La società del vizio è destinata ad autodistruggersi
9 Luglio 2020Non seguita a venire notte, sempre più notte?
11 Luglio 2020Il momento storico che stiamo vivendo è particolarmente drammatico perché segna una svolta epocale e sicuramente irreversibile, mandando in pezzi il vecchio paradigma culturale ma senza averne uno nuovo capace di prenderne il posto. E l’atmosfera è resa ancor più cupa dalla impalpabile e tuttavia netta sensazione che la svolta non sta avvenendo per effetto di un processo naturale, ma sotto la spinta di un complotto, predisposto da moltissimo tempo e pazientemente ordito, poi, quasi di colpo, entrato nella fase decisiva con una formidabile accelerazione, grazie al dominio pressoché assoluto, da parte di una minuscola élite assai determinata, di tutto ciò che forma i sentimenti, le opinioni e le coscienze: l’informazione, la cultura, la scuola, l’università, il cinema, e perfino lo sport, la moda, la musica leggera. Tale élite controlla anche i governi, la magistratura e gran parte della pubblica amministrazione, ma specialmente la medicina e la sanità pubblica e privata, settore, quest’ultimo, che si è rivelato strategico per imporre alla popolazione delle restrizioni inaudite nella sfera delle libertà individuali: il tutto quasi senza incontrare opposizione, perché il consenso era stato già assicurato grazie a una campagna di terrorismo psicologico senza precedenti. I pochi anticorpi ancora esistenti, la famiglia, la chiesa, spezzoni della scuola pubblica, sono stati ridotti alla più totale impotenza e messi a loro volta con le spalle al muro, di fronte a un ricatto morale lacerante, oltre che a una repressione legalizzata: disobbedire ai provvedimenti liberticidi significa mettere in pericolo non solo la propria vita, così è stato detto e ripetuto da tutti i media asserviti all’élite, ma anche la vita delle persone care, perciò sono state le persone stesse ad auto-censurarsi, auto-limitarsi, auto-recludersi, facilitando enormemente il compito dei guardiani. Non solo: è stato seminato a piene mani il seme della diffidenza e della malevolenza tra la popolazione, incoraggiando, nell’isterismo generalizzato, episodi frequentissimi d’intolleranza e la pratica diffusa della delazione da parte di cittadini spaventati a danno di altri cittadini che, meno spaventati, senza dubbio perché più capaci di ragionare sulla base del proprio buon senso, s’ingegnavano a sopravvivere in maniera quasi umana, eludendo, per quanto possibile, almeno le limitazioni e le proibizioni più assurde imposte col pretesto dell’emergenza sanitaria, e ciò sia per conservare la propria salute — quella sì, messa in pericolo dai decreti scriteriati o criminali del governo — che per cercar di lavorare e non restare privi di reddito per settimane e mesi, cosa che, a quanto pare, interessa ben poco ai governanti servi dell’élite.
D’altra parte, se vogliamo essere giusti, dobbiamo riconoscere che non si è trattato di un fulmine a ciel sereno; che lo sconvolgimento in atto è stato preparato da una lenta decadenza spirituale e morale da parte della popolazione; che se le persone vengono trattate alla stregua di oggetti, o peggio, di criminali, che il potere può arbitrariamente privare dei diritti, sottoporre a trattamento sanitario obbligatori, far cremare in caso di decesso senza bisogno del consenso dei familiari, per coprire l’errore dei medici nel formulare la diagnosi e il fatto che migliaia di persone sono state uccise dall’intubazione e non dal tanto sbandierato virus letale; e se può falsificare impunemente i dati e indurre a dichiarare morti di Covid-19 individui che in realtà sono morti per altre patologie, e se può contare sulla copertura legale della magistratura, oltre che sull’attiva collaborazione delle forze dell’ordine e sulla sistematica opera di disinformazione e manipolazione dei fatti da pare dei mass-media, tutto ciò è stato reso possibile da anni, da decenni di ottundimento delle coscienze e delle intelligenze, di omologazione dei pensieri e dei comportamenti, di egoismo e di materialismo grossolano, nonché d’individualismo esasperato e di completa indifferenza per il senso del dovere e nei confronti degli impegni assunti. A cominciare da quello di impegnarsi al massimo perché la propria famiglia si conservi unita e serena, invece di gettare la spugna alla prima occasione e di inseguire senza alcun rimorso il miraggio della propria soddisfazione personale, anche a prezzo della sofferenze e dell’infelicità del coniuge e dei figli. E un discorso analogo va fatto per l’intelligenza: se ora si è dimostrato tanto facile, per il potere, manipolare le intelligenze e ingannarle sul reale stato delle cose, agitando spauracchi e nascondendo sistematicamente le notizie rassicuranti, ciò è stato possibile perché da molto tempo giornalisti, scrittori, insegnanti, ricercatori, si sono abituati a pensare e a comportarsi come dei mercenari, senza alcun amore per la verità, senza alcuno spirito di servizio né rispetto per le persone che in essi ripongono fiducia, ma badando unicamente a migliorare la propria posizione sociale, a salire qualche gradino nel teatro della fiera delle vanità, e concedersi il maggior numero possibile di vizi e di capricci pensando, poi, di non doverne rendere conto né a Dio, né agli uomini.
