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La vita non ha più senso in un mondo senza verità

Più di qualcuno ha detto, con riferimento alla clausura imposta alla popolazione italiana col pretesto dell’emergenza sanitaria, che la vita, spogliata di tutte le relazioni sociali e ridotta a pura sopravvivenza fisica, non è più degna d’essere vissuta. Questo giudizio è solo parzialmente condivisibile: perché, se è vero che chiudere una persona in un luogo ristretto e impedirle di frequentare chicchessia, e misurarle le uscite col contagocce, imponendole guanti e mascherina sotto la minaccia di multe salatissime oltreché di esposizione alla pubblica riprovazione, significa spegnere in lei la voglia di vivere, abbrutendola in una dimensione puramente biologica, cosa aggravata dalla cremazione frettolosa e dalla proibizione, per i familiari, di dare l’ultimo saluto all’estinto e di assicurargli delle dignitose esequie funebri, è altrettanto vero che qualsiasi sacrificio, e dunque anche quelli che ora abbiamo ricordato, per quanto pesante, può essere sopportato, ma ad una condizione che, nei mesi scorsi, non si è verificata: che esista una ragionevole certezza di sopportarlo per motivi più che validi. Se, invece, manca la chiarezza, condizione indispensabile perché le persone siano disposte ad affrontare restrizioni e a sopportare sacrifici notevolissimi; e se manca per un difetto non di comunicazione, che anzi è stata pletorica e soffocante, bensì di certezza e di verità, allora qualunque sacrificio, anche assai più lieve di quelli che sono stati imposti agli italiani in quest’ultimo periodo, diviene difficilmente sopportabile, perché assume una sgradevole connotazione di arbitrario e quasi di beffa. Segregati in casa per tre mesi, va bene: ma perché? Costretti a uscire solo entro un raggio di duecento metri da casa, non uno di più, se non per ragioni estremamente serie e comprovate; d’accordo: ma a che scopo? E a portare sempre la mascherina; e a indossare i guanti; e a rinunciare a vedere amici e parenti; e a privarsi, nel caso dei cattolici praticanti, della santa Messa, perfino nella ricorrenza della Pasqua, la più solenne dell’intero anno liturgico: tutto questo può anche essere tollerato, ma solo a condizione che ne appaia più che evidente l’assoluta necessità; solo a patto che risulti chiara la proporzione fra l’entità delle restrizioni che vengono imposte e il vantaggio che ne deriva alla gente. Se viene meno questa fondamentale condizione, tutto diventa odioso, beffardo, insopportabile; senza contare che tali limitazioni non sono state imposte con pari rigore a certi soggetti, come gl’immigrati clandestini, che hanno continuato ad arrivare indisturbati e in numero sempre crescente, o come gli islamici, ai quali nessun vigile si è sognato di comminare una multa perché celebravano il Ramadan senza osservare alcuna misura di sicurezza, a cominciare dal distanziamento reciproco; mentre un povero prete che si era permesso di celebrare una Messa per pochissimi fedeli, in occasione di un funerale, è stato brutalmente interrotto dai carabinieri e multato senza un’ombra di comprensione, come si fosse macchiato d’un crimine imperdonabile.

È apparso evidente, fin dalle prime battute, che l’Italia è stata prescelta dai poteri forti mondialisti quale Paese pilota per un esperimento di terrorismo planetario; che politici, amministratori, medici e forze dell’ordine hanno operato non in base ai reali bisogni e interessi del popolo italiano, ma di qualcun altro; che il popolo italiano è stato utilizzato come cavia per una gigantesca operazione di dittatura sanitaria, di falsificazione delle notizie, di manipolazione dell’opinione pubblica, in vista di vaccinazioni di massa e altri provvedimenti estremi, lesivi delle fondamentali libertà costituzionali, miranti a porre l’intera società in uno stato di controllo permanente e pressoché totale, non solo materiale ma anche morale e psicologico, da parte di un governo ormai solo formalmente democratico, e a sua volta diretto dal volere della grande finanza internazionale, la stessa che realizza immensi guadagni speculando sul disastro dell’economia, e altri guadagni, ancor più esecrabili, venendo farmaci e vaccini dei quali essa ha il monopolio ma che non giovano affatto alla salute, al contrario, e ciò mentre le cure messe a punto da medici indipendenti sono state ignorate e, in alcuni casi, quei medici sono stati deferiti all’autorità giudiziaria, come si fossero macchiati di qualche grave colpa. In effetti, la colpa d’aver messo in forse i profitti di Big Pharma e la credibilità del governo e del suo strombazzato, ma incompetente, comitato tecnico scientifico, la cui prima preoccupazione, all’atto d’insediarsi, era stata quella di chiedere per se stesso l’assoluta impunità rispetto a tutto ciò che si accingeva a dire e a fare. Fra parentesi. In altri Paesi, come la Gran Bretagna, il governo ha premiato quei medici che, duramente impegnati sul campo, hanno individuato delle terapie efficaci nonché economiche, mostrando, dati alla mano, che esse riducono notevolmente il numero dei decessi e alleggeriscono significativamente l’emergenza sanitaria; da noi quegli stessi medici sono stati, di fatto, puniti, e in ogni caso la loro voce non è stata ascoltata, le loro comunicazioni al governo non hanno neppure ricevuto una risposta. La differenza fra l’Italia e i Paesi "normali" è tutta qui, in questo dato. Si rifletta e si vedrà che tale, in Italia, è la norma, non solo in circostanze eccezionali, come quelle presenti, ma anche in circostanze ordinarie; e non solo nell’ambito della sanità, ma in tutti gli ambiti della vita sociale, dalla ricerca all’università, dalla magistratura all’impresa, dalle forze armate al sistema dei trasporti.

