Ecco dove si è aperto il varco, e da dove ripartire
5 Agosto 2020Dignitatis humanae, il primo tradimento della verità
7 Agosto 2020Nel precedente articolo, Ecco dove si è aperto il varco, e da dove ripartite, ci siamo chiesti quale sia stato il momento in cui ha avuto inizio l’alluvione di fango che sta sommergendo il nostro mondo morale; quali le circostanze in cui abbiamo ceduto a una mana debolezza e abbiamo aperto il varco fatale attraverso il quale l’alluvione sarebbe passata: persuasi che solo in tal modo, ossia comprendendo l’origine della presente situazione, sia possibile agire in senso contrario, per porvi un freno e riassorbirla. Abbiamo così individuato quel varco, quel cedimento, in una menzogna da noi accettata, in un tradimento verso la verità da noi tollerato, sia pur, forse, per ragioni rispettabili, o comunque comprensibili, quanto meno all’inizio; salvo constatare che un primo tradimento verso la verità ne implica necessariamente un secondo per coprire il primo; poi un terzo per coprire il secondo; e poi un quarto, un quinto, eccetera, in una spirale senza fine, sempre più grande e sempre più disastrosa. Ora è tempo di chiederci quale sia stato il varco, non solo in senso metaforico, bensì materiale, attraverso il quale la nera marea di fango è tracimata e ha spazzato i campi ben coltivati del nostro vivere civile, trasformando l’intera società in una putrida, miasmatica palude, un luogo letteralmente irriconoscibile rispetto alla campagna ordinata e curata che con tanto sacrificio e tanto amore ci avevano consegnato, all’atto del trapasso, le ultime generazioni che ci hanno preceduto in questo nostro pellegrinaggio terreno. È chiaro che il varco materiale è stato quello offerto dai nostri sensi, dalla nostra concupiscenza e dal nostro disordine interiore: e dunque i vizi capitali, e il sesso in primo luogo. Oh, certo: questo sembra oggi un discorso improponibile, obsoleto, addirittura medievale (nel senso negativo del termine): non ci è stato forse detto e ridiretto, a partire dal clero stesso — dopo, beninteso, il Concilio Vaticano II; non certo prima di esso – , che per troppo tempo il sesso è stato colpevolizzato, criminalizzato, e che a questa pedagogia della paura bisogna sostituire la gioia del corpo e i piaceri della vita, anche in senso fisico? Non ci è stato detto, ad esempio, da Bergoglio, che Gesù era perfettamente in armonia col mondo della natura, il che implica necessariamente anche il mondo degli istinti? E dunque che lo stesso Gesù, se pure non li praticava, certo non disapprovava i piaceri che il corpo è in grado di strappare; mentre la morale cattolica arcigna e bigotta è venuta dopo, ad opera, come dice sempre Bergoglio, di teologi cristiani decisamente pessimisti, un po’ malati, che disprezzavano il corpo, la materia e la realtà di questo mondo, macchiandosi — sono parole sue, citate alla lettera — di una vera e propria deformazione del Vangelo?