Del resto, i registi di questo complotto come avrebbero potuto ottenere che la gente arrivasse al punto di odiare la propria civiltà, di rovesciare o imbrattare le statue dei grandi uomini, di censurare le pagine dei poeti e degli scrittori, della Divina commedia perché pone Maometto all’inferno, o di Via col vento perché mostra un atteggiamento razzista verso gli schiavi negri, se prima le teste non fossero state svuotate da uno stile di vita sempre più stupido e consumista, dall’abitudine a ingoiare tutte le porcherie che manda in onda la televisione, dalla totale assenza di ogni pensiero critico? E come avrebbero potuto incitare alcuni criminali ad attaccare le chiese, insudiciarle, profanarle, incendiarle, malmenare o uccidere i religiosi, se da molto tempo non avesse preso piede una cultura violentemente anticattolica e anticlericale, nutrita di progressismo illuminista, materialismo e grossolano edonismo? Infine: come sarebbe stato possibile l’attacco generalizzato contro la famiglia naturale, la disinvoltura dei tribunali per l’infanzia nel togliere i figli ai genitori e darli in affido a non si sa chi, la tendenza dei figli a ribellarsi all’autorità dei genitori, a disprezzarla o disconoscerla, se da decenni la cultura contemporanea non avesse minato le basi dell’armonia familiare, insinuato un larvato istinto di parricidio per mezzo di film e romanzi ispirati alle deliranti teorie freudiane, e soprattutto instillato nella donna, tramite il deleterio femminismo, un sentimento d’insofferenza, di rivalità e perfino di odio nei confronti del maschio, e più ancora nei confronti della maternità, vista come una catena, una prigione, un ergastolo, nel quale naufragano i sogni e i sacrosanti diritti della "libertà" femminile? Davvero sarebbe stato possibile introdurre l’aborto legalizzato e farvi ricorso con tanta frequenza, senza la diffusione di una tale cultura, e senza la piaggeria e l’acquiescenza verso di essa dei più noti intellettuali, sia laici che religiosi? Se la chiesa non avesse deciso di tacere e di mandar già il boccone avvelenato, oggi tante donne farebbero ricorso all’aborto come a un mezzo contraccettivo? E davvero ci troveremmo nel mezzo di un tale tracollo demografico, con l’estinzione del nostro popolo ormai chiaramente visibile in prospettiva, dietro l’angolo dei prossimi cinquant’anni? E se non fossimo da tempo sprofondati in una cultura di odio verso noi stessi, verso la nostra civiltà, la famiglia e la maternità, il ritorno di Silvia Romano, gioiosamente convertita all’islam dai suoi rapitori, non sarebbe stato salutato festosamente come quello di un’eroina; e la pretesa di cantanti omosessuali, sposati con uomini, di "avere un figlio" – espressione già turpe in se stessa, visto che il figlio non lo possono avere se non comprandolo da qualche donna bisognosa – oltretutto eludendo le leggi italiane, non verrebbe accolta con aperta benevolenza e simpatia dalla stampa e dalle tv, ma susciterebbe disgusto e riprovazione. Né il falso clero traditore ci avrebbe lasciati per mesi senza la Messa, senza i Sacramenti; né avrebbe potuto svilire e umiliare la dottrina e la liturgia con delle "riforme" e delle prassi miranti in realtà a distruggere l’una e l’altra; né, infine, indegni massoni travestiti da cardinali e da papi, come Montini, Bugnini, Martini, Ravasi, Bergoglio, avrebbero potuto presentarsi in vesti autorevoli, se la fede non si fosse affievolita e quasi spenta nei cuori di milioni di cattolici, trasformandosi in una stanca abitudine esteriore, fatta di quotidiani compromessi al ribasso con il mondo.
