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Perché in Italia non c’è né c’è mai stata l’opposizione

Dal principio di marzo sono ormai quattro mesi che il governo Conte Bis, un governo politicamente grottesco, tecnicamente discutibile e moralmente del tutto illegittimo, fa tutto quello che vuole, e anche assai più di quanto qualsiasi governo democraticamente eletto potrebbe mai permettersi di fare, sospendere la Costituzione, abolire i diritti fondamentali del cittadini, imporre di fatto una dittatura sanitaria (con tanto di T.S.O. per i dissidenti), varare leggi liberticide, distruggere deliberatamente l’economia colpendo al cuore la piccola impresa, prendere decisioni fatali sul piano degli accordi finanziari internazionali, creando le condizioni per un commissariamento del Paese da parte della Bce oltre che una ulteriore, esponenziale crescita del debito pubblico, e la sedicente opposizione continua a brillare per la sua assenza. Non diremo nulla circa la Presidenza della Repubblica, dalla quale nulla orai ci aspettiamo, avendo ripetutamente constatato che essa non è arbitro e quindi non svolge l’ufficio di tutela suprema del dettato costituzionale, ma parte integrante della squadra di governo, del quale è sostanzialmente espressione, poiché, anche se esisteva ben prima di esso, era stata a sua volta eletta da un governo, quello di Renzi, che nasceva dalle stesse dinamiche e per la difesa degli stessi interessi. Dunque, se Mattarella è stato, fin dall’inizio, l’il candidato al Colle del Partito Democratico, sarebbe puerile aspettarsi che adesso faccia sentire sia pure un sospiro, uno starnuto, per esprimere sia pure solo un certo disagio, nemmeno un dissenso, nei confronti del governo formato da PD e Cinque Stelle, e che e nei suoi voti e nella sua strategia fin da quando, pigliando in giro la maggioranza degli italiani, venne fatto loro credere che, col governo Conte Uno, sarebbe stata rispettata la loro indicazione di voto (ricordate l’episodio del suo irrituale rifiuto di convalidare la nomina di Paolo Savona quale ministro dell’economia?). E non diremo nulla neppure del Movimento Cinque Stelle, il quale fino al giorno prima della nascita del Conte Bis aveva scandito la slogan mai col partito di Bibbiano, e che, del resto, aveva promesso, per bocca del suo guru Beppe Grillo, che sarebbe andato in Parlamento per aprilo come una scatola do tonno, battendosi sia per l’uscita dall’euro, sia contro le vaccinazioni obbligatorie, e si poi si è scordato e rimangiato tutti gli impegni e le promesse non appena piazzato i suoi ragazzotti scappati di casa, compresa la Casa per antonomasia, quella del Grande Fratello televisivo, sulle poltrone giuste. Del pari non spenderemo parole riguardo alla magistratura: è sempre stata cosa del PD e della sinistra, ha sempre svolto la funzione di supporto al PFD e di contrasto, con qualsiasi mezzo, a qualunque governo di centro-destra, e dunque anche adesso non sta facendo nulla di nuovo e, in ogni caso, nulla di diverso dal suo normale mestiere (e chi si scandalizza e si straccia le vesti adesso per le rivelazioni, postume, del giudice Amedeo Franco, è davvero un’anima candida, per non dire altro).

