Predatori e prede
20 Maggio 2020Quello che passa e quello che resta
22 Maggio 2020Sapersi adattare alle situazioni è senza dubbio una virtù: tutta la storia umana è la storia di un costante, intelligente sforzo di adattamento alle condizioni date, dal clima all’ambiente geografico. Anche nei confronti della società l’uomo deve sapersi adattare: non può fare tutto ciò che vuole; deve rispettare delle regole; deve tener conto degli altri, a cominciare dai propri familiari. E tuttavia, quando si passa dall’ambiente esterno all’ambiente sociale, cambia la prospettiva in cui lo sforzo di adattamento risulta utile e necessario. Con una temperatura esterna di trenta gradi sotto zero, come avviene in Siberia nella stagione invernale, non si discute: o ci si adatta, e si sanno costruire abitazioni e indumenti adatti, oppure bisogna rassegnarsi a perire. Con la società le cose stanno in altri termini: è giusto che l’uomo si adatti, tuttavia egli non ha a che fare con una realtà immodificabile, bensì con un insieme di relazioni che possono essere modificate a tutti i livelli, da quello affettivo a quello economico. Non è scritto da nessuna parte che un genitore deve mantenere suo figlio anche quando questi ha quarant’anni suonati e non ha voglia di cercarsi un lavoro, oppure è drogato e per procurarsi soldi picchia la madre un giorno sì e un giorno no; e non è una legge del destino che un onesto imprenditore debba pagare allo Stato un cinquanta, o un sessanta o un settanta per cento di tasse, oltretutto per avere in cambio dei servizi da Terzo Mondo. No, queste cose si possono e si devono rinegoziare e modificare: pacificamente, finché possibile, ma anche con le cattive, se non lo è. Sia per l’individuo, sia per le comunità, vale la regola che le regole sociali si aggiornano e si modificano e non si è tenuti a subirle passivamente, se a un certo punto si rivelano dannose e controproducenti.
Quando, al principio di marzo, il governo Conte Bis ha deciso di dichiarare la quarantena in tutto il territorio nazionale, perfino nelle isole più piccole e remote, che non hanno mai conosciuto un solo caso di Covid-19, gli italiani hanno subito capito che avrebbero dovuto fare appello al loro proverbiale spirito di adattamento, che essi possiedono in misura superiore a tanti altri popoli. Mano a mano che le settimane e i mesi passavano, però; mano a mano che il governo insisteva nel proibire praticamente tutto, e non faceva nulla per assicurare un reddito a quelli che l’avevano perso per i suoi provvedimenti; mano a mano che le forze dell’ordine si accanivano a far rispettare i divieti nella maniera più scrupolosa, e non di rado vessatoria, affibbiando multe salatissime a vecchietti e casalinghe e perfino a ragazzini mandati dalla mamma a fare la spesa, o a sacerdoti rei di aver celebrato la santa Messa alla presenza di cinque o sei persone: ebbene la capacitò di adattarsi, che è di per se stessa una cosa buona, ha cominciato a rivelare anche il suo limite e il suo lato oscuro, vale a dire una sgradevole contiguità con la rassegnazione, il fatalismo, lo scoraggiamento, la rinuncia, la disistima di sé e il vittimismo. Un governo, specie se non eletto dal popolo, non è un dato di fatto stabilito dal destino: è una realtà umana, transitoria e imperfetta. Se un governo impazzisce o, peggio, se va deliberatamente contro l’interesse nazionale e contro il bene dei cittadini, allora adattarsi con tanta arrendevolezza alle sue imposizioni dittatoriali cessa di essere una cosa buona e diventa una cosa cattiva. Non si tratta di ribellarsi in modo violento e neppure di esporsi inutilmente alle sanzioni, infrangendo le norme vigenti (e anticostituzionali: ma questo è un altro discorso): si tratta di tener desto e vigile lo spirito critico; di conservare mente lucida e capace di vedere le cose per ciò che sono; di non permettere che la stanchezza e una sorta di torpore ottundano la facoltà di capire quel che sta accadendo, di come ci stanno ingannando, e di quali siano i veri scopi di quelli che, a parole, ci hanno messi agli arresti domiciliari per proteggere la nostra salute. Imponendo, da un giorno all’altro, lo stato etico: perché, fino a prova contraria, dovrebbe esistere la libertà di curarsi o non curarsi, e di proteggere la propria salute come ciascuno ritiene giusto e opportuno: mentre uno stato che ordina a tutti la stessa linea di tutela della salute e prende severi provvedimenti contro chi vorrebbe adottarne una diversa, non è più uno stato democratico, anzi non è neppure uno stato di diritto, ma un totalitarismo perfetto.
