Quello che passa e quello che resta
22 Maggio 2020
Stiamo vivendo la fine di un ciclo e forse della storia
24 Maggio 2020
Quello che passa e quello che resta
22 Maggio 2020
Stiamo vivendo la fine di un ciclo e forse della storia
24 Maggio 2020
Mostra tutto

Traditi, beffati, mascherati: a quando il risveglio?

Molte persone ci dicono, ci scrivono, ci telefonano, anche dall’estero, per sfogare non soltanto la loro amarezza e la loro indignazione di fronte al presente avvilimento di questa nostra bella Italia, ma anche la loro incredulità: parecchi ci hanno confidato di aver l’impressione che tutto questo sia un sogno, una cosa che non può essere vera, non può accadere veramente. Sì, un brutto sogno, un incubo: forse peggiore di quanto avrebbero mai potuto immaginare. Questa sensazione d’irrealtà dipende, secondo noi, da due ordini di fattori. Da un lato tutto ciò che sta accadendo appare troppo ben sincronizzato perché lo si possa crede il risultato di circostanze casualmente concomitanti: la falsa pandemia programmata da tempo; il colpo di stato giustificato e legalizzato dalla pretesa emergenza sanitaria; la resa incondizionata ai poteri forti della grande finanza, dietro le spalle del popolo "sovrano"; il controllo totale e capillare su tutto il complesso dell’informazione e l’attacco ormai scoperto alla libertà della rete, ultimo bastione di resistenza; l’atto finale dell’autodistruzione, anch’essa programmata, della chiesa cattolica a opera del falso clero conciliare, mediante la sospensione della Messa e la blasfema svalutazione dell’Eucarestia; l’attuazione di un totalitarismo sanitario (ivi compresa la variante psichiatrica per i dissidenti) da attuare col consenso della gente; l’ultima picconata alla moribonda economia per attuare la rovina completa dei ceti medi e la sua consegna alle grandi banche straniere. Dall’altro lato, c’è il fatto che né la palese strumentalità della cosiddetta emergenza, né la falsificazione sistematica dei dati sanitari, né la censura poliziesca su tutta l’informazione, né, infine, le folli e catastrofiche misure di contenimento del contagio decise dal governo Conte Bis, con la reclusione agli arresti domiciliari, per quasi tre mesi, di un popolo di sessanta milioni di persone, hanno suscitato un barlume di consapevolezza in una larghissima percentuale della popolazione. Sicché siamo di fronte a un caso unico nella storia di una diffusa approvazione popolare nei confronti del governo, peraltro non eletto, che sta tradendo, beffando e assassinando la nazione intera. E questo ci induce alla malinconica constatazione che la parte più importante dell’esperimento in atto, indurre negli italiani una vera e propria mutazione antropologica, è perfettamente riuscita.

Il simbolo esteriore di questa mutazione è la mascherina che, divenuta il segno beffardo di come gli italiani siano ormai lanciati a rotta di collo lungo la china di un furioso e incontenibile odio di sé. Di tale odio avevamo già avuto, nel corso degli ultimi anni, numerose e inequivocabili avvisaglie. Ricordiamo i cori Una, dieci, cento Nassirya nel 2007; l’esultanza per la caduta del governo Berlusconi nel 2011 in seguito a una congiura orchestrata dai poteri forti europei e specialmente dalla BCE, con la fiduciosa accoglienza riservata a Mario Monti, non eletto dal popolo ed espressione diretta di quei poteri; la sostanziale indifferenza della stampa e dell’opinione pubblica per la sorte dei due marò, arrestati illegalmente e proditoriamente in India nel 2012; l’imposizione dei vaccini obbligatori da parte del ministro Beatrice Lorenzin nel 2017; l’incriminazione dell’allora ministro Salvini per il caso della nave Diciotti, nel 2019; il trionfale ritorno, vestita con l’abito dei terroristi islamici che l’avevano rapita, della cooperante Silvia Romano, e la sua aperta apologia dell’islamismo; e molti altri. In ciascuno di questi casi una cosa era apparsa evidente: che a una buona percentuale degli italiani non importa nulla dell’Italia; che chiunque può offendere e umiliare il tricolore, chiunque può maltrattare i cittadini, dall’esterno e dall’interno, e imporre loro ogni sorta di prevaricazioni, con la forza delle armi o con l’arroganza del potere, certo che non vi sarà alcuna reazione, anzi, che moltissime persone daranno ragione a quei poteri, esterni e interni, e staranno idealmente e materialmente non dalla parte degli italiani in quanto popolo sovrano, ma dalla parte di quelli che parlano e agiscono contro l’Italia, contro la sua dignità e indipendenza, contro la sua economia, contro i suoi interessi vitali; e con la variante di una falsa chiesa che perseguita accanitamente i veri cattolici per conto degli eretici.

