Facciamo memoria sulla Brigata ebraica, 1944-46
18 Maggio 2020
Inibire le relazioni umane è togliere la gioia di vivere
20 Maggio 2020
Facciamo memoria sulla Brigata ebraica, 1944-46
18 Maggio 2020
Inibire le relazioni umane è togliere la gioia di vivere
20 Maggio 2020
Mostra tutto

Le vere ragioni della persecuzione del dr. Hamer

La figura controversa, e l’opera scientifica ancor più controversa del medico tedesco Ryke Geert Hamer (nato a Mettmann, nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia il 17 maggio 1935 e morto a Sandefjord, in Norvegia, il 2 luglio 2017) sono entrambe troppo recenti perché sia possibile parlarne con la necessaria pacatezza e imparzialità, tanto più che hanno suscitato un autentico vespaio nella comunità accademica. Lo sdegnoso silenzio e il disprezzo mal dissimulato della medicina ufficiale nei suoi confronti mal si conciliano con le rappresaglie durissime che l’Ordine non esita ad adottare nei confronti di quelli che fossero tentati di prendere sul serio la sua terapia antitumorale. È come se Hamer fosse al tempo stesso detestato da molti, eppure segretamente ammirato, e l’ambiente della medicina ufficiale volesse ignorarlo, come non fosse mai esistito, ma non potesse farlo, visto l’accanimento che dispiega nei confronti dei suoi seguaci e segreti estimatori. Un accanimento cui non sarebbe necessario ricorrere, se fosse chiaro ed evidente che le idee di Hamer, come pretendono gli zelanti guardiani della scienza medica ufficiale, sono talmente assurde da screditarsi da se stesse.

Non è certamente questa la sede per esporre e approfondire le tesi di Hamer sulle malattie e sui tumori. Diremo soltanto, restando su un terreno molto generale, che ogni patologia dell’organismo, dai tumori alle carie dentarie, è per lui la reazione dell’organismo a una situazione di stress, a un trauma psichico e affettivo; e che questo avrebbe in se stesso, in linea generale, le risorse per recuperare la salute, purché vengano individuate correttamente le cause del disturbo o della malattia e si evitino interventi invasivi della medicina chimica e chirurgica, in particolare la chemioterapia, e purché i virus e i batteri presenti nell’organismo non siamo considerati come nemici da eliminare ad ogni costo, ma come potenziali alleati per il mantenimento dello stato di equilibrio e per combattere le malattie dovute ad agenti patogeni. Per Hamer, ogni zona del corpo corrisponde a un particolare trauma psichico, per cui non è mai casuale il fatto che un tumore o un’altra qualsiasi patologia si manifesti in un organo invece che in un altro, ma ha sempre a che fare con il tipo di esperienza traumatica che è stata vissuta e che il soggetto non è stato capace di metabolizzare. Hamer aveva iniziato a formulare questa ipotesi dopo essere stato colpito lui stesso da un tumore, allorché il figlio diciannovenne era morto tragicamente, dopo lunghe sofferenze, per le conseguenze di un proiettile vagante che lo aveva raggiunto mentre dormiva a bordo di un’imbarcazione ormeggiata nell’isola di Cavallo, presso la Corsica, in un incidente nel quale era rimasto implicato il principe ereditario Vittorio Emanuele di Savoia, nel 1978.

Per quanto riguarda le cinque "leggi biologiche" individuate da Hamer, e che formano l’orizzonte concettuale e la chiarificazione specifica di tutta la sua concezione dell’organismo e della salute, possiamo riassumerle così:

1) le malattie gravi hanno origine da un trauma psichico che determina la comparsa, nel cervello, di un focolaio di attività, spesso scambiato per una lesione cerebrale o per un tumore esso stesso;

2) il conflitto irrisolto fa sì che la malattia si stabilizzi in una determinata parte del corpo, e talvolta può essere preferibile che l’organismo impari a convivere con essa (malattia fredda); viceversa, se il soggetto prende coscienza delle ragioni del proprio male, l’organismo entra in una seconda fase (malattia calda), che può portare alla guarigione completa, ma che è molto più impegnativa e difficile da sopportare, perché richiede una capacità di reazione non comune;

3) il decorso della malattia è determinato dal cervello e dal cervelletto e comporta un aumento dei tessuti, ad esempio una crescita della massa tumorale, oppure una loro decrescita, come nel caso delle ulcere o delle necrosi;

4) l’organismo reagisce decisamente alla malattia facendo ricorso ai microrganismi presenti nel corpo e la cui azione viene coordinata dal cervello; in questa fase l’organismo deve essere lasciato libero di far da sé e quindi bisogna evitare interventi secondo i metodi della medicina convenzionale come la chemioterapia, che risultano controproducenti e perfino dannosi;

5) la natura agisce nella fase attiva della malattia in maniera tale da fronteggiare i casi specifici e perciò trascurando il funzionamento generale degli organismi, e ciò in base alla sua esperienza accumulata nel tempo (la concezione di Hamer si può considerare come una prosecuzione e uno sviluppo dell’evoluzionismo, specie di Haeckel).