Andiamo su Youtube Italia e subito, prima di digitare il canale che c’interessa, la home page ci offre una ricca scelta di video adatti al momento storico che stiamo vivendo. Sono raggruppati sotto una grande scritta che recita A CASA # CON ME; sottotitolo: # DISTANTIMAUNITI. Citiamo a caso, fra i video reclamizzati:
– Il mio nuovo pollaio fai da te;
– 22 cose che non compro più(minimalismo);
– Quante cose hai imparato in questi giorni? # rEsistiamo;
– The Sims4: la bellissima camera di nostro figlio;
– Allenamento live per fondo medio e soglia anaerobica [con la cylclette];
– Esercizi per Runner in casa: workout con divano;
– Home Workout, alleniamoci insieme Day 1;
– Allenamento per la quarantena. Esercizi A;
– ALLENAMENTO A CASA. Allenarsi a casa senza attrezzatura;
– Yoga per Teenargers # distantimauniti;
– Yoga per rafforzare il sistema immunitario [non si sa mai];
– MI TRUCCO PER RESTARE A CASA # IORESTOACASA;
– LA MIA MORNING ROUTINE IN QUARANTENA;
– COME PASSO UNA GIORNATA IN QUARANTENA;
– TRUCCO UNA PATATA;
– Zuppa di patate con gli scarti # IO RESTO A CASA;
– Come Lavorare da Casa: riflessioni e suggerimenti;
– Consigli per lavorare da casa: LO SMART WORKING;
– Come studiare da casa: consigli su come organizzare lo studio quando non si va a lezione;
– STUDY WITH ME: Studio all’università con l’IPAD.
Anche nella pubblicità televisiva abbiano visto tutti che molte industrie si sono affrettate a introdurre le modifiche richieste dal momento, anzi alcune réclame sono proprio costruite sulla situazione di quarantena, ovviamente presentata come una cosa bella, bellissima, come una preziosa opportunità, come un’occasione insperata di riscoprire chissà quali meraviglie della nostra vita e della nostra esperienza personale. Il tutto in un clima sereno, gioioso, spensierato: anche se sappiamo che migliaia di persone sono cadute in depressione e alcune si sono già tolte la vita. Lo sappiamo, sia ben chiaro, non grazie alle televisioni e ai giornali, ma grazie a qualche canale o sito internet, o dal racconto di un amico — racconto telefonico, è ovvio — perché televisioni e giornali sono proprio i maggiori strumenti dei quali il potere si serve per costruire intorno ai cittadini una vera e propria bolla ipnotica: chi è dentro di essa non sa più cos’è la realtà, crede che la realtà sia quel che gli viene raccontato. E se gli raccontassero che c’è la luna a mezzogiorno o che le rose più belle fioriscono sui ghiacciai dell’Antartide, essi ci crederebbero, visto che ornai sono pronti a mandar già qualsiasi cosa venga detta loro dai mass-media. Il governo dice che c’è una pandemia, l’OMS dice la stessa cosa, giornali e tv lo ripetono cento volte al giorno: e dunque, c’è una pandemia. E ben pochi si domandano: se è in atto una pandemia, e se è così pericolosa da aver deciso il governo a stabilire la quarantena per sessanta milioni di persone da ormai circa tre mesi, dove sono le cataste di cadaveri? Perché solo le cataste di cadaveri potrebbero giustificare quel che è stato fatto, la distruzione dell’economia e la cancellazione delle libertà fondamentali stabilite dalla Costituzione. Ma quelle cataste non ci sono. Tutto quel che si è visto è stato un telegiornale con le immagini notturne di una colonna di camion militari, carichi, ci è stato detto, di bare (ma non vi è alcuna prova che il filmato si riferisse proprio alla situazione attuale, semmai c’è il sospetto che sia stato utilizzato un vecchio filmato relativo agli annegati di un barcone di clandestini naufragato); e tutto quel che si sa di certo è che, specie nelle prime settimane, nessuno ha potuto vedere i morti, i funerali erano sospesi e le cremazioni si sono sprecate. Se una persona viene cremata non le si potrà mai fare l’autopsia. Bisognerà fidarsi di quel che dicono: che è morta di Covid-19. Anche se poi risultasse, come nel caso del primo morto ufficiale, che invece era già affetta da numerosi e gravi patologie, che l’avrebbero condotta a morte comunque in tempi brevi. Nient’altro.