Strano, perché a noi risulta invece che Gesù abbia detto frasi come Se il tuo occhio ti dà scandalo, cavatelo; se la tua mano o il tuo piede ti sono di scandalo, tagliateli, perché è meglio per te entrare senza un occhio, una mano o un piede nel Regno dei Cieli, che con entrambi gli occhi, le mani e i piedi essere gettato nel fuoco della Geenna! E ancora: Ma io vi dico: chiunque avrà guardato una donna con desiderio, ha commesso adulterio con lei nel suo cuore! E ancora: È lo spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla (Giovanni, 6, 33). LO SPIRITO DÀ LA VITA, MENTRE LA CARNE NON GIOVA A NULLA: e allora come ci vengono a raccontare che Gesù viveva immerso nella natura, approvava tutto ciò che viene dalla carne, e che la gente lo ammirava proprio per questo? È chiaro che citare, in proposito, le calunnie dei farisei contro di Lui, di essere un mangione e un beone perché non rispettava il sabato, è un atto di malizia calcolata: quelle critiche erano ingiuste, perché deformavamo l’insegnamento e il comportamento di Gesù, facendo di Lui un libertino; ma il fatto che fossero ingiuste non significa che le si possa capovolgere in una lode, finendo per far coincidere Gesù, sia pure con un giudizio diverso, proprio con l’immagine deformata che volevano darne i farisei. No! Gesù non disprezzava le cose buone della vita; è vero, andava ai matrimoni, e lasciava che gli ungessero i piedi con dell’unguento profumato e assai costoso: ma queste cose non significano che Egli sia venuto ad insegnarci un vangelo secondo la carne. Tutto al contrario! Il Vangelo di Gesù è un Vangelo spirituale, nel quale esiste una precisa gerarchica fra lo spirito e la carne: lo spirito comanda, perché sta molto al di sopra; la carne obbedisce, perché è posta al suo servizio. Mentre il perfido obiettivo che si propone questo clero infedele, questa falsa pastorale di un falso papa sacrilego e impudente, è proprio quello di darci a intendere che Gesù sia venuto a invertire quella relazione, a mettere la carne al di sopra dello spirito e quindi, implicitamente — anche se per ora non osano dirlo, ma ormai ci manca poco – che i peccati della carne non solo tali, sono la soddisfazione di legittimi desideri e di sani istinti naturali, o, nel peggiore dei casi, delle umane debolezze che è giusto comunque soddisfare, perché altrimenti — Freud insegna, mica Gesù Cristo – si creano conflitti interiori, origine di nevrosi. E se poi vogliamo essere ancora più precisi, andare ancora più in profondità, e individuare il luogo esatto per cui il Diavolo è passato, entrando nella Chiesa e distorcendo la pastorale del clero infedele, mettendo al bando ogni umano rispetto, perché nelle cose di Dio è giusto e doveroso essere chiari e se necessario intransigenti, affinché il peccatore si ravveda e si converta, diremo che è entrato dalla sua porta preferita: quella che, nell’atto sessuale, viene da sempre chiamata la porta del demonio, perché non è quella voluta dalla natura per dare il legittimo piacere alla coppia, e in seguito essere la porta della nuova vita che viene al mondo, ma una porta sterile e fetente, dalla quale nulla può nascere, e quindi prediletta da quelli che non concepiscono il sesso come dono di Dio ordinato alla trasmissione della vita umana, ma come palestra per ogni sorta di piaceri fine a se stessi.
Nel corso di una bella intervista di Francesco Toscano, per il canale Vox Italia, al professor Alessandro Meluzzi, pubblicata il 04/08/20 col titolo I tempi dell’anticristo. Se la Chiesa diventa una O.N.G. muore, dedicata a un’ampia panoramica sulle ragioni di fondo della crisi del cattolicesimo ai nostri giorni, a un certo punto (min. 23-25), dopo che l’intervistato ha ricordato che la battaglia in corso non è solo fra creature umane, vede il coinvolgimento dei demoni da una parte, e delle milizie celesti del’altra, vi sono state questa domanda e questa risposta:
FRANCESCO TOSCANO: Professore, nell’ascoltarla sembra molto strano sapere che le gerarchie ecclesiastiche non apprezzano, diciamo, questi punti di vista, queste riflessioni che richiamano ad una interpretazione, ad una lettura del Vangelo, e non solo del Vangelo, mentre si trovano a proprio agio con gente come Scalfari, come Eugenio Scalfari, il fondatore di "Repubblica" che noi ogni domenica, ogni lunedì leggiamo, insomma facendo due risate sui suoi editoriali, e anche oggi Scalfarti spiega che è molto amico con Bergoglio, che si sono visti insieme giovedì, e che Bergoglio come lui è molto preoccupato della imminente fine del Sole. Ecco: possibile che Bergoglio trovi normale passare le sue giornate a discutere del Sole con Scalfari, oppure puntare su Napolitano e Bonino come modelli, diciamo, di vita cristiana? Ecco: non sarà stato superato abbondantemente il senso del limite e della misura?