Comunque, per spiegare la fortissima e implacabile antipatia dell’ambiente accademico, e della cultura politically correct in generale, nei confronti di Hamer e delle sue teorie, crediamo che non sia sufficiente restare sul terreno strettamente scientifico, anche se il riflesso condizionato di autodifesa da parte dell’ambiente medico di fronte a qualsiasi approccio innovativo potrebbe essere sufficiente a spiegare buona parte di essa. In fondo, almeno negli ambienti della cultura alternativa e, in parte, in quelli cosiddetti progressisti, non esiste, o non dovrebbe esistere, alcun pregiudizio nei confronti di nuove teorie scientifiche, anzi un approccio anticonvenzionale al tema della salute è spesso considerato come utile e necessario, e perciò salutato con un atteggiamento generalmente favorevole, o quanto memo aperto e disposto a valutare con serenità, a volte anche con simpatia, le nuove idee. A nostro avviso, la ragione più profonda di quella ostilità, che giunge fino alla damnatio memoriae, così come, in vita, assunse le forme di una vera e propria persecuzione poliziesca (caso peraltro non unico nella storia più recente, come si era già visto nel caso di Wilhelm Reich, giuste o sbagliate che fossero le sue teorie) ha a che fare con alcune convinzioni del medico tedesco le quali vennero interpretate come antisemite, sebbene egli abbia continuamente dichiarato di non essere razzista e che compito della medicina è quello di combattere la malattia e assicurare la salute a qualsiasi essere umano, senza tener conto della sua razza, della sua nazionalità o della religione da lui professata.

Affinché il nostro lettore possa farsi un’idea di tali convinzioni, riteniamo utile citare ciò che scrive Hamer nella prefazione all’ottava edizione del suo libro (da: Ryke Geerd Hamer, Testamento per una Nuova Medicina Germanica, Amici di Dirk, Ediciones de la Nueva Medicina S. L., Alhaurín el Grande, España, 1999, pp. 29-31):

Tutte le sere vado a letto con una grave preoccupazione e con quella mi risveglio ogni mattina: nel mondo ogni giorno muoiono innumerevoli persone malate di cancro (1.000 solo in Germania) che, occorre dirlo chiaramente, vengono "scientificamente giustiziate", vale a dire torturate a morte intenzionalmente con chemio (derivati di gas tossici) e morfina.

Non si tratta di un errore o di una svista, come ho appreso nel frattempo dopo anni di ricerche meticolose ed approfondite e dai risvolti terrificanti; è un assassinio su commissione, intenzionalmente premeditato contro i non ebrei, quello che avviene quotidianamente, a vantaggio di una supremazia sionista in tutto il mondo.

Molti potrebbero tacciarmi di antisemitismo, di odiare egli ebrei, ma io sono proprio il contrario di un razzista, per me tutti gli uomini sono uguali: cinesi, africani, tedeschi, ebrei come non ebrei!

Il regalo più bello che gli dei hanno fatto agli uomini, è quello di capire che ciò che ritenevamo essere delle malattie, sono in realtà dei programmi speciali con senso biologico della natura. Le cosiddette malattie perdono così il loro aspetto ineluttabile. I fanatici sionisti, in conformità con il Talmud, nella loro follia religiosa hanno fatto cattivo uso di questo regalo trasformandolo in un gradissimo crimine. (…)

Già nel 1982, quindi vent’anni fa, il gran rabbino dott. Menachem Mendel Schneerson ha fatto verificare la Nuova Medicina Germanica, come prescrive rigorosamente il Talmud in simili casi, da un folto gruppo di medici ebrei qualificati e il consesso è approdato alla sicura convinzione che la Nuova Medicina Germanica del dottor Hamer è giusta. Di conseguenza i rabbini del mondo hanno ricevuto l’ordine di preoccuparsi che tutti gli ebrei siano curati secondo le regole della Nuova Medicina Germanica. Contemporaneamente però tutti i rabbini sono stati obbligati a mantenere il silenzio nei confronti dei non ebrei (…).

Logicamente la stampa e i mass media ebrei hanno avviato una campagna mondiale contro la Nuova Medicina e contro la mia persona, che con questa brutalità è sicuramente sin qui unica nella storia del mondo.