Se poi qualcuno si prende la briga di andare a controllare i numeri, quelli ufficiali e non quelli dei giornali o delle tv, scopre con sorpresa che i morti, nei primi mesi di quest’anno, sono stati parecchi di meno dell’anno scorso. E se qualcuno si prenda la pena di parlare con medici e infermieri, ovviamente in privato e non in pubblico, si sentirà dire che quest’anno ci sono stati molti meno ammalati d’influenza. Se poi vuol andare a vedere dove si son verificate le peggiori criticità, scopre che sono state in quel di Bergamo, dove le autorità si erano vantate di aver fatto fare le vaccinazioni antinfluenzali a tappeto, specie sugli anziani; ragion per cui il governatore del Lazio ha annunciato che prima del prossimo inverno farà la stessa cosa, ma in forma obbligatoria, nella "sua" regione. Questo è quel che si sa: tutto il resto è propaganda, emotività, confusione. E i cittadini, per troppa arrendevolezza, si stano adattando: anche a guardare le cose che li toccano così da vicino con gli occhi altrui, rinunciando al proprio sguardo. Ci ha molto colpito la tranquillità di un barista che ha riaperto dopo due mesi e mezzo di chiusura; la sua filosofia del prendere le cose come vengono: aveva un o’ di soldi da parte, è riuscito a riscuotere i famosi seicento euro, i clienti cominciano a tornare e domani è un altro giorno. Ci ha stupito perché tre mesi di mancati incassi avrebbero potuto ridurlo sul lastrico, e infatti hanno provocato il fallimento di migliaia di altri baristi. Se la gente non si scuote quando viene toccata direttamente nel portafoglio, se non comincia a riflettere quando è in ballo la sua sopravvivenza, chi o quando lo farà mai?
Ricordiamo e meditiamo le parole di Gesù Cristo (Marco, 2, 27): Il Sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il Sabato. Gente come Conte & Casalino non si merita tutta questa disciplina, tutta questa rassegnazione: bisogna mandarli a casa, e per farlo si deve avere ben chiaro che i sacrifici che hanno chiesto agli italiani sono assurdi e pretestuosi; che il loro scopo è quello di spezzare definitivamente il ceto medio produttivo, per gettare il Paese nelle fauci delle banche tedesche e dei signori della BCE, e permettere a un meraviglioso filantropo come Bill Gates di venderci i suoi vaccini, imponendoli per legge all’intera popolazione; e, più in generale, di trasformarci una volta per tutte in un gregge obbediente e rassegnato, che si lascerà portare al macello senza un fremito o un sussulto, ad esempio lascandosi prelevare i propri risparmi privati, e spogliare delle seconde case, in nome di un presunto interesse nazionale, proprio quello che il governo sta tradendo per conto di interessi stranieri. Ci meritiamo governanti migliori di Conte & Casalino, giornalisti migliori di Gruber & Botteri, ed esperti migliori di Burioni & Colao. Ci meritiamo uomini migliori al Quirinale, al Viminale, alla Farnesina e a Bankitalia, e imprenditori migliori degli Agnelli, e magistrati migliori di quelli che indagano un ministro per sequestro di persona per aver trattenuto in porto, al sicuro, una nave carica di clandestini, ma non trovano nulla da eccepire di fronte a un governo che blocca il Paese, svuota il Parlamento e distrugge l’economia a colpi di decreto legge, sequestrando in casa loro sessanta milioni di cittadini. E ci meritiamo anche dei servizi segreti migliori di quelli che perdono un anno e mezzo per far liberare a peso d’oro una ragazza che torna in Italia al solo scopo di reclamizzare il terrorismo islamico dal quale era stata rapita. E sindaci e prefetti migliori di quelli che non fiatano mentre i cittadini sono multati se mettono il naso fuori di casa, o si recano alla santa Messa; e non si degnano di farsi vedere quando i commercianti scendono in piazza, ordinatamente e civilmente, non li stanno ad ascoltare, non si mettono nei loro panni: però trovano cosa buona e giusta che il 25 aprile si festeggi nelle strade, con musica e bandiere, la cosiddetta Liberazione, o che un ministro del governo versi le sue calde lacrime sulla triste sorte dei clandestini, o che il Presidente della Repubblica si ricordi, il 17 maggio, dell’urgentissimo e irrinunciabile problema della lotta contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia. Sì, avete capito bene: la bifobia; e se non sapete cos’è, andate a vedere sul vocabolario, ora che avete tante ore da passare in casa, ignoranti! Come dite? Che avete il frigorifero vuoto, le cambiali e le bollette da pagare, la banca che vuol pignorarvi la casa? Eh, ma queste sono quisquilie; è la solita fuga nel privato. Se volete far vedere che siete un popolo civile, fate come la signora Bellanova: su, piangete!
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