati disobbedienti al vescovo e moralmente disordinati; che non parla mai, neanche una sola volta, della crisi gravissima che sta attraversando la Chiesa, il crollo delle vocazioni, l’indebolimento fatale della fede; che non parla dell’aborto, che non mette in guardia contro le gravissime offese a Dio che si perpetuano e si moltiplicano nel mondo contemporaneo; che si ripete, come un disco rotto, migliaia e migliaia di volte, con dei messaggi generici, vuoti, inconsistenti, da Baci Perugina; che mostra di apprezzare sommamente vere proprie eresie, come il falso ecumenismo, compiacendosi dell’avvicinamento ai cari fratelli separati protestanti; che cade in clamorosi errori teologici, ad esempio recitando il Padre nostro, la sola preghiera che Maria non può recitare perché insegnata da Gesù all’umanità peccatrice: E rimetti a noi i nostri debiti, ecc., mentre Maria è nata senza peccato originale e la sua vita è tutta santa; che parla bene di tutti, loda tutti, ringrazia tutti, non condanna niente, non ammonisce, non fortifica, in breve che mostra d’ignorare il peccato; che non trova nulla da eccepire se, dopo quarant’anni di quotidiane apparizioni, i veggenti hanno preso le strade del mondo, inseguono il benessere, la visibilità, si costruiscono case lussuose e alberghi con centinaia di stanze, accettano offerte in denaro, organizzano il matrimonio delle figlie invitando star celebri per la loro sfrontatezza sessuale. Di gran pare di queste cose fanno fede le registrazioni effettuate nella prima settimana dopo la prima apparizione, e quindi testimoniate inoppugnabilmente dai nastri magnetici. Ma proviamo a interrogarci sul significato di tali cose, visto che il fenomeno ha acquistato, fin quasi da subito, un’enorme rilevanza per i cattolici, alimentando un flusso pressoché ininterrotto di milioni di pellegrini e facendo sorgere innumerevoli centri di preghiera e di spiritualità mariana in tutti e cinque i continenti, ispirati appunto alle cosiddette apparizioni di Medjugorje. Quel che balza all’occhio è il sistematico capovolgimento della verità religiosa, la sistematica inversione della realtà rispetto a ciò che dovrebbe essere in base all’esperienza delle vere apparizioni mariane e a ciò che il magistero della Chiesa ha sempre insegnato, su Maria in particolare e sulla fede in generale. Qui non è la terra che si fa piccola e umile davanti al Cielo; non sono gli uomini che si sentono indegni di ricevere tanta grazia: è il Cielo che chiede permesso, che si scusa, che si adegua, che ringrazia gli uomini. Qui non c’è insegnamento, non c’è pedagogia, non ci sono parole sul peccato e la grazia; ci sono discorsi, come direbbe Nietzsche, non solamente umani, ma troppo umani: vi si sente il desiderio di piacere al mondo, che è l’esatto contrario dell’atteggiamento di Gesù Cristo davanti agli uomini. Cosa disse Gesù ai suoi discepoli inviati nel mondo? Disse: (Mt 10,11-15):
In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sodoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.
Se ora ci spostiamo dall’ambito religioso a quello profano, troviamo una confusione altrettanto grande e un’assenza di verità del pari bruciante. Un esempio: il 1° agosto 2020 una manifestazione di cittadini è sfilata a Berlino, lungo il grande viale Unter der Linden, per protestare contro le misure di emergenza sanitaria adottare e protratte dal governo di Angela Merkel e per esigere che la vita possa tornare immediatamente alla normalità, denunciando lo sfruttamento interessato che taluni ambienti finanziari e politici hanno fatto della paura del Covid-19. Subito i mass-media di tutto il mondo hanno bollato quei manifestanti con il nome di negazionisti, ossia di negatori dell’esistenza del virus: negazione peraltro legittima, per quanto la si possa considerare sbagliata; vedi quanto abbiamo scritto a suo tempo circa gli studi del dottor Stefan Lanka. Negazionista è un nome particolarmente spregiativo, visto che finora lo si era sempre adoperato per designare i negatori del genocidio ebreo, e peraltro scelto con deliberata malizia perché nel corteo c’erano anche dei gruppetti di estrema destra, il che ha consentito di bollare tutti quanti come neonazisti o come simpatizzanti del neonazismo. Sia come sia, al di là del vocabolario che, di per sé, tradisce il grado di obiettività dei mass-media, ciò che colpisce nel resoconto di quell’evento è la totale assenza di verità circa le dimensioni che ha avuto. La polizia tedesca ha parlato di 17.000 manifestanti, e la stampa di circa 20.000; mentre gli organizzatori si sono vantati di aver portato in piazza 1.300.000 persone. Che dire? Fra 17.000 e 1.300 la differenza è così abissale da annientare i nostri abituali parametri di confronto e di stima personale. Eravamo abituati a una certa discrepanza tra le cifre della prefettura e quelle dei manifestanti, in casi del genere: mai però ci eravamo trovati davanti a una simile forbice. Dando un’occhiata alle foto, si tenderebbe a dare maggior credito alla cifra massima: lungo l’amplissimo viale c’era letteralmente un fiume di gene. Ma anche per questo fatto i detrattori della manifestazione hanno la loro spiegazione: le immagini, dicono, non si riferivano alla manifestazione del 1° agosto, ma ad un’altra, precedente, che non c’entrava nulla.
Una cosa è certa: la verità ci è necessaria come e più del pane; non possiamo vivere degnamente senza di essa, ma solo sopravvivere miseramente, come una mandria di bestiame. Per il credente, ciò è particolarmente evidente: davanti a Pilato, Gesù dice (Gv 18,37): Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce. Al che gli replica, scettico, Pilato (ivi, 39): Che cos’è la verità?, e non attende nemmeno la risposta, ma si rivolge ai Giudei, asserendo di non trovare alcuna colpa in quell’uomo (un’altra verità che oggi non si può dire, perché, per compiacere gli ebrei, bisogna far finta che a volere la morte di Cristo furono i romani). Il mondo moderno non crede alla verità, dunque non crede a Dio. E non ci crede perché non la cerca con la necessaria umiltà, ma con superbia luciferina…
Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Chad Greiter su Unsplash