No: ciò che colpisce è l’assoluta irrilevanza delle forze cosiddette di opposizione. Chi ha una certa età e un poco di memoria certamente ricorda che ai radicali, ai tempi d’oro delle loro battaglie — d’oro, si fa per dire — erano capaci di bloccare l’intero Parlamento, per giorni e giorni, in quattro di numero che erano, con maratone oratorie di ore ed ore, che andavano avanti giorno e notte. E la Lega e Fratelli d’Italia, che di parlamentari ne hanno ben più di quattro, non sono stati capaci di far niente di meglio, da che regna questo stato d’assedio imposto a colpi di decreto legge, che ragliare qualche timida protesta, piagnucolare sulla prepotenza della maggioranza e fare qualche comparsata serale negli studi di Del Debbio, assumendo i toni e gli atteggiamenti delle povere Cassandre inascoltate, sottoposte a un’intollerabile violenza da parte di un governo brutto e cattivo, perché accecato da un’arroganza mai vista fino ad ora? Ma via: Salvini, Meloni, eravate dei leoni quando il vento soffiava dalla vostra parte, e ora che vi soffia in faccia questo è tutto quel che sapete fare? O non lo sapevate che la sinistra, quando ha le leve del potere in mano, non guarda in faccia nessuno, non fa prigionieri e venderebbe anche sua madre piuttosto che ridare la parola agli elettori, ben sapendo che stavolta nessun miracolo la riporterebbe al governo? E che fare sul serio l’opposizione non significa chiedere educatamente permesso, bensì mobilitare tute le risorse possibili e immaginabili in una battaglia senza quartiere, anche a costo di ricorrere all’Aventino, affinché tutto il modo sappia che in Italia la democrazia è stata scippata da un governo di cialtroni arroganti e incompetenti, non eletti da alcuno e autonominatisi salvatori della Patria, con potere di mettere agli arresti domiciliari, come altrettanto delinquenti, sessanta milioni di onesti cittadini, lasciando contemporaneamente libertà di sbarco e d’invasione a migliaia e migliaia di fasi profughi africani, più la libertà di spacciare e delinquere impunemente nel bel mezzo delle nostre città paralizzate dal lockdown? Ma la prova più certa che Salvini e Meloni si astengono dal fare qualunque seria opposizione non perché non saprebbero come farla, ma perché non hanno alcuna intenzione di farla, è data dal fato che seguitano a concordare iniziative e manifestazioni al fianco, o piuttosto al seguito di Silvio Berlusconi: cioè di colui che, rovesciato da un golpe bianco nel 2011 per conto della UE, da quel preciso momento ha deciso di porsi al servizio di quella stessa UE, e da allora è stato il più strenuo fautore dell’europeismo in seno alla destra italiana. Vale a dire un cavallo di Troia al servizio del nemico — perché l’UE è il nemico dell’Italia, e chi non ha capito questo, non ha capito nulla e non vale neanche la pena di spiegarglielo – che non si dà neppure la pena di non far udire il risuonare della armi dei guerrieri nascosti nella sua pancia per conquistare la città di notte, quando tutti i cittadini sono immersi nel sonno. Se davvero volessero fare opposizione all’attuale governo di sinistra, Salvini e Meloni lascerebbero perdere Berlusconi, che si è appena offerto di fare da stampella a quel governo; anzi a dirla tutta l’avrebbero mandato a quel paese da un pezzo, visto che costui ha già dimostrato ad abubdatiam che la sola cosa a cui tiene sono i suoi affari, i suoi soldi, e i suoi giochini di potere con Renzi e la massoneria, mentre dell’Italia gl’importa meno di zero (una volta il Bossi prima maniera lo disse: Che c’entra Belusconi con la politica? Lui c’entra coi soldi). Ma soprattutto gl’importa delle sue televisioni, con le quali sta incretinendo la gente da più di quarant’anni :e non a caso, essendo il distributore fiduciario per l’Italia della spazzatura televisiva e cinematografia americana.

Sulle ragioni specifiche di questa impossibilità, da parte di Lega e Fratelli d’Italia, di mandare al diavolo Berlusconi e di correre per conto proprio, si possono fare le più varie e colorite congetture, da quelle di ordine personale a quelle di ordine finanziario, ma è cosa che qui non c’interessa e che, del resto, lasciamo volentieri ai politologi di professione, confessando la nostra ingenuità e la nostra inesperienza sulle dinamiche politiche italiote. Su un piano generale, tuttavia, crediamo di essere in grado d’indicare la ragione di fondo della mancata opposizione, non solo della destra ai governi di sinistra, ma anche, in passato, della sinistra ai governi di destra, e prima ancora della destra e della sinistra ai governi del Grande Centro democristiano (quest’ultimo punto viene spiegato molto bene dall’economista e saggista Marco Della Luna, oltre che nei suoi libri, in un’intervista rilasciata a Vox Italia e consultabile in rete all’indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=zM1HZlZwt_8). In breve, si tratta di questo: dal 1945 l’Italia ha perso la sua effettiva sovranità e quindi, in pratica, non solo l’autonomia della sua politica estera, ma anche quella della sua politica interna. Se in Italia ci fosse una vera opposizione, ciò vorrebbe dire che l’Italia è uno Stato sovrano, perché l’esistenza di una vera opposizione attesta, per un Paese, la possibilità di seguire una certa linea politica, oppure un’altra; ma l’Italia non è più un Paese sovrano, e dunque la dialettica fra governo e opposizione si riduce a un teatrino, una farsa. Questa è la nuda e cruda sostanza del discorso sulla politica italiana, che nessun orpello o arzigogolo potrà mai nascondere e tanto meno cambiare, sia pure d’una virgola. Chi ha provato a riconquistare spazi di manovra per l’Italia è finito male, da Enrico Mattei che cade "misteriosamente" col suo aereo ad Aldo Moro che viene ammazzato dalla Brigate Rosse eterodirette e senza che i servizi segreti riescano a trovarlo, o piuttosto senza che lo vogliano, a Bettino Craxi che deve rifugiarsi in Tunisia per sfuggire all’arresto come un volgare malfattore (a proposito di magistratura col vizio di commissariare la politica come e quando vuole). I padroni veri della politica italiana non stanno di casa in Italia, ma all’estero; in Italia c’è solo la forma, l’apparenza del potere, ma non la sostanza; e i politici italiani, di governo e di opposizione, possono solo prendere ordini, o se vogliamo usare una parola più gentile, "suggerimenti", dai loro padroni esterni. Così stanno le cose, piaccia o non piaccia. Gli uomini del vecchio PCI sapevano benissimo, Palmiro Togliatti per primo, di non poter mai arrivare a formare un loro governo perché, allineati com’erano all’Unione Sovietica, il vero potere che governava l’Italia, quello degli Stati Uniti, non lo avrebbe mai consentito. Tale consapevolezza li aveva condotti a un realismo che sempre più sconfinava nel cinismo, perché la facciata del partito, comunista e rivoluzionaria, continuava ad alimentare l’illusione nei suoi elettori che prima o poi Baffone sarebbe arrivato, oppure (versione eurocomunista di Enrico Berlinguer) che il PCI sarebbe riuscito, con le sue sole forze, a dar la spallata finale e insediare in Italia un governo comunista e "rivoluzionario". Insomma i quadri giocavano con le parole e ingannavano le masse; gli elettori continuavano a sognare i loro dolci sogni di sconquassi sul modello dell’Ottobre ’17 o giù di lì.

La fine della Guerra Fredda e del mondo bipolare non ha cambiato di molto le cose perché l’Italia, simile in questo alle due Coree, si trovava e si trova in un’area strategica troppo importante perché gli Stati Uniti vi possano mai rinunciare, anzi dopo il 1990 è divenuta per essi ancora più importante essendo sulla direttrice Mediterraneo-Nordafrica-Vicino Oriente-Golfo Persico); in compenso vi si è aggiunto un nuovo potere, quello della UE, che ha attirato l’Italia nella zona euro al preciso scopo d’impedirle di poter svalutare la propria moneta e continuare ad essere una temibile concorrente industriale e manifatturiera, legandole le mani con una finta moneta europea calibrata sul marco e perciò tale da aggravare il debito e favorire il continuo drenaggio di siti produttivi dall’Italia a favore delle banche tedesche. Due padroni invece di uno. E lo si è visto quando, dopo la distruzione della DC e del PSI ad opera della magistratura filo PCI (la quale, stolidamente, ragionava ancora in termini di potere apparente e non di quello reale) si sono formati i primi governi di centro-destra, che sono subito apparsi, paradossalmente, ancor più subalterni al potere esterno di quanto lo fossero stati i vecchi governi centristi a trazione democristiana. Ma soprattutto la svolta mondiale del 1990 ha visto, con la fine del conflitto Est-Ovest, l’inizio del potere unipolare del grande capitale finanziario, che non è americano, ma apolide, e per il quale tutti gli stati, compresi gli USA, altro non sono che mercati da invadere, popoli da sfruttare e soprattutto cervelli da colonizzare: perché solo colonizzando la mente delle persone si può far sì che esse porgano volonterosamente il collo al giogo (o il viso alla mascherina, come sta avvenendo in questi mesi d’isterismo collettivo per la falsa pandemia). E che quel potere non coincida con gli Stati Uniti, ma sfrutti anche gli Stati Uniti, lo si è visto l’11 settembre del 2001, quando non ha esitato a sacrificare la vita di temila innocenti cittadini statunitensi per collaudare i nuovi sistemi di dominio basati sul terrore permanente. In questa situazione, i dirigenti del PCI, oggi PD, decisero di fare la grande scelta di campo, cui erano già psicologicamente e culturalmente predisposti da anni di cinismo nei confronti dei loro stessi elettori: candidarsi a delegati per l’Italia del grande potere finanziario, e perciò fautori zelanti ed entusiasti della sua strategia di dominio, l’UE a livello continentale e la globalizzazione (quindi Soros, Rotschild, Rockefeller) a livello planetario. Da qui la scelta pro immigrazione, pro gay, pro vaccini, pro eutanasia, ecc. ecc., che tanto stupisce le anime belle, considerate le radici popolari e rivoluzionarie della sua (ex) ideologia. Lo ripetiamo: per capire la dialettica governo/opposizione in Italia, bisogna sempre tener conto del quadro di riferimento internazionale: ha il potere sull‘Italia (non in Italia) chi si candida per primo a servire il potere vero, che è fuori di essa (Franza o Spagna, purché se magna). Una volta, nella sua divina arroganza, Mario Monti, uomo della BCE e al tempo stesso dei Rockefeller, candidamente lo disse, nel corso di un’intervista televisiva (forse qualcuno la ricorda ancora): I poteri forti? In Italia non ce ne sono. Una volta capito questo, cioè che la dialettica governo/opposizione è solo un teatrino, molte cose che prime sembravano solo strane, acquistano un preciso significato. Come l’inspiegabile fascinazione di Salvini e Meloni per il decrepito Berlusconi. Perché non si decidono a mollarlo, visto che per loro è una costante palla al piede? Forse perché fa parte della commedia. Del resto, due domande scorrettissime. La prima: fra tutte le ragazze che ci sono al mondo, proprio con la figlia del massone Denis Verdini doveva mettersi Matteo Salvini? La seconda: con tutti gli uomini che ci sono al mondo, proprio con un autore di Mediaset si doveva accompagnare Giorgia Meloni, col quale ha avuto anche un figlio? Guarda un po’ quant’è piccolo il mondo: gira e rigira, finisci per cascare sempre sugli stessi nomi. Curioso, no?

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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