ALESSANDRO MELUZZI: Ma io posso dire — le rispondo col Vangelo, guardi. Io sono un pope ortodosso; di fronte a quello che dovrebbe essere il successore di Pietro — anche se secondo me non lo è, neanche dal punto di vista canonico; non voglio esprimermi al di là del "Non giudicate e non sarete giudicati" — una cosa è sicura, e posso dirle che conoscendo il mondo delle gerarchie cattoliche, anche nei gradi più alti, purtroppo, devo dirle che la presenza dell’omosessualità maschile nella Chiesa cattolica, e anche della pedofilia, è talmente grande ed è talmente penetrante che io mi permetterei di dire che — e uso un’espressione moto forte, perché so di essere un’emittente che può reggere anche una frase così pesantemente un po’ "biblica" del linguaggio — come in certi affreschi medievali, come quello per esempio che alligna nel camposanto di Pisa — il Diavolo entra nei membri della gerarchia della Chiesa, quelli che sono corrotti, dal deretano. E allora questo Diavolo che entra attraverso il deretano, attraverso l’omosessualità, attraverso la pedofilia, attraverso quella profezia evangelica che dice: "Questi hanno fatto del ventre il loro dio", è chiaro che vanno più d’accordo con un mondo laicista, tollerante, per il quale tutto è plausibile, tutto è possibile, in cui i desideri possono diventare bisogni, in cui non c’è più la legge naturale, non ci sono più o limiti, non ci sono più i confini, non c’è neanche più la decenza. Allora la Chiesa, fortemente inquinata al suo interno da una arrogante omosessualità, e in molti caso pedofilia, come può ergersi a maestra, come dire, rispetto a questi valori assoluti? Che magari sono affidati un po’ di più a padri, a vecchi padri di famiglia, che hanno conosciuto le difficoltà di essere mariti, di essere padri, di essere nonni, e che vogliono tutelare la vita e la trasmissione della vita. Io considero il celibato ecclesiastico, sia chiaro, anche quello dei monaci, un grande valore; ma dev’essere combinato con la virtù. Perché se diventa l’occasione per diventare degli allegri omosessuali trasgressivi, come purtroppo è avvenuto molte volte, anche recentemente, entro le parti vaticane, dove una notte di qualche anno fa la gendarmeria ha dovuto irrompere dentro un appartamento pontificio per interrompere un’orgia gay [il riferimento è all’episodio che coinvolse, nell’ottobre 2018, il segretario particolare del cardinale Coccopalmerio, monsignor Capozzi, di cui naturalmente la stampa, non solo cattolica, ha parlato pochissimo, mettendo presto tutto a tacere], be’, questo evidentemente è qualcosa che c’intimorisce molto.
San Paolo, nel primo capitolo della Lettera i Romani, pone direttamente in relazione il peccato d’idolatria, il non voler rendere il culto dovuto al vero Dio, con quello dell’inversione sessuale, l’uno come origine dell’altro: la confusione del giusto rapporto con Dio diviene causa della confusione del giusto rapporto fra l’uomo e la donna, e la sostituzione ad esso del rapporto omosessuale (18-28):
In realtà l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno…
Si noti la distanza abissale che separa le pastorale di Bergoglio, Chi sono io per giudicare un gay? (dove già la scelta della parola gay è una resa a ciò che piace al mondo) dalla pastorale dell’Apostolo delle genti: Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami (…) ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento. Più chiaro di così. Non per nulla negli antichi dipinti il sabba delle streghe era rappresentato come un’orgia sessuale nella quale il Diavolo si serve della sua porta preferita. A rigore, infatti, la sodomia non è sinonimo di omosessualità, perché non indica un orientamento sessuale, ma una pratica, che può essere attuata anche dall’uomo con la donna. Oggi è molto politicamente scorretto dire queste cose, anzi si va a rischio di una denuncia penale. Eppure qualcuno dovrà ben ricordare alla società impazzita che la vita non nasce dal piacere sterile della sodomia, ma dall’amore fecondo dell’uomo e della donna. E se non lo fanno i cristiani, chi lo farà mai di questi tempi? Viceversa si comprende perché la contro-chiesa attuale rema nella direzione opposta: è piena zeppa di cardinali, monsignori e preti sodomiti; è addirittura dominata dalle lobby gay: dunque, deve giustificare se stessa. Dante aveva compreso questo aspetto, si pensi a Inferno XV, 115, ove parla del vescovo Andrea de’ Mozzi, il cui turpe vizio è definito con l’espressione li mal protesi nervi. Ah come ci vorrebbe Dante ora, a fustigare questo clero depravato!
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