Ciò detto, lasciamo sullo sfondo il caso particolare della presente emergenza sanitaria da Covid-19 e il caso ancor più particolare del sistema Italia, usato quale campione nel laboratorio del Nuovo Ordine Mondiale, e trasferiamo lo stesso genere di ragionamenti alla problematica complessiva del concetto di verità. Esistono certezze presso una qualunque società odierna? Esiste una diffusa convinzione che la verità sia possibile, che sia raggiungibile, che sia desiderabile e che privati di essa gli uomini siano ridotti ad arrabattarsi in mezzo alle fatiche e alle preoccupazioni quotidiane, senza un vero orizzonte di libertà e di speranza? Cominciamo dal sistema dell’informazione: è tale da soddisfare queste necessitò fondamentali, da garantire alla gente un ragionevole grado di certezza su quel che accade nel mondo, oltre che nel proprio Paese? Non si sa praticamente nulla del Covid, benché esso sia sulle bocche di tutti, e giornali e televisioni non parlino d’altro, da mesi e mesi: non si sa come abbia avuto origine; non si sa se sia artificiale o naturale; non si sa se lo abbiano messo volutamente in circolazione o se si sia diffuso in maniera spontanea; non si sa se sia davvero così pericoloso come hanno narrato i media, o se sia una comune influenza, che diventa pericolosa solo su certi soggetti e in presenza di certe condizioni; non si sa quante vittima abbia fatto, perché anche i più creduloni hanno capito che moltissimi decessi sono stati attribuiti ad esso per ragioni poco trasparenti; non si sa se esista un vaccino, se sia efficace, se sia desiderabile, o se il virus non sia già decaduto da solo, e ormai da tempo, come sostengono alcuni illustri medici e scienziati. Non si sa quale sia la connessione fra le vaccinazioni antinfluenzali dello scorso anno e la diffusione del Covid di quest’anno; non si sa se le cremazioni frettolose e l’isolamento dei moribondi dai loro familiari fossero davvero misure indispensabili; non si sa se la mascherina serva a qualcosa oppure a niente, o addirittura nuoce seriamente alla salute; non si sa se il distanziamento fra le persone sia davvero utile e necessario; non si sa se una passeggiata all’aria aperta, in un luogo appartato e tranquillo, sia così pericolosa come ci è stato detto, al punto da scatenare le forze dell’ordine in una forsennata caccia all’uomo; non si sa se sia stato giusto bloccare intere nazioni, come si è fatto in Italia, o se non sia stato preferibile proseguire la vita di sempre, come ha fatto la Svezia; non si sa se sia legittimo governare uno Stato a colpi di decreti legge della presidenza del consiglio, o se si tratti di atti invalidi, e perciò invalide tutte le multe che da essi sono state irrogate alla popolazione. Non si sa se lo stato di emergenza autorizzi automaticamente una colossale violazione del Concordato fra lo stato e la Chiesa, col blocco di tutte le funzioni religiose pubbliche, e con evidente danno e scoraggiamento dei fedeli. Non si sa come il virus possa tornare in autunno, anzi come ciò sia stato predetto sin da febbraio, visto e considerato che, a dieci mesi di distanza, non potrà trattarsi comunque dello stesso virus, ma, semmai, di qualcos’altro; non si sa come Bill Gates potesse "aspettarsi" la pandemia, tanto da aver finanziato una gigantesca prova di emergenza generale ben prima che scattasse effettivamente l’allarme, né come le sue industrie farmaceutiche siano così avanti nella preparazione di un supposto vaccino; non si sa perché alcuni governi, fra i quali quello italiano, si siano affrettati a prenotare grandi quantità di tale supposto vaccino, visti i legittimi sospetti che gravano sull’operato dello stesso Gates; non si sa come sia stato possibile nominare in qualità di esperti governativi delle persone che sono tutte a libro paga, direttamente o indirettamente, dal sistema farmaceutico mondiale; e così via.