Mi sono spesso chiesto perché la percentuale di oncologi ebrei sia così estremamente alta; in Italia, mi riferiscono, è persino superiore al 50%. Credo di conoscere la risposta: per poter salvare i propri fratelli di fede. In realtà significa che in due diversi orari di ambulatorio gli stessi oncologi ebrei applicano due diverse terapie: una per gli ebrei, seguendo la Nuova Medicina Germanica (senza chemio o morfina), con un successo del 98% (come si pratica già da vent’anni segretamente in Israele e per tutti gli ebrei del mondo), e una per i non ebrei seguendo la medicina tradizionale ebrea con chemio e morfina, cioè con il 98% di mortalità (secondo il professor Abel del Centro di ricerca oncologica di Heidelberg: "dopo 5-7 anni circa il 95-98% di tutti i pazienti trattati con la chemio è deceduto"), e ciò avviene consapevolmente e intenzionalmente per follia religiosa. Per quanto terribile possa sembrare, in realtà si tratta di una guerra di religione degli ebrei contro i non ebrei che non si difendono perché così il cristianesimo ha ordinato alla maggior parte di loro.

Di recente mi è stato riferito che in Canada ora a tutti i pazienti malati di cancro viene chiesto, con il pretesto di fare una statistica, se i loro genitori sono ebrei.

Perché? Dato che da vent’anni quasi ogni famiglia ebrea faceva ricorso alla "medicina germanica" e tuttavia nessuno ne parlava con i propri vicini e amici ebrei non è possibile dire: si è trattato solo di un paio di ebrei sionisti della gran loggia ebrea B’nai B’rith che hanno commesso questo infame delitto, il più orribile della storia dell’umanità. Quasi tutti vi hanno partecipato e sono rimasti a guardare come il loro vicino amico ebreo veniva tristemente "macellato".

So che tutto ciò suona mostruoso e alcuni di voi ora pensano: "Hamer è pazzo", ma sono proprio quelli che accusano i propri genitori e i loro nonni perché avrebbero dovuto accorgersi di qua cos allora, vedere, gridare e agire.

Anche tutti i giudici ebrei sono al corrente che la Nuova Medicina è giusta. Ciononostante un giudice ebreo mi ha tolto l’abilitazione all’esercizio della mia professione nel periodo 18986-89 dicendo beffardamente: "Allora si sente come Galileo Galilei?" (che invitò i principi della Chiesa a guardare nel suo cannocchiale ed essi si rifiutarono di farlo). Io ho risposto "Che cosa farebbe lei al mio posto?" e lui: "Io avrei abiurato e basta".

Così si sono comportati tutti i giudici che, già dal 1985, mi volevano sottoporre a una terapia psichiatrica coatta (finora per ben 69 volte). Quando mi rifiutai di accettare 14 giorni di ricovero per un trattamento psichiatrico, "per accertare psichicamente la mia capacità e la presunta debolezza delle mie forze menali e se necessario fare una cura", il giudice affermò che avevo di certo qualcosa da nascondere perché chi non vuol lasciarsi esaminare e farsi curare dagli psichiatri, senz’altro soffre di indebolimento delle capacità mentali… oppure quel giudice che mi "consigliò" che in futuro avrei potuto esercitare qualsiasi professione volessi, purché non avesse più nulla a che fare cin la medicina… fino al giudice della gran loggia ebrea B’nai B’rith che mi fece rinchiudere in prigione per più di un anno con la motivazione di aver dato informazioni sulla Nuova Medicina, gratuitamente, a tre persone ammalate di cancro. (…)

Come è noto, oltre alla medicina ho studiato anche teologia (diplomandomi) e nel corso dei miei studi mi sono dovuto occupare obbligatoriamente di tutte le religioni del mondo e quindi anche di quella ebraica. Pertanto so che la religione ebraica, soprattutto quella ortodossa, in pratica si basa solo sull’odio verso i non ebrei (Talmud), la cui completa distruzione viene considerata in sostanza la premessa per il regno messianico degli ebrei. Se le cose stanno così, allora si capisce quale grosso interesse ci sia nel distruggere me e la Nuova Medicina Germanica. Ciò sta avvenendo già da due decenni con l’appoggio dei mass-media, tutti in mano agli ebrei, e delle loro campagne che diffondono gravi calunnie.