Così, la crisi epocale che stiamo attraversando e che ci sta vagliando tutti come il grano, parte da lontano e investe ogni aspetto della nostra vita individuale e della nostra società nel suo complesso, anzi scavalca i confini dei singoli stati e si configura come una crisi complessiva della civiltà occidentale post-cristiana. È una crisi di senso: accantonati o apertamente contestati tutti i valori, tutti i punti di riferimento, tutti i principi morali e da ultimo perfino il linguaggio con il quale esprimere idee e sentimenti, divenuto una trappola preparata da altri per catturare la nostra intelligenze e la nostra sensibilità e portarci a nutrire pensieri e sentimenti che non sono realmente nostri, anzi che contrastano col nostro più intimo sentire, per uniformarci al politicamente corretto del progressismo globalista, ci accorgiamo che non esiste più un solo centimetro quadrato di terreno solido sul quale posare il piede, ma solo una sconfinata palude che si perde all’orizzonte, dove tutto è uguale al suo contrario e dove tutto può essere negato o affermato indifferentemente, beninteso restando sempre entro il recinto del Pensiero Unico che l’élite ha deciso d’imporre a sette miliardi di schiavi (in)felici e (s)contenti. Abbiamo fatto il deserto intorno a noi e dentro di noi; e in ciò siamo stati irretiti e manipolati da un’informazione e una cultura controllate dall’élite, con dosi massicce e quotidiane d’indottrinamento progressista da parte dei mass-media, della scuola, della università, ecc. Ovunque ci volgiamo, non riusciamo a scorgere che sabbia e rovine. Tutti i pozzi sono stati prosciugati o avvelenati; da ultimo, colpo finale, è stata colpita al cuore la sola cosa che ci era stata lasciata, la socialità, perché con il terrore della pandemia, scientemente diffuso fra la gente da tutti i pulpiti, abbiamo imparato a vedere nel vicino, per la strada, al lavoro, perfino al bar, un possibile untore e quindi un potenziale nemico, dal quale stare alla larga o magari da denunciare alle forze dell’ordine; e così siamo stati risospinti nella totale solitudine, con la sola compagnia del televisore e del computer, quest’ultimo ormai divenuto anche strumento didattico mediante il quale svolgere le lezioni, sostenere esami e perfino discutere tesi di laurea, il tutto senza allontanarci dal salotto o magari dalla cucina di casa. E in questo vuoto, in questa solitudine, in quest’angoscia popolata dai fantasmi dei nostri figli non nati, del nostro odio per noi stessi, dei nostri amari sensi di colpa per tutto ciò che avremmo potuto e dovuto fare, ma non abbiamo fatto, ci restano due sole alternative: toccare il fondo e scivolare nella depressione, in attesa che la vita ci porti via come inutili foglie secche staccate dal ramo, oppure ricominciare da dove erravamo rimasti, riscoprire la forza della famiglia, la bellezza della nostra civiltà, lo splendore del nostro Dio, il Dio dei sofferenti e degli afflitti, il Dio della vita e della vittoria sul peccato e sulla morte. Se scegliamo la prima strada non abbiamo che da lasciarci andare: la nave sta già affondando, è sufficiente non fare alcuno sforzo per tenersi a galla e per nuotare. Se scegliamo la seconda, dobbiamo morire alla nostra vita di prima e rinascere a una vita totalmente rinnovata.
Dove trovare le risorse, anzi dove trovare la volontà per continuare a vivere, a credere, ad amare e a lottare, perché la vita è lotta, l’eterna lotta del bene contro il male? In primo luogo, nel desiderio di restare uomini: infatti la posta in giuoco è proprio questa, e il nostro nemico è rappresentato da quelle forze oscure e potenti che vogliono strapparci la nostra umanità. La distruzione delle identità, dei valori, della fede religiosa e perfino dell’appartenenza al sesso maschile o a quello femminile, formano l’agenda del complotto globale che si sta consumando a danno dell’intera umanità, e in particolare dei popoli occidentali. Sul piano filosofico è un attacco al concetto di verità, base e fondamento di ogni pensiero che sia sano, razionale, costruttivo, umano, e senza il quale non restano che le paludi miasmatiche del relativismo, del solipsismo e del nichilismo, anticamera dell’auto-distruzione dell’uomo. In secondo luogo, dobbiamo liberarci dalla zavorra velenosa che ci ha tanto indeboliti: l’uso compulsivo della tecnologia, la dipendenza da pessime abitudini di vita che ci vedono sempre più schiavi di ogni genere di macchina e di congegno e sempre più lontani dalla vita sana, semplice e vera, a contatto con le cose e le persone reali anziché con entità virtuali. Tutto ciò non è solo zavorra, ma anche veleno, perché ci priva insensibilmente della parte vitale, reattiva di noi stessi, e ci sprofonda in un mondo irreale, fatto di cose evanescenti, illusorie, e di rapporti personali sempre più ridotti a un comunicare a distanza fatto di nulla, un nulla che viene scambiato per l’essenziale. Dobbiamo cioè imparare a distinguere le cose che passano da quelle che restano; dobbiamo capire che tutte le cose materiali, ma specialmente quelle prodotte dalla moda, dalla futilità e dal conformismo, passano e svaniscono, mentre restano solo le cose spirituali: la bellezza, la verità, l’amore, la giustizia. Le cose effimere hanno diffuso ovunque la disponibilità a prostituirsi: che tristezza vedere persone, anche attempate, rendersi ridicole, umiliarsi pubblicamente pur di vincere una modesta somma in qualche programma televisivo e apparire sul piccolo schermo, sia pure nei panni del povero scemo. È questo il messaggio di dignità, di sobrietà, di saggezza che lasciano ai giovani? In terzo luogo dobbiamo capire che da soli non ce la faremo mai; che Uno solo può trasmetterci la forza per farlo: Uno le cui promesse sono incise sulla roccia, perché è la Verità…
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