E se questa è la situazione riguardo al Covid, le cose non stanno diversamente riguardo a tutto il resto: anzi sorge il legittimo sospetto che la popolazione mondiale abbia accettato con tanto distacco una serie d’interrogativi così inquietanti, senza ribellarsi e pretendere la verità, proprio perché da anni, da decenni, si era per così dire abituata a vivere in assenza della verità e nell’indifferenza verso di essa, in tutti gli ambiti della vita pubblica e privata, complici la cultura del relativismo, il pensiero debole, la scuola che non insegna più a pensare ma solo ad assumere dei dati di dubbia solidità (i Sei Milioni della "soluzione finale", per esempio), la stessa teologia "cattolica" che dai tempi del Concilio si è messa a sollevare dubbi a tutto spiano e a rimangiarsi tutte le certezze del passato. Dio esiste?, s’intitola un famoso libro di Hans Küng; e un altro: Vita eterna?; e quando i teologi non sono più sicuri né dell’esistenza di Dio, né della vita eterna, anzi ci tengono a instillare il dubbio nei fedeli, allora vuol dire che siamo arrivati proprio alla frutta. La conferma è giunta dal sedicente papa Bergoglio: Anch’io sono pieno di dubbi; anch’io avrei rischiato di perdere la fede, se messo alla prova: è normale. Se avete dubbi sulla fede, arrabbiatevi con Gesù. È normale? Abbiamo sentito bene? Un papa dice che è normale perdere la fede davanti alle prove della vita, e che in quei casi "arrabbiarsi con Gesù Cristo" è cosa buona? Sì, lo ha detto; e quel che è peggio, lo ha detto in pubblico, parlando con una catechista, nella parrocchia romana di San Giulio Papa nel quartiere di Monteverde, l’8 aprile 2019. Concetti peraltro da lui già espressi, e sempre parlando con una ragazza, una pecorella del gregge di Cristo che nel sacerdote cerca il pastore e non un maestro del dubbio, nel corso di una visita alla parrocchia romana di Santa Maria a Setteville, il 15 gennaio 2017. E se dalla religione ci si sposta nel campo della scienza (vedi, ancora il Covid-19, e in genere le malattie virali), o della filosofia, o dell’arte, o del cinema, del teatro, della musica, della danza, dello sport, il quadro resta sempre lo stesso: cosa è vero e cosa non lo è? Su quali certezze possiamo ancora appoggiarci? Oppure non ce n’è più nemmeno una? E la storia, quella recente e quella meno recente: cosa sappiamo di certo, cosa possiamo ritenere assolutamente vero? Che l’uomo, nel 1969, è giunto sulla Luna? No, non ne siamo assolutamente certi. Che i terroristi islamici hanno dirottato quattro aerei l’11 settembre 2001, e che due di essi hanno fatto crollare le Twin Towers di New York? No, nemmeno. Che l’elezione di Trump è stata favorita da Putin, o che i disordini fomentati dai membri del Black Lives Matter siano finanziati dai cinesi? No; la prima cosa è inverosimile, la seconda è più che probabile: ma certezze, nessuna. E noi italiani, di che cosa siamo assolutamente certi, riguardo alla nostra storia recente e recentissima? Di come è morto Enrico Mattei? Di chi ha abbattuto l’aereo dell‘Itavia nei cieli sopra Ustica? Di chi ha provocato la strage di Bologna? Di come è crollato il Ponte Morandi, a Genova? No: di nessuna di queste cose abbiamo assoluta certezza; anzi sarebbe più esatto dire che brancoliamo nel buio. Del rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, allora? Neanche. Della morte improvvisa di Giovanni Paolo I? No. Delle vere ragioni delle dimissioni di Benedetto XVI e di chi o cosa abbia spinto all’elezione di Bergoglio? Ipotesi e indizi, parecchi; ma certezze assolute, poche. Se poi andiamo un po’ più indietro, la nebbia, se possibile, si fa ancor più fitta. È vero che fu il governo francese, nel giugno del 1940, a chiedere, quasi a supplicare, l’intervento militare dell’Italia, per mitigare la durezza tedesca? È vero che gli ambienti delle Forze armate, e specialmente della Regia marina, erano pieni di elementi massonici filo-inglesi e che notizie segrete delicatissime fluirono costantemente verso le centrali di ascolto nemiche, esponendo le nostre navi a sicura distruzione? È vero che i gloriosi partigiani sollecitarono i bombardamenti aerei alleati sulle città del Nord e chiesero che fossero sempre più duri, per spezzare ogni residuo consenso della popolazione verso il regime fascista? È vero che Mussolini avrebbe desiderato arrendersi senza ulteriore spargimento di sangue? Ed è vero che, a guerra finita e per tutti questi anni, fino ad oggi, i servizi segreti anglosassoni spadroneggiano in Italia scavalcando largamente i legittimi poteri? Ed è vero che sul panfilo Britannia, nel 1992, fu decisa la svendita e la spartizione dell’Italia, nonché la sua de-industrializzazione, per conto e nell’interesse di gruppi finanziari e politici stranieri? Ma se non c’è la verità; se non c’è più l’amore per lei; se non ci s’indigna per la sua scomparsa, che senso avrà vivere? Cosa ci terrà legati alla vita?

Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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