Non vi è dubbio che in queste affermazioni sono riconoscibili dei tratti tipicamente paranoidi e una forma abbastanza evidente di mania di persecuzione. Espressioni come questa: Logicamente la stampa e i mass media ebrei hanno avviato una campagna mondiale contro la Nuova Medicina e contro la mia persona, che con questa brutalità è sicuramente sin qui unica nella storia del mondo paiono contenere entrambe le sindromi, la paranoia e la mania di persecuzione, unite a una auto-esaltazione a sfondo masochista: nessuno è mai stato perseguitato al pari di me nel corso dell’intera storia umana, ecc. Inoltre troviamo teorie del complotto e affermazioni confuse, fondate su basi chiaramente vaghe e non verificate, come quando scrive: Di recente mi è stato riferito che in Canada ora a tutti i pazienti malati di cancro viene chiesto, con il pretesto di fare una statistica, se i loro genitori sono ebrei, e poi si chiede perché, e fornisce una risposta tanto lambiccata quanto inverosimile. Diremo di più. Dalle oltre 1.200 pagine del libro del dottor Hamer, nonostante la trattazione proceda in ambito rigorosamente medico-scientifico, ed egli non confonda mai il piano personale con quello oggettivo proprio della materia trattata, si percepisce la profonda sofferenza da cui quella imponente ricerca è scaturita: la perdita drammatica del figlio, la perdita successiva della moglie, probabilmente distrutta dal dolore, e la sua stessa malattia, anch’essa dovuta a quel lutto difficile da sopportare. Senza scordare le persecuzioni da lui effettivamente subite, nel corso degli anni, da un capo all’altro dell’Europa, compreso un anno e mezzo di prigione in Francia per un condanna per frode e pratica abusiva della professione, e un altro anno scontato in Germania, più una serie di altre condanne, multe ed espulsioni, dalla Spagna fino all’ultimo rifugio, in Norvegia, inseguito anche da accuse di incitamento all’odio razziale e da violenti attacchi della stampa legati ai decessi di persone malate di tumore che si erano affidate alle sue cure.

Eppure, nonostante tutto, e nonostante la radiazione dall’Ordine medico e la condanna durissima, senza appello, delle sue teorie scientifiche (che egli non presentava come teorie, ma come la costatazione di cinque ben precise, e secondo lui verificabili, leggi biologiche), quest’uomo indomabile non si è mai arreso, non si è mai scoraggiato, né ha mai deposto le armi; ha continuato a curare le persone che si rivolgevano a lui e ha continuato a stampare i suoi libri in diverse lingue, riuscendo a far circolare le sue idee, sia pure in mezzo a difficoltà enormi e restando entro una cerchia ristretta di medici e studiosi indipendenti, alcuni dei quali sono rimasti affascinati dalla chiarezza e dalla originalità del suo approccio olistico alle malattie e particolarmente alle patologie tumorali. Siamo peraltro conviti che il pubblico resterebbe sorpreso se potesse sapere come le idee di Hamer sono penetrate a fondo in un raggio assai più vasto di quello che si potrebbe presumere e come, in particolare, abbiano suscitato curiosità e interesse proprio nell’ambito scientifico, anche se i medici che leggono i suoi libri e studiano le leggi biologiche da lui enunciate tengono per sé tale interesse, onde evitare le pesantissime conseguenze cui andrebbero incontro se manifestassero apertamente la loro adesione, in pratica la radiazione dall’albo e la perdita del lavoro, nonché gli eventuali procedimenti penali che dovrebbero sopportare se si azzardassero a far sapere che curano alcuni pazienti, su loro richiesta, secondo le linee indicate da Hamer. La medicina ufficiale ritiene di aver liquidato le cinque leggi biologiche di Hamer una volta per tutte, mostrando quanti casi di persone che si erano affidate alla sua "cura" antitumorale, sono poi decedute. In realtà si tratta di un’arma a doppio taglio, perché sarebbe facile far notare che la medicina accademica non ha una percentuale di guarigioni di cui possa andar fiera, anzi è dimostrato che in non pochi casi è la stessa terapia chemioterapica ad affrettare la morte del paziente. Proprio come, in questo giorni, è stata appunto l’intubazione indiscriminata dei pazienti ricoverati per il Covid-19 a provocarne la morte, poiché le loro difficoltà respiratorie sono state aggravate e non aiutate da una simile procedura. E guai a ricordare quei 50.000 morti annuali causati da infezioni contratte negli ospedali italiani, in confronto ai quali le morti da Covid-19 sono una quantità del tutto trascurabile! Ma poiché la medicina accademica gode del sostegno incondizionato sia dei politici, sia dei mass-media (ogni conflitto d’interessi con le multinazionali farmaceutiche è puramente casuale!), essa può permettersi di non dare spiegazioni per i propri insuccessi, che vengono nascosti al pubblico, e prendersi il lusso di puntare il dito contro altre forme di medicina, come se lei sola sapesse curare e guarire le malattie. Per quanto riguarda Hamer, tuttavia, siamo propensi a sospettare che la ragione principale dell’aspra ostilità verso di lui e le sue idee dipenda da quel che egli diceva non soltanto sul piano medico, ma anche da ciò che sosteneva, come abbiamo visto, in ambito extra-scientifico…

Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
Hai notato degli errori in questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.