Tuttavia, che gli italiani si vogliano poco bene, e che, parlando in generale, abbiano la propensione a sottomettersi con troppa facilità, riservando le loro energie, semmai, al piacevole sport di odiarsi e combattersi fra loro, di solito per conto di un potere esterno, tutto questo non è un fatto nuovo e quindi bisogna metterlo nel conto, perché i nodi vengono al pettine non quando le cose filano lisce, ma quando una società viene messa di fronte a dei problemi strutturali che investono la sua stessa capacità di sopravvivenza. Quello che è nuovo, e che accomuna gli italiani ad altri popoli in questo momento storico – sempre, però, suggerendo un confronto impietoso fra quelli e questi — è la totale perdita dello spirito critico e perfino della capacitò di osservazione e del più elementare buon senso, a favore di una accettazione incondizionata di ciò che dicono i mass-media, e non importa se lo dicono non sulla base di numeri e fatti certi, ma di una sistematica campagna di terrorismo psicologico. Essi dicono che è in atto una terribile pandemia, la quale, di per sé, giustifica le misure eccezionali adottate dal governo Conte Bis, per via di decreti legge, cioè aggirando il parlamento e ponendo il Paese di fronte al fatto compiuto di un governo che, dalla mattina alla sera, sospende la Costituzione, cancella tutti i diritti più elementari dei cittadini e impone loro un rigoroso regime poliziesco, a suon di multe salatissime e di denunce per i renitenti. Benissimo. Ma allora, se c’è una pandemia, che si mostrino i mucchi di cadaveri; che si facciano vedere le cifre della strage. Questo non accade, perché i morti non sono dovuti al Covid-19 ma a un insieme di patologie pregresse, cui, eventualmente, si è aggiunto il Covid-19. Per il resto, le cifre nude e crude dicono che quest’anno il numero complessivo dei decessi è diminuito, e di parecchio, rispetto all’anno scorso: di ventimila unità nei primi tre mesi; e che si registrano molti meno casi d’influenza in genere. La fretta di far cremare i deceduti in ospedale e la proibizione, nei primi due mesi della quarantena, di assistere ai funerali, hanno alimentato il sospetto che si vogliano far sparire le prove di quanto abbiamo detto: che non c’è alcuna pandemia, dunque nessuna emergenza sanitaria è giustificata, tanto meno una emergenza di questa portata, con il blocco quasi totale della produzione economica e dell’attività commerciale e turistica. Eppure, una gran parte degli italiani si è bevuta tutto ciò che stampa e tiggì le hanno rifilato, con toni altamente drammatici e in assenza pressoché totale di dibattito scientifico con relativo contraddittorio. I biologi che sostenevano tesi diverse da quelle del governo, sono stati infangati, attaccati, denunciati e soprattutto esclusi dal giro dei mass-media. I giornalisti che hanno avanzato tesi analoghe hanno subito la stessa sorte. Perfino personaggi che da sempre erano contesi dai salotti televisivi, come Vittorio Sgarbi, improvvisamente ne sono stati esclusi, e per far sentire la loro voce hanno dovuto ricorre a interviste in rete, o alle poche radio indipendenti, o a dei video autoprodotti. Il livello della libertà d’informazione, che non era mai stato alto nel nostro Paese (e questo lo sapevano già tutti tranne noi, tant’è vero che i giornalisti stranieri, per sapere i fatti di casa nostra, leggevano la loro stampa e non quella italiana) ha toccato il punto più basso, più o meno ai livelli della vecchia DDR.

Il segno visibile, dicevamo, di questa immaturità politica e civile, di questa inconsapevolezza, di questo conformismo e di questo odio di sé, è nel vedere sessanta milioni di italiani ridotti a girare con la mascherina, come in un grottesco carnevale involontario. Anche qui, nessuna indipendenza di giudizio, nessuna franchezza di espressione: e non solo da parte delle persone comuni, le quali, dopotutto, si rimettono al parere dei cosiddetti esperti, ma proprio di questi famosi esperti. Nessuno che abbia l’onestà e la lealtà di dire che le mascherine, specie quelle del tipo più semplice, usa e getta, non servono assolutamente a nulla; che potrebbero avere una ragion d’essere, parlando in generale, per proteggere gli altri e non se stessi, nei luoghi chiusi e affollati o di fronte a persone anziane e a rischio; che indossarle in luoghi aperti, camminando o facendo dello sport, o addirittura guidando l’automobile, è assurdo, sbagliato, antigienico (perché costringe le persone a respirare la propria anidride carbonica) e fra poco, con il caldo, equivarrà a una vera e propria tortura, specie per chi lavora in uno spazio chiuso e la tiene sul viso per l’intera giornata. Intendiamoci: non stiamo incitando chicchessia a trasgredire le norme, a esporsi alle ritorsioni delle forze dell’ordine (altra dolorosa scoperta: l’atteggiamento assurdamente ostile di una bella fetta delle forze dell’ordine; la loro interpretazione letteralistica di norme e proibizioni vaghe e cervellotiche, spesso nel senso più sfavorevole ai cittadini e specialmente ai piccoli commercianti). Infatti è chiaro che di fronte alla prospettiva di beccarsi una multa di centinaia di euro, che diventano migliaia per il gestore di un locale pubblico, la sola cosa logica da far è adattarsi e osservare le norme, o almeno non esporsi e non prestare il fianco ai rigori della legge. Però una cosa è indossare la mascherina e i guanti quando ciò è espressamente prescritto, e un’altra è farlo anche quando palesemente non è necessario: ad esempio correndo in campagna, o passeggiando nei boschi, o quando si è nell’abitacolo della propria automobile. E una cosa è tenersi a un metro, un metro e mezzo dalle altre persone quando si è in un luogo chiuso e affollato, ad esempio facendo la coda al supermercato e un’altra è tenersi a quattro metri, e rimproverare l’altro se si avvicina troppo, o fargli notare che non indossa i guanti, o che non tiene la mascherina ben fissata sul naso e sulla bocca. Questo è un altro paio di maniche, e rivela non la sottomissione inevitabile alla forza del potere, ma un’adesione spontanea, volontaria, incondizionata e aggressiva che va perfino aldilà di quanto viene richiesto, e sconfina nella sistematica ostilità verso il prossimo e dalla pronta disponibilità a farsi suoi delatori. È come se il vicino di casa o l’avventore di un bar fossero diventati improvvisamente i nemici pubblici numero uno, più pericolosi dei terroristi dei quali la rimpatriata (a spese nostre) Silvia Romano ha detto cose bellissime, che sono stati gentil e corretti e che di loro non ha proprio ragione di lamentarsi. Quando una buona fetta della popolazione non solo accetta la mascherina, ma la pretende; quando non solo accetta d’indossare i guanti, ma vuole che lo facciano tutti, anche dove non è obbligatorio; e quando vescovi e preti sono i primi a lesinare la santa Messa, a centellinare la santa Comunque, e si permettono perfino di ironizzare sul "piagnucolio" dei fedeli che sono stati privati della Pasqua, o sui cattolici che mostrano un attaccamento, a loro dire, quasi superstizioso al Corpo di Cristo: ebbene, quando si arriva a questi livelli, significa che i danni che il popolo italiano ha subito dalle politiche del governo (e della chiesa) sono immensamente più gravi di quel che si possa misurare sul piano materiale ed esteriore. Sono danni che arrivano fino all’uso delle facoltà intellettuali e, nel caso dei credenti, fino al rispetto per la cosa più santa che per loro esista, Gesù Eucaristico. E quando si vede un prete, o addirittura un vescovo, distribuire la santa Comunione indossando mascherina, guanti e pinzette, e allungando il braccio al massimo, invitando i fedeli a fare altrettanto per ricevere il Corpo di Gesù, si capisce che è proprio finita: che il vero senso religioso è morto, e i se i cattolici arrivano a guardare il Copro di Cristo come una pericolosissima fonte di virus, Gesù per loro non è Vita, ma un simbolo morto.

Questi italiani divenuti fanatici della mascherina e della distanza di sicurezza sono la prova evidente che il test del governo ha avuto un successo strepitoso. Quanti punti favorevoli poteva avere nei sondaggi il signor Conte, ancora alla fine di febbraio? E quanti ne avrà oggi? Il test era questo: fare in modo che il più scalcinato, il più insignificante, il più vile dei governi non eletti dal popolo, quello formato dai ministri più ignoranti e incompetenti, e con un premier che non sa neanche mettere in fila due congiuntivi giusti in un discorso, riuscisse a risultare uno dei più amati, o, almeno, fosse percepito come la difesa necessaria contro un imminente pericolo di morte, e la gente si scordasse che fino al giorno prima quasi tutti chiedevano a gran voce le elezioni. Quanto all’uscita dall’euro, per ottenere la quale milioni di persone hanno votato, alle ultime elezioni, per il Movimento 5 Stelle, chi se ne ricorda più? Sono ben altre le priorità, adesso; e dalla UE, semmai, la gente si aspetta la salvezza, magari quella stessa gente che fino a un anno fa vedeva in essa il pericolo più grave. In subordine, pieno successo anche per il test ecclesiastico, anzi se possibile un successo ancor più grande: il primo papa della storia che bestemmia apertamente, che pronuncia eresie a ripetizione, e un clero che nega ai fedeli la Messa e la santa Comunione, laddove i martiri si facevano uccidere pur di darla e di riceverla (e si fanno uccidere tuttora, in varie parti del mondo, da quei simpaticissimi terroristi islamici dei quali Silvia Romano parla con tanta stima e affetto), vengono percepiti come il papa migliore in assoluto e come il clero finalmente schierato con la gente e con i poveri (sì, ma quali? anche gli italiani?) anziché con i ricchi e col potere. Che poi è l’esatto contrario della verità, visto che in compagnia di Bergoglio, compagnia ideale e materiale, ci sono Soros, la BCE, il Deep State americano, le multinazionali, la magistratura politicizzata e tutte le forze peggiori della globalizzazione selvaggia. Complimenti, gran bel lavoro: e tutto col consenso della gente. Mascherina, guanti, distanza di sicurezza. Avanti, marsch, in fila per tre: un-dué, passo!

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
Hai notato degli